
Edito da Rogiosi nel 2020 • Pagine: 368 • Compra su Amazon
Il suo nome è Bond. James Bond.
In concomitanza con l’uscita dell’attesissimo film No Time To Die, venticinquesimo capitolo della saga cinematografica di James Bond, il volume 007 Operazione Suono del giornalista e scrittore Michelangelo Iossa racconta il mito-Bond in un viaggio nella storia delle colonne sonore e delle canzoni originali tratte dai film dedicati alla spia britannica nata dalla penna di Ian Fleming. Da Shirley Bassey a Billie Eilish, da Adele a Sir Paul McCartney, passando per Tina Turner, Sam Smith, i Duran Duran, Louis Armstrong o Tom Jones, 007 Operazione Suono racconta le canzoni memorabili che hanno accompagnato le imprese cinematografiche di Bond, ma anche i temi orchestrali della saga, dallo strumentale James Bond Theme di Monty Norman alla colonna sonora di No Time To Die del Premio Oscar Hans Zimmer, passando per le leggendarie soundtrack di John Barry, George Martin, David Arnold, Eric Serra, Michael Kamen, Michel Legrand, Jerry Goldsmith, Thomas Newman, Burt Bacharach e, naturalmente, John Barry. "Michelangelo mi ha chiesto di scrivere la prefazione al suo libro e di raccontare il mio James Bond Theme, che viene celebrato in queste pagine: è per me un onore scrivere questa prefazione." Questo l'incipit della prefazione del leggendario Monty Norman, pluripremiato compositore britannico e creatore del James Bond Theme, che impreziosisce il volume.
Michelangelo Iossa, giornalista, scrittore e docente universitario, collabora con alcune delle più prestigiose testate italiane: è contributor del Corriere del Mezzogiorno, storico ‘dorso’ del Corriere della Sera, e di altre testate del gruppo-RCS nonché di trasmissioni televisive della fascia notturna di Rai Uno (Settenote, Testimoni & Protagonisti – XX secolo, Speciale Sanremo, Mille e un Libro).
Nel corso degli anni ha dedicato al mito-007 numerosi reportage, eventi culturali e special radiofonici. Contributor per Mr. Bond, inserto dedicato a 007 e pubblicato da Live-In Magazine, Iossa è ‘honorary member’ di LeCercle, il James Bond Italian Club. Dal 2011 è ideatore e coordinatore del James Bond Concert Show, progetto musicale che ha calcato i palchi di alcuni dei più prestigiosi festival musicali e culturali italiani. Nel 2012 ha coordinato le celebrazioni del 50esimo anniversario del film Licenza di Uccidere presso l’Ufficio UK Trade & Investment dell’Ambasciata britannica in Italia – sede di Napoli. Nel 2004 ha ricevuto il Premio per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

segno dalla regia di mantenere la nota
il più a lungo possibile e così feci.
Da allora il pubblico non ha mai più smesso di chiedermi
quell’acuto finale su ‘Goldfinger’.
E pensare che stavo quasi svenendo in studio!
(Shirley Bassey)
“Goldfinger / He’s the man, the man with the Midas touch / A spider’s touch / (…) / This heart is cold / He loves only gold”: la voce di Shirley Bassey irrompe, poderosa e squarciante, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, trasformando il film “Goldfinger” in fenomeno cinematografico senza tempo.
Se si dovesse scegliere un film-spartiacque o una sola pellicola-simbolo dell’intera saga di James Bond, la scelta cadrebbe su “Goldfinger”. Il film è senza dubbio il più celebre del franchise, il primo a imprimere una struttura/format poi divenuta definitiva nelle seguenti pellicole, il primo a ricevere un Premio Oscar (per i migliori effetti sonori, Norman Wanstall) e il primo ad avere una canzone-guida capace di scalare le charts di mezzo mondo, raggiungendo la vetta della classifica statunitense di Billboard e conquistare decine di dischi – e non poteva essere altrimenti – d’oro!
Il singolo di “Goldfinger” – uscito su etichette Columbia / United Artists e Capitol – fece da colonna sonora all’esplosione della Bondmania a livello internazionale e la canzone superò i 45 giri dei Beatles del 1965 e la colonna sonora del film “Mary Poppins” della Disney. Nel 2008 il brano fu incluso nella prestigiosa Grammy Hall of Fame delle pop songs più celebri di ogni tempo.
Come avvenuto per i nomi di battesimo di James Bond e di Felix Leiter, anche nel caso di “Goldfinger”, Ian Fleming fece ricorso alle sue personali conoscenze: lo scrittore era, infatti, amico dell’autorevole architetto di origine ungherese Ernö Goldfinger e scelse il suo cognome per dare il nome al villain dell’omonimo romanzo. Per l’apprezzato esponente dell’architettura modernista europea tale scelta si trasformò in un’improvvisa impennata di popolarità e in una successiva, ma piacevolissima, condanna, come ebbe spesso a ricordare.
Una sequenza gunbarrel sulle note del “James Bond Theme” di Monty Norman, un brillante film pre-titoli di testa con un Connery sexy e implacabile, la canzone della Bassey, una trama avvincente, la prima Aston Martin armata di tutto punto fornita dalla sezione Q, il corpo di una donna completamente verniciato in oro, un villain spietato affiancato dal pericoloso assistente Oddjob, armi laser, Bond-girls affascinanti e luoghi mozzafiato: la formula bondiana raggiunge il suo apice in una pellicola destinata ad entrare nel mito e “Goldfinger” si trasformerà nel film di riferimento per molte delle pellicole successive della saga e per centinaia di parodie negli anni a seguire.
Chi ha realmente il ‘tocco di Re Mida’ sono i produttori Saltzman e Broccoli che affidano a Guy Hamilton la regia del film, un prodotto cinematografico agilissimo, glamour, ironico ed efficace che regge l’onda d’urto del tempo con eleganza pressoché immutata. Probabilmente non la migliore spystory della serie, ma la più iconica, quella senza la quale forse oggi James Bond semplicemente non esisterebbe.