
Edito da glemart edizioni nel 2020 • Pagine: 269 • Compra su Amazon
IL NOBILE RUDYARD VEDE I FANTASMI, CHI È LA MISTERIOSA JILLYAN DAI CAPELLI RAMATI CHE INCONTRA AD UNA FESTA E LA SUA VITA NE E’ STRAVOLTA. CHI È EVALYNE LA CONTESSA CHE HA UN AMANTE SEGRETO CON IL QUALE CONSUMA I SUOI INCONTRI AD ALTA GRADAZIONE EROTICA IN UN BUDOIR NASCOSTO DIETRO UNA PARETE OCCULTATA NELLA LIBRERIA DEL SUO PALAZZO MARITALE CHE IL NOSTRO GIOVANE ARISTOCRATICO SCOPRE QUANDO ENTRA A LE ORPHELIN “LA TORRE DELLA STREGA” PROPRIETÀ DI SUOI CARI AMICI CHE VOGLIONO VENDERE ASSOLUTAMENTE SULLA QUALE PESA UNA STORIA TERRIBILE CHE NESSUNO VUOLE RIVELARE….

Anna Maria Ghedina
LADY GHOST
A LETTO col
FANTASMA
© 2020 Glemart Edizioni
Stampato da Glemart s. r. l.
Cupa Orefici allo Scudillo 5
80131 Napoli (Italia)
ISBN
A Silvia e Rudy innamorati forever
Tutto quello che vogliamo
è la gioia sconvolgente dell’amore.
Rumi5
Indietro nel tempo
Posò la penna, non poteva tenere quel segreto solo per lei, quella storia che le era stata raccontata dalla sua balia, Abby, che aveva funestato la sua famiglia, le donne che portavano, in eredità, il marchio “WHORE” (puttana).
Giovani date in sposa, com’era tradizione nelle famiglie nobili, matrimoni combinati, senza affetto…
Amori proibiti e tradimenti, vite infelici, uccise o chiuse in conventi di clausura senza poter mai più contattare alcuno, nemmeno i figli, o ed era la cosa più drammatica, figli illegittimi messi in orfanotrofi della cui esistenza nessuno seppe mai nulla.
La stessa sorte era toccata a lei, ora moglie del Conte Paul, una bambina nata dall’unione, un uomo piacente dal carattere iroso, urlava molto, aveva subito i suoi schiaffi, geloso e possessivo. Lei non aveva mai tradito il marito – la lasciava spesso sola in giro per le proprietà o in guerra – non voleva entrare nella lista nera delle donne della sua famiglia (a partire dalla ‘veneziana’. Famiglia aristocratica, ambasciatori, di stanza per un certo periodo a Venezia in rappresentanza dell’United Kingdom).
Così la sua vita era estremamente solitaria, nella residenza maritale di Winchcombe nella quale si erano trasferiti, solo sua figlia gliela riempiva. Nascose quei fogli dentro ad un librone, nei piani alti della biblioteca, dove mai nessuno ci metteva mano, nemmeno per spolverare.
Il maggiordomo le venne ad annunciare l’arrivo di Sir Rylan. Non si vedevano da molto. 7
UNA “DOTE” NON VOLUTA
Lui vedeva i fantasmi ed era per quella ragione che conduceva una vita piuttosto isolata. Chi gli avrebbe mai creduto?
XI° marquis Stamford dei Coventry, Rudyard (il padre aveva voluto chiamarlo come il suo autore preferito Kipling), aveva ereditato il titolo, unico figlio maschio, una sorella Martha Elizabeth Christine, detta Macrì, i genitori passati a miglior vita, prima la madre quando loro erano dei ragazzini, Lady Eugenie, ed il padre scomparso piuttosto di recente, tre anni prima, Lord Arthur, un uomo severo ligio alle regole dell’etichetta e della casata, nel privato un gran puttaniere.
Viveva preferibilmente nel Cotswolds a Castle Combe.
La loro era un’antichissima magione, in mezzo alla campagna inglese quella raccontata dai libri su Artù e la sua leggenda, spesso set dei film di Harry Potter, un paio d’ore da Londra.
Sì era molto ricco, il suo maggiordomo Parker di nome e Lindsay di cognome era proprio il tipico maggiordomo inglese, gli mancava solo la livrea, ma i tempi erano moderni, per cui vestiva in un’impeccabile divisa grigia con lo stemma della loro casata, un piccolo draghetto alato su uno scudo, la corona e sette palline tre sopra e quattro sotto. E poi c’erano la cuoca Marion, due donne di servizio gestite da Parker, delle quali non ricordava il nome, Parker le cambiava come i fazzolettini, era molto esigente, giardinieri, e l’aiutante della cuoca Girolama, di origine italiana che faceva un po’ di tutto, e personale non fisso. 8
La sorella, maggiore di pochi anni, si occupava di moda, lui aveva una laurea in legge conseguita a Cambridge, più vari master sul diritto proprietario, si occupava però di libri, cioè scovava tra le famiglie nobiliari antiche biblioteche e le acquisiva, rivendendole ai librai interessati insieme ai quadri che arricchivano i molti castelli che sorgevano in Gran Bretagna ed i loro castellani, a corto di quattrini, che se ne volevano disfare.
Non poteva, o meglio non voleva, esercitare la professione legale. L’aveva fatto per un certo periodo, in società con uno studio londinese McAnker&Sons, ramo proprietà immobiliari e terriere da espropriare o da rivendere. Il suo problema era che, se c’era una presenza, nel luogo dove il suo lavoro lo conduceva, non solo la vedeva immediatamente, questa gli gironzolava intorno, e finché non se ne andava non gli faceva combinare nulla, era agitato, distratto dal fantasma che il più delle volte rompeva proprio… il cazzo.
Non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con Macrì la sua confidente, e si era isolato.
La ricerca di antiche biblioteche e collezioni di quadri lo lasciava libero e solitario, magari a tu per tu con il fantasma di qualche possidente al quale non restava altro che girare fra gli scaffali o stare seduto in poltrona a leggere l’ultimo libro ora che aveva dato l’addio alla vita terrestre.
La dote l’aveva scoperta quand’era un ragazzino. In un primo tempo non se n’era reso perfettamente conto, poi aveva capito, solo lui vedeva quello scolaretto con i capelli rossi che stava nella sua classe, ad Arrow il collegio nel quale il padre l’aveva iscritto per iniziare la sua educazione scolastica che l’avrebbe poi portato a Cambridge per completare gli studi.
S’era appassionato alla serie americana Ghost Whisperer la cui protagonista aveva la sua stessa particolarità, solo che quella era una serie Tv, per lui, invece, era il quotidiano.
Non gli dispiaceva la vita solitaria, era occupato a gestire la 9
sostanziosa eredità paterna, le molteplici proprietà, suddivise con Macrì, che ora era a Parigi per le collezioni primaverili, e la casa di Londra, nella zona di Mayfair.
Aveva un gruppo di amici ex colleghi di Università con i quali si vedeva, le ragazze lo corteggiavano (il suo patrimonio probabilmente), “sei un bel figo” scherzava la sorella, quando lo vedeva sbuffare di nascosto per le insistenze di qualche squinzia, extra gruppo.
Rudy era molto alto, 1, 92 longilineo, faceva sport, gli piaceva particolarmente correre, nei boschi, sia d’inverno che d’estate, stare a contatto con il verde, praticava canottaggio, normale per un inglese, la natura l’aveva dotato di una bella struttura muscolare, che manteneva con le sedute settimanali, in palestra, di allenamento.
Castano, come sua madre, capelli folti leggermente mossi, il ciuffo perennemente disordinato, una corta barba gli copriva mento e guance, si sentiva nudo senza, (a guance rase gli pareva d’essere troppo bambolotto) ed i grandi occhi color blu, velati da lunghe ciglia, tanto intenso che a volte pareva nero, eredità materna.
Aveva una marea di zii. Suo nonno Orace ci aveva dato dentro all’epoca con nonna Cleo, tutti con i medesimi occhi bluetti. Da parte paterna c’era il vuoto, il padre era figlio unico.
La particolarità che distingueva la famiglia di sua madre era l’innata vocazione al celibato in quanto erano quasi tutti single i suoi zii.
Solo sua madre s’era sposata.
I fratelli spersi per il mondo, amanti dell’avventura, non avevano messo su famiglia nell’ottica di “mille amanti nessuna moglie”, solo uno zio Armand detto Dino, abitava tra le Ande, pare si fosse accasato con una peruviana, le notizie erano vaghe e non confermate.
Diversamente dai suoi amici ed in genere dai suoi coetanei, 10
andava per i 28 anni, (classe 1992 segno zodiacale Toro era nato il 1° maggio) non passava le sue ore a chattare sull’Iphone. Possedeva un Samsung, un vecchio Galaxy Note, non ricordava mai se 3 o 4, che faceva belle foto, utili soprattutto quando lo chiamavano per i quadri.
Si scambiava i what’s, non più di tanto, preferiva alzare il vecchio telefono il nero, un vero cimelio, con la rotella che faceva i numeri, e parlare di persona. Se rifletteva su di sé, il suo carattere, si diceva d’esser nato per sbaglio nel XX° secolo, si sentiva più ottocentesco.
“Tu sei un sentimentale” lo redarguiva Macrì che, invece, probabilmente, aveva preso dai geni materni, cambiava spesso partner, una bellissima ragazza, gambe slanciate, capelli lunghi al vento, gli rammentava Veruska top model anni ’60, le cui foto erano tuttora su Google.
Attualmente si accompagnava ad un tipo occhialuto, Francis, belloccio, ricco, che gravitava nel mondo degli stilisti-modelli che le faceva letteralmente da cavalier servente.
“Mi piace Rud, fa bene all’amore, e fa tutto ciò che voglio”
Perfetto per lei che amava il bastone del comando ed abbandonava solo con lui, il suo ‘gentlebro’ (fratello gentleman).
Sì è un sentimentale.
Non si era mai fidanzato, brevissime relazioncelle, non che disdegnasse l’universo femminile, riteneva le sue coetanee superficiali, correvano dietro alla carriera, o ad acchiapparsi un marito danaroso, o forse perché il suo ideale femminile aveva connotati caratteriali più adatti ad un eroina letteraria che ad una in carne ed ossa.
“Bro’ – lo appellava nella sua maniera sbrigativa Macrì – uno bello come te dovrebbe stare a scopare un giorno sì ed un altro pure, tu invece corri appresso a libri polverosi e croste… c’è Vivien che rompe perché tu non l’inviti mai ad uscire, e lei non è niente, niente male!”11
Vivien, una moretta, molto graziosa, dei Baroni Forester, lontana cugina, lo tallonava, ed a lui dava fastidio sentirsi una preda. L’aveva soprannominata the purple, perché appena l’aveva a tiro e non c’era nessuno, si strusciava e gli metteva le mani addosso peggio di un maschio arrapato, la lampo dei suoi pantaloni aveva vita difficile.
“Vivi, piantala, se entra qualcuno”
“Ru, tu mi piaci, dai scopiamo”
Bastava questa frase a smontarlo.
Oddio non che fosse un santo!
Andare a letto con una donna era parte integrante di un certo curriculum maschile. Gli piaceva il sesso, che praticava, lo annoverava tra gli esercizi di stile, senza peraltro esserne schiavo.Si comportava da gentleman e finora era soddisfatto di sé, e le partner che sceglieva o che lo sceglievano non chiedevano di più: notti ardenti, preservativo alla mano, essere scarrozzate nella sua magnifica Morgan, farsi deliziosi week-end in costosissimi alberghi e poi arrivederci alla prossima se c’era una prossima.
Non poteva negarlo, era condizionato dal suo segreto.
Conviverci non era stato e non era facile, solo sua madre Eugenie aveva subdorato qualcosa, e lui si era aperto, lei l’aveva guardato con quegli occhi blu profondi intensi, una carezza sul visino (aveva 8 anni), “solo le anime pure come te, Rudyard, prega per loro te ne saranno grati” e l’argomento non era mai più stato sollevato.
Mamma dopo poco era morta e, cosa strana per lui, non l’aveva mai, mai vista, evidentemente la sua anima era in pace, del resto manco suo padre gli era mai apparso, né tantomeno avi e trisavoli.
Loro, i fantasmi, quelli che gli apparivano, erano estranei. Scendeva le scale del metrò a Londra, e se ne trovava uno davanti, che lo faceva rimanere per un attimo interdetto, un cenno e puff spariva. 12
Non gli parlavano come nei telefilm, lo fissavano, gli saltellavano intorno, oppure gli facevano dei gesti indicandogli qualcosa.
Gli avevano dato delle dritte facendogli trovare testi rari, nascosti in bauli polverosi, o quadri che si erano rivelati veri e propri capolavori, addirittura una volta, in un vecchio baule di un’antichissima dimora nel Galles, aveva scoperto un portagioie risalente al Settecento con all’interno un paio d’orecchini bellissimi in rubini e diamanti. La proprietaria, un’attempata nobildonna, gli era saltata al collo strafelice: facevano parte della collezione di famiglia. Erano convinti fossero stati sottratti da personale disonesto, invece stavano in quel baule abbandonato in una umida cantina piena di vecchie cianfrusaglie e di ragnatele.
Il cinguettio del telefonino, l’arrivo di un what’s, lo distoglie dai suoi pensieri.
Il messaggio è di Jacob, uno dei suoi più cari amici, sono coetanei, ha solo qualche anno più di lui, non è blasonato.
Nel Terzo Millennio i blasoni contano solo sulla carta, il vero blasone è scritto nel conto in banca, e quello di Jacob Brodband ha parecchi zeri.
È proprietario di una società, la Brodband Communications Ltd, che si occupa di comunicazione e telecomunicazioni, una delle più importanti di Londra, che dà lavoro a parecchi con un consistente giro di business.
Un invito: Ti aspetto stasera ore 21, 30 – Tenuta dei Baroni Untericht-Wieder – non mancare assolutamente – informale.
Rudy sbuffa, già pensava di chiudere la giornata davanti al suo amato caminetto, un bel sorso di Glenfiddich riserva, il toscanello preferito (fuma poco, un pacchetto, ne contiene 5, gli dura, a volte, 15 giorni) di quelli aromatici se li fa mandare dall’Italia – al sapore di ciliegia – i London – o alla mela – l’Istanbul), il suo hi-fi con la compilation di un pianista italiano che vive a Londra, Giovanni Marradi, una scorsa ai giornali, il Sun, il suo preferito, con i gossip sui Windsor. Il Times lo legge solo per la pagina po13
litica. Si sente uno spirito libero, non gli piace essere catalogato, “Sei un conservatore!” lo accusava la sorella, lui faceva spallucce, le sue idee sono liberali, non iconoclaste, aveva votato per rimanere nell’Unione Europea, le cose sono andate diversamente, del resto gli inglesi sono isolani e isolati secondo il suo personale parere, non a caso hanno la Regina seppur in una monarchia costituzionale, H. M. Elizabeth the second, che alla sua bella età è ancora saldamente sul trono, ed il povero Charles costretto ad essere più che settantenne un quasi ammuffito erede al trono…
“Parker, fammi preparare la mia Morgan che debbo uscire”
Sbattuta di tacchi ed inchino.
Informale diceva il messaggio, per cui un bel jeans nero, camicia bianca, giubbino in pelle, e via andare.
Girolama ha portato un bel caffè, smanetta con il cellulare, per le mail, niente di importante, dà la conferma a Jacob e si avvia.
Da casa ci vuole giusto un quarto d’ora per gli Untericht. Sono di origine austriaca, amici del padre, una festa a sorpresa… che festeggiano? Ha l’impressione che ci siano questioni di business, Jacob non è un festaiolo e se partecipa è perché deve prendere contatti.
Quando Rudy entra c’è già molta gente, la sua altezza gli consente una migliore panoramica, gli vengono incontro i due Untericht, Bald e Burt, nomi da film di cow boy ha sempre pensato, non di baroni.
“Oh caro Rudyard…”
“Vi prego Rudy, preferisco Rudy”
“Sei un drago solitario (si riferiscono al suo stemma), finalmente ti si vede”
“Sono stato molto indaffarato l’ultima collezione di quadri mi ha tenuto impegnato”
“Sei venuto solo?”14
“Macrì è a Parigi”
“Ok, è inutile che ti presento, vai e divertiti”
Rudy vede Jacob, che gli viene incontro con un ampio sorriso, gli si mette sotto al braccio.
“Uellà, finalmente! Sei scomparso da Londra”
“E tu da Castle. Ho avuto il tuo what’s ed eccomi”
“La festa l’ho organizzata io per gli Unter. Hanno proprietà che debbono vendere, una è nella zona del Sudeley Castle a Winchcombe, e so che si favoleggia ci abbia dormito una notte Enrico VIII° con Anna Bolena, pensavo ti potesse interessare, ed ho lanciato gli inviti”
“Non lavoro più con i McAnker lo sai, solo sporadicamente, posso sottoporgliela…”
“Ascolta, all’interno, c’è una vetustissima biblioteca, con libri preziosi. Sai che loro sono due kartoffeln (patate), se ne sbattono della cultura, vogliono il conquibus, un bel paccotto di sterline e disfarsi di alcune proprietà che creano solo impicci e tasse. Potresti andarci a fare un giretto”
“Ci penso Jacob, ora sono abbastanza impegnato…”
“Rudy… quando vuoi dire di no… sei abbastanza impegnato…”
Si guardano e scoppiano in una risata, e vanno diretti al tavolo delle bevande.
Si sono separati. Rudy sta gironzolando tra gli invitati, lo ferma qualche conoscente, Jacob sta discutendo con un suo cliente.
All’improvviso si blocca, un forte brivido lo percorre, un fantasma qui, NO, non è possibile!
Non è la prima volta che viene e non gli è mai accaduto!
La visione è una giovanissima ragazza, eterea, grandi occhi grigi, una corona di capelli inanellati fulvi, indossa un abito chiaro, di velo pare, che le avvolge il corpo snello, labbra senza rossetto piccole e carnose, un minuscolo neo all’angolo dell’oc15
chio sinistro. La guarda basito, è bellissima, non ha mai visto un fantasma di tale leggiadria!
Avanza verso di lui, fermo, immobile senza respirare, il fantasma allunga la mano e lo interpella, la voce delicata molto sensuale…
“Sono Jillyan de Bethencourt”
Rudy stranito piglia la manina che gli viene tesa, la sfiora con le labbra, la pelle morbida un leggero profumo amarognolo, ha un sorriso molto dolce, si ripiglia, È IN CARNE ED OSSA, si dà dello stupido, non è un fantasma sospira sollevato, le sorride imbarazzato… la figura del coglione, guardarla come un beota…
“Mi scusi, mi scusi, sono Rudyard Stamford dei Coventry”
“Mi offre qualcosa?” chiede d’impulso la visione
Rudy si frega gli occhi, è ancora sotto l’impressione di prima, non deve avere più di vent’anni, il visino di porcellana, nasino piccolo a punta, pelle perfetta, minuta, gli arriva a mezza spalla, infatti ha la testa alzata verso di lui, i grandi occhi grigi lo guardano interessati, è confuso…
“Co… co… cosa preferisce” balbetta
“Qualcosa di non alcolico”
“Coca Cola?”
“Va bene”
Ritorna dal tavolo delle bevande e le porge il bicchiere, lo prende con la punta delle dita e appoggia appena le labbra.
Rudy l’osserva incantato, lei gli fa un sorrisino e gli ridà il bicchiere, non ha distolto gli occhi dai suoi, lui lo poggia, ha gustato solo un sorso.
“Vuole qualcosa da mangiare?” chiede sollecito
Lei si mette sotto il suo braccio, facendolo inaspettatamente fremere, il gesto confidenziale, pone d’istinto una mano su quella della ragazza,
“No, la ringrazio, non mi piace il cibo… dei buffet”
“È amica degli Untericht?”

Come è nata l’idea di questo libro?
Mi occupo di fantasmi da molto tempo e sono una delle maggiori esperte del settore, una storia vera mi ha ispirato il romanzo, e l’ho scritto.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato difficile l’ho scritto in brevissimo tempo perchè l’avevo in mente da tanto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Edgar Allan Poe, Lovercraft, Don Winslow.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Napoli, nel passato… In Inghilterra.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Pubblicare i 11 episodi della saga già scritti dedicati a MYLORD le avventure din un aristocratico inglese, uscito solo il primo volume Sir Andrea Frankfourth ed il tesoro degli Incas, un romanzo dedicato al mondo della moda già scritto probabilmente l’anno prossimo, e finire una spy story che si svolge a Venezia ed a Londra
Libro bellissimo, entusiasmante, coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato
Leggetelo è fantastico
Bellissimo!
Un romanzo in grado di stuzzicare tutti i palati! Leggetelo e ve ne renderete conto.