
Edito da Lupi editore nel 2021 • Pagine: 197 • Compra su Amazon
Un romanzo intenso e sconvolgente che apre gli occhi e che farà cambiare modo di vedere le cose.
Assenza racconta la storia di una ragazza che si sveglia una mattina in un corpo maschile.
Mentre Anna svanisce lentamente, la personalità di lui nasce e comincia a vivere, come se fosse “appena nato”, perché non sa come comportarsi e non ha ricordi del passato.
Anna non è del tutto scomparsa, e i due imparano presto a comunicare: lei lo aiuta a districarsi nelle situazioni della vita, lo aiuta a conoscersi e a crescere. Lui e Anna rimangono così uniti da un filo invisibile che loro stessi non riescono a spiegare.
Ma c’è un dubbio che ossessiona lui, la sera, prima di addormentarsi: chi si sveglierà la mattina seguente? Lui, o Anna?

1
C’è una fase, tra il sonno e la veglia, in cui la coscienza non è né da una parte né dall’altra. Non si è svegli, ma non si sta neanche dormendo. Ci si trova in una specie di oblio, a rimbalzare tra la vita onirica e quella reale. Sulla soglia dei due mondi.
Ero lì. La mia mente riprendeva possesso del mio corpo mentre mi faceva saltellare in testa frammenti dell’ultimo sogno vissuto quella notte.
Dio, grazie al cielo era solo un sogno! pensai. La mia faccia si allargò in uno sbadiglio e la mia mano si alzò automaticamente a coprire la bocca. Fu così che me ne accorsi.
La pelle del mio viso non era liscia come al solito, ma anzi, irsuta e pungente tutto intorno alle labbra e sulle guance.
Lo spavento mi fece spalancare gli occhi di scatto…e così potei notare il braccio, ancora teso con la mano che premeva e carezzava gli spilli che trafiggevano il viso. Il braccio non era uno spettacolo più rincuorante, cosparso da grossi peli castani.
Mi alzai con un balzo, come un soldato richiamato all’attenti, e mi guardai le gambe, trovandole (come temevo) ricoperte di peli, più lunghi e scuri di quelli sulle braccia.
I piedi sembravano aver preso due misure in una sola notte. Le unghie ancora laccate di rosso. I miei fianchi un po’ troppo larghi erano spariti. Portai le mani all’altezza dei seni, ma quelle dolci curve non c’erano più; al loro posto un levigato petto maschile. Almeno questo è glabro! Fu quello il mio primo pensiero da uomo…che aprì la strada ad un’altra considerazione, tipicamente maschile.
Con un po’ di imbarazzo e ancora incredula, spostai lo sguardo più in basso; scostai incuriosita il perizoma di pizzo azzurro che ancora indossavo e che iniziava a suscitarmi un rigurgito di disgusto, e scrutai quel serpente che mi penzolava tra le gambe. Trasalii. Ero sconvolta e cominciavo a capire che non si trattava di un sogno. Mille pensieri, dubbi, domande, riflessioni mi si accalcavano nella mente. Ma fu un attimo, come un fulmine che scoppia nella notte. L’agitazione passò in fretta. Un sorriso compiaciuto mi si disegnò sul viso: non mi è andata mica male! fu il mio secondo pensiero da uomo.
Mentre stavo lì a fissarmi soddisfatta, mi si affacciò alla mente una di quelle frasette banali che si sentono spesso in giro: non contano le dimensioni, ma come lo si usa. Il sorriso mi si spense in un baleno: avrei avuto bisogno di qualche lezione e di molta pratica per imparare, e chissà se ce l’avrei mai fatta: in fondo, partivo con una trentina d’anni di ritardo!
Sorpresa di come mi stessi abituando rapidamente al mio nuovo corpo e alla mia nuova mente, decisi subito di fare una prova. Dopotutto, dovevo pisciare.
Mi diressi al cesso ciondolando, ancora piena di sonno; lo tirai fuori, lo presi in mano e il piscio sgorgò subito, in un getto potente che quasi mi fece perdere l’equilibrio (ancora precario a causa della poca esperienza), grondando schizzi qua e là sulla tavoletta, a mo’ di pioggia. Porca merda! pensai.
Mi sentivo come un pompiere alle prese con il suo primo incendio.
Quando il getto cessò lo scrollai, facendomelo roteare in mano come l’elica di un elicottero, gocciolando sul pavimento, sulle pareti e persino sul soffitto.
Stavo per rimetterlo a posto quando, in un impeto animalesco che non potei controllare, mi strappai il perizoma e lo lanciai nel cesso, indignato.
Uscii senza lavarmi le mani e mi diressi in cucina con le palle al vento. Nonostante fosse mattina, avevo una gran voglia di scolarmi una birra. La stappai con i denti. Non credevo di esserne capace…forse lo avevo imparato osservando gli ex fidanzati della me-donna.
Dopo essermi dissetato, mi assalì il desiderio di uscire e guardare il mondo per la prima volta. Con gli occhi di un uomo.
Aprii l’armadio per vestirmi e ci guardai dentro. Porca merda! Scelsi dei jeans e una felpa larga per mascherare il più possibile la femminilità dell’abbigliamento. Il pitone sarebbe rimasto libero.
Mi vestii intonando What a wonderful world a rutti. Mi infilai un paio di infradito e presi le chiavi della macchina con il portachiavi peloso fucsia; conclusi la canzone con un assolo trionfale, muovendo le mani per dirigere l’orchestra, acciuffai la borsa e, finalmente, uscii.
Mi diressi alla Citroën grigia posteggiata a destra dell’ingresso del condominio e l’aprii. Salii, misi in moto, mossi in modo meccanico il braccio in direzione della cintura di sicurezza e ci ripensai: i veri uomini non allacciano la cintura.
Rimasi così qualche momento. Non sapevo dove andare e mi pareva più interessante esplorare il territorio a piedi. Scesi, chiusi la macchina e riposi il peluche fucsia nella borsa, che infilai sulla spalla destra con un movimento così naturale e abitudinario che non mi parve per nulla strano, in quel momento.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata per puro caso. Avevo da poco terminato un corso di scrittura creativa e volevo tenermi allenata in attesa di iniziare il successivo. Così presi dalla mia libreria uno dei tanti manuali con esercizi di scrittura e ne scelsi uno. L’esercizio consisteva nello scrivere, in un tempo massimo di venti minuti, un testo che rispondesse alla seguente domanda: cosa faresti se ti svegliassi nel sesso opposto? Trascorsi i venti minuti senza staccare la penna dal foglio (mi piace scrivere a mano, quando posso) e avevo ancora talmente tante idee in mente che decisi subito di trascrivere tutto al computer e continuare la storia…che alla fine si è trasformata in un romanzo!
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La prima parte è filata liscia come l’olio. Più scrivevo e più avevo intuizioni su come proseguire. Intuizioni che diventavano parole da sole, come se vivessero di vita propria. Io mi sono limitata a trascrivere ciò che vedevo nella mia mente. Quando sono arrivata circa a metà, però, questo flusso ha rallentato. Non ero sicura di come procedere, delle mosse successive. Ho sentito l’esigenza di fermarmi a rileggere tutto, perché mi sembrava che mancasse una struttura, nei personaggi e nella trama: la storia non era nata con l’idea di essere un romanzo, e questo iniziava a farsi sentire. Così lo rilessi, lo corressi, lo modificai, e questo mi ha permesso di avere altre intuizioni su come procedere. Da lì in poi ha iniziato a scorrere di nuovo tutto come all’inizio, tanto che è un po’ come se questo libro si sia scritto da solo. Io mi sono limitata a battere sui tasti.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Il mio autore preferito è Stephen King. Adoro il suo stile di scrittura, e ammiro la sua capacità di unire elementi surreali a elementi realistici, incastrandoli alla perfezione. Quando si pensa a Stephen King viene subito in mente il genere horror, e trovo che questo sia limitante. Ci ha regalato capolavori che vanno oltre alle etichette di genere, secondo me. Basti pensare a “Il miglio verde”, “L’ombra dello scorpione”, “22/11/63” e tanti altri. Per non parlare di “On writing”, che mi ha spalancato il cancello verso l’universo della scrittura; cancello che fino a quel momento era soltanto socchiuso e cigolante. È stato il mio più grande insegnante. Oltre a lui, tanti altri: Philip K. Dick, Isaac Asimov, Chuck Palahniuk, George Orwell, Jonathan Coe, Alessandro Baricco, e la lista potrebbe continuare…
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata a Milano, dove vivo anche oggi. In passato ho vissuto in Inghilterra, a Birmingham, dove ho lavorato come croupier in diversi casinò. Da lì mi sono trasferita in Spagna, vicino a Madrid, e ci sono rimasta un anno. Poi diverse circostanze hanno chiuso quel capitolo della mia vita e mi hanno riportata in Italia, dove ho aperto un capitolo nuovo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a scrivere, naturalmente! Al momento sto lavorando alla stesura di un nuovo libro, e ho già un paio di idee per altri romanzi. Mi piacerebbe anche realizzare un blog in cui proporre esercizi di scrittura creativa. Senza insegnare niente, ma con lo scopo di creare un gruppo di persone con la passione per la scrittura che si divertano a mettersi in gioco e condividere i propri testi. In fondo, è proprio grazie a esercizi del genere che ha preso vita il mio romanzo, AssenzA.
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