
Edito da Piera Arata; Paolo Paglia nel 2018 • Pagine: 142 • Compra su Amazon
Il Cenacolo oltre cinquecento anni dopo la sua realizzazione pone ancora numerosi interrogativi, a cui storici dell'arte, con rigore, e romanzieri, con fantasia, hanno cercato di dare risposta.
L'ipotesi già nota dell'esistenza di una musica celata in questa opera pittorica viene qui riproposta con una impostazione innovativa, tesa ad aggiungere un tassello alla nostra conoscenza di Leonardo e del suo tempo.

Un nuovo libro dedicato al Cenacolo? Un nuovo Codice da Vinci? Per carità… Di fronte ad un dilagare di teorie fantasiose, fuorvianti, anacronistiche ma sicuramente intriganti giova, forse, ritornare davanti all’Ultima Cena e fare il punto della situazione sotto l’aspetto storico-artistico e musicale.
In particolare quest’ultimo aspetto musicale ha stimolato nell’ultimo decennio alcune interpretazioni quantomeno immaginifiche e bizzarre, come quelle espresse da Giovanni Maria Pala, nel saggio La musica celata, pubblicato nel 2007 e recentemente riprese da Maria Gabriella Fornero, La musica nascosta di Leonardo da Vinci, nel 2017.
Partendo però da quanto sappiamo della teoria, della pratica e dell’estetica musicale del Rinascimento, l’epoca in cui vive Leonardo da Vinci, si potrà realizzare come la maggior parte di queste e altre ipotesi e ricostruzioni, che hanno avuto notevole eco, sia fondata sulla sabbia. Per quanto Leonardo potesse essere un genio avveniristico che ha precorso i tempi ed ha anticipato progetti meccanici e scientifici non avrebbe potuto, alla luce dei dati a nostra disposizione, inserire una melodia così complessa e particolarmente disarmonica come quella ricostruita nei saggi citati.
Dalle considerazioni di natura metodologica e storica, il quadro musicale che emerge è molto più semplificato e liberato da una serie di pesanti significati esoterici e simbolici. Il punto di partenza è dato principalmente dai rebus musicali presenti nei codici vinciani, ai quali si era appoggiato anche l’illustre storico e compositore Roman Vlad (1919-2013) per realizzare il brano Movesi l’amante, conosciuta oggi come Canzone di Leonardo.
Il risultato di questa nostra ricerca è forse poco avvincente, di certo non romanzesco, ma il più possibile obiettivo e fondato. Come si vedrà una “improbabile melodia” emerge dai contorni legati alla posizione delle mani degli apostoli e dal confronto con quanto si conosce del “musico” Leonardo, ma pare trattarsi null’altro che di un divertissement del tipo di quelli così amati dal maestro da Vinci. Al termine della lettura perfino il titolo di questo volume apparirà un’imperfezione agli occhi di un lettore attento che abbia rispetto per le parole con cui si descrivono le cose.
Al cospetto del capolavoro pittorico di cui si tratta in questo libro comunque sarà sempre possibile riuscire a percepire una melodia intesa non in senso musicale, bensì quella melodia universale che è presente nel pensiero e nell’opera dei veri geni.

Come è nata l’idea di questo libro?
Questa opera ci ha sempre affascinato, soprattutto dopo che sono state pubblicate alcune ricostruzioni affascinanti secondo le quali vi sarebbe una melodia nascosta all’interno del Cenacolo. Tuttavia, per quanto suggestive e intriganti siano le ipotesi, noi riteniamo più corretto applicare quelle che probabilmente erano le conoscenze musicali di Leonardo e confutare questa teoria: passo dopo passo, l’opera si propone di smentire alcune ipotesi e presentare una ricostruzione più semplice e storicizzata del Cenacolo e di Leonardo come musicista.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Molto, abbiamo impiegato circa tre anni, a causa della difficoltà di selezionare fonti attendibili e storiche, in particolare ricostruire l’ambiente musicale rinascimentale in cui ha operato Leonardo Da Vinci. Nonostante le fonti lo ricordino come eccelso anche in campo musicale, in realtà forse era un talentuoso dilettante che non ha lasciato altre tracce che rebus musicali.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Per quanto riguarda la parte storico-artistica, sicuramente i maggiori esperti di Leonardo sono stati Pietro Marani e Pinin Brambilla, ma non solo. Per quanto riguarda quella musicale ci siamo basati sulle fonti dell’epoca.
Dove vivete e dove avete vissuto in passato?
Piera Arata vive vicino ad Alba, ma è nata e cresciuta a Torino. Paolo Paglia invece è un albese doc, pur di origine bolognese.
Dal punto di vista letterario, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Paolo Paglia continua la sua attività di saggista musicale, mentre Piera Arata si occupa di valorizzazione dei beni storico-artistici locali.
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