
Edito da Gianna Costantini nel 2020 • Pagine: 176 • Compra su Amazon
Quando si partorisce, il cordone ombelicale va tagliato. Quando si decide di adottare un bambino, invece, quel cordone va costruito, giorno per giorno, un centimetro alla volta.
Due viaggi, simili per attesa (37 mesi), distanza (9.300 Km) e durata (21 giorni).
Un racconto senza filtri, per far passare le emozioni autentiche del lungo percorso ad ostacoli fatto di attese, intoppi burocratici e soprattutto incontri, che fanno nascere legami più forti del sangue, superando pregiudizi e paure

Ho scritto questo libro per non dimenticare.
E l’ho fatto con la stessa passione della mia nonna Olga quando mi parlava di lei e della sua famiglia: classe 1908, ultima di dieci figli. Da piccola, ho passato interi pomeriggi affascinata dai suoi racconti. Oggi i bambini hanno sempre meno occasioni per stare con i nonni e così perdono tanta saggezza che una volta era tramandata oralmente, di generazione in generazione. E poi, si ha sempre paura di farli annoiare, ma in questo modo si toglie loro anche la possibilità di ingegnarsi ad inventare nuovi modi per ammazzare il tempo.
Scrivere mi ha aiutato a scovare dettagli e a ripercorrere le emozioni fortissime provate in questi anni. Il desiderio è stato quello di condividere la mia esperienza con tutti coloro i quali vorrebbero intraprendere il percorso adottivo, ma che spesso sono frenati da paure e insicurezze a causa delle scarse e a volte contraddittorie informazioni.
Nel tempo, decine di persone mi hanno chiesto un aiuto per districarsi nelle maglie di una burocrazia molto complessa, ma anche per comprendere meglio se quella dell’adozione poteva essere la strada giusta anche per loro.
In passato ho invidiato Angelina Jolie: non tanto per la bellezza (io sono altrettanto bella!) o per l’ex marito (il mio Giorgio è certamente più affascinante di Brad…) piuttosto non mi andava giù la facilità e rapidità con le quali riusciva a coronare il suo sogno di diventare mamma.
Ogni volta che una lungaggine burocratica allontanava il giorno dell’incontro coi miei figli, mi capitava di apprendere la notizia di Angelina che adottava bambini in giro per il mondo o restava incinta. Oggi ho la tentazione di dire “sono stata più brava io”, ma la realtà è che sono stata certamente più fortunata, perché ho avuto la possibilità di prepararmi – con Giorgio al mio fianco – e anche perché i soldi non assicurano scorciatoie e nemmeno “felicità.” La strada più lunga e tortuosa può essere, infatti, l’occasione per arrivare al traguardo più maturi e preparati. Durante le attese estenuanti ho imparato lo spagnolo (ho provato anche col vietnamita, ma è una lingua così complessa!), letto tanti libri e conosciuto tante persone con il mio stesso progetto di vita.
Quando si accoglie bisogna avere le spalle grosse: chiunque si sente in dovere di darti consigli, ma la cosa più importante è amare, che non significa far crescere il bambino a tua immagine e somiglianza. È una sfida e, credetemi, affrontarla insieme a qualcun altro significa moltissimo. Ma bisogna remare dalla stessa parte, avere gli stessi valori e cercare di dare il buon esempio.
Giorgio per me non è solo un compagno di viaggio, è un co-pilota; ci completiamo a vicenda e amiamo le nostre imperfezioni. Non abbiamo mai perso la voglia di ridere insieme, ma ognuno mantiene i propri spazi e la libertà di coltivare diversi interessi.
Non credo di avere la “ricetta perfetta”, ma oggi, quando guardo gli occhi di Steven e di Ilaria Tân che brillano, ripenso a quante lacrime hanno versato senza che nessuno le asciugasse. Il tempo durante l’attesa scorreva lentamente ma ora corre veloce e so che presto saranno pronti a prendere la loro strada. Non verranno più nel lettone a farci il solletico la domenica mattina e so già che ci mancheranno, ma spero che un giorno leggeranno la nostra storia ai loro figli e che i loro occhi si illumineranno ancora per l’emozione…
C’è chi lo chiama destino e chi casualità… io la chiamo Provvidenza e ringrazio il Signore tutti i giorni per il privilegio di essere la mamma di due creature meravigliose.

Come è nata l’idea di questo libro?
In realtà tutto è nato per caso. Avevo tenuto un diario dei due viaggi compiuti nel 2005 e nel 2009 quando siamo andati prima in Colombia e poi in Vietnam per adottare i nostri due bambini, Steven e Ilaria Tân. A dieci anni dal primo viaggio ho deciso di scrivere più nel dettaglio la cronaca di quella giornata che è stata tra le più emozionanti di tutta la mia vita e nel 2019 volevo ripetere l’esperienza dopo l’adozione di mia figlia, ma mi sono accorta di quante cose erano successe in tutti quegli anni e che sarebbe stato bello raccontarle in modo più organico. E così è nato il libro, che ho scritto più o meno un anno fa, prima di decidere di coinvolgere gli amici dell’Associazione Nativo. Collaboro con l’Associazione Nativo da tanti anni. Me ne ha parlato un medico quando era appena nata perché lo stava aiutando nel sostegno di alcuni bambini in Kenya. Ho quindi contattato i fondatori dell’Associazione e con mio marito abbiamo iniziato a collaborare attivamente, occupandoci in particolare dell’adozione a distanza. Da allora non abbiamo più smesso e appena riusciamo andiamo in Kenya. Sono andata più volte, anche con i miei figli perché sono convinta sia un’esperienza importante anche per loro (l’ultima volta a febbraio, poco prima del lockdown).
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Io sono volontaria e seguo le adozioni a distanza, grazie alle quali sosteniamo l’istruzione e l’assistenza medica dei bambini più poveri. Dopo la prima stesura ho pensato che questo libro poteva aiutare l’Associazione nella raccolta di fondi e ho quindi contattato un amico di Nativo, Francesco Serino, che è uno scrittore ed editor di professione, per aiutarmi a strutturare meglio il volume. L’aspetto curioso è che non ci siamo mai incontrati, a causa del Covid, e abbiamo concluso tutto il lavoro interamente a distanza. Mi ha comunque aiutato moltissimo perché io non sono una scrittrice ed era importante raggiungere un equilibrio narrativo. Alla fine ci siamo riusciti, alternando le parti più drammatiche con quelle più divertenti. Poi durante il lockdown, avendo molto più tempo libero, sono riuscita a concludere tutto il lavoro. Sono molto soddisfatta e posso dire che è una storia multiculturale ambientata tra Sudamerica, Africa e Oriente! Il libro, che è completamente autoprodotto e autopubblicato, si può acquistare sulla pagina Facebook del libro e l’intero ricavato sarà devoluto all’Associazione. La prefazione del libro è di un amico, Gabriele Pignotta. Inizialmente avevo pensato a nomi più noti sensibili al tema delle adozioni, ma non è stato possibile coinvolgerli. Gabriele, oltre a essere un amico, è un autore, attore e regista teatrale che stimo e di cui sono fan da anni. Appena gli ho proposto di scrivere una breve introduzione ha accettato immediatamente e ne sono molto contenta perché ha scritto una prefazione molto bella.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Io vivo e lavoro a Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per ora non ho altri progetti letterari.
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