
Edito da Gruppo Albatros nel 2019 • Pagine: 230 • Compra su Amazon
I gemelli Neil e Lily si trasferiscono con la famiglia in un appartamento di Londra che nasconde qualcosa d’inquietante. Una misteriosa presenza si affaccia nelle loro vite: l’Uomo Nero, e i due bambini scoprono che tale figura leggendaria ha caratteristiche ben diverse da quelle con cui i genitori sono soliti descriverlo ai più piccoli. Il suo nome è Jack, e proviene dal Nulla. Neil riesce a mettersi in contatto con lui tramite la carta da gioco del Fante Nero, nei momenti in cui è sopraffatto dalla paura. Intanto, in un altro tempo e in un altro luogo, la Legione romana dell’Aquila Nera viene sterminata. I pochi sopravvissuti catturati dai nemici e costretti a partecipare al torneo della Luna Rossa, di tradizione Celtica, in onore del dio della vita e della morte. Un giovane Aquilifer si trova così nel mezzo dell’arena a combattere per tornare a casa. Due storie apparentemente diverse e lontane. Solo un Serpente Nero le collega, in un contesto ove niente è come sembra eppure tutto è come dev’essere…

C’è qualcosa che inquieta in quella casa, un piccolo appartamento inglese nascosto tra gli edifici di londra. Neil ha 9 anni, capelli castani e occhi marrone scuro, per la sua età dovrebbe essere fornito di uno spirito avventuroso e combina guai, invece ha paura persino della sua ombra. E quando mette piede in quella casa, un terrificante brivido gli percorre le membra. «Che cosa c’è da aver paura?» dice sua madre. «In questo appartamento a due piani ci sono solo una vecchia cucina e un salone con un divano logoro, un bagno muffoso e le camere da letto» spiega. «Perché avere terrore?». Neil si stringe al vestito della donna guardandosi intorno e scuotendo la testa. Dall’altra parte, la piccola Lily, la gemella di Neil, è molto coraggiosa e curiosa. Vorrebbe rivoltare la casa da cima a fondo per trovare una civiltà perduta o un regno incantato. «Esploriamo Neil! Esploriamo!» esclama allegra, con la sua voce squillante. C’è una cosa da dire su quel luogo, una cosa che i signori David e Nora Simons non sanno, ma che i loro figli scopriranno: una figura misteriosa si affaccia sulle loro vite. Non illudetevi, non si tratta del solito mostro mangia-bambini e nemmeno di un fantasma, è semplicemente Jack. Nemmeno lui sa definirsi, è Jack e nient’altro, eppure tutto. Semplicemente Jack.
È una piovosa giornata di Marzo, quando i ragazzi, non potendo uscire, dopo la scuola decidono di esplorare la casa. In particolare Lily, che trascina il fratello come un peso morto per tutto l’appartamento. la loro mamma è in cucina a lavorare, avverte i bambini di non combinare guai. Finora l’unica vittoria è una carta, un Fante Nero trovato nel vecchio divano. Lily lo butta via, ma Neil lo prende e lo infila in tasca. Per quale motivo? Forse per avere la certezza e la sicurezza che il massimo che possono trovare sia stretto nel suo pugno. È la volta delle camere da letto e qualcosa attira l’attenzione dei bambini: un fischiettio leggero e limpido, come la carezza del vento in un caldo giorno estivo. Proviene dalla loro stanza da letto, dove Lily, però, non nota nell’immediato la cordicella che pende dal soffitto. Delusa di non aver scoperto l’origine dell’insolito suono, la bambina si dilegua a prendere la merenda e Neil si rende conto troppo tardi di essere rimasto solo. la stanza sembra molto più fredda del solito e nonostante il timore provato, la curiosità lo tenta come la Musa tenta l’artista a creare un sogno. Neil, accortosi della corda, la raggiunge e la tira giù per rivelare una stretta scala di legno bianco. Il fischiettio riprende leggero e limpido, man mano che il bambino sale la scala si fa più forte. Neil si ritrova in uno spazio completamente bianco e vuoto, eccetto per un uomo dai capelli neri e la pelle chiara, come se fosse baciato dalla luna, che lo guarda curioso continuando a fischiettare. È seduto in una posizione rilassata sopra una sedia, eppure non c’è nessuna sedia, non c’è nulla. Vestito con una camicia nera a righe sottili d’argento, gilet, pantaloni, scarpe e giacca neri, il tutto corredato da una catena d’oro che pende dalla tasca destra del gilet. Infine un foulard nero legato intorno al collo, tenuto fermo da una spilla argentata con la forma di un uccello con le ali aperte e legato da qualcosa, forse corde o rami… sembra uno stemma o un simbolo. Neil rimane immobile a tremare quando l’uomo lo guarda negli occhi: iridi nere lo scrutano, un nero che sembra il buio più oscuro che esista. In quel momento l’uomo smette di fischiare. «Non sei certo un cuor di leone, Neil…» l’estraneo si sporge verso di lui, ha una voce profonda e parla con un accento che Neil non ha mai sentito. Il bambino indietreggia, pronto a scappare, ma la scala è sparita e lui, con tutte le sue forze, stringe la carta nella tasca. Una risata esce dalla bocca dell’uomo, Neil gli sta dando le spalle. «Se tua sorella fosse con te e in pericolo di vita, l’abbandoneresti?». la voce dell’uomo è più vicina e il bambino strizza gli occhi girandosi lentamente: «Vuoi… vuoi mangiarmi?». l’uomo sbarra gli occhi per l’assurdità dell’idea e poi ride divertito, mentre dalla tasca sinistra dei pantaloni prende un accendino e una sigaretta che accende, assaporandola lentamente. «ti pregherei di smetterla di stringere così forte». Neil lascia la carta da gioco e l’uomo sembra rilassarsi. «Non che mi faccia male, è solo… un po’ rigido». Neil tira fuori il fante nero e lo confronta con l’estraneo, poi glielo porge. l’uomo scuote la testa: «È tuo, adesso. l’hai trovato tu». Neil lascia cadere la carta a terra e indietreggia. «Lily l’ha trovata! Prenditela con lei!». l’altro raccoglie la carta. «È stata lei a trovarla, sì… ma sei tu che l’hai presa e stretta finora. Vedo che devo essere io a compensare il coraggio che ti manca».
Neil scuote la testa. «Fammi uscire! ti prego, fammi uscire! Io non voglio niente da te!». l’uomo sbuffa «Bambini… dove pensi che siamo, Neil…? tu lo sai? Qui è ovunque e da nessuna parte. È e basta». Il bambino si guarda intorno confuso e l’estraneo sospira pesantemente: «Da questo luogo si torna nel mondo esterno riscendendo le scale della soffitta. Io posso uscire scambiando il tuo corpo col mio per respirare l’aria dall’altra parte…». Neil si guarda la mano. «Il mio corpo…» interrompendo il discorso. «Sei un demone!?». l’uomo gli dà una leggera botta sulla fronte. «Non sono un demone, o ti avrei già divorato. Sono Jack!» lo sgrida, buttando la sigaretta. Neil non si arrende: «Sei un fantasma!?». «Jack!». «Allora sei l’Uomo Nero?!». «Jack! Anche se in molti mi hanno chiamano così e continuano a farlo…». «Un alieno venuto dallo spazio?!». «Jack!». «Un parassita che si è annidato nel mio cervello?!». All’ultimo, spinge la carta nelle mani del bambino e ripete con calma gelida, che fa capire a Neil che lui non è tipo con cui giocare a lungo: «Jack».

Come è nata l’idea di questo libro?
E’ nato tutto dallo spazio bianco, cioè dalla pagina di un quaderno vuoto un giorno di calda primavera, e mi chiedevo sulle storie che ci narravano da bambini. Ho sempre pensato che i mostri non esistevano davvero e, allo stesso tempo, possiamo diventare tutti mostri. Il nome Jack non mi lasciava in pace grazie ai racconti di Neil Gaiman, così ho deciso di unire i diversi punti concentrandomi sull’Uomo Nero e sull’identità che ognuno di noi cerca, scavando nel bene e nel male di questo mondo e su noi stessi. Di conseguenza è arrivata la storia dell’Aquilifer che rappresenta ciò che è disposto a fare l’uomo per tornare a casa o,semplicemente, raggiungere i suoi obbiettivi. Poi mi chiedevo: cosa hanno in comune queste storie così diverse? La risposta non è stata così difficile tutto sommato…
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non molto a dire il vero, tutto stava nell’affrontare il caldo estivo di quell’anno per mettere la penna sul quaderno e poi le dita sulla tastiera per correggere e ricopiare la bozza.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Assolutamente Neil Gaiman, il suo modo di scrivere e le sue storie mi hanno aiutato molto, sia come autrice che nella vita. JK Rowling, sono cresciuta con la sua grande opera. E Dan Brown, è stato il primo autore a cui mi sono appassionata e che riesce sempre a tenermi ancora con il fiato sospeso nei suoi nuovi libri
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Palombara Sabina, un pese vicino Roma. Ho vissuto sempre qui con la mia famiglia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Attualmente il secondo libro è finito, cioè il seguito di Black Jack – L’Aquila e il Serpente, devo mettermi all’opera sul terzo. Amo molto Jack e le sue storie e spero che appassionino un po’ di persone, perché lui non è un protagonista come gli altri e per trovare lui e le sue storie avevo scritto due romanzi mai conclusi. Ciò che so e che scrivere mi rende felice e, anche se non dovessero andare le mie storie tra il pubblico, non smetterò mai.
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