Edito da Luoghinteriori nel 2019 • Pagine: 349 •
Guardi il volto di un ragazzo come tanti e non cogli più la sua espressione: il vuoto. Ma solo se lo osservi, se ti sforzi di andare oltre, se non usi la leggerezza che insegna il mondo moderno, lo vedi. Perché il bullismo toglie a un volto le emozioni, ma lascia sempre segni invisibili ad un occhio distratto.
Purtroppo o per fortuna – scelga il lettore – non c’è ancora una pillola miracolosa per la Violenza, contro cui - da tempi immemori – esiste soltanto l’amore. Quello vero, che salva, sfida, combatte e, spesso, perdona. Quello che, quasi sempre, scopre la Verità come accade nel romanzo di Romano Lenzi.
La verità su un omicidio, su una condanna inflitta ingiustamente a un innocente, sul legame fra due ragazzi e un giuramento. La promessa di incontrarsi di nuovo, a distanza di 25 anni, per andare oltre le persecuzioni subite, le umiliazioni e le violenze soltanto insieme.
D’origine livornese Romano Lenzi ha esordito nel mondo letterario nel 2002, con Piccole storie di uomini, che è stato il primo passo per intraprendere la lunga scalata nei concorsi nazionali.
Amando confrontarsi con generi diversi, nel 2005, ha pubblicato Effetto Venezia, thriller ambientato nella città di Livorno, e ha continuato a scrivere diversi racconti fino al 2007, anno in cui ha raggiunto il grande pubblico con un nuovo romanzo: Koala.
Nel 2009 si è trasferito con la famiglia a Perugia e, negli anni a venire, ha ottenuto successi con altri tre romanzi: Due vite, … E poi l’Inferno e Kadaré-il cielo diverso. Ma la passione per la scrittura e- soprattutto – il dono di un’ispirazione inesauribile, lo hanno portato oggi a pubblicare La colpa dell’innocente, finalista alla XII edizione del Premio Letterario di Città di Castello.
20 dicembre 2016
Mi chiamo Cosimo Martini e sto osservando l’Oceano Pacifico. Dall’alto sembra un immenso schermo del computer nel quale luccicano miliardi di Pixel. Con la fantasia aziono lo zoom e quei puntolini si ingrandiscono e si trasformano, lentamente, fino a diventare onde spinte dal vento. Volo verso un appuntamento fissato 25 anni fa. No, non è un anniversario, è solo il frutto di una risposta buttata lì senza pensarci, alla quale però non intendo mancare. Dopo tanti anni mi sono imbarcato all’aeroporto internazionale di New York con la consapevolezza che dovrò confrontarmi con il mio passato. Quando atterrerò a Pisa mi recherò subito all’autonoleggio, dove troverò pronta un’auto e poi? Non ne ho idea. So solo che devo andare a Livorno, mia città natale e sarà quel che sarà. Vorrei addormentarmi ma non ci riesco, vorrei stare sveglio e mi viene sonno, cosa caspita mi prende? Avrei tante buone ragioni per essere felice, ma molte di più per essere triste. So perfettamente da quanti anni manco da casa, conosco il motivo per il quale torno ma non riesco a immaginare quale sarà il mio futuro. Passa la hostess con il con il berretto da papà Natale ed il carrello degli stuzzichini, mi guarda:
«Desidera un Cheesecake signor Martini?»
«Il mio medico non sarebbe d’accordo». Rispondo scherzando.
«E noi non gli diremo niente a condizione però che mi firmi un autografo». Sorride e mi porge una penna apparsa come d’incanto.
«Ecco». Dice rovesciando il colletto della divisa «Firmi qui». Tutto sommato soffro ancora di quella maledetta malattia che si chiama timidezza e immagino di essere rosso in viso. Firmo e lei si fa seria:
«Li ho tutti sa? Ero una bambina quando uscì il primo e da allora non ne ho perso uno».
«Troppo gentile».
«No, sono io che ringrazio lei, mi ha salvato da…» Non riesce a proseguire ma io ho capito perfettamente a cosa si riferisce. Le faccio una carezza sulla mano e lei si allontana mentre il mio vicino mi guarda incuriosito. Chiudo gli occhi, non avrei voglia di rispondere alle sue domande. Mi viene da pensare che l’ultimo mio romanzo è stato pubblicato già da alcuni mesi: quanti? Boh. Ci penso, sei, forse sette chissà, certo è che da allora, non sono più riuscito a scrivere un rigo. Lo chiamano blocco dello scrittore, ma per me, è come se un’intera montagna mi fosse crollata addosso. Il viaggio prosegue tranquillo, di tanto in tanto passa la hostess, mi lancia uno sguardo e cerca di offrirmi qualcosa che fatico a rifiutare. È gentilissima, forse anche troppo, ma non credo che stia fantasticando su una notte di sesso con me. Dopo un po’, sento la necessità di andare in bagno. Quando esco la ragazza, che un tempo avrebbe turbato i miei sogni, è appoggiata alla parete di fronte.
«Ha capito?» Mi chiede. Faccio cenno di sì e rispondo:
«A scuola?» Scuote la testa. «Dove allora?» Continuo. Con un movimento del capo indica la cabina dei piloti. «Questi qua?» Fa un’alzata di spalle.
«Come c’è riuscito lei?» Un attimo e volo indietro di un’eternità, un esercito di fantasmi inizia a svolazzarmi intorno e devo sorreggermi per non cadere.
«Devi essere più forte di loro». Si stacca dalla parete e mi fa una carezza. «Grazie, lo sarò». I suoi occhi ora hanno cambiato colore. Forse si salverà.
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31 agosto 1993
“L’ultima cena” avevano preferito farla da soli, seduti su una panchina, davanti ad uno dei tanti chalet, con un panino farcito ed una bottiglietta d’acqua minerale La musica era alta e l’allegria sprizzava dagli occhi di tutta quella gioventù. Cosimo di tanto in tanto addentava il panino, Cristina prendeva un po’ di mollica e ne faceva un pallina che poi tirava ai passerotti. Nessuno dei due aveva voglia di parlare, tantomeno di mangiare. Il giorno dopo Cosimo sarebbe partito per New York. I pensieri spaziavano fra l’immensa felicità per il loro futuro, e la tristezza per un anno di lontananza durante la quale i Bulli chissà cos’avrebbero combinato a Cristina. Fu Cosimo a rompere quel silenzio che stava facendosi pesante, gettò il panino, si alzò e porse la mano a Cristina.
«Vieni, facciamo due passi». Lei strinse la sua mano e si sollevò. Ora erano di fronte e Cosimo poteva vedere quelle lacrime che le scendevano silenziose. Le dette dei fazzolettini di carta, le cinse la vita e si incamminarono verso il mare. Non avevano voglia di parlare, entrambi desideravano solo schiacciare il pulsante del tempo e trasmettere il proprio calore all’altro. Cosimo si fermò e l’attirò a se. Lei fissò i suoi occhi tristi e lui la strinse forte.
«Ti amo». Le sussurrò nell’orecchio. «Non dimenticarlo mai». Si baciarono e ripresero a camminare mano nella mano. La Terrazza Mascagni apparve all’improvviso, le nubi non nascondevano più la luna e quel mondo di piccole luci sembrava coprirli come un’enorme tendone trasparente. Salirono su quella scacchiera bianca e grigia del pavimento e si appoggiarono alla balaustra. Sotto di loro la bassa marea provocava un dolce fruscio e di tanto in tanto un leggero alito di vento faceva giungere qualche nota irriconoscibile. Intorno a loro solo silenzio.
Questa volta fu Cosimo a prendere l’iniziativa, abbracciò la sua donna, poi la prese per mano e cominciarono a correre, correre verso quella scaletta che portava al mare. E la sollevò, incurante delle carezze dell’acqua e, mentre Cristina si aggrappava a lui con le braccia e le cosce, entrò in lei senza neppure toglierle l’indumento. Per un’eternità furono solo loro, scomparve New York, i bulli, le cattiverie, i dolori, le ansie, e visse solo il loro amore.
Quando tutto fu finito si sedettero sui gradini della scaletta e lei appoggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo. Piccoli atomi in mezzo all’infinito.
Come è nata l’idea di questo libro?
Premesso che il bullismo è l’argomento del libro e che non passa giorno senza che la stampa pubblichi qualche fatto di cronaca, ho iniziato a pormi delle domande, a fare qualche ricerca, prendere qualche appunto… e il resto è venuto da sé.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È il mio settimo libro e, nonostante quel minimo di esperienza che mi sono fatto, è stato molto difficile perché non volevo limitarmi ad un semplice rendiconto, bensì ad entrare veramente nella testa dei protagonisti, immedesimarmi in loro fin dall’inizio e affrontate i loro limiti e virtù. Poi si sa, la penna ha preso il sopravvento e mi sono trovato a considerare un periodo di 25 anni, nel corso dei quali il bullismo, i protagonisti, la scuola ed il mondo stesso hanno subito non poche variazioni.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Nicholas Sparks, Patricia Cornwel, Dacia Maraini.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e vissuto a Livorno, finché non mi sono trasferito a Corciano (Perugia).
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a scrivere con la stessa passione del primo giorno.
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