Edito da Amazon KDP nel 2019 • Pagine: 393 • Compra su Amazon
Un amore universale oltre lo spazio ed il tempo per coloro a cui è stato assegnato il compito di insegnare alle anime ad amare, ascoltare e perdonare.
Un viaggio oltre i confini della morte per la protagonista, Ella, una bambina di soli dieci anni, che dovrà affrontare, con coraggio, la ricerca di altri come lei per adempiere alla missione che il primo angelo le ha affidato.Una favola moderna e avvincente tra viaggi pericolosi, intrighi governativi e mondi da scoprire. Un viaggio profondamente spirituale e magico per idealizzare un futuro migliore per le nostre prossime generazioni.
«Buongiorno signor Wesley. Venga, si accomodi» esordì Coleman, direttore della CIA, un uomo dall’altezza importante e freddi occhi azzurri seminascosti da occhiali eleganti. Tanto il suo aspetto era duro e autoritario, quanto i suoi modi erano raffinati.
«Lei è indecente, si sieda. Da quale nottata proviene? Chi è la sfortunata?» chiese, osservando l’aspetto trasandato di John.
L’uomo rise sedendosi davanti al capo: «Un’addetta alla sicurezza dell’ambasciata turca. Nessuna informazione soddisfacente. Peccato, energie sprecate inutilmente».
John Wesley era il tipico uomo affascinante: capelli e occhi castani, non era particolarmente bello, ma le donne non riuscivano a resistergli, perdendo regolarmente la testa per lui. Un vantaggio che, come agente operativo, sfruttava senza tante remore.
«Le devo assegnare una missione importante» lo informò Coleman.
«Ma io sto partendo per la Turchia, lo sa che…»
«Appunto. Stia zitto e mi ascolti. Deve andare dall’agente investigativo Fronter che le spiegherà tutto direttamente. Scenda al terzo piano, stanza trecentocinque, la sta aspettando.»
L’uomo si alzò e con una nota di disappunto sbuffò: «Sì capo, ubbidisco» e uscì.
“Vediamo… stanza trecentocinque”, pensò l’uomo controllando i numeri delle porte lungo il corridoio. “Eccola!” Bussò.
«Avanti.»
La voce femminile lo mise subito a disagio. In effetti non era molto presentabile; la camicia usciva dai pantaloni, così la rimise a posto per quel che poté, il colletto era aperto sopra la giacca sgualcita, ma la cosa peggiore era che aveva proprio bisogno di una doccia. “Chi se ne frega, tanto sarà la solita doppia taglia con occhialoni sporgenti”, pensò entrando.
Michelle Fronter rimase nascosta qualche secondo dietro il computer sulla scrivania, sommersa di carte fino al limite dell’indecenza, poi si spostò a osservare l’intruso.
Il chi se ne frega scomparve in una frazione di secondo quando l’uomo si trovò di fronte alla disarmante bellezza di lei. I capelli erano biondi e ondulati, e i suoi occhi verde smeraldo lo fissavano con gentilezza. Per un attimo, le sembrò uscita dal cartellone pubblicitario di un profumo.
«Buongiorno, mi chiamo John… John Wesley.»
«Piacere, Michelle Fronter» si presentò la donna, alzandosi e facendo il giro della scrivania per porgergli la mano. «Avevo davvero bisogno di un po’ di aiuto. Venga, le mostro subito la missione che dovrà seguire per me in Turchia.»
«A cosa sta lavorando? È piena di carte che spuntano da ogni angolo.»
«Sì, in effetti mi arrivano ininterrottamente relazioni da tutto il mondo. Non ho mai visto tanta efficienza e collaborazione da parte di tutti. Di sicuro, questi “bambini angelo” suscitano ancora molto interesse.»
«Ancora questa storia? Ormai sono giorni che la stampa ha smesso di inseguire quelle povere famiglie. Pensavo che fosse diventato un problema di secondo piano.»
«In effetti per la stampa e così. Ma non lo è per nulla» rispose la donna consegnandoli una relazione.
L’uomo si mise a leggere, sedendosi sulla poltroncina di fronte alla scrivania di Michelle.
«Ma questo è pazzesco!» commentò: «Magari è solo una coincidenza».
«Forse» rispose lei con un sospiro. «Però il nostro presidente non è tranquillo e vuole saperne di più. E così ha voluto una task force per indagare».
«Vediamo» disse l’uomo controllando la lunga lista di nomi che aveva davanti, «molti sono figli o nipoti di politici piuttosto influenti in tutto il mondo. È per questo che date tanta rilevanza a questo caso?»
«Non sono solo politici. Guarda, ci sono imprenditori, artisti, scienziati e così via. Sono tutti preoccupati. Ci sono state molte pressioni per non lasciare che la cosa finisca nel nulla. Capisci?»
L’uomo esaminò la lista più attentamente; in effetti alcuni erano davvero dei “grandi” nomi, potenti non solo negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi.
«Cosa dovrei fare per te, in Turchia?» domandò John, appoggiando le carte sul tavolo nell’unico spazio ancora libero.
Michelle, appoggiata alla scrivania, spostò il braccio dietro a un plico di carte, prese un foglio e glielo consegnò: «Devi contattare questo tizio. Questa è la sua scheda. Sostiene di avere importanti informazioni su un bambino che ha il segno delle ali. Un bambino di origine curda che si sposta da un villaggio all’altro.»
«Che ha di diverso rispetto agli altri? E chi è questo tizio?»
«Sappiamo solo che il bambino ha circa nove anni e che questa persona lo ha incontrato in un villaggio yazista a nord della Siria, al confine con la Turchia.»
La donna tornò dietro alla scrivania cercando qualcosa nel cassetto, la prese e la consegnò all’agente: «Ora ti mostro una cosa davvero stupefacente. Guarda questa foto zoomata. È uno dei tatuaggi comparsi su un neonato. Osserva bene, vedi questi minuscoli disegni sull’ala?». «Sì li vedo, ma… non mi dicono nulla» ribatté lui.
«Lo so. Il problema è che il bambino è troppo piccolo e quindi non si riesce ancora a decifrarli. A questo punto avremmo dovuto solo aspettare che i bambini crescessero per poterli leggere.»
«Quindi, se ho capito bene, il bambino più grande, se effettivamente esistente, ci porterebbe a decifrare subito queste scritture. Giusto?»
«Bravo agente. Dobbiamo sapere se quel bambino esiste veramente e, se è così, dobbiamo fotografare e ingrandire il suo per capire se è lo stesso dei neonati e decrittare così i simboli per chiarire questo mistero.»
«Capisco.» John cominciò a leggere la scheda dell’uomo da contattare, quando il telefono sulla scrivania prese a squillare.
«Pronto… Sì, sono Michelle Fronter. Sì, veramente? Come si chiama? Ella Winner? Va bene, ora mi accerto di tutto. Grazie.»
«Che succede?» chiese l’agente guardando la collega scrivere concitatamente al computer.
«Pare che abbiamo una seconda pista proprio qui, negli Stati Uniti. Una bambina con lo stesso segno sulla mano. Devo partire subito per parlare con lei, ma prima voglio verificare se su internet c’è qualche informazione che la riguarda.»
Michelle batté sulla tastiera pochi istanti e subito comparve la notizia riportata da un giornale locale.
«Guarda. Un’incidente avvenuto due settimane fa. Una famiglia distrutta… La città di Lakota piange il dottor Winner, importante ricercatore del centro di sperimentazione all’Università del Nord Dakota. Capo del dipartimento delle nuove tecnologie sull’energia alternativa… Il miracolo di Ella Winner risvegliatasi dopo tre giorni dal coma irreversibile… Accidenti, forse siamo sulla strada giusta. Vuoi venire con me prima del tuo viaggio in Turchia?»
«Prima dovresti appurare meglio la fonte, magari è uno scherzo e ti stai lasciando prendere la mano.»
«Hai ragione, aspettiamo prima la certezza sulla fonte. Dovrebbe arrivare tra poche ore. Vieni?»
«Be’, a questo punto ci sono dentro anche io, ci sto. Vado a casa. Devo ripulirmi un po’. Scusami, vengo da una lunga notte di lavoro, di solito non sono così.»
«Notte di lavoro?» La donna lo squadrò sollevando appena le sopracciglia e accennando un risolino.
“Ma perché diavolo non mi crede mai nessuno, accidenti”, pensò avvilito. «Chiamami tu appena hai nuove» disse l’uomo consegnandole un biglietto da visita.
«Ok, a dopo» annuì Michelle, ancora col sorriso sulla bocca.
Come è nata l’idea di questo libro?
Dall’amore verso le mie figlie e la preoccupazione sul loro futuro. La storia era nella mia testa dall’inizio alla fine, ogni intreccio, ogni bambino e ogni luogo sulla terra.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Moltissimo. Non per la storia che già avevo in testa, ma per descrivere tutti i luoghi e i popoli nel maggior dettaglio possibile. Anche i fusi orari, le tempistiche di volo e gli spostamenti dei vari protagonisti. Ho consultato moltissime foto su google maps per ore, ho letto tutto il possibile sui vari popoli indigeni e sulle loro usanze. Per non parlare degli sciamani e delle varie religioni così diverse nel mondo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Fin da bambina ho amato e letto la narrativa americana. Tanto che questo romanzo appare più un libro straniero che italiano. L’influenza americana si avverte già dalle prime righe, molto semplice e veloce.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ora vivo nel Veneto. Ho vissuto in molti posti: Milano, Roma, Sardegna, Bologna. Il destino mi ha fatto viaggiare di continuo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Direi che nella mia testa ci sarebbero almeno altre due storie, ma l’influenza emotiva che mi ha dato Angeli è stata molto intensa. Per poter scrivere un altro libro come questo, dovrei liberare la testa dal cercare di promuoverlo. Purtroppo per motivi personali ho dovuto auto pubblicarlo, non potevo aspettare un’altro anno (tempi di attesa di una casa editrice). Ma posso sicuramente affermare che se scrivessi ancora, sicuramente nascerebbero storie come Angeli, volte a far riflettere il lettore su importanti tematiche come l’ambiente, la convivenza tra popoli e il benessere spirituale.
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