
Edito da Le Mezzelane Casa Editrice nel 2019 • Pagine: 296 • Compra su Amazon
Una misteriosa scritta aleggia sui ruderi di un antico tempio di un giardino invisibile. Due bambini, su cui grava il peso di un'altissima responsabilità politica, la leggono. Nel loro mondo vige la legge degli elementi e, soprattutto, quella del più forte. Aeterna ha al centro qualcosa che l'epica fantastica non ha quasi mai: l'amore. I protagonisti, tuttavia, non vi cederanno, piuttosto preferiranno una guerra l'uno contro l'altra e contro se stessi, per seguire il cardine del loro agire morale. L'etica in ogni sua forma, perfino quella del male, che nella soggettività del singolo si presenta come giusta, muoverà le pedine di un gioco nato mille anni prima dell'inizio della storia.

Prologo
L’aria tersa del mattino metteva in risalto il macabro spettacolo di quei corpi distesi sui campi. Un odore acre giungeva alle narici.
La natura pareva morta.
La natura era morta.
Sull’erba fitta vi erano carcasse dissanguate di animali.
Sagome di un bianco marmoreo di donne dagli occhi sbarrati e di uomini dalle bocche semiaperte.
Sagome di chi aveva visto il terrore e di chi aveva dovuto patire. L’erba non era piegata sotto i loro corpi, era dritta come impaurita, mentre aspettava qualcosa, quasi timorosa di abbassare la guardia.
Il rumore di passi veloci sovrastava il cinguettio distante di uccelli. Una donna correva affannata. Tremava, aveva il viso pallido. Altri passi, più lenti e calcolatori si avvicinavano alle sue orme. La donna fu afferrata da dietro e strattonata con violenza.
«Non ribellarti, ora. Abbiamo il mondo ai nostri piedi», soffiò una voce maschile al suo orecchio destro.
Il “no!” grave di Arian squarciò il cielo. Un procione, sopravvissuto e malconcio, cercò di scappare via dalla potenza di quel suono. L’uomo vide la bestia e sorrise di scherno; strinse con la mano sinistra un medaglione che pendeva dal suo collo e mantenne la donna con la destra.
L’animale cadde sull’erba, emettendo un verso agghiacciante.
La donna aveva il volto rigato dalle lacrime e gli occhi rossi da far paura.
«Perché stai facendo questo, Arian? Hai scelto, ricordi? Hai scelto me!» Pronunciò queste parole con sicurezza; le prese la mano e se la poggiò sul cuore.
Arian scosse la testa, prima lentamente e poi con frenesia e determinazione. Cercò di divincolarsi dalla presa. L’uomo strinse la mano così forte da farla cedere. La guardò dall’alto, suadente.
«Ma noi siamo i Guardiani, mia signora, i Guardiani… E i Guardiani possono tutto!», terminò, ingrossando la voce e prendendola per la gola.
La donna emise un grido straziante.
L’uomo la trascinò fino a farla sbattere contro il tronco di un albero. Arian implorò di essere lasciata, finché non sentì il sangue colarle dalla bocca e un desiderio opprimente di voler morire.
«Avevi promesso che non li avresti uccisi, Damian. Non loro!»
Damian la lasciò ricadere a terra e la guardò gattonare per recuperare le forze.
«Erano la tua debolezza, e io non potevo permettere che la donna più potente al mondo potesse avere un punto debole che non fossi io, l’uomo più forte del mondo.»
Lui le asciugò il viso sporco di terra con una tenerezza che in un solo momento sembrò spazzare via la brutalità dei gesti precedenti. «Perché mi fai fare queste cose? Perché vuoi che ti faccia del male, Arian? Io ti amo.»
Arian scrollò il capo, allontanando la sua mano. Lo osservò, tossendo. Il sole del mattino si era levato e i suoi raggi cominciarono a comporre giochi luminosi, in contrasto con l’oscurità claustrofobica di quella notte.
La ragazza sorrise, mentre il sangue sfigurava quel viso che, un tempo, si sarebbe illuminato.
Guardò il suo braccio pieno di lividi e trovò il Signum, quello che a lungo era stato forse il suo migliore amico. Era una cicatrice ambrata sulla sua pelle. Un segno prezioso di cosa lei fosse, ma anche il testimone più sincero di cosa era diventata. Arian lo sfiorò e sentì una sensazione di forte bruciore. Sì mordicchiò il labbro inferiore, già lambito dal sangue, e cercò con lo sguardo anche il Signum sul braccio di Damian. Era scuro, definito. Simboleggiava la terra.
La stessa Terra che lui stava distruggendo.
Arian respirò affannosamente e raccolse tutta la sua buona volontà per avere la forza di compiere quel gesto. Lo amava di un amore così potente da farle perdere ogni credo, ogni affetto e ogni valore. Lo amava, come nessuno poteva mai aver amato su quella terra; eppure lo odiava, spudoratamente. Lui l’aveva resa tutto ciò che mai avrebbe voluto essere.
Il vestito di colore argento si mosse leggiadro, seguendo i suoi spostamenti.
Fu un attimo, arrivò al braccio dell’uomo e premette violentemente sul Signum.
Damian si accasciò a terra piegato dal dolore, attanagliato dalla sensazione che mille spade stessero trapassando il suo Signum.
Il ciondolo che sbucava dalla sua casacca richiamò l’attenzione della donna. Damian cercò di superare il dolore lancinante per proteggere il prezioso manufatto, ma lei glie lo strappò dal collo e si allontanò strisciando.
Arian sentì il potere dell’elemento crescere. Guardò il suo Aurea, il suo medaglione, con rispetto. Appoggiò le labbra secche sulla sua superficie ruvida.
Il combattimento sarebbe potuto ricominciare.

Come è nata l’idea di questo libro?
Avevo solo 14 anni quando ho pensato per la prima volta al mondo di “Aeterna”. In realtà, credo che fosse sempre esistito nella mia mente, ma a quell’età è venuto alla luce. Tuttavia, mi sentivo troppo piccola e inesperta per iniziare una vera e propria stesura, così ho aspettato. Tre anni dopo circa, le idee erano ormai mature ed è come se tutte insieme si fossero incontrate/scontrate. Nel 2012, quindi, nasce l’idea del romanzo come la conosco e come i miei lettori la conoscono oggi.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Più che altro è stato difficile revisionare al meglio il testo. In questa fase ho avuto il sostegno e il supporto di alcuni esperti, primo fra tutti il mio migliore amico e agente, Francesco Lisbona, validissimo autore oltre che poeta internazionale. Una volta sentii una mia conoscente dire che scrivere fantasy è semplice, perché tanto c’era tutto da inventare, non ci si doveva informare di nulla. Non credo sia esattamente così. Non è facile non cadere in contraddizione o non scrivere qualcosa di banale e del tutto non sense. Solo perché il mondo descritto non esiste in questa dimensione, non significa non possa esistere altrove e, se esistesse altrove, sarebbe davvero come l’ha descritto l’autore? C’è una propensione al realismo perfino nel fantasy.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
La lista sarebbe molto lunga e rischierei comunque di mancare qualcuno. Quindi, credo che la cosa migliore sia citare gli autori del campo di cui mi occupo, ossia il fantasy. Probabilmente sono C.S. Lewis e Philip Pullman, due autori praticamente antitetici tra loro, ma che sono stati per me istruttivi, anche nella contraddizione di imparare da entrambi.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono originaria della Campania ed è lì che ho trovato ispirazione per gran parte dei paesaggi descritti nei miei libri, come la Reggia di Caserta, un posto che ho nel cuore, poiché vi ho passato la mia adolescenza. Attualmente, per questioni lavorative, vivo in Lombardia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente continuerò a occuparmi della saga, devo portarla a termine. Tuttavia, il mondo letterario è molto più ampio di quanto si pensi e, forse, scrittura e creatività possono essere “sfruttate” anche altrove.