
Edito da Diario di Rorschach nel 2020 • Pagine: 139 • Compra su Amazon
Albanè è una cittadina molto particolare governata da un sistema basato su virtù pubbliche e i vizi privati. La comunità, infatti, è divisa in classi sociali che si sostengono a vicenda e cercano di imporre una propria visione della realtà. Marco si è appena trasferito con sua madre in quella ridente cittadina. Il suo aspetto, però, lo rende facile preda di una banda legata ad una casta territoriale. Dopo vari soprusi, commessi tra l'indifferenza generale, un episodio cambia totalmente la sua vita. E' proprio in quel momento che deciderà di vendicarsi del luogo, colpendo singolarmente ogni suo abitante.

Se si pensa al tipico ragazzo di provincia – spavaldo, belloccio e magari anche un po’ frivolo – sicuramente la mente non va a Marco Torrioni.
Marco, al contrario dei suoi conterranei, era quanto di più lontano ci potesse essere da quel tipo di descrizione ed era in generale tutto ciò che una qualsiasi persona semplicemente non vuole essere.
Pur essendo in tutto e per tutto una persona a posto, come si direbbe tra quelli della sua età, le sue fattezze non gli avevano mai reso la vita facile.
Marco questo lo sapeva e ogniqualvolta mangiava un gelato o un cornetto al cioccolato seduto al tavolino del bar di turno se ne rendeva fin troppo conto.
Quel suo ingombrante corpo non solo attirava l’attenzione di tutti, ma si tramutava facilmente in oggetto di scherno e risatine da parte dei passanti indiscreti che lo osservavano.
Il suo aspetto, grasso e goffo, non passava per nulla inosservato e la gente, sbalordita mentre divorava in soli due morsi il malcapitato bombolone mattutino fra le sue mani, era sempre pronta a parlare di lui.
In pratica era il tipico ragazzo sovrappeso. Che, nonostante tutto, aveva imparato fin da subito ad ignorare il giudizio altrui.
Albanè era il luogo dove viveva con la madre in Via Cavi, 28, la zona povera del paese, esattamente tra l’incrocio di Portaruota e la scuola elementare Giovanni Davidi.
Un posto a dir poco particolare, dove tutto e il contrario di tutto possono realizzarsi.
Dove, come diceva qualcuno, le parole della sera non si ritrovavano la mattina.
E soprattutto un posto in cui se non facevi parte della stretta cerchia di eletti, venivi totalmente isolato e denigrato da quella mini casta.
Ma questo, chiaramente, i due non lo sapevano all’inizio.
Anzi, non sospettavano minimamente nulla.
Il mestiere della madre, un’operaia della locale azienda tessile, non permetteva sicuramente di navigare nell’oro ma entrambi non si erano mai lamentati per la loro situazione. Anzi, ringraziavano ogni volta Dio per ciò che avevano.
Il padre di Marco, Michele Torrioni, era morto qualche anno prima a causa di un incidente sul lavoro nell’azienda metalmeccanica di Torino, dove abitavano prima di trasferirsi.
Era l’addetto al controllo della pressa e, mentre stava riparandone una per un apparente guasto, le macchine si erano riavviate improvvisamente squarciandogli la schiena per poi farla fuoriuscire dal petto.
Il piccolo indennizzo che avevano ricevuto dall’azienda, unito ad una cospicua somma dall’assicurazione sulla vita che Michele aveva prudentemente sottoscritto anni prima, aveva convinto la madre che era ora di cambiare aria.
E, grazie all’aiuto di una sua amica di infanzia, si erano trasferiti ad Albanè.
Il luogo giusto per ricominciare da capo e ripartire da zero, pensavano entrambi.
Quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini non era certo ciò che entrambi stavano cercando, ma il disperato bisogno di un tetto e una vita da recuperare, avevano fatto maturare quell’insana idea di riprendere in mano ciò che avevano perduto in pochi attimi. E un piccolo centro poteva fare proprio al caso loro. Albanè era un posto talmente piccolo da non essere considerato spesso neanche sulle carte geografiche ufficiali.
Un classico paesello come se ne possono trovare tanti in giro per l’Italia.
Come ogni buon piccolo paese era dominato dalle virtù pubbliche e dai vizi privati.
E in pochi riuscivano a sottrarsi a quella caratteristica che lo distingueva nella zona.
Al suo interno, infatti, Albanè nascondeva una vera e propria gerarchia.
Una sorta di ordine che divideva gli abitanti in mansioni e ruoli e li rimescolava in base a ciò che nascondevano.
Di solito maggiore era la posizione sociale e maggiore era il peccato da nascondere.
Anche se non sempre funzionava così.
Al vertice della piramide sociale presente nel paese c’era chiaramente il sindaco del luogo: Antonio Parri. Parri era il tipico individuo che se puoi cerchi di evitare.
Aveva una lunga esperienza politica alle spalle – spesso in contraddizione con le idee e con la storia – e una squadra di lacchè che tendeva ad appoggiarlo senza alcuna vergogna.
Era la classica persona viscida.
Una di quelle che proprio per il suo volto da bravo ragazzo e i modi gentili deve metterti in guardia. Da sempre gestiva il traffico di interessi all’interno del suo comune – appalti, assunzioni e favori di ogni tipo – ed era sempre in prima linea per difenderti se facevi parte della sua cerchia.
Non gli importava nulla del posto in cui viveva e faceva di tutto per apparire impeccabile, lasciando piena libertà di gestione ai diversi potentati presenti.
Al di sotto di Parri c’era la sua estesa comunità di scagnozzi.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata da un racconto scritto otto anni fa. Dopo il mio primo romanzo (Far from Dead) ho deciso di riprendere quello scritto ed ampliarlo con nuovi particolari. È nato così Chi non terrorizza si ammala di terrore, un thriller amaro dai risvolti particolari che cerca – come il precedente – di trasporre la realtà di tutti i giorni attraverso una chiave di lettura particolare.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Rispetto al primo è stato abbastanza semplice scrivere questo romanzo. Avevo ben chiare le idee da trasporre su carta e poi il resto è venuto da sé in maniera abbastanza facile.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Amo tantissimo i noir di Massimo Carlotto ma anche gli horror di Stephen King. Leggo anche molti pulp e di recente sto ampliando le mie letture anche ad autori esordienti. C’è da dire che il nostro Paese offre diversi spunti interessanti nelle composizioni scritte.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Abito a Potenza ma sono originario di un piccolo paese della Basilicata di nome Barile (PZ). Ho girato tutta l’Italia negli ultimi cinque anni, per motivi lavorativi, e alla fine sono tornato alle origini.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho terminato il seguito del primo romanzo, che uscirà a metà del 2021. Sto terminando, inoltre, anche una raccolta di racconti dove sono presenti molti dei miei ultimi scritti e anche alcuni inediti risalenti a più di otto anni fa.
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