
Edito da Franco nel 2020 • Pagine: 232 • Compra su Amazon
Quando il reale diventa surreale e la follia un modus vivendi, hai due opzioni: o ne parli con un bravo psicologo (ma non sempre funziona) o con una buona dose (q.b.) di ironia ne scrivi al mondo intero.
Questo libro è il frutto del lavoro di due steward che hanno deciso di mettere nero su bianco le loro (dis)avventure, riempiendo il “vuoto d’aria” di cui non si è mai parlato. Finora.

Rullaggio
“Ma guarda come sono eleganti. Come sono belli. Che divisa immacolata! È uno spettacolo vederli sfilare per l’aeroporto. Mi basta guardarli per rilassarmi.”
Forse non mi hanno mai visto dopo il regalino di una passeggera che si è dimenticata di prendere le pastiglie per il mal d’aria.
“Ma i piloti, si sposano con le hostess? No, perché altrimenti come fanno? Son sempre in giro.”
Quindi agli steward restano le fate?
“Alla fine, dai, sono tutti camerieri per aria.”
Non mi risulta che al Ritz ci siano manette, letti a castello, forcipi e kamikaze, ma se sbaglio ditemelo che provo a cambiare carriera.
“Loro non ce l’hanno mica una casa, son sempre in volo. Un affitto sarebbe sprecato e comprarla non gli conviene di certo. Diventerebbe vecchia senza usarla. Non so neanche se gli darebbero un mutuo…”
Non vedo l’ora che arrivi l’ultima rata.
“Pensa che non possono nemmeno donare gli organi .”
Se è per quello nemmeno il sangue.
“Ma con i figli come fanno?”
Davvero. Piegarli in valigia è un gran problema.
Assistenti di volo.
Quante storie hanno intessuto sul nostro conto!
Quante di queste sono frutto della sadica fantasia dei passeggeri o di aspiranti aviatori e quante invece sono veritiere o anche solo vagamente simili alla realtà?
È giunta la resa dei conti.
La cordicella del giubbotto di salvataggio ce l’abbiamo in mano noi. Bisogna riempire un vuoto. “Il vuoto d’aria” di cui non si è mai parlato.
Ma chi sono e cosa fanno i passeggeri a bordo di un volo transoceanico? E perché lo fanno? E se a quelle altitudini sanno ancora quello che fanno, ci sarà qualcuno che li perdonerà?
Una cosa è certa. Nell’alto dei cieli, la realtà supera di gran lunga la più fervida delle fantasie terrene e questa volta non lo apprezzerete più attraverso i racconti distratti e oziosi dei viaggiatori – re e regine per una notte – al bar, bensì dalla bocca ogni giorno sempre più sbalordita di due steward ancora operativi sulle tratte intercontinentali.
Allacciate dunque le cinture di sicurezza e preparatevi al decollo.
Si parte per un viaggio attorno al mondo in 50 storie minime dove l’unica morale è l’eterea follia dettata dall’ipossia, dove tutto è permesso, dove nessuno conosce nessuno, nell’aria di nessuno, dove domani è un altro giorno, dove l’unico limite è il cielo e dove noi, se Dio vuole, sopravvivremo per continuare a raccontarvele.
#1
Top 10
E anche in questo volo il fenomeno delle eccedenze di prenotazione (overbooking) colpisce ancora. Dei 54 passeggeri in Business Class, 20 sono clienti a prezzo pieno, mentre agli altri è stato effettuato il passaggio alla classe superiore (upgrade), sono stati staccati troppi biglietti in economica. Non sarebbe un grande problema, non fosse che molti dei miracolati hanno aspettative irrealistiche… futuristiche e… diciamolo pure… anche un po’ compulsive.
Come se noi non sapessimo che sono businessari per caso.
La lista passeggeri riporta il profilo di ogni cliente… sappiamo anche se vanno tenute le debite distanze per via dell’alito cattivo… i colleghi di terra sono davvero spietati nella valutazione.
Comunque, nella tratta Miami-Londra ecco la top ten (in ordine sparso) delle dieci perle di saggezza dei passeggeri in business per caso.
Sbizzarritevi pure a creare la vostra classifica personale!
Pronti? Via.
1. «Posso avere un bicchiere di champagne blu?»
«Signora, abbiamo il Taittinger oppure lo Champagne rosé, quello blu non ce l’abbiamo.»
«Ah, io l’ho visto in un film, pensavo che l’aveste.»
Ma cosa ha visto, l’aereo più pazzo del mondo?
2. «Come si accende la luce in bagno?»
Il guardaroba non è illuminato. Esci che ti fai male e non c’è nemmeno lo sciacquone!
3. «Vorrei un bicchiere di champagne rosé e voglio fare come i francesi, mi ci metteresti due cubetti di ghiaccio e un grano di pepe?»
Avrà visitato un territorio d’oltremare a me sconosciuto.
4. «Vorremmo due bicchieri d’acqua bollente, raffreddata.»
Sempre più complicato.
«Posso darvela direttamente dalla bottiglia a temperatura ambiente?»
«No, siamo indiani, siamo abituati all’acqua pura dell’Himalaya, ce l’hai un termometro?»
L’ayurveda salverà il mondo.
Come mai tutte le volte che vado in India solo al pensiero di aprire il rubinetto mi prende la dissenteria? Sarà per l’acqua pura dell’Himalaya?
5. «Quando viene il capitano a farci visita?»
Non siamo su una nave da crociera. Gli unici momenti in cui si vede il capitano passeggiare per i corridoi dell’aeromobile è quando non ha digerito bene e non vuole rendere l’aria irrespirabile in cabina di pilotaggio per il suo collega.
Consiglio spassionao: non rivolgetegli la parola, lasciatelo passare il più in fretta possibile.
6. «Io non prendo niente.»
«Ma no tesoro, prendi qualcosa, su.»
«No, non ho sete.»
«Ma dai, quando ti ricapiterà più un’occasione del genere?»
«Hai ragione, ordina tu.»
«Una coca cola con ghiaccio e limone.»
Le occasioni della vita: una coca cola in Business ha tutto un altro sapore, concordo.
7. «Questa è la zona “arcobaleno?”»
«In che senso?»
«20 E ed F. Anche i nostri amici gay avevano questi sedili nel loro viaggio a Hong Kong, si sta benissimo, e poi c’è molta privacy, grazie.»
Oddio, con quegli sguardi da concepimento, questi due chissà che intenzioni hanno.
8. «Per me una M, le ciabatte ce le ho già.»
Malinformata: il pigiama lo diamo solo in Prima. Le ciabatte te le porti ancor prima di sapere che ti verrà fatto l’upgrade? E se poi non si abbinano?
9. «Se ha finito con l’antipasto le porto via il piatto.»
«Ah, io ho già mangiato anche il crème caramel… perché c’era qualcos’altro?»
«Sì. c’è il pasto caldo.»
«Ok, allora portami il manzo però poi vorrei un altro dolce sennò mi sembra di fare le cose a rovescio.»
Traduzione: non fai prima a dirmi che vuoi il bis di dolci?
10. «Qual è il bottone per fare girare la poltrona letto?»
Non siamo a “The Voice” e io non sono la Carrà.
Scrittrici bloccate
«No grazie, niente. Però mi serve una banana» mi chiede la passeggera stringendosi la testa tra le mani.
Sarebbe stato molto più semplice dire di no, ma mi sembra urgente e vado nella piantagione della Business a prendergliene una.
«Ecco, signora.»
«Grazie!» L’afferra, la sbuccia e ne mangia la metà in un sol boccone. «Tutto a posto!» mi dice sgranchendosi le dita.
«Potassio… è istantaneo.»
Si mette a scrivere al computer e poi mi guarda felice.
«Sai, sono una scrittrice… ero bloccata.»
E io che pensavo che il blocco dello scrittore fosse un disagio della mente, che sciocco.
«Il potassio agisce subito, avevo le dita bloccate, però adesso sono riuscita a finire il capitolo. “And he kissed her on the cheek. Then he hopped out of the room like a kangaroo”. Non so come sia nella tua lingua, però in inglese è un finale ad effetto, non potevo non scriverlo, ce l’avevo in testa, grazie della banana. Prova a tradurtelo, vedrai come è bello.»
La baciò sulla guancia. Poi uscì dalla stanza saltando come un canguro.
«Avrei potuto scrivere: “facendo salti di gioia” e invece ho scelto un’espressione più creativa, più originale e anche più romantica.»
Devo trovarmi qualcosa da fare, tra poco mi chiederà un’opinione.
«Sai come lo intitolo?»
Ma allora la banana ha proprio funzionato, adesso va come un treno.
«Domani ti amerò.»
Nata per il Pulitzer.
«Perché lei è una che non si dà subito, però poi alla fine ha un incidente, mortale, ma i lettori non lo sanno e prima di spirare gli dice: “Ti amerò…” e lui si immagina che lei dica “per sempre” invece lei si gira dall’altra parte e gli sussurra: “domani”, poi muore. Ti piace?»
Ecco, lo sapevo che me lo chiedeva.
Io voglio andare a lavorare in stiva… e senza banane!
La sanità mentale non ha prezzo
«Mi chiamo Mary» mi dice l’americana che dalla business ha percorso tutta l’aeronave con un cuscino sotto braccio. La solita insonne che vorrà fare quattro chiacchiere?
«Ciao Mary, dai che sono bloccato sulla 4 orizzontale. Sei brava a fare le parole crociate?»
«Sì… sei da solo, non c’è una tua collega?»
«Sì, gli altri sono in pausa, però c’è anche Audrey in servizio, lei l’ho già torturata a dovere, la 4 orizzontale proprio non le viene. Mary conto su di te!”
«Ah, io sono di New York… a me Baltimora proprio non piace…»
Intuisco che delle parole crociate proprio non gliene potrebbe fregare di meno.
«E comunque… se Audrey non torna… senti Franco, a me scappa la pipì.»
Non capisco che collegamento ci sia tra la mia collega e la pipì di Mary, comunque per fortuna torna Audrey, loro si capiranno al volo, tanto le donne fan sempre così. Mi eclisso fingendo di concentrarmi sulla 4 orizzontale, ma origlio tutto.
«Ciao Audrey, sono venuta dalla business perché gli assistenti di volo sono tutti uomini. Sono claustrofobica e mi scappa la pipì, non riesco a chiudermi dentro. Ora incastrerò il cuscino nella porta a soffietto e ti chiederei gentilmente di rimanere fuori, girata, per evitare che entri qualcuno, va bene? Non ti preoccupare, lo faccio sempre anche in taxi a New York, estate o inverno non ha importanza. Mi metto un bell’impermeabile e poi ne lascio fuori dalla portiera un lembo, così mi sento più sicura. Non riuscirei mai a rimanere “tutta” dentro all’abitacolo. Faccio lo stesso anche con la gonna, solo che a volte mi si rovina o mi si strappa. Ma non importa, l’equilibrio mentale non ha prezzo.»
«Sì, va bene, intanto io leggo Hello Magazine» dice Audrey. Mary entra, strizza il cuscino nella porta e forse si rilassa.
«Audrey?» fa Mary. «Mi senti? Non stai guardando, vero?»
«No, sono girata» dice Audrey alzando gli occhi al cielo.
«Prova a rigirarti e dimmi se mi vedi.»
Dopo un interminabile scambio di “mi vedi, mi senti, girati e rigirati – No, no ti vedo. Va bene mi giro” rinuncio a finire il cruciverba.
«Non c’è campo nei bagni Mary, stai tranquilla, non ti vede e non ti sente nessuno, però sono videosorvegliati, quindi puoi salutare i piloti, la telecamera è dietro lo specchio!» le grido dalla cambusa. Tiè, così impari a piantarmi in asso con il mio cruciverba!
Se vi capita di andare a New York e fermi a un semaforo sulla Quinta vedete un lembo che svolazza dalla portiera di un taxi giallo, non siate maleducati. Salutatela, già sapete come si chiama.
CIAO MARY!!!

Come è nata l’idea di questo libro?
Le esilaranti storie minime raccolte in un romanzo sono tutte ispirate a storie realmente accadute durante gli oltre vent’anni di carriera a bordo degli aerei di un’importante compagnia britannica.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È stato molto piacevole e liberatorio.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Woody Allen, Stefano Benni.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Viviamo a Valdinoce e abbiamo abitato 25 anni in Inghilterra dove lavoriamo tutt’ora per la medesima linea aerea come pendolari dall’Italia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ci stanno chiedendo il seguito del libro quasi tutti i lettori, dunque procederemo in questa direzione.
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