Edito da Ciesse Edizioni nel 2018 • Pagine: 330 • Compra su Amazon
Il “Fortuna Uno” avanza lento nello spazio profondo. Trasporta l’unica apparecchiatura in grado di sterminare gli zombie e salvare il genere umano. A bordo, però, sono tutti morti. Tutti, tranne lei, il capitano Aliénor, la responsabile dell’incidente che ha ucciso l’equipaggio e mandato fuori rotta la nave.L’errore di Aliénor ha, di fatto, sancito l’estinzione del genere umano e a lei non resta che una lenta agonia spaziale. Un tempo infinito per riportare alla mente i suoi fallimenti, le occasioni mancate, le persone che ha amato, che ha deluso, che ha condannato a morte.Ma non tutto è come sembra, Aliénor è all’oscuro di molte cose e, lontano dal pianeta Esperanza, dall’Anello Orbitale e da tutto quello che ha sempre considerato casa, una verità più antica di lei la aspetta.
C’era una volta, tanto tempo fa, un pianeta chiamato Terra.
Era un luogo felice, con alberi, laghi, mari e montagne. Era un luogo immenso e sterminato, c’era spazio per tutti; c’erano cibo, acqua e aria in abbondanza.
Un brutto giorno però ci si accorse che il cibo era poco e non più buono da mangiare come una volta, che l’acqua era sempre più rara e cattiva e l’aria più fumosa e irrespirabile.
Allora gli uomini, spaventati, interpellarono i migliori saggi e scienziati del pianeta per trovare una soluzione, per far tornare buoni come prima cibo, acqua e aria.
Gli scienziati arrivarono, fecero le loro analisi, controllarono i loro dati, fecero esami ed esperimenti e dissero che ormai era troppo tardi. Che si sarebbe dovuto fare qualcosa prima, che non si poteva produrre più cibo di così, non si poteva far tornare pulita l’acqua e riavere la buona aria fresca di una volta. Dissero che ormai le persone erano diventate troppe e la Terra non riusciva più a farle vivere tutte quante bene e che non c’era soluzione.
Uno scienziato diverso dagli altri però ebbe un’idea.
Se il cibo era poco e non se ne poteva fare di più la soluzione era una sola: usarlo meglio. Così inventò un siero che rendeva le persone capaci di usare meglio il cibo e anche di bere l’acqua sporca e respirare l’aria impura senza ammalarsi.
Qualcosa però non andò come avrebbe dovuto. Lo scienziato si era sbagliato: tutte le persone che prendevano il suo siero cominciarono a mangiare cibo sempre più particolare, cibo che fosse il più facile da utilizzare possibile. Prima smisero di mangiare le verdure, poi smisero di mangiare i cereali, poi smisero di mangiare le uova e il pesce e cominciarono a mangiare solo la carne che era la più facile da utilizzare. Ma ben presto anche la carne non andava più tutta bene, le persone che avevano preso il siero dello scienziato cominciarono a non volere più la carne di pollo, poi quella di coniglio, poi non vollero più quella di vitello e di cavallo e mangiarono solo quella di maiale, fino a che un brutto giorno smisero di mangiare anche quella.
Quel giorno le persone che avevano preso il siero dello scienziato si resero conto che il cibo migliore, quello più facile da utilizzare, era la carne degli altri umani.
Quel giorno nacquero gli zombie.
Come è nata l’idea di questo libro?
“Aliénor” nasce, come quasi tutti i romanzi che scrivo, da due input separati che portano rispettivamente alla creazione della storia e a quella del protagonista. L’idea per la trama mi venne dopo un’accesa conversazione con una mia amica, la quale sosteneva che ormai, nelle storie di zombie, erano già stati scritti tutti i finali possibili. Ci rimuginai un po’ su e poi mi resi conto che in realtà mancava proprio il finale più logico dal punto di vista scientifico. Riguardo alla protagonista invece era un po’ di tempo che avevo voglia di portare in scena un personaggio il cui tratto principale fosse una fortissima devozione per il proprio incarico, seguita da un immenso senso di colpa per non essere stata in grado di portarlo a termine. Era anche da un po’ che volevo una protagonista in conflitto con la propria femminilità.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Parecchio. Specialmente la seconda parte, in cui compaiono gli Indiani Lakota, mi è costata un sacco di fatica in ricerche e la costante paura di peccare per appropriazione culturale.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori preferiti sono Amelié Nothomb e Stefano Benni, ma più che averli come riferimento sarebbe più corretto dire che li venero come dei inarrivabili.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Amo viaggiare in posti strani tipo Djbuti, Mongolia, Terra del Fuoco… ma poi me ne ne torno sempre a casa, che non si è mai mossa da Torino.
Dal punto di vista letterario, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Attualmente sto scrivendo un Paranormal Fantasy, dopo vorrei buttarmi in un thriller con due protagoniste terrificanti e dopo ancora… beh, si vedrà.
Fantastico e la descrizione di ciò che abbiamo creato noi però gli esseri umani non cambiano e quando avranno trovato un altro pianeta ricomminceranno daccapo e rovinerà no ancora e a cora è ancora e la storia infinita del mostro umano