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Il Dio descritto nella Bibbia può essere un alieno?
Un extraterrestre, sbarcato sul nostro pianeta millenni fa, potrebbe essersi fatto divinizzare per soggiogare e controllare antiche popolazioni?
A queste domande molti autori hanno risposto affermativamente.
In questo primo volume l’autore, Oud Eys, affronta alcune delle tematiche basilari del pensiero di Mauro Biglino, scrittore e conferenziere italiano, che è uno tra i tanti che, al posto della classica figura immateriale del Dio ebraico e cristiano, vede una figura più tangibile e concreta: l’alieno chiamato yahweh.
Concentrandosi maggiormente sulla presenza materiale e sul racconto degli eventi accaduti a quest’alieno – non disdegnando a volte di tratteggiare tali eventi con una vena spiccatamente ironica – Oud Eys cerca di mettere in risalto le incongruenze, le contraddizioni, le inattese goffaggini capitate al povero alieno, protagonista di alcuni passi della Bibbia e dell’epica omerica.
Nonché alcune inesattezze sulle affermazioni di Biglino: dal razzo egizio alle parole dei rabbini kabalisti; dalla già esplosa Betelgeuse ai cavalli celesti; dai robot di Efesto alla spasmodica voglia di oro; dalla navicella di yahweh ai possibili testimoni oculari.
L’intera visione che risulta emergere dai vari capitoli dà, al nostro Oud Eys, la netta sensazione dell’incoerenza e dell’illogicità del puzzle formato dalle tesi bigliniane, almeno per quanto riguarda gli aspetti qui analizzati.
Assisteremo così al passaggio dalla netta – ma apparente e infondata – concretezza delle vicende dell’alieno-elohim a una più e squisitamente umana “visione della divinità, come interpretazione e rappresentazione che gli uomini hanno dell’idea di Dio”, in tutte le sue mille sfaccettature.
Niente alieni-elohim, dunque, nella Bibbia, e neppure in Omero.
Consigliamo la lettura di questo libro sia a chi sostiene le idee bigliniane e – in un ambito più vasto – le teorie degli “Antichi Astronauti”, sia a chi non vede nella Bibbia alcun intervento alieno.
Ed è proprio la “presenza fisica e concreta” che cercheremo di analizzare, soprattutto nelle strane vicende che si vedranno in seguito.
Perché se da un lato i fatti descritti sembrano far notare nettamente la corporeità degli alieni-elohim e delle loro azioni dall’altro queste stesse azioni e comportamenti, analizzati più a fondo, sono ascrivibili ad alieni che – a nostro avviso – dimostrano molti e forti carenze di conoscenza in più ambiti.
Del metodo (ovvero dei molti facciamo-finta-che)
7 – Assioma del “contesto” o meglio del “contesto sì, contesto no”
Nell’articolo del 2013 “KAVOD (la gloria di Dio?)” Biglino scrive: “Alcuni amici mi segnalano che i filologi si accaniscono nel tentare di dimostrare che il termine KAVOD non indica ciò che io documento nei libri. E’ evidente che la sola argomentazione filologica non porterà ad alcun risultato […] e allora, come sempre, vorrei suggerire di tenere conto del contesto.” (*maurobiglino.it/2013/01/kavod-la-gloria-di-dio-nuovo-articolo-di-mauro-biglino/)
Tratteremo la questione del kavod nel capitolo dedicato.
Però, in un altro articolo, dal titolo “Interpretazioni Bibliche”, sempre del 2013, Biglino scrive: “Io intanto continuo a ‘fare finta’ che ‘tutto’ si possa leggere in forma letterale, anche ciò che mi è difficile da capire: cerco di impegnarmi a non cambiare chiave di lettura a seconda del momento e del contesto.” (*maurobiglino.it/2013/04/interpretazioni-bibliche/)
Non vi sembra un tantinello contraddittorio?
Del tunnel spazio-temporale (ovvero il prototipo che non c’è)
Non vogliamo assolutamente qui negare la possibilità in futuro della reale costruzione di un tunnel spazio-temporale per attraversare distanze intergalattiche, né che una civiltà avanzata sia già in grado di farlo, o lo abbia già fatto.
Quello che vogliamo evidenziare è che non è corretto presentare e avvalersi di notizie frammentarie o riferirsi soltanto a titoli eclatanti per avvalorare una qualunque ipotesi di lavoro.
La coerenza e la logica impongono sempre una corretta valutazione delle fonti.
Rispettiamo ogni ipotesi, ma questa deve essere basata su fonti attendibili e sulla loro corretta comprensione, su deduzioni logiche e conclusioni ponderate.
Una simile superficiale lettura delle fonti (in questo caso l’articolo dell’ANSA) porta spesso a interpretazioni errate, adducendo prove non vere sotto la pretesa di scientificità.
Del razzo egizio (ovvero dannato photoshop)
Il libro di Fenoglio, lungi dall’essere un resoconto con serie argomenta-zioni scientifiche e archeologiche, sembra più un romanzo di fantasy: i due protagonisti, l’ingegnere Jean Didier e l’amico dottore Paul Rever partono nel 1908 alla volta dell’Egitto in cerca delle miniere d’oro del faraone Ramsete I.
Vengono aiutati anche dalla signorina Helen Guillet, una medium, che entrando in trance comunica con sacerdoti e faraoni. Tra riti magici e formule misteriose si imbattono più volte in reali cortei e cerimonie che rievocano fatti passati.
Riportiamo, soltanto per curiosità, un passo di pag. 127:
“Due giorni dopo in un pomeriggio afoso, mentre nel deserto soffiava un impetuoso vento che sollevava turbini di sabbia, il Faraone Ramsete si materializzò nel salotto tra i quattro amici in attesa.”
Ogni altro tentativo di seria analisi ci sembra superfluo, almeno in questa sede.
Dell’efod (ovvero l’i-phone 0.0)
Anna: Ho trovato questo:
2 Samuele 3(3)
12 Allora Abner spedì dei messaggeri a Davide per dirgli: […]
E non poteva chiamarlo coll’efod?
Oh, questo è molto più importante.
2 Samuele 11(3)
18 Allora Ioab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose che erano accadute nella battaglia.
Importanti comunicazioni e mandano un messaggero? A piedi?
2 Samuele 11(3)
25 Allora Davide disse al messaggero: «Dirai così a Ioab: […]
E questo ritorna con un altro messaggio. Sempre a piedi? Povero messaggero, non porta pena, però si stanca moltissimo.
Del dio-alieno-zoppo (ovvero povero Efesto)
Se ammettiamo per reale la zoppia dell’alieno-elohim, per rimanere solo in ambito efestiano (ma come ovvio l’analisi può essere condotta per tutte le caratteristiche delle altre divinità-alieni-elohim), come segno di materialità dovremmo spiegare come, rotolando giù dal monte Olimpo, arrivasse sull’isola di Lemnos distante più di 200 km dalla costa.
In questa occasione sarebbe intervenuta solo la fantasia del popolo greco andando contro l’assioma bigliniano del “descrivevano ciò che vedevano”?
Oppure la zoppia, in quanto evento possibile, è cosa reale mentre il rotolamento per tutta quella distanza, in quanto evento impossibile, diventa favola?
Ci sembra una lettura forzata. E di molto.
A proposito di Caronte ci sovviene un brano che abbiamo ascoltato in una conferenza di Biglino(37). In sintesi, parlando dei famosi Vimana (= mezzi volanti), dice:
– una pubblicità degli anni ’80 della compagnia aerea dell’India riportava la seguente didascalia “Nei cieli dell’India si vola da tremila anni” (minuto 2.00);
– la compagnia aerea del Bangladesh si chiama attualmente “Biman Bangladesh Airlines” (minuto 2.30).
Noi ci domandiamo: ci sarà pur un motivo, no?
Queste sarebbero prove a supporto che nell’antica India e vicinanze c’erano voli quotidiani tra Dacca e Mumbai?
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