
Edito da Ortica editrice nel 2019 • Pagine: 324 • Compra su Amazon
Giovanni detto Vangò ruba motorini per conto di un carrozziere e nel tempo libero gioca a calcio nella squadra del suo quartiere: il Rione Incis Club, formazione di dilettanti iscritta al girone C della Terza Categoria provinciale napoletana. Ventidue sono le partite del torneo, e ventidue sono i capitoli del libro, attraverso cui Giovanni misura i propri limiti e il suo abbrutimento, subendo l'inutile ferocia dei compagni di squadra, l'ottusità dell'allenatore, i vincoli di un'esistenza da schiavo. Qualcosa sembra cambiare il giorno in cui incontra una bella giornalista sportiva, la sua nuova, impossibile ossessione. Stimolato da un sentimento inedito, il ragazzo comincia a rendersi conto di dover evolvere. Ma come? Sullo sfondo, prosegue il campionato della Incis, tra risse, scorrettezze, acide rivalità, figuracce e futili rivalse. Non ci sono campioni né sportivi, e ogni personaggio rivela senza vergogna la propria deficienza morale. Ciononostante, lontani dai riflettori, su campi polverosi e invasi dall'erbaccia, Giovanni e compagni combattono per resistere alla forza centrifuga del non senso, per sopravvivere a loro stessi.


Come è nata l’idea di questo libro?
Volevo parlare della periferia in cui sono cresciuto, del calcio vissuto come ossessione e valore assoluto, ma declinato e interpretato in maniera impropria. Mi piaceva anche l’idea di cercare un compromesso le linguistico tra italiano letterario e slang dialettale. Così è nato “Cagliosa”, che si è poi sviluppato secondo direzioni che non avevo previsto, aprendosi cioè alla descrizione di un sistema di vita marginale.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ho scritto quasi tutto il materiale in viaggio, durante le trasferte in treno, da Roma a Napoli e viceversa. Ho poi riordinato il tutto, senza particolare sforzo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi piace Gadda. Ma il mio autore di riferimento per stile e contenuti è da sempre Nietzsche.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Roma ma sono nato e cresciuto nella periferia est di Napoli.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho qualche storia in mente. Non so se le porterò mai a termine. Mi piacerebbe scrivere un giallo con ambientazione rionale. Per riportare l’epica delle investigazioni a una dimensione più realistica e quindi stracciona. Pensavo a qualcosa del tipo: “Omicidio dal pescivendolo”. Poi sto anche spendendo fantasie su un romanzo ambientato ai tempi di San Tommaso. Sono un tipo metafisico, molto tredicesimo secolo.