
Edito da DZ Edizioni nel novembre 2017 • Pagine: 192 • Compra su Amazon
Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell’89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. All’interno della ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo Spirito Protettore della Città, l’Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.
Il romanzo ha vinto il secondo premio al Trofeo Cittadella 2018.

Ulrik correva nella notte. Tutto attorno il bosco bruciava, divorato da fiamme d’ombra.
Si guardò indietro; suo padre l’aveva intimato di non farlo mai, ma lui voleva sapere dove fosse. L’aveva cacciato via ed era rimasto con altri uomini a combattere e lui voleva sapere se stava bene. Doveva stare bene.
Non si accorse di una radice sporgente e ruzzolò a terra, battendo la testa. Un rivolo di sangue gli coprì l’occhio destro, lo spazzò via con la manica della felpa, poi riprese a correre nella foresta. Suo padre gli aveva detto di raggiungere lo stadio, dove si erano asserragliate le donne e i bambini, protetti dal fuoco di sbarramento delle forze governative, ma Ulrik aveva perso l’orientamento. A nove anni gli alberi sembravano tutti uguali. Così si ritrovò ai piedi di un colle, che subito riconobbe, capendo di essere parecchio fuori strada.
Vide i resti dell’edificio sulla sommità e rabbrividì. Circolavano strane storie su quella montagna e sulla macabra fine dei suoi abitanti, divorati da ombre così fitte che neppure il sole di mezzogiorno avrebbe scalfito. Sul tetto della costruzione c’era ancora una vasca colma del sangue dei morti, macabro promemoria per chiunque avesse cercato di violarne i confini, ma Ulrik non aveva scelta; sentiva i cani alle sue spalle, il respiro pesante del gigante cattivo che voleva metterlo in quel sacco puzzolente. Cosa ci fosse dentro non voleva scoprirlo, così iniziò a salire la Montagna del Diavolo. Dalla cima, quantomeno, avrebbe potuto tener d’occhio la foresta circostante e magari individuare suo padre.

Come è nata l’idea di questo libro?
“Berserkr” è nato dal mio amore per Berlino e per la mitologia germanica. Volevo ambientare una storia fantastica nella mia capitale europea preferito, dove ho vissuto e ho amato, e mi piaceva l’idea di farne il luogo dove convergono forze e creature sovrannaturali.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non molto. Scrivere, per me, è sempre un piacere e mi sono proprio divertito a rielaborare miti e leggende germaniche, calandoli in un contesto urbano, quello della Berlino misteriosa, nascosta, abbandonata, non quella frequentata di solito dai turisti.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Io adoro gli urban fantasy, per cui i miei autori di riferimento, per il genere, sono sicuramente Luca Tarenzi e Aislinn, tra gli ottimi scrittori italiani, e Neil Gaiman tra gli stranieri, anche se cerco, e spero di riuscire, di crearmi uno stile mio, personale.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho vissuto anche a Berlino e proprio l’amore per questa città, l’aria di storia che si respira girando per le sue strade mi ha ispirato per questo racconto.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuerò a scrivere. A breve usciranno una mia antologia di racconti fantastici ispirati al folklore toscano e il terzo capitolo di “Ulfhednar War”, la mia saga urban fantasy con lupi e stregoni sull’Appennino tosco-emiliano.
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