
Edito da Edizioni Il Ciliegio nel 2020 • Pagine: 146 • Compra su Amazon
New York, autunno. Un killer uccide in serie un pediatra, un professore e un crittografo. Sul loro collo marchia a fuoco una scritta in latino. Ogni volta che l'ispettore Johnson sembra avvicinarsi alla soluzione dell'indagine, inevitabilmente la situazione si complica. Intanto, un bambino descrive sulle pagine di un diario la sua fuga da un imprecisato pericolo.

A parlare è il dottore, il tono è professionale e distaccato: «È stato sgozzato, gli hanno reciso l’aorta con estrema precisione, esattamente come all’altro. Pochi segni di lotta. Mi rimane solo il dubbio dell’arma utilizzata dall’assassino: non
voglio insistere, ma sembra anche qui che si tratti di qualcosa di caldo».
Johnson si guarda intorno, tra i marmi malandati e il sole del mattino che illumina il corpo senza vita di un uomo di mezza età.
«Che intende per caldo?»
Una domanda che sembra dare spazio a quell’inconsueto dettaglio. Chi per decenni ha visto i morti del Bronx, impiccati, sgozzati, tagliati, crivellati, non si meraviglia e guarda la scena con freddezza e attenzione, ma Johnson oggi ha qualcosa di diverso e soprattutto non può non sorprendersi nel sentire che l’arma del delitto sia qualcosa di caldo.
«È come se l’assassino l’avesse riscaldata fino a renderla incandescente» continua a spiegare la voce del medico. «Vede questi segni intorno alla ferita? Sembra che provengano da una corda in acciaio con delle scritte.»
La parte più interessante del discorso, l’arma calda, le scritte, l’acciaio, ogni dettaglio può fare la differenza; nella testa di Johnson sono centinaia i casi che attraversano i pensieri alla ricerca di un legame. L’attenzione a questo punto è altissima e l’interruzione del poliziotto della scientifica somiglia a uno schiaffo.

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo romanzo nasce tanti anni fa. Quando, insieme ad una delle persone che stimo di più, lo sceneggiatore romano Cristiano Malacrino, decidemmo di scrivere una sceneggiatura. Gran parte dei dialoghi nasce da questa idea. Negli anni è mutato. Cresciuto. Si è evoluto. Ora è pronto.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
In verità qualche anno fa mi sono trasferito in Scozia e non conoscendo l’inglese ho cominciato a lavorare nella ristorazione. Da giornalista ero abituato a scrivere tutti i giorni per 15 anni, così decisi di riprendere questo vecchio progetto e di lavorarci.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Io amo profondamente Alvaro Mutis, Milan Kundera, Andrea Camilleri, ma anche Sepulveda, Conan Doyle, gialli e thriller di ogni tipo.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono cresciuto nella provincia di Caserta, a Caianello. Poi ho vissuto a Roma per 8 anni. Successivamente ho lavorato in Molise e poi mi sono occupato di cronaca per un quotidiano Campano. Infine, 5 anni fa, mi sono trasferito a Edimburgo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto cercando di scrivere un secondo romanzo, mi guardo intorno, osservo la vita.
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