
Edito da Bookabook nel 2021 • Pagine: 184 • Compra su Amazon
Bibo non è il cucciolo bianco e morbido che Anna ha sempre sognato: è goffo, ha la forma di un salsicciotto ed è anche una vera peste! Così la famiglia Secchielli decide di portarlo a scuola di buone maniere, nel prestigioso Istituto Svizzero per Cani. Ma qualcosa di sinistro si nasconde in quell’edificio…
Un libro dedicato a tutti quelli che hanno – o che vorrebbero avere – un amico a quattro zampe. Una storia per piccoli e grandi lettori sul valore dell’amicizia e della diversità.

Ci sono tanti modi per esprimere un desiderio. E Anna, potete scommetterci, li ha provati quasi tutti.
Ogni volta che vede un soffione lungo la strada, lo coglie e con uno sbuffo fa volare via tutti quei pelucchi bianchi a forma di ombrellino. E ogni volta che trova una fontana, ci butta dentro una monetina. E quando passa davanti al giardino del signor Tristini, in fondo alla strada, coglie di nascosto una margherita per fare «desiderio sì, desiderio no…», petalo dopo petalo, sperando che si avveri.
Risultato? Niente, niente e ancora niente.
La scorsa settimana, poi, il signor Tristini si è accorto che nel suo giardino mancavano dei fiori, così l’ha recintato con del filo spinato e addio margherite! E non contento, ci ha piantato anche un cartello giallo con l’immagine di una scossa elettrica che colpisce uno scheletro. Il signor Tristini è un uomo alto e magro, sembra una specie di lampione, ha un paio di baffi che volano all’insù e possiede un negozio che vende chiodi e bulloni di metallo, la Premiata Ferramenta Tristini. È un tipo preciso, a lui non sfugge mai niente. Anche i vicini lo dicono sempre. «A quello non sfugge mai niente».
Anna però non si è arresa, è una tipa testarda.
E così ogni volta che trova un pozzo, ci mette la faccia sopra e ci sussurra dentro il suo desiderio, sperando che possa avverarsi. E ci ha pensato intensamente, con gli occhi chiusi, quando ha soffiato sulle candeline della sua torta di compleanno. E ogni volta che accompagna i genitori al mercatino delle pulci, si mette a strofinare le lampade di ottone che trova sulle bancarelle dei robivecchi, non si sa mai, magari c’è dentro un genio che dorme…
Risultato? Niente, niente e ancora niente.
Insomma, Anna c’ha provato in tutti i modi, ma il suo desiderio non si è mai avverato. Finché un giorno, a scuola, Isabella le ha detto come stanno le cose.
«Ti serve una stella cadente, è il modo più sicuro. Se riesci a vederne una, puoi chiedere tutto quello che ti salta in mente. Un muffin gigante o delle sneakers bianche a pallini rosa».
«E se volessi un cucciolo?», ha chiesto Anna. «Uno tutto bianco e peloso, morbido come un cuscino morbido, con la coda soffice e gli occhi dolci». È così che ha sempre immaginato il suo cane, il suo grande desiderio. A Isa può dirlo, lei è la sua migliore amica.
«Te l’ho detto, puoi chiedere tutto quello che vuoi. È magia, e non c’è limite alla magia», Isa le ha detto anche che, perché la magia funzioni, bisogna seguire con lo sguardo la scia della stella cadente e trattenere il respiro per otto secondi, non uno di più né uno di meno, otto secondi esatti. Poi bisogna chiudere gli occhi, fare un saltello e dire la formula: «Con la piccola stella della sera, il mio desiderio si avvera».
«Con la piccola stella della sera? Uhm, sembra una cosa da bambini piccoli…».
«Da bambini piccoli?», Isa si è guardata intorno con aria sospettosa, poi ha fatto cenno all’amica di avvicinarsi. Sono bastate quattro parole per lasciarla a bocca aperta: «Direttrice Vittoria Grazia Timbuchi».
«COSA?!», è saltata su Anna. «Vuoi dire che sei stata tu, con un desiderio, a metterla fuori uso?».
«Sch!!!», Isa le ha tappato la bocca con una mano. «Sei matta, Anna? Se qualcuno lo venisse a sapere, potrei passare dei guai».
La dirigente scolastica Vittoria Grazia Timbuchi è a capo di quella scuola – la primaria statale De Amicis – da circa trent’anni, ed è il terrore di tutti gli alunni. Soprattutto di quelli che frequentano l’ultimo anno, come Anna e Isa, perché ha la brutta abitudine di fare irruzione nelle quinte, interrompere le maestre che stanno spiegando e mettersi a fare domande qua e là.
Il suo corpo è piccolo, la sua faccia è piccola, anche i suoi occhi sono piccoli dietro un paio di piccoli occhiali da vista. Insomma, è tutto piccolo nella Timbuchi, tutto tranne le orecchie, che sembrano quelle di un elefante africano. E va bene così, perché con i suoi enormi padiglioni auricolari, è capace di sentire il minimo rumore anche a distanza di metri.
Quando cammina lungo i corridoi o entra in una classe, le orecchie della Timbuchi cominciano a muoversi come un radar, a destra e a sinistra. Basta una parola, un sussurro, il suono di una matita che rotola sul pavimento o di un foglietto che viene accartocciato tra le dita e subito…
«Lamberto ti ho sentito, mascalzone, fammi subito vedere cosa c’è scritto su quel foglietto!», urla all’improvviso. «Volevi passare un messaggio segreto al tuo compagno di banco, eh? Bene, te lo do io allora un messaggio segreto per i tuoi genitori, portami subito il diario, che ti scrivo una bella nota!». Oppure, «Stefano, Matteo, razza di screanzati, se avete voglia di parlare, perché non venite alla lavagna? Interrogazione di matematica a sorpresa! Sì, evviva, sono la migliore! Ah, ah…», ridacchia con un gelido sorriso. Insomma, è senza pietà.
La cosa più incredibile però è che in quasi trent’anni di servizio la Timbuchi non abbia mai saltato un solo giorno di scuola, né per andare in vacanza né per una malattia. Nessuno! Almeno fino alla scorsa settimana, quando è stata vittima di uno strano incidente: investita da un carrello imbizzarrito del supermercato.
I testimoni dello sciagurato evento raccontano che in quel momento la Timbuchi se ne stava davanti al bancone dei salumi e dei formaggi freschi, aspettando che uscisse il suo numero.
«Adesso serviamo il cliente numero 17», ha detto un ometto da dietro il bancone.
«Sono io!», ha risposto subito la dirigente scolastica facendo un saltello in avanti e tirando spintoni agli altri clienti per farsi largo. «Fermi tutti, questo è il mio numeroooo… oooo… AAAHHH!».
È stato in quell’istante che il misterioso carrello, sbucato alla velocità della luce dall’angolo del pane fresco, l’ha colpita in pieno portandola via, lungo il corridoio 4, quello dei detersivi e del cibo in scatola per animali, per andarsi a sfracellare nel reparto sughi e pelati.
Si dice che la Timbuchi avesse così tanta salsa di pomodoro addosso, che i volontari dell’ambulanza non riuscivano a farla stare ferma sulla barella perché scivolava da tutte le parti, e alla fine l’hanno dovuta legare con delle cinghie.
Risultato: tre settimane di assoluto riposo.
«Se ti ricordi, il giorno dopo sarebbe stato venerdì. E di venerdì la Timbuchi viene sempre in classe nostra», ha sussurrato Isa, continuando a guardarsi intorno circospetta. «Ma io, la sera prima, avevo visto una stella cadente in cielo e così…».
«Hai espresso il desiderio, fantastico!».
Isabella ha annuito, poi ha dato un morso al suo panino. «Credimi, la stella cadente è infallibile, è la tua unica speranza per avere un cucciolo».

Come è nata l’idea di questo libro?
“Anna & Bibo” è una storia sulla diversità, sull’unicità, ma anche sui desideri e sulle aspettative. Per questo direi che non è solo un libro per “bambini”, ma per “bambini e genitori”, perché è rivolto anche a loro. Tutti vorremmo avere un cucciolo bianco e bellissimo, è così che Anna se lo immagina. Poi un giorno arriva Bibo, che è l’opposto, è basso, allungato come una salsiccia, marrone, con le orecchie all’ingiù e gli occhi un po’ strabici. E non è nemmeno ubbidiente, fa pipì dappertutto, non dà retta agli ordini! Quel cane però, Bibo, avrà la forza di stravolgere e sconvolgere i cuori della sua nuova famiglia, di farli innamorare come solo gli esseri più incredibili possono farti innamorare. Ed è questo che vogliamo dalla vita, no? Innamorarsi in maniera folle, altrimenti è una noia.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Quasi un anno, ho lavoro molto sui personaggi. Volevo che fosse una storia divertente, piena di umorismo. E anche commovente. Perché sono cose che vanno bene insieme, fanno bene al cuore.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Si tratta di una storia molto cinematografica, direi che è una sceneggiatura già pronta per un cartoon. In questo caso i miei riferimenti sono stati i classici della Disney, ma anche i classici in bianco e nero, Le simpatiche canaglie, alcuni film di Charlie Chaplin, Gianni e Pinotto. Ogni volta che immaginavo una scena, la vedevo in bianco e nero!
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato a Firenze. Qui ho studiato all’università, qui lavoro nell’editoria dal 2000 circa, prima alla Nerbini, poi alla Giunti per quasi quindici anni, e adesso sono responsabile di redazione alla Librì, una casa editrice che si occupa di progetti educativi per i più piccoli e narrativa per ragazzi. Insomma, sono al posto giusto.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Divertirmi a scrivere storie. Sembra una sciocchezza ma non lo è. Quando non ti diverti, il piccolo lettore lo sente e ti abbandona. I piccoli lettori poi non hanno pietà. Però hanno sempre ragione. Loro si aspettano di ridere, di commuoversi, di arrabbiarsi, di rilassarsi. Chi scrive deve essere in grado di regalare tutto questo. La mia speranza quindi è quella di continuare a divertirmi quando scrivo.