Edito da Historica Edizioni - Cesena nel 2019 • Pagine: 130 • Compra su Amazon
Berlino è il luogo dell’anima. Quello che quando ci sei, sai esattamente che non vorresti essere da nessun’altra parte. Da questa passione nasce il personalissimo racconto di viaggio alla scoperta della città che non sta mai ferma, vista attraverso gli occhi dell’autrice che se ne è perdutamente innamorata.
Sinossi: Il luogo dell’anima. Quel posto che, quando lo trovi, capisci immediatamente che non vorresti essere da nessun'altra parte.
Per l’autrice questo luogo è Berlino, che ha deciso di raccontare portando il lettore a vedere la città attraverso gli occhi di chi se ne è perdutamente innamorato.
Il lettore si troverà con lei di fronte alla tragicamente nota costruzione fatta di mattoni e storia che ha diviso in due la stessa gente, parteciperà alla metamorfosi che ha trasformato la città da brutto anatroccolo a bellissimo cigno, passando attraverso racconti, a tratti ironici, di restauri e ricostruzioni, ma anche di passeggiate, gite in barca e piccoli particolari.
Un libro da leggere lasciando aperte le finestre del cuore per far entrare sensazioni, immagini e suoni attraverso il tempo e lo spazio.
Ancora due parole per dare un'idea ancora più precisa di che cos'è il mio piccolo libro:
Berlino per me è il luogo dell’anima: quello che quando ci sei, sai esattamente che non vorresti essere da nessun’altra parte, come c'è scritto più sopra. Ho voluto raccontare il modo di questa città di essere sempre diversa cercando di condurre il lettore a vedere attraverso i miei occhi gli spettacolari cambiamenti avvenuti durante più di vent'anni. Il racconto nasce dalla mia passione per questa città che è sorta già fina dalla prima volta in cui ci sono stata, quando erano ancora molto pesanti i segni di quel muro che per trent'anni l'aveva divisa in due.
Inizialmente la tristezza è il sentimento più marcato per ciò che gli occhi vedono e che fa male, soprattutto quando cerco di immaginare le persone che in quei luoghi hanno vissuto. In tutti questi viaggi sono molte le cose che mi sono rimaste impresse e che racconto anche in modo minuzioso per suscitare nel lettore la curiosità.
Ho cercato di prendere il lettore per mano e portarlo a spasso per la città osservandola con i miei occhi e facendogli scoprire le spiagge cittadine, osservare i battelli che affollano le acque della Spree, fargli fare crociere sui fiumi e laghi tanto numerosi quanto affascinanti, su battelli che paiono vere e proprie navi da crociera, immaginare le notti nebbiose durante le quali avvenivano gli scambi delle spie sul famoso Glienicker Brücke .
Questo racconto di viaggi non contiene citazioni di luoghi d’arte o di cultura, poiché non può sostituirsi a ciò che una vera guida della città può dare. Vuole essere una lettura lieve, dove il lettore possa immergersi con curiosità e allegria, ma soprattutto vuole essere la testimonianza della profonda trasformazione che ha cambiato radicalmente il volto della città dal momento in cui dalla mela spezzata in due che era, è diventata nuovamente una bellissima mela intera.
Non manca anche una piccola parte dedicata a quello che io nel libro chiamo “il resto dei chiusi fuori”, poiché anche l’esperienza nel resto della ex-DDR mi ha lasciato un segno indelebile.
Ho intitolato i vari capitoli con "al di qua" o "al di là" per indicare se stavo parlando di qualcosa ald qua o al di là del muro, dove al di qua identifica la parte al di qual del muro, quindi la parte della ex-DDR. Ho chiamato " i chiusi fuori" coloro che abitavano la ex DDR perchè, per dirla con il mio libro: "A nulla serviva pensare che gli abitanti di Berlino Est e della ex Germania Est non erano quelli che erano stati chiusi fuori dal resto del mondo, ma quelli che abitavano lo spazio che circondava completamente gli abitanti della ex Berlino Ovest. Certo, non c'è dubbio, la logica era inconfutabile: i veri esiliati erano coloro che abitavano a Berlino Ovest. Quelli "chiusi dentro" un piccolo cerchiolino circondato dal grande Est".
Al di qua – La mia casa a Berlino
Non so descrivere come mi sento tranquilla e rilassata mentre passeggio lungo i viali alberati, sento la fresca aria estiva sul viso e vedo il sole limpido ed il cielo di quell’immenso blu che sempre mi rapisce. Non so descrivere cosa sia che mi lega così tanto ad una città che non è mia.
Ma qual’ è la città, per me, cittadina d’Europa che si trova bene dappertutto e che quando se ne va dalla comunque bella Torino, raramente tornerebbe indietro?
Perchè Berlino e non un’altra?
E’ come se Berlino fosse vita, la vita sempre nuova e sempre diversa che più mi piace fare, ma è sempre lì, con la sua presenza sicura e solida. Solida come la simpatica onnipresente Fernsehturm che è sempre visibile e svetta con i suoi 368 metri di altezza e che vedi fare capolino tra i palazzi o tra gli alberi da qualsiasi parte tu vada.
Non si contano ormai più le volte in cui sono passata lungo le rive della Spree nei pressi della Stazione centrale o ai piedi dei palazzi del Governo o al Nikolaiviertel, eppure non smettono mai di piacermi le sedie a sdraio dei chioschi-bar, i traghetti passeggeri che starei a guardare per ore, la chiusa al Nikolaiviertel, il profumo degli alberi e dell’acqua, i corvi e i gabbiani, le crociere sui fiumi della città, la gente che si fa i fatti propri, ma che se ti vede in difficoltà è pronta ad aiutarti. Quella stessa gente che ti parla anche se non ti ha mai vista prima e senti forte la sensazione che qui ci sia ancora fiducia nel prossimo, che tanto manca invece dove vivo io.
Qui non ho paura che se qualcuno mi si avvicina per parlarmi sia per poi scipparmi la borsa perchè qui puoi andartene e lasciare l’auto aperta senza che nulla venga rubato, o dimenticare un pacchetto di sigarette su di una panchina in un luogo affollato e tornare dopo mezz’ora e ritrovarlo.
Grande città a misura d’uomo.
Ma se dovessi pensare ad un posto dove abitare che fosse adatto alle mie finanze e tranquillo, c’è un luogo della città che mi ha colpita in modo particolare.
Sto parlando dei palazzi che maestosamente fiancheggiano l’amplissimo viale alberato che va sotto il nome di Karl-Marx-Allee, nel quartiere di Friedrichshain,
E’ una zona molto particolare della ex Berlino Est. L’imponenza dei palazzi e l’unicità architettonica dà un po’ la sensazione di trovarsi in una città sovietica, anche se io in una città sovietica non ci sono mai stata. Per ora.
L’ampiezza del viale, con tre corsie per ogni senso di marcia e ai lati alberi e spazi verdi che separano la strada dai palazzi, mi comunica una piacevole sensazione di libertà.
Passeggiando lungo il monumentale viale si ha il sentore di essere davanti a qualcosa di veramente speciale.
Lungo tutta la Karl-Marx-Allee sorgono i maestosissimi palazzi, quelli che all’epoca della costruzione vennero chiamati “Palazzi dei Lavoratori”, frutto di un grandioso progetto di costruzione in stile neoclassicismo socialista detto anche, e la cosa mi fa particolarmente divertire, Zuckerbäckerstil, stile della torta nuziale.
In un primo momento proprio non capivo per quale motivo si potesse dire che questi palazzi avevano lo stile di una torta nuziale.
Di primo acchito per me una torta nuziale è un qualcosa con molti fronzoli, potremmo dire un qualcosa di parecchio barocco, se vogliamo metterla sull’architettonico.
Questi invece sono palazzi alti e squadrati, con uno stile pulito e sobrio, senza fronzoli e molto eleganti, grazie anche al fatto che le loro facciate sono interamente rivestite con piastrelle chiare di porcellana Meissen.
Poi ho capito. La torta nuziale del tipo a più piani, ha piani squadrati e alti, man mano con circonferenza sempre più stretta fino ad arrivare all’ultimo in alto, il più piccolo, con le figurine dei due sposini al centro.
Ecco! Tutti i palazzi come quello della Cultura e Scienza di Varsavia, sparsi in molte città delle nazioni dell’Est europeo, Mosca compresa dove la torta nuziale è il palazzo dell’Università statale, sono fatti esattamente così, come una torta nuziale.
Quando sono stata qui la prima volta, sono rimasta colpita dalla maestosità dei palazzi, così come anche dal progetto ambizioso che ci stava dietro.
Purtroppo, come tutto il resto della città, erano anch’essi tristemente lasciati andare. Moltissime delle piastrelle erano pericolanti per non parlare della quantità di parti in cui le piastrelle non c’erano nemmeno più. Gli androni erano malridotti, c’erano brutti graffiti sui muri, i giardini davanti e dietro erano un ammasso di sterpaglie.
Loro, i palazzi, si ergevano fieri, come soldati che hanno perso molte battaglie, hanno le divise mezze stracciate e sono rimasti quasi senza armi, ma sanno che il loro combattimento è stato fondamentale e che la guerra non è ancora finita.
Percorrere quel viale leggendo ciò che le guide raccontano è un po’ come passeggiare dentro la storia. Fermarsi a leggere ogni tanto quello che riportano le iscrizioni lungo la strada e vedere le vecchie fotografie delle fasi della costruzione della metropolitana negli anni ’20, la U5 che corre proprio sotto il grande viale, è davvero fare un balzo indietro nel tempo.
Nel corso degli anni, piano piano, anche questi bei palazzi sono stati ristrutturati quasi totalmente ed ora hanno ripreso quasi completamente quello che doveva essere il loro iniziale splendore.
E poi si arriva al fondo della K-M-A ed ecco la Frankfurter Tor, maestosa conclusione di un piacevole percorso storico.
I due eleganti palazzi all’angolo tra la Wahrschauer Strasse e la Karl-Marx-Allee che la compongono, sono a forma di colonna quadrata e sono sormontati da due maestose torri con cupola. Costituiscono la parte dove si conclude l’ardito progetto architettonico dei Palazzi dei Lavoratori.
Dalla Karl-Marx-Allee, tenendosi alle spalle la Frankfurter Tor e guardando dritto di fronte a sé, si può ammirare la simpatica Torre della Televisione, la Fernsehturm, che si staglia all’orizzonte con la sua sfera rotonda e la punta acuminata.
Per me che amo questa città, lo spettacolo che offre il sole che tramonta proprio sul viale ed infuoca il cielo di Berlino incorniciando di giallo, arancione e rosso la silhouette scura della Torre è quanto mai spettacolare.
Mi fermo tra le aiuole del viale, guardo il cielo colorarsi dietro quella simpatica Torre e sorrido. Sempre ed ogni volta sono contenta di essere ancora lì a respirare l’aria frizzantina di quella ennesima sera d’estate dalla quale non mi staccherei mai.
Proprio lungo questo viale ho anche trovato uno dei locali dove cucinano la migliore carne che io abbia mai mangiato. Non sono un’amante della carne, ma qui è cucinata in modo talmente divino che ci torno sempre volentieri.
Non sono mai stata qui d’inverno e non so come può essere, ma l’estate per me è particolarmente piacevole perché c’è un clima meravigliosamente asciutto. Anche se ci sono più di trenta gradi, ci si può spostare all’ombra e si trova sempre un po’ di brezza. Non c’è nemmeno l’ombra dell’umidità che a Torino tanto io odio, dove si gronda di sudore anche senza muovere un dito.
La mia casa a Berlino vorrei fosse qui, per poter vedere ogni giorno questi “tramonti sulla Fernsehturm”, dove spesso gli aerei lasciano scie luminose e dove, nonostante il traffico che scorre sulle famose sei corsie in tutto, c’è una gran tranquillità.
Come è nata l’idea di questo libro?
Ho sempre desiderato scrivere un libro mio, ma finora ho sempre scritto solo racconti brevi che mi sono stati pubblicati per la maggior parte da Historica Edizioni in antologie di Autori Vari, la stessa casa editrice che ha pubblicato Berlino. Siccome a me piace molto viaggiare e da molti anni giro l’Europa esclusivamente con la mia auto, venendo così in contatto con la realtà più vera dei luoghi che visito, ho pensato di mettere insieme le mie impressioni, le mie sensanzioni e gli aneddoti divertenti che ho raccolto nei miei viaggi. Perchè non iniziare da Berlino, la città che ha rapito il mio cuore e dove, se potessi, mi trasferirei domani stesso? Quindi ecco l’idea del mio primo scritto articolato come omaggio alla città che più di tutte amo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Inizialmente avevo una gran confusione per la quantità delle idee che mi si affollavano nella mente. Le parole si materializzavano abbastanza facilmente, ma mi pareva di avere difficoltà a dare un filo conduttore ai miei pensieri. Poi, dopo aver scritto alcuni capitoli, ho cominciato a capire come avrei strutturato il tutto e da quel momento in poi la strada è stata in discesa.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi piacciono molto i racconti di avventura che tengono il lettore incollato alle pagine per il loro ritmo e perchè scorrono velocemente senza annoiare mai. Quindi mi piaccono molto Clive Cussler, Ken Follett, Michael Crichton. Mi piacciono parecchio i gialli quindi Arthur Conan Doyle e George Simenon. Ma i libri che adoro di più e lo stile che mi piacerebbe possedere sono quelli del mio idolo: Oliver Sacks. Il mio sogno sarebbe stato quello di diventare medico, per cui sono affascinata da tutto ciò che è scientifico e i saggi di Oliver Sacks sono quanto di più meraviglioso e affascinante io mai abbia letto.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Torino e ho sempre vissuto qui, salvo i primi due anni e mezzo della mia vita n cui ho vissuto in un paese in provincia di Vercelli, dove sono nata.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto scrivendo un secondo libro di viaggi, questa volta sui tre Paesi Baltici: Lituania, Lettonia ed Estonia. Mi piacerebbe però riuscire a scrivere un romanzo di avventura, ma anche un giallo che sono i due generi che più mi appassionano. Ho dei precedenti di scrittura collaborativa che considero una gran bella esperienza, per cui non escluderei una scrittura a quattro mani.
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