
Edito da Samira Zuabi Garcìa nel 2020 • Pagine: 96 • Compra su Amazon
Alebrijes non è soltanto un libro sulla mitologia messicana. Questo libro è una raccolta di racconti che, con un linguaggio comprensibile, affronta temi quali lo sforzo personale, la perseveranza, la fede e l'amore. Si tratta di un libro interattivo e trilingue (italiano, spagnolo e inglese) che, coi suoi disegni all'interno da colorare, sveglierà il lato creativo e sognatore di tutti noi. Lettura consigliata per bambini e adulti di ogni età.

Ci sono montagne, in quel luogo, che raggiungono i cinquemila metri d’altezza e si vantano perché riescono a baciare le quasi irraggiungibili nuvole di cotone, che appaiono solo quando ne hanno voglia. Quando le montagne baciano quelle nuvole, queste arrossiscono e cotte perse fermano il loro viaggio, dimenticandosi di bagnare una gran parte del territorio, creando così delle grandi zone desertiche, aride, dove il colore ramato avvolge tutto e soltanto i più incolumi cactus resistono alla siccità. Il deserto però, in questo magico luogo, abbraccia tutti i credo e si dice che se cammini fra le sue dune, tutti gli dei conosciuti – trasformati in aria calda – accarezzeranno ogni poro della tua pelle, proteggendoti sempre da qualsiasi pericolo.
Insieme a queste montagne e deserti si estendono vaste pianure verdi, solitarie e silenziose, che affermano di essere terra di tutti, luogo di riposo, meditazione e zona di pace. Lì danzano i sognatori coi trovatori e le nuvole, regalando pioggia in quelle aree, arricchiscono il luogo con una grande varietà di alberi e piante, dove la gamma di verdi è travolgente tanto quanto il profumo dei fiori.
L’escursione termica tra montagne e vallate, coste e deserti, è talmente grande che sia i veri amanti del freddo che i fedeli cercatori del calore eterno, potrebbero coesistere nello stesso territorio senza problemi e senza nemmeno trovarsi a molti chilometri di distanza gli uni dagli altri!
In quella terra i fiumi giocano con gli alberi a nascondino e si divertono a far scorrere le loro acque sotto la superficie in un viavai sotterraneo. A volte, durante il loro gioco, questi fiumi trovano riposo in buchi semi-nascosti chiamati cenotes, dove il liquido cristallino viene solleticato dall’aria fresca per qualche istante, per poi continuare il proprio percorso nelle viscere del mondo, senza essere visto.
I fiumi si fanno strada nell’oscurità delle rocce e la loro scia ne decora il rilievo con stalattiti e stalagmiti che, se ben illuminati, creano uno scenario grottesco, terribile e allo stesso tempo affascinante: degna dimora di elfi, gnomi e altri esseri fantastici. Nel loro scorrere giocoso quegli irriverenti fiumi ne approfittano per gettarsi in direzioni opposte, versando le loro acque in mari immensi – pacifici o caraibici – e sono accolti da acque salate talmente limpide e trasparenti, che è possibile contare tutti i granelli di sabbia che vi giacciono sul fondo.
Nei mari che bagnano quella terra vi abitano più pesci di quanti ne potresti immaginare, pesci di colori irreali e forme fantastiche, con squame come draghi, con grandi occhi sporgenti e pinne che irradiano luce. Nella loro nuotata si vantano di vivere in scogliere così splendide e variate, che nemmeno la tavolozza del miglior pittore potrebbe riprodurre sulla nostra superficie. Le loro case sono arredate con dei coralli, rocce e alghe dai toni arancio, viola, verde, rosso e azzurro. Lì, pesci grandi e piccoli, molluschi, spugne, meduse, crostacei, tartarughe, mammiferi erranti e persino sirene, coesistono in armonia.
Sempre nello stesso territorio, troverai dei laghi così belli e grandi che potresti confonderli con dei mari: se da una sponda tu provassi a cercare l’altra con gli occhi, riusciresti solo a perderti nell’orizzonte. Protetti da maestosi vulcani, luoghi di culto e di resa, e ancora da estese vallate, da rilievi che sfidano i migliori scalatori e nascondigli segreti dove gli Aluxes (gli elfi-roccia) dormono di giorno e giocano di notte, questi specchi d’acqua riflettono – con rispetto e devozione – il colore del cielo. Nuotare in questo liquido è una benedizione di tutti gli dei che proteggono quella terra.
Davanti a tanta ricchezza e varietà, non sorprende che questo sia uno dei luoghi più popolati del nostro mondo. Non solo gli aborigeni amavano questa terra, ma al momento è destino e dimora di persone provenienti da tutto il pianeta. Coloro che ci posano i piedi vengono conquistati, adottando le usanze dei primi coloni. In questo territorio si balla, canta, sorride e si saluta anche agli sconosciuti. La gente del luogo indossa abiti colorati, dove disegni di fiori e animali decorano balze, pizzi, gonne, camicie e tutto sembra preso da un racconto per bambini. Ma non cadere in errore, il colore qui è sinonimo dell’affetto e del rispetto che contraddistingue questa varia società, unita nonostante più di 68 diverse lingue locali conosciute – oltre a tutte quelle che gli stranieri portano con sé – il cui linguaggio universale per tutti è quello dell’Amore.
Come ho detto all’inizio, i primi coloni, i Nahuatl, o Mexica, o detti anche Aztechi chiamarono questa terra “il centro della luna”, “l’ombelico della luna” o più genericamente parlando “il centro del mondo”, infatti, nella lingua Mexica questo è il significato del nome di questo fantastico paese, ormai noto a tutti noi nientemeno che come …
MESSICO.
E così come noi abbiamo scelto il Messico come destinazione ideale, come casa, luogo di riposo o paradiso personale, così gli Alebrijes hanno deciso di rendere questa magnifica terra la loro DIMORA.
Ma … cosa o chi sono gli Alebrijes?
Le buone lingue dicono che gli alebrijes apparvero per la prima volta nei sogni di un artista messicano, il signor Pedro Linares, che li vide danzare al chiaro di luna attorno a fuochi fatui, ridendo e cantando. Dicono che emettessero luce ad ogni salto, svolta, capriola, e dicono che le loro voci fossero dolci come il miele, e che cantassero canzoni che potevano calmare l’anima del più irrequieto o spaventato degli esseri umani.
C’è chi dice che i loro corpi siano composizioni assurde, la somma di corpi di più animali e che le loro proporzioni variano da gigantesche a minuscole, sfidando le leggi della gravità e della morfologia, potendo stupire anche le persone più fantasiose con il loro caratteristico movimento e profumo.
Dicono che i loro occhi possiedano la profondità degli oceani e la saggezza di tutte le età del mondo, e che il loro sguardo sia ipnotico e benefattore. Dicono che se trovi il tuo riflesso nelle loro pupille – che sono come specchi d’acqua – sarai benedetto per sempre, riuscirai a conoscere i loro segreti e a custodire i loro consigli.
Dicono che quando ti parlano, in una lingua che potrebbe essere inventata al momento, tu riesca a chiarire ogni tuo dubbio e paura e capire la tua missione nella vita. Dicono che siano nati per proteggerci, per guidarci verso il nostro destino e per restare fedeli ai nostri passi, da qui all’eternità.
Ma c’è anche chi dice che gli alebrijes siano nati in noi, dalla nostra forza interiore o addirittura dalle nostre paure, come un’arma segreta per continuare a sognare anche quando i sogni sembrano trasformarsi in incubi.
Io ne incontrai uno (femmina) in una notte di sole, mentre volavo in un mare mosso e giocavo a solleticare il vento. Ella apparve dal nulla, senza preavviso e svolazzando sulla mia destra mi sorrise. Atterrammo facendo delle piroette nel cuore del mare aperto. Ci sedemmo sui coralli e mi guardò negli occhi, mi sorrise di nuovo e mi disse di non avere paura. La verità è che non ne avevo, mi sentivo molto calma, anche stranamente felice. Mi parlò a lungo della magia, del peso dei sogni, del colore dell’anima, dell’odore del passato e della luce del futuro. Quando rimaneva in silenzio (come se volesse riflettere su ogni frase o forse per darmi del tempo per capirla) si accarezzava l’orecchio destro con il suo artiglio sinistro e scuoteva la coda disegnando dei cerchi nell’aria. Ho avuto la sensazione che si stesse divertendo nel confondermi le idee. All’improvviso scoppiò a ridere forte, contagiandomi a sua volta. Non riuscivo a smettere di ridere con lei. Una gioia folle traboccò dal mio cuore. Mi afferrò con i suoi artigli e iniziammo a girare e girare. Tutto attorno a noi diventò luce, una luce iridescente che avvolgeva tutto. E poi li vidi. Circondandoci, applaudendo, girandosi, cantando, saltando, molti altri esseri strani, divertenti, felici, non ci toglievano gli occhi di dosso. Tutto ad un tratto la danza cessò e lei, con rispetto e gentilezza, mi introdusse uno ad uno tutti quegli animali che educatamente si avvicinavano, mi baciavano sulla guancia destra, mi abbracciavano facendomi l’occhiolino, giravano su sé stessi e scomparivano, così come erano arrivati: senza preavviso.
Ho guardato la mia nuova amica negli occhi e perdendomi in essi ho ritrovato me stessa. Il momento della mia nascita è passato davanti a me, come un vecchio film a colori con i miei primi passi, le risate, i pianti di bambina. Ho visto i miei desideri infantili trasformarsi in adulta determinazione e ho realizzato che molti dei miei sogni di quando ero piccola sono diventati realtà nel corso degli anni. Ho ritrovato la lista dei desideri da avverare e un fardello pieno di lacrime dolci e salate, di gioia e dolore per trionfi e sconfitte. Ho riprovato la frustrazione della delusione e il desiderio di vivere appieno, nonostante tutto. Dentro gli occhi di Ella c’ero io, ed ero immensa, piena di luce e colore, piena di sogni, come lei …E mi piaceva esserlo …come lei …Lei …
Mi sono svegliata nella mia stanza di pareti verdi e rosa, nel mio letto di lenzuola color violetta, con addosso il mio pigiama azzurro. Ciò che inizialmente mi era sembrato fosse il rumore di un motore, erano semplicemente le fusa del mio gatto, che riposava sul mio lato destro …Esattamente sul mio lato destro, dove poco prima ella era apparsa …
No, non è stato un sogno. Io ho visto Vuxmina e tutti gli altri. Diciassette alebrijes, numero magico, simbolo di illuminazione e immortalità, per diciassette magiche creature.
E qui ve li presento…

Come è nata l’idea di questo libro?
Vivo in Messico da quasi due anni. Qui il personaggio alebrije è molto presente, ad esempio nei negozi di souvenirs, ma la stessa gente del luogo non è molto informata su chi siano veramente questi fantastici animali e cosa facciano per noi. Anche i turisti che acquistano queste figure lo fanno per la bellezza e i colori, quasi mai perché ne conoscano le origini. Così, incuriosita da loro, ho voluto in primis capirne un po’ di più (anche se in verità non ci sono molte informazioni su di loro) e poi crearne di nuovi, in modo da poter arrivare ad un pubblico più ampio e perché tutti potessero davvero conoscerli e amarli. Attraverso di loro mi auguro che il pubblico possa imparare ad amare il Messico non solo per le magiche spiagge, la tequila o la musica dei mariachi!
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
A dire il vero, una volta che ho iniziato a disegnare i personaggi, la scrittura è arrivata in maniera molto spontanea e anche molto velocemente. Gli Alebrijes nascevano e, con loro, le loro storie. Nel giro di sette mesi il libro era praticamente pronto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Leggo un po’ di tutto, ma amo il romanzo storico, soprattutto i libri di Gary Jennings. Devo confessare che è proprio attraverso il suo libro “Azteca” che mi sono innamorata della cultura messicana e del Messico. Mi piace molto Jorge Molist, anche lui scrittore di romanzi storici, il classico Tolstoj e poi Ken Follet e Jean M. Auel.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono spagnola, cresciuta fra Malaga e Siviglia. Ho vissuto in Italia 14 anni, successivamente in Repubblica Domenicana e in Islanda per diversi mesi e ora vivo in Messico da due anni. Fra poco rientrerò in Italia, che considero casa, dove penso di fermarmi per un po’.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Attualmente collaboro con alcune riviste online, con degli articoli e “riflessioni” personali. Mi piacerebbe poter dedicare del tempo ad una rubrica personale che unisse i miei scritti alle mie fotografie e dipinti. Nel prossimo futuro vorrei scrivere il secondo capitolo di Alebrijes, visto che in molti già me lo chiedono! Ora mi sto occupando della traduzione in spagnolo di #365DaysHappy, il mio primo romanzo, uscito soltanto in italiano.
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