Apocalisse anno 10 – Viaggio nell’Italia degli zombie, è un romanzo horror di Nicola Furia edito da Arkadia nel 2015 nella collana Eclypse. Il volume di Nicola Furia, già autore di Diario di guerra contro gli zombie, può essere ordinato su tutte le principali librerie online; ecco di seguito la sinossi, un estratto del romanzo e il link alla scheda del libro su IBS.
Apocalisse anno 10: descrizione del romanzo
Come è mutata l’Italia dopo dieci anni dall’apocalisse originata dal risveglio dei morti? Esiste ancora una civiltà? I sopravvissuti al genocidio della razza umana in che tipo di società convivono?
Un reportage giornalistico, dinamico e realistico, ci pone al seguito di una squadra operativa di legionari incaricata, dal neocostituito Impero Italico Libero, di attraversare la penisola invasa dagli zombie. Un assortito e stravagante commando di sette miliziani partirà dal Distretto di Centocelle, sede romana del Governo Imperiale, per tentare di raggiungere uno sperduto distretto in Basilicata, dove pare si stiano conducendo, in gran segreto, terrificanti esperimenti sui risorti dagli esiti sconvolgenti.
Una giovane giornalista li accompagnerà, allo scopo di documentare l’esito della pericolosa missione. Mille insidie attendono al varco i componenti del drappello, e non saranno solo gli zombie ad intralciare il loro cammino. Bande di predoni anarchici, riottosi ad aderire alla dittatura militare imperiale, agenti dei servizi segreti deviati ed eserciti di guerrieri adolescenti, figli del nuovo mondo, incroceranno la strada dei protagonisti in un crescendo di azione e colpi di scena.
Un romanzo dai toni crudi, violento e spietato, ma nel contempo ironico ed epico, ci mostrerà una nazione sconvolta. Ma il cataclisma che si è abbattuto in Italia è riuscito a spazzare via i vizi, le ingiustizie e le miserie umane che la caratterizzavano prima dell’alba dei morti viventi?
Apocalisse Anno 10 di Nicola Furia: un estratto dal libro
….«Ci stanno sparando!», urliamo all’unisono in preda a un’agitazione convulsa, quando il primo crepitio di una scarica di mitra riecheggia nell’aria, accompagnato, simultaneamente, dal rumore sordo e metallico dell’impatto delle ogive sulle carrozzerie blindate dei mezzi. La risposta tonante della Browning di Falconieri non tarda a farsi attendere.
Mi volto di scatto e noto il Caporale, ritto sulla torretta del Puma, impegnato a scaricare piombo rovente contro un gruppetto di motociclisti comparso all’improvviso alle nostre spalle, da una stradina laterale. Vedo almeno una decina di moto, ma altre ne stanno sbucando dalla curva. Ogni veicolo è cavalcato da due uomini, uno alla guida, l’altro dietro armato di mitraglietta. Alcuni indossano il giubbetto, altri il casco anti proiettile. Le protezioni non li salvano, però, dalla potenza d’arresto dei proiettili della mitragliatrice, capaci di penetrare una lastra d’acciaio di 16 millimetri. Vedo i primi cadere, sbandare, finire fuori strada o schiantarsi sull’asfalto rovente, falcidiati dalla gragnola di proiettili sputati dalla Browning. Una pioggia infernale che sfonda indifferentemente parti meccaniche delle moto, toraci e teste.
I caduti vengono subito sostituiti da altri motociclisti che concentrano il fuoco sulla torretta del blindato, guadagnando terreno a vista d’occhio. Ed ecco spuntare dalla strada laterale anche i primi fuoristrada. Una Land Rover, due jeep, di cui non riconosco il modello, e una campagnola. Ai veicoli sono state applicate lastre di metallo a protezione dei passeggeri che, armati di doppiette caricate a pallettoni, mitra e fucili a pompa, ci stanno scaricando addosso un micidiale volume di fuoco. Da una jeep decappottata si erge un uomo che imbraccia un lancia razzi.
«Sta giù!», mi urla Fabio afferrandomi la nuca e spingendomi, a forza, la testa tra le mie gambe.
Sento un fischio lacerante seguito da un immane boato e vengo sballottata dentro il veicolo, che comincia a zigzagare bruscamente. Le voci allarmate alla radio si accavallano freneticamente.
«Guagliò! Che maronna sta succedendo?», chiede Rizzo. Precedendoci sulla moto, non ha la visuale degli aggressori e sente solo il caotico crepitio delle armi e i boati delle esplosioni.
«Stiamo sotto attacco!», rivela Daliberti alla radio, poi, rivolgendosi a tutto il convoglio, lancia concitatamente i suoi ordini: «Dobbiamo accelerare! Tra breve ci circonderanno. Felix, abbandona l’escavatore e sali sulla Lince! Rapidi! Noi vi copriamo», conclude mentre il blindato si arresta con una brusca manovra. Le gomme stridono sull’asfalto posizionandolo in diagonale sulla strada, con la parte anteriore che va quasi a toccare il guardrail a sinistra della carreggiata. Daliberti, con un balzo, scende dal mezzo e, appostatosi dietro riparo della carrozzeria del veicolo, comincia a sparare brevi raffiche contro gli inseguitori. Anche Faruk apre lo sportello del lato guida, scende e, assunta la posizione di tiro in ginocchio, mette in azione il fucile d’assalto. Falconieri rimane imperterrito sulla torretta, fa scorrere rapidamente i nastri nel vassoio di alimentazione continuando così a vomitare una tormenta di proiettili da sfondamento contro gli aggressori. Lo scoppio fragoroso del serbatoio di una moto costringe gli assalitori a rallentare l’attacco. La densa nube di fumo che si sprigiona ci ripara momentaneamente dalla loro vista. Il Cinico, bestemmiando, ferma l’escavatore sul margine destro della strada, afferra zainetti e lanciagranate e si proietta a bordo della jeep, tuffandosi nel sedile posteriore.
«Ci siamo!», comunica via radio Fabio ingranando la marcia.
«Ripartiamo!», urla Daliberti salendo a bordo del blindato.
Il convoglio sfreccia spedito, sempre inseguito dai Raiders che, malgrado le perdite subite, non danno il minimo cenno di interrompere l’attacco.
«C’hanno sbarrata a via! La strada è…», sono le ultime parole trafelate che sentiamo via radio da Rizzo, prima che il boato di un’esplosione copra le sue parole. Una densa nube di fumo nero si alza a una cinquantina di metri di distanza davanti a noi.
«Antò! Antò! Che succede?», chiede allarmato via radio Daliberti, senza ottenere risposta.
Quando riusciamo ad avvicinarci al luogo della deflagrazione, notiamo con sgomento la moto di Rizzo adagiata fumante sul margine della strada, distrutta da un razzo anticarro, proprio sotto un ponte che sovrasta l’arteria che stiamo percorrendo. Maciniamo rapidamente la distanza che ci separa del veicolo in fiamme e alla fine lo troviamo. Rizzo è disteso spalle a terra, in posizione scomposta, e sta strisciando verso il guardrail. Con la mano sinistra si stringe la pancia e con la destra impugna la mitraglietta. Spara raffiche prolungate davanti a sé, contro un nemico che ancora non riusciamo a vedere. Quando lo affianchiamo osserviamo con orrore i suoi intestini, sparsi sull’asfalto, trascinati dall’Appuntato mentre cerca di mettersi al riparo.
«Lo recuperiamo noi!», urla concitato Daliberti via radio accostando il blindato. Ma è in quel momento che, sopra il ponte appena superato, compaiono altri predoni armati fino ai denti. Iniziano a sparare e a lanciarci una decina di bombe a mano che esplodendo spandono i loro micidiali frammenti di morte.
È una bolgia infernale. Ci sparano da dietro e dall’alto. Rimanere lì significa soccombere. Arrestiamo comunque i mezzi per tentare di soccorrere Rizzo, ma scendere è impossibile. Una grandinata di proiettili e di schegge impatta su di noi da ogni dove. L’aria sembra essere d’un tratto diventata solida, non riesco a respirarla…
Il romanzo Apocalisse anno 10, lungo 280 pagine, è in vendita in formato cartaceo su tutte le principali librerie online.