Edito da Pierluigi Curcio nel 2019 • Pagine: 640 • Compra su Amazon
"L'ascesa degli antonini e in particolar modo dell'imperatore Marco Aurelio, porterà a uno dei momenti di maggiore splendore dell'Impero Romano ed entrerà nella storia. In quegli stessi anni, un ufficiale di fanteria romana annienterà le migliori forze di cavalleria del tempo per divenire leggenda."
La storia incontra la fantasia in questa avvincente narrazione piena di azione che si svolge nell'Antico Romano Impero. Le scene di battaglia sono particolarmente entusiasmanti. Linda A. Malcor, autrice di "From Scythia to Camelot " e la serie dei "Dragonlords of Dumnonia".
"Questo è un romanzo potente, veloce e ricco di dettagli sul pretendente più enigmatico al ruolo di Re Artù. Ambientato in epoca romana, con un pizzico di fantasia, è una lettura obbligata per tutti coloro che si ispirano alle leggende del re che fu e che un giorno sarà. Personaggi forti, molta azione e alcune interessanti speculazioni raccontano la storia di Lucio Artorio Casto. Fortemente raccomandato."John Matthews, storico indipendente e autore considerato bestselling dal New York Times, autore di 'Red Dragon Rising'.
Il sole non era spuntato e solo un lieve chiarore si riversò sui guerrieri caledoni quando ricominciarono i preparativi per la marcia.
Aidan stiracchiò le membra flettendo le braccia dietro la schiena. Alzò il collo fino a quando la nuca toccò le spalle. Occhi chiusi. Li riaprì nel riportarsi in posizione eretta e fu allora che lo vide. Incerto, passò una mano sulle palpebre strofinandole un paio di volte, consapevole del brivido lungo la schiena e della paura che s’insidiava nel profondo della sua anima.
Mac Ciarain, l’inseparabile Mac Ciarain gli diede una pacca sulla schiena.
«Cos’hai?»
Il guerriero non rispose. Si limitò a stendere il braccio e a puntare l’indice. Il gesto attirò l’attenzione dei più vicini, poi, a uno a uno, tutta la massa dell’esercito si ritrovò a guardare per riflesso nella stessa direzione.
Una figura solitaria avvolta in un mantello rosso, reggeva l’insegna del drago che ben avevano imparato a temere. Cavalcava un mastodontico cavallo nero e, impassibile, li invitava a venire avanti.
«Non è possibile…» affermò sbigottito Grendell, uno dei capi della rivolta. «Non possono essere già qui!»
Impugnò la lancia piantata nel terreno e l’estrasse con rabbia crescente per puntarla contro il nemico. L’urlo di sfida si ripercosse di gola in gola. Non sarebbero fuggiti, non ancora.
D’improvviso, come ombre dell’Annwn, decine e decine e migliaia di cavalieri ricoprirono le colline.
Le urla si placarono in un soffio di vento mentre da nord-ovest, una nuova massa di guerrieri dai colori accesi dei clan si posero a distanza di sicurezza. Inneggiavano le lance al cielo riempiendo l’aere con un lugubre canto di guerra.
Grendell, incredulo, si voltò più e più volte in cerca di una via di fuga, mentre l’uomo del drago, estratta la spada, discendeva lento il pendio seguito da lì a breve dalla scorta. Impugnavano già gli archi, la cui efficacia avevano tristemente testato solo due nundine prima.
Cinque guerrieri britanni si staccarono a loro volta dalla massa dell’esercito e lanciarono la sfida. Un duello. Dall’esito dello stesso sarebbero dipese le sorti dello scontro.
Lucio si rabbuiò. Questo non era previsto. Se i Britanni avessero perso ci sarebbe stata battaglia. Un rivolo di sudore solcò la guancia mentre la bucina suonava il segnale di arresto. Se i sarmati avevano imparato a obbedire, la stessa cosa non si sarebbe potuta dire per i re che avevano prestato giuramento sulla spada. L’ordine comunque era stato chiaro: respingerli in ogni modo a est. La rabbia crebbe in Lucio nel riconoscere i guerrieri dei principali clan che sfidavano il nemico: Gawain, Owain, Urien, Tristan, Lamorac.
Dalle fila nemiche si levò un boato quando altri cinque guerrieri uscirono allo scoperto e andarono loro incontro. Gawain lanciò l’asta. Si piantò nel terreno a un solo palmo da un sasso che ne avrebbe potuto spezzare l’effetto scenico. Lì sarebbe scorso il sangue. Non ci furono saluti, solo una spasmodica tensione crescente, incrementata dalle maledizioni degli sciamani di entrambi le parti. Nessun ulteriore preavviso.
Lamorac parò un affondo e nella rotazione decapitò un secondo avversario poco vicino, mentre Urien infilava il proprio ferro tra le costole dell’uomo per poi torcerlo brutalmente. I tre guerrieri rimanenti indietreggiarono quando i cinque si fecero li pressarono. La fuga fu plateale, sin troppo. Caddero per mani amiche gorgogliando nel proprio sangue.
Il corvo si librò nel cielo e un’aquila gli piombò addosso stringendolo tra gli artigli. Alcune gocce di sangue caddero tra i caledoni.
Lucio riprese l’avanzata. I corni di guerra risuonarono da ogni dove e i guerrieri lo seguirono al passo, poi gli andarono dietro all’attacco. I cinque re, ricompattatisi alle proprie fila, non furono da meno e dall’alto dei carri da guerra, sulle cui ruote Lucio aveva fatto applicare delle lame, caricarono.
L’impatto fu cruento. Le prime fila si scontrarono in un groviglio di corpi senza nessun tipo di tattica militare. Un immenso spingersi tra le due parti e un affondo di colpi senza tregua, la ressa talmente stretta che i morti rimanevano in piedi non trovando nessuno spazio per cadere. I sarmati scagliarono un nugolo di frecce in corsa. Colpirono il centro e le retrovie dell’esercito nemico. A breve sarebbe giunto l’impatto e già i conti puntavano letali.
Grendell lasciò andare ancora una volta lo sguardo sul campo in cerca di una via di fuga e la vide. Alle loro spalle, a est, si apriva una strada tra le montagne. Se fossero riusciti a occupare quella posizione, avrebbero avuto i fianchi coperti e difendersi sarebbe stato più semplice. Altri corni suonarono e nuovi segnali fecero ondeggiare le schiere come un’onda impazzita. La maggior parte dei caledoni, ancora disimpegnati dal combattimento, indietreggiarono dandosi alla fuga verso lo stretto canale: settantamila uomini trovarono respiro pronti a dar la vita nel tentativo di respingere i figli del drago, ma la cavalleria sarmata li lasciò andare andandosi a chiudere a incudine contro i ventimila impegnati in combattimento coi britanni. Fu una strage.
Lucio assorbì a stento la botta causata da una punta di lancia che lo aveva stordito rimbalzando sull’elmo. Si girò giusto in tempo per vedere l’aggressore colpito da Quinto prima con una gomitata in volto poi, roteato il busto in una violenta torsione, con un affondo della spada nello stomaco.
Un nuovo sibilo lo costrinse a voltarsi e si accorse quanto fosse difficile per Peredur, Agravin e Rector coprirgli le spalle. Smise di pensare e si lanciò in soccorso dei propri uomini. Con un fendente recise di netto il capo di un guerriero e, conscio della lancia prossima a centrarlo in petto, impennò il proprio cavallo lasciando che il colpo penetrasse nel corpo dell’animale. Rotolò in terra due volte prima di rialzarsi pronto al combattimento. Parò un affondo e d’istinto conficcò le dita della mano libera negli occhi dell’avversario. L’urlo di orrore non si sentì nell’immenso fragore. Una spada cozzò contro gli anelli della lorica spezzandogli il fiato. Cadde sulle ginocchia e, poco prima che il guerriero ripetesse il colpo, si lanciò in avanti affondando Caledfwlch nell’inguine. Ancora una miriade di colpi e di parate per quel che ai guerrieri parve un tempo infinito mentre il sole era ben lontano dal raggiungere l’apice.
L’improvvisa quiete colse tutti di sorpresa. I volti insanguinati, le mani unte di sangue, il fiato grosso e la sorpresa di esser vivi. Nessun tempo per pensare.
Artorius afferrò dalle redini un castrone dal manto nero e vi si issò con un colpo di reni. Diede un’occhiata critica al campo di battaglia e notò che i barellieri portavano già aiuto ai casi più disperati. Alzò Caledfwlch in alto e chiamò a raccolta tutti. Cavalieri sarmati e figli di Albion, per puntare contro il nemico asserragliato nel canalone.
Come è nata l’idea di questo libro?
Da sempre appassionato di letteratura arturiana, mi sono imbattuto per caso in un articolo della Dott.ssa Linda A. Malcor sulle origini storiche del mito da individuarsi in un prefetto di cavalleria romana: Lucio Artorio Casto. Non avrei mai pensato che ne scaturisse una trilogia: Artorius, La stirpe dei re, Riothamus.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ho impiegato circa due anni per avene una bozza, ma ho continuato a lavorarci fino all’ultima data di pubblicazione dopo averlo riveduto con la stessa dott.ssa Malcor che ne ha curato la prefazione, per la versione inglese.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi sono basato sulle storie di Dione Cassio ed Erodiano, per non parlare degli usi e costumi in età imperiale. Attenendomi ai romanzi storici. oserei dire Pressfield, McCullough e il primo Manfredi.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in quel di Crotone.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho in mente un altro paio di romanzi storici.
Lascia un commento