Edito da Damster edizioni (collana i gialli di Damster) nel 2020 • Pagine: 201 • Compra su Amazon
Sono quasi mille anni che la misteriosa "Regina" inquieta le mura dell'abbazia di Lucedio, persa tra le risaie che guardano alle colline del Monferrato. Dieci anni fa Giovanni Lantero, professore di Storia medievale dell'università di Vercelli, tentò senza successo di dissipare la nebbia di segreti che da sempre la circondano. Proprio in quel periodo una ragazza veniva uccisa alla base del campanile dell'abbazia. E proprio lì il professore aveva piazzato la sua Nikon automatica per dare corpo alle sue teorie sulla Regina. Quando finalmente riceve le fotografie che allora gli vennero sequestrate dalla polizia, rimane sgomento. Quelle immagini hanno ritratto l'assassinio della ragazza. Cosa deve fare ora? Denunciare il colpevole alla Giustizia o scoperchiare il calderone che da troppo tempo tiene in caldo i segreti di quel posto maledetto?
Ovvero il preantipasto, ma non si pensi a un appetizer delicato, tutto fronzoli e colori, da ristorante di pretesa. Qui siamo di fronte più a un tomino elettrico o a un peperone in bagna caoda, tanto per preparare lo stomaco al lauto pasto che sarà.
Per un attimo si sentì portare via da un vortice di nausea che rischiò di fargli perdere l’equilibrio. Dovette socchiudere gli occhi e ricordare a se stesso il motivo che lo aveva spinto fino a quel punto.
Riaprì gli occhi, ripose la pistola nella tasca interna del cappotto, fece un respiro profondo e rimase per qualche secondo in piedi in mezzo al prato, mentre l’acqua gli inzuppava i mocassini.
La pioggia attraversava in diagonale il fascio di luce della torcia. La puntò verso il basso per dare un’occhiata alla ragazza che giaceva a terra, rannicchiata tra l’erba fradicia del prato, le labbra socchiuse, lo sguardo fattosi opaco, i capelli lisci che le accarezzavano una guancia. Le passò due dita sulle palpebre, raccolse l’altra torcia, che era caduta a terra, e si diresse verso il bordo della strada, dove ad attenderlo c’era la sua Citroën.
Dopo averla raggiunta controllò che non vi fossero luci in avvicinamento, poi aprì il portellone posteriore e vi puntò il fascio di luce della torcia. Nel secchiello di legno c’era tutto l’occorrente: un seghetto giapponese ancora nella sua confezione di plastica trasparente, una mantella impermeabile, un paio di guanti di lattice e un trinciapollo. Raccolse il secchiello e la croce di legno che aveva sistemato sul fondo del bagagliaio, richiuse il portellone e tornò dalla ragazza.
Come è nata l’idea di questo libro?
Durante una visita domenicale all’abbazia di Lucedio, un giorno in cui i programmi erano altri. Il posto mi incuriosì subito perché, a parte la bellezza del luogo, vi si percepiva un’aria di mistero e di morte che le mie ricerche successive confermarono in pieno. Lucedio nei secoli era stata un generatore formidabile di leggende e storie noir. Così nacque l’idea di unire tutte le storiacce che giravano su quel posto per costruirne una che le contenesse e in qualche modo le spiegasse tutte…
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Da 1 a 10 direi 11. Dopo averlo scritto, modificato e limato in ogni sua parte mi accorsi che semplicemente la storia non funzionava. E così ripartii dalla trama, la divisi in 6 sottotrame che sviluppai separatamente per poi amalgamarle in un’unica stesura. Per poi scoprire che la frammentarietà dell’intreccio confondeva il lettore e lo scoraggiava a proseguire. Si trattava di riscrivere il libro ancora una volta, per ricostruire un filo conduttore unico che portasse il lettore dalla prima all’ultima pagina. Insomma, una faticaccia. Ma alla fine il lavoro fatto ha pagato e il libro è risultato finalista al Giallo Festival 2019 nelle categorie trama (evvai), ambientazione e personaggio non protagonista.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
A seconda del periodo e del mood, mi piace spaziare tra i generi. Probabilmente l’autore di cui ho letto di più, anche a causa della sua produzione torrenziale, è Simenon. Tra gli italiani apprezzo molto Vitali e Primo Levi (due autori totalmente diversi, direte, ma vedasi la premessa). Non sono appassionato di fantasy ma Harry Potter lo trovo geniale. Poi, devo ammettere che il libro più bello che ho letto in questi anni lo ha scritto uno sportivo: Open, di Andre Agassi.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente mi divido tra la nativa Biella dove mantengo i miei legami affettivi e la svizzera Zurigo dove lavoro.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per concedermi una pausa dai terribili mal di pancia dei romanzi basati sulla trama, ora mi sto dedicando a un lavoro basato sullo stile, la storia di un migrante italiano in Svizzera che trae spunto dalla mia esperienza personale.
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