Asperger è un romanzo di Ninetta Pierangeli pubblicato nel corso del 2015 da Lepisma editore, una storia corale che comprende “un giallo surreale”. Ecco la sinossi del romanzo, un estratto dal testo e il link alla scheda del volume su IBS.
Trama di Asperger di Ninetta Pierangeli
In un centro di Roma per l’assistenza psichica, psicologica e neurologica, si intrecciano le storie di diversi personaggi e prende il via un giallo surreale: chi ruba i semi dall’orto che serve per l’ortoterapia?
La storia è narrata a più voci, ogni personaggio presenta sé e la propria vicenda. Si tratta dunque di un romanzo corale, si potrebbe dire sviluppato alla Pamuk. Sebbene l’architettura sia complessa, il racconto va avanti rapidamente. Il tema, forte e impegnativo viene svolto in modo leggero e ironico, a volte persino buffo e porta a un finale aperto alla speranza.
Asperger: un estratto dal romanzo edito da Lepisma
Mi ha chiamato la dott.ssa Carlucci, mi ha detto che oggi inizia il progetto di ortoterapia per noi del centro diurno. Fa un po’ freddo, per mettersi a lavorare fuori, ma mi sono portato i guanti. Stanotte ho dormito tranquillo, mi hanno lasciato in pace. Mi sento persino allegro. L’autobus è passato subito e sono in anticipo. Dovevamo essere qui tutti alle nove e mezza, ma sono solo le nove.
Aspetterò nel giardino: fa freddo, ma c’è il sole.
– Oh, ciao, sei tu!
– Ciao, Marco.
– Ciao… ma non mi ricordo come ti chiami…
– Silvana.
– Silvana… Sei anche tu qui per il progetto di ortoterapia?
– Sì… l’orto. Me lo ha detto la Carlucci.
– Ma con quelle scarpe ballerine vieni a lavorare? Sono molto carine… anzi, cara, ti volevo dire, sei sempre vestita molto carina. Ma oggi… le ballerine… non ti pare?
– O cavolo! Non ci avevo pensato! E se vengo scalza?
– Scalza? Con questo freddo?
– Va be’, vediamo.
– Senti… ma tu che c’hai? – gli dico tanto per sapere.
– Io? Boh, la depressione ha detto il dottore.
– Tutti abbiamo la depressione qui dentro. Ma che tipo?
– Boh! Ha detto che ogni tanto vado in delirio. Però io non me ne accorgo. Sto bene quando ho il delirio: sono felice. Poi faccio il botto col cervello e tutto diventa terribile e io sono disperata. Però oggi sto bene, te lo giuro, questa cosa dell’orto mi piace, ma… non trovo le sigarette… Oh cavolo, mica le avrò lasciate a casa?
– Te la do io una. Ma dimmi, tu che fai? Lavori?
– Lavoro… no. Studio. Però all’università ci vado poco. Studio a casa.
– E dai! E che studi?
– Filosofia.
– Filosofia? Non ci posso credere!
– Sì, perché?
– Ma allora tu conosci le monadi. Non c’era quel filosofo, Leibniz, che parlava delle monadi?
– Sì, Leibniz,e allora?
– E allora… non ci puoi credere… io le sento.
– Ma cosa senti?
– Le voci no? Tu non le senti?
– Quali voci?
– Le voci, le voci. Io sento le voci. Prima non capivo chi erano. Ma poi ho letto questo libro: “Monadologia” di Gottfried Leibniz. Vedi? Ce l’ho sempre nella borsa. E ho capito da dove venivano le voci.
– E da dove vengono?
– Vengono dalle monadi no? Ogni cosa è una monade e ogni cosa è fatta di monadi e le monadi parlano. Parlano a me, capito?
– Capito. Tu senti le monadi, fico! E me le fai sentire pure a me?
– Pure a te? Ma loro parlano con me, capisci? Come faccio a fartele sentire?
– E se le registri?
– Le registro, dici?
– Sì dai, le voglio sentire anche io le monadi, così poi glielo dico all’assistente di teoretica che è mio amico. Anzi gliele faccio sentire pure a lui.
– Va bene, appena si fanno sentire le registro e poi ti porto la registrazione sulla chiavetta USB.
– Marco, c’è la Carlucci!
***
– Ragazzi siete pronti per cominciare l’ortoterapia?
– Sì.
– Sì.
– Aspettate che domando in segreteria se è arrivato il giardiniere.
La Carlucci va in segreteria e torna.
– Ragazzi, il giardiniere non c’è! Forse è malato… Per oggi mi sa che non se ne fa niente, ci riproviamo la settimana prossima, sempre lunedì alle nove e mezza. Ditelo agli altri.
– Che bello! – fa Silvana.
– Come che bello? Che palle, invece! – dico io.
– Sì, ma le mie scarpe sono salve. Che bello!
– Che bello – finisco io.