Edito da Daria Giuffra nel 2020 • Pagine: 115 • Compra su Amazon
Luca è incastrato in una routine che lo soffoca ogni giorno di più. Ha sempre mostrato un carattere docile e i suoi familiari non lo prendono sul serio quando inizia a dare i primi segnali di insofferenza. Il ragazzo decide di agire per non trovarsi prigioniero di una vita che non lo soddisfa, così compie un gesto estremo che può essere visto sia come una manifestazione di coraggio che di codardia. Una cosa è certa, il futuro di Luca viene rimesso in discussione.
La musica rappresenta un elemento fondamentale nella narrazione, una compagna di viaggio che aiuta il protagonista ad affermare sé stesso. Firenze, Parigi e la penisola dello Yucatán fanno da scenario alla storia
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Era una mattina afosa di fine estate e l’aria stagnante faceva presagire un’altra giornata torrida. Il caldo tuttavia non rappresentava l’unica fonte di disturbo, dei rumori arrivavano dalla strada e impedivano a Luca di dormire. Aveva soltanto la domenica per ricaricare le batterie e avrebbe dato qualsiasi cosa per un po’ di riposo. Del resto nell’ultimo periodo si era arreso all’insonnia, ogni sera giungeva a casa sfinito dopo una giornata di lavoro nell’azienda di famiglia, cenava e tentava di rilassarsi, ma quando decideva di andare a letto iniziava una lunga agonia che lo avrebbe spinto ad alzarsi confuso, frustrato e arrabbiato con il mondo. Puntualmente cercava un capro espiatorio per giustificare il proprio malessere, una volta era colpa di un ubriacone che cantava una goffa serenata sotto il suo appartamento, un’altra volta il responsabile veniva identificato nel camion della spazzatura che interrompeva la quiete dell’alba. Quel preciso mattino, la goccia che fece traboccare il vaso fu il clacson di una macchina parcheggiata di fronte alla finestra di camera. Tanto valeva che si mettesse in piedi e cercasse di dare un senso alla giornata accendendo lo stereo. Inserì nel lettore un vecchio album di Ben Harper e cominciò a preparare la colazione con calma. Il connubio perfetto tra cibo e musica gli fece dimenticare l’ansia della notte appena trascorsa, ma ecco che a disturbare la piacevole tregua arrivò il rumore delle chiavi nella toppa della porta. Era Teresa.
“Amore, meno male che sei sveglio! Mi sono dimenticata di dirti che oggi vengono a pranzo Massimo e Carla! Te li ricordi vero? I fidanzati di Roma che hanno frequentato il mio stesso corso di cucina. Aspettano un bambino, nascerà a febbraio, ci pensi? Dobbiamo sbrigarci, mancano un sacco di cose e non posso certo fare brutta figura. Mi dovresti aiutare, vai al supermercato a prendere un po’ di pane, del vino bianco e delle olive per l’antipasto, al resto penso io!”
Queste parole sul ragazzo ebbero lo stesso effetto di una doccia fredda in pieno inverno, avrebbe desiderato urlare fino a perdere la voce.
Il pranzo non deluse le aspettative di nessuno, neanche quelle di Luca che si ritrovò nella situazione che aveva immaginato, sommerso da decine di domande su argomenti che avrebbe preferito non sfiorare neppure. Cose del tipo: “Come vanno le vendite in azienda?”, “Avete già pianificato le prossime vacanze?” o “Non avete in programma di allargare la famiglia?”.
Dopo ben due ore di interrogatorio gli amici di Teresa ringraziarono e salutarono, Luca aiutò a mettere in ordine la cucina ma appena trovò il momento giusto scappò con la scusa del caffè.
Uscì di casa in fretta, come se avesse paura di essere richiamato dalla fidanzata. Abitava al terzo piano di un palazzo futuristico costruito in un quartiere residenziale della città, non troppo lontano dal centro ma al tempo stesso in una zona tranquilla. Scese le scale due alla volta e in attimo fu in strada. Il sole gli investì la faccia in modo feroce, estrasse dalla tasca dei jeans gli occhiali e li indossò con un gesto automatico della mano, poi si diresse con passi decisi in fondo al viale, svoltò a destra e giunse davanti al Royal Cafè, il bar dove andava ogni giorno. Qui secondo lui facevano il migliore caffè di Firenze, inoltre il proprietario era un vecchio amico con il quale scambiava sempre volentieri quattro chiacchere. Varcò la soglia, chiese un ristretto al banco e si sedette su uno sgabello ad aspettare, il suo sguardo si perse dietro la vetrata polverosa che dava sul marciapiede. All’improvviso un dolore lancinante lo riportò alla realtà.
“Ahi! Ma che cavolo!” urlò facendo una smorfia. Un tizio che aveva ordinato pochi istanti prima di lui gli aveva rovesciato un’intera tazza di tè sulle gambe. Quest’ultimo si scusò cercando in tutti i modi di rimediare al danno fatto.
“Quanto mi dispiace, che sbadato che sono. Vado subito a prendere dei tovaglioli…”
“Lascia perdere, ci penso io.”
Come è nata l’idea di questo libro?
1) Da tempo desideravo scrivere una storia sul coraggio di cambiare, la prima bozza di questo libro l’ho tirata giù in una notte di sette anni fa, ma solo adesso sono riuscita a dare al testo la forma che desideravo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Devo ammettere che è stato molto difficile, non solo a causa dei dubbi cosmici che mi colpiscono prima di ogni pubblicazione. Il lavoro era già pronto un anno fa, ma a causa della pandemia in atto sono stata costretta a cambiare la linea temporale e spostarla in avanti di due anni. La storia sarebbe dovuta iniziare nell’agosto 2020 per terminare nella primavera del 2021 e visti i temi trattati (viaggi, concerti, incontri) ho dovuto effettuare qualche modifica e fare riferimento all’epidemia.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Difficile scegliere, tra i miei preferiti ci sono Oriana Fallaci, Dino Buzzati, J.R.R. Tolkien, Nick Hornby.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Porto Azzurro (Isola d’Elba), in passato ho vissuto a Firenze dove ho frequentato l’università.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho intenzione di iniziare un nuovo romanzo che tratterà il tema della prima guerra mondiale vista dagli occhi di un diciottenne. Sarà una sorta di diario del mio bisnonno, dovrò documentarmi molto per ricostruire in modo fedele le battaglie alle quali ha partecipato e intrecciare la documentazione storica con i racconti struggenti che mi sono stati tramandati in famiglia.
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