Edito da Richard Eugen Unterrichter nel 28/07/2020 • Pagine: 62 • Compra su Amazon
È un libricino carico di sincerità, il breve diario di un quarantenne che sente, descrive e vive l’amore unico e solo per la sua donna. La sua quotidianità è tutta un’avventura emozionante piena di piccoli colpi di scena: dall’essere inseguito dai cattivissimi Gummis insieme alla figlia Sara, all’acquisto del regalo di Natale per la moglie, ai viaggi tutti introspettivi che lo portano sempre da lei mentre è ad un convegno o mentre lei è in viaggio per lavoro.
Non è una celebrazione dell’Amore, è la potente, cosciente, vera consapevolezza del suo sentimento per la moglie che è la sua unica donna, che è “Amore” e non “il suo Amore” e per la quale riserva l’aggettivo “bella” rispondendo così alla domanda secolare: “Cos’è il bello?”
Attenzione però al colpo di scena finale davvero inaspettato.
“E se andassimo a trovare la mamma al lavoro?”
“Sììì!!!”
Ha risposto lei buttando tutte e due le braccia in aria e facendomi finire metà pasta alla crema sul naso.
“Sìììì!!!”
Ho replicato io facendole da specchio.
Così ti ho chiamata per informarti che, se avessi potuto, saremmo passati a trovarti al lavoro perché volevamo pranzare con te e dopo cinque minuti eravamo già in viaggio. Sì, perché le distanze di Milano non sono mica quelle di Lilliput e ahinoi, per raggiungerti, abbiamo dovuto superare due schemi del gioco che abbiamo chiamato “W la mamma”.
La prima missione era quella di scoprire sulla cartina della città dove fossi. Ovviamente Sara ha pensato subito a Google Maps.
“Ma che mappète di gioco è così?”
Le ho detto. Poi ci siamo alzati i baveri, lei del vestitino ed io della polo, abbiamo inforcato gli occhiali da sole e siamo andati verso piazza Duomo con passo svelto e rigido verso l’edicola, quella dove hanno tutte le cartine possibili ed immaginabili. Non abbiamo fatto le vie principali, troppo pericolose, ci avrebbero potuto scoprire i Gummis, degli alieni di gomma che abbiamo deciso ci volessero impedire di raggiungerti. Camminavamo vicino ai muri io davanti e lei dietro, per sicurezza. L’agente Sarafox, questo era il suo soprannome per la missione, era talmente zelante però che invece di guardare dove metteva i piedi, si guardava alle spalle tanto che ad un certo punto ho sentito uno strappo al braccio e dietro di me un tonfo sordo e poi nulla. Insospettito mi sono girato ed ho trovato l’agente spiaggiato a terra con gambe e mani aperte come una ranocchia, gli occhiali scalcagnati a mezzo naso.
“Gnappy, ti sei fatta male?!” Le ho chiesto preoccupato chinandomi verso di lei.
“Non sono Gnappy! Sono l’agente Sarafox e i Gummis mi hanno fatto lo sgambetto!” Mi rispose arricciando il naso e rimettendosi in piedi tosta. Aveva le manine tutte bucherellate ed il ginocchio sbucciato, ma non una lacrima o un sussulto.
“Dobbiamo farci medicare agente Sarafox, ora dobbiamo cercare una farmacia.”
Rimessi a posto gli occhiali e con la gonnellina tutta sottosopra, in un secondo era già ripartita senza colpo ferire anche se zoppicava un po’ poverina. Entrammo nella prima farmacia e lì trovammo una signora molto gentile che ci aiutò con la medicazione usando una garza bianchissima ed un cerotto ad hoc. Abbiamo così potuto continuare la missione e raggiungere il primo obiettivo: l’edicola di piazza Duomo.
Lì le ho detto di chiedere una cartina di Milano, mentre io controllavo che non ci fossero Gummis nei paraggi. Il signore ha colto al volo il mio strizzargli l’occhio e molto sportivamente si è messo in gioco, è uscito dalla sua postazione e puntando le mani sulle ginocchia, si è abbassato verso Sara e le ha chiesto:
“A cosa ti serve la cartina bambina?”
Allora Sara, avvicinandosi un po’ con una mano a schermare la bocca da sguardi indiscreti gli ha risposto:
“Devo trovare dove si trova il cantiere in cui lavora la mia mamma.”
“Perché me lo dici sotto voce?”
Ha fatto l’uomo aggrottando la fronte.
“Perché i Gummis non vogliono.”
“E chi sono i Gummis?”
Ha chiesto l’uomo guardandomi sconcertato e strizzando leggermente un occhio.
“Degli alieni di gomma.”
“Ah beh.”
Ha risposto più rilassato, poi l’ho visto essere attraversato da un altro cruccio… Ah ah, a ripensarci mi viene da ridere. Prima si è sistemato il cappello stile ciclista anni cinquanta che aveva in testa, poi le ha sorriso e detto con voce profonda:
“Ok, però vuoi dire che stai cercando il cantiere dove lavora il tuo papà forse, non la tua mamma.”
E lei, facendosi seria seria e portandosi le mani in vita ha risposto subito:
“No, la mia mamma!”
E l’ha sottolineato battendo il piede destro a terra. Poi indicandomi ha detto:
“E’ lui il mio papà!”
Il poveruomo a questo punto rimase davvero spiazzato, si è fatto eretto e guardandomi si è mostrato prima sconcertato, poi, come se colpito da un’immagine nitida, mi ha guardato stringendo gli occhi e sotto voce mi ha chiesto:
“E’ Lei il padre…?”
Io, con il bavero alzato, gli occhiali neri sul naso e gli occhi che con il capo inclinato mi spuntavano fuori a metà, gli ho risposto alimentando quello che credevo aver intuito essere il suo pensiero:
“Sono il genitore numero uno.”
Lui allora è sobbalzato colto nel suo intuìto imbarazzo e ha iniziato a scuotere il capo, poi ha indicato una colonnina di cartine appese ad una catenella e se ne è tornato sulla sua sedia. Sara a quel punto non sapeva quale prendere ed io decisi per il prezzo minore.
Come è nata l’idea di questo libro?
Mi sono spesso confrontato con me stesso e con altri per molti anni intorno alla domanda: “Esiste l’amore vero e unico?” Provando a rispondere è nato questo libricino che narra quello che credo, vedo e sento. Sono convinto che l’Amore “per sempre” esista e ci siano molti esempi realizzati, ma per qualcuno (come è accaduta anche a me per alcuni anni della mia via) possa spaventare o non essere riconosciuto ed il rischio allora diventa una vita coperta dal velo opaco del rimpianto.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Io ho sempre scritto per necessità personale e per questo, mi ha sempre affascinato Virginia Wolf , ma la scoperta di Oscar Wilde è stata per me la rivelazione che le emozioni ed i sentimenti sono qualcosa che non hanno bisogno solo d’essere cantati, ma anche nominati e descritti nei loro colori, apparenti incoerenze e altissime incerte libertà. Non mi è stato quindi difficile farlo, piuttosto faticoso, perché prendere contatto con i propri sentimenti si devono accettare le luci, ma anche le ombre, spesso inaspettate.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Come dicevo il mio scrittore di riferimento è sicuramente Oscar Wilde, per la lucidità ironica con cui rende sopportabili le sofferenze e celebra il buon animo senza negare il male che fanno i duri di cuore. Virginia Wolf poi mi ha certo dato il coraggio di ascoltare il fluire dei sentimenti. D’Annunzio è un poeta e uomo molto distante da me e per questo, per contrasto, mi ha aperto alla certezza delle fragilità piuttosto che alla granitica fiducia nel superuomo. Chiaramente poi la lista sarebbe davvero lunga: H.P. Lovecraft di cui adoro la pulizia della sua narrazione, Ivan A. Goncarov e la sua speciale abilità nell’analizzare l’immobilità… Scusate, devo confessare, anche Giacomo Leopardi di cui purtroppo sin da ragazzo ho sentito l’eco nella pancia.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Mori, un paese a 25km a sud di Trento e a pochi minuti dal lago di Garda. Il mio passato purtroppo è stato ramingo: sono nato a Vipiteno, poi ho vissuto in Lombardia, poi a Trento, Verona. Gli anni universitari li ho trascorsi a Padova. Questi anni in luoghi diversi m’hanno certo insegnato molte cose, ma seminato anche il desiderio di una casa e di un posto sicuro e fisso, tra persone conosciute da amare da cui essere amato con cui condividere, crescere e invecchiare senza essere frainteso o ingaggiato per competizioni di sorta.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per il mio futuro non saprei, mi piacerebbe riuscire a dar voce alle emozioni ed i sentimenti che sento intorno e dentro di me, delle persone e mie. Mi piacerebbe però riuscire a farlo come servizio per gli altri, non come lavoro. Per questo mi piacerebbe riuscire ad arrivare alla gente e poi poter raccogliere tutti i sentimenti e magari riuscire a scrivere di tutti quelli che volessere avere una voce perchè credo che tutti meriterebbero essere i protagonisti di un racconto o di un romanzo.
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