Edito da EtroMirroR Ed. / Ed.Musicali nel 2020 • Pagine: 98 • Compra su Amazon
"Un libro di poesie plasmato nel non senso, dalla fine all’inizio, da destra a sinistra. Spezza il concetto stesso del libro. Apparentemente distorto, con un pizzico di follia, sarà vero? O è solo un illusione, al lettore l’ardua decisione. L’autore si illude di voler far rinascere la decadenza. EtroMirroR rinforza la sua illusione, perché la realtà nasce da essa”
Leggere un libro di poesia è sempre molto difficile, amo poco la poesia contemporanea specialmente degli emergenti. Invece questo mi ha stupito. Sia nello scritto che la composizione del libro. Perché qui, abbiamo un testo che mischia immagine e parole e lo fa in modo del tutto nuovo. Ma che rappresenta la poesia.
Una poesia che deve far scuotere le menti, un linguaggio semplice e provocatorio. Provocatorio è anche l’impaginazione, essenziale per captare il senso di asfissia, il gioco dello scritto allo specchio ~ simbolo della decadenza umana. Simbolo dell’uomo che ha paura di guardare il suo doppio. L’uomo che preferisce perire piuttosto che accettarsi e cambiare. Piuttosto che pensare.
Una poesia d’impatto, che cerca di dare equilibrio nel caos.
Di parole dette ma non ascoltate. Perché purtroppo si guarda sempre al passato, dando un senso a ciò che era senza soffermarsi al presente e contemporaneo.
“ tuttavia, anche dietro un’espressione di disgusto si può sorgere il raggio limpido della ragione. Profondità e riflessione non vengono alcun modo stigmatizzate, piuttosto filtrate e sottomesse a un linguaggio schietto e abrasivo, che intende colpire il cuore per scuotere anche il cervello. Squilibrio necessario a raddrizzare un altro squilibrio… Dunque “asfissia di Emoglobina” è necessario imbarbarimento della parola per suscitare emozione soprattutto, disillusione, indignazione, ripensamento, magari una nuova instabilità che faccia risucchiare, ma anche aprire nuove, più proficui atteggiamenti verso la vita… “
Ancora un altro pieno
Via nell’ignoto,
lungo le arterie della terra,
sfrecciando lungo il placido ozio della campagna,
ai margini delle fredde torri metropolitane,
tuffandoci nel brulicare dei peccati notturni,
sposandoci con la solitudine di deserti rosi dal sole,
e ancora avanti, giù nel profondo,
abbracciando la vulva della terra,
cavalcando sogni riaccesi, tessere di paesaggio,
nell’autentico pulsare del capriccioso momento,
imbastendo mosaici dorati sul cemento quotidiano,
eccoci, anime nervose affamate di vita,
archeologi del ritmo originale,
avulsi al delirio ebbro di un denso sangue materno,
sapendo essere il viaggio,
l’unica vera meta…
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