Edito da PAV Edizioni nel 2020 • Pagine: 192 • Compra su Amazon
Un’antica casa nel centro storico di Gallipoli, nelle cui viuzze si respira il profumo frizzante della salsedine, che si mescola agli intensi aromi della cucina tipica salentina, fa da palcoscenico a diversi personaggi.
Una giovane che, giunta alla soglia del suo trentacinquesimo anno di età, decide di dare una svolta a un’esistenza piatta, lasciando un lavoro che non la gratifica e trasferendosi in un’altra città. Un artista di strada claudicante e bellissimo, tanto da sembrare un angelo appena caduto dal cielo, con un passato ingombrante da dimenticare, che, dopo un lungo girovagare per l’Italia, ha fatto di un faro abbandonato il proprio rifugio. Il rampollo di un’importante famiglia di produttori di vini, dotato di grande fascino e idolatrato dalle donne. Un misterioso vecchio, venuto dal Nord, alla ricerca delle proprie radici e di una ragione per vivere. E poi un pasticcere imbranato, una ragazza impacciata in conflitto con la propria immagine, due anziani coniugi, custodi di una dimora storica e del suo lussureggiante giardino pensile e un vetusto rigattiere, depositario di un’arte ormai perduta: la capacità di riparare vecchi oggetti, rimettendoli a nuovo. Cosa può accomunare un gruppo di persone così eterogeneo?
I protagonisti del libro si potrebbero definire dei cercatori di felicità. Essi si sono “smarriti” e si mettono in cammino, compiendo un viaggio fisico ed interiore, per ritrovare se stessi.
Una storia di rinascita, un romanzo corale, a ritmo di jazz, di pizzica e di brani vintage, in cui le strade di tanti individui si incrociano e si intrecciano tra loro, come fili di un ordito e di una trama misteriosi. Quest’incontro inciderà sulle loro esistenze, cambiandole profondamente.
“Il marinaio” ha una pelle bianca come il latte, spalle larghe e braccia magre ma con muscoli ben definiti. La tentazione di scostare la coperta che gli avvolge il corpo è troppo forte! Timidamente ne solleva un lembo: si intravede il torace. Non basta! Lena non riesce a resistere e così si avvicina alle labbra gonfie e ferite e, senza esitazione, vi poggia le sue. Hanno ancora il sapore aspro del sangue! Lui non si avvede di nulla. Lei trattiene il respiro per paura che si svegli e si accorga delle sue attenzioni. Poi torna a scoprirgli il petto. Con la punta dell’indice lo sfiora, partendo dal collo e arrivando lentamente fino all’inguine. Lo ha visto quasi nudo, mentre gli applicava le bende con Sebastiano, ma cercava di non guardare e, comunque, la zona dall’ombelico in giù era coperta. Il suo amico ha messo gli indumenti umidi ad asciugare su una sedia accanto al fuoco.
Come è nata l’idea di questo libro?
La mia “impresa” in realtà è partita senza che ci fosse un progetto preciso e quando mi sono messa davanti al mio notebook ed ho cominciato a scrivere non sapevo esattamente dove ciò mi avrebbe condotta. Mi viene in mente una frase di Toni Morrison: “Se c’è un libro che vorresti leggere, ma che non è stato ancora scritto, allora lo devi scrivere tu”. Chi ama leggere, a mio avviso, si trova facilmente a passare dall’altra parte, trasformandosi da semplice lettore di cose scritte da altri a creatore egli stesso di personaggi e trame a proprio gusto. In altri termini è un modo per dare vita a un romanzo che abbia le caratteristiche che l’autore vorrebbe trovare nei romanzi che legge. Il mio libro nasce dalla voglia di esprimere le mie emozioni, “buttando fuori” quelle negative ed esprimendo all’ennesima potenza quelle positive.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Essendo una gran lettrice di autori classici e contemporanei, mi ritrovo a fare un’accurata scelta dei libri da leggere in base alle loro trame e a volte valuto decine di romanzi, senza trovare quello giusto per me. Spesso mi è capitato di leggere dei romanzi pensando che, al posto dell’autore, li avrei scritti in modo diverso, dando maggiore respiro all’indagine psicologica di alcuni personaggi, tagliando corto su alcune noiose digressioni, ampliando altre parti del libro, concludendo con un finale differente etc., nella maggior parte dei casi sono rimasta insoddisfatta del finale ed ho avvertito la sensazione che lo scrittore avesse fretta di concludere oppure non sapesse quale finale dare al libro. Ci sono alcuni romanzi che ti lasciano un senso di appagamento dopo averli letti, altri che invece trasmettono un senso di incompiuto, per intenderci, sono come una fiction, in cui il finale manca volutamente, poiché l’autore intende fare la serie successiva. Così, una domenica, come accennato nella precedente domanda, ho aperto Word, mi sono messa davanti al mio notebook ed ho iniziato a scrivere io! I pensieri prendevano forma sotto il mio mouse, come se stessi guardando un film e mi bastasse solo tradurlo in parole scritte. Senza neppure rendermene conto, stavo dando inizio alla mia avventura! Nella quiete notturna andavo a letto e la trama si dipanava nella mia mente, di giorno poi, negli stralci di tempo, descrivevo ciò che avevo sognato a occhi aperti. Piano piano le pagine aumentavano e la storia che avevo in testa scorreva attraverso le mie parole in modo fluente e le ore spese sul notebook correvano veloci, tanto che mi ritrovavo a passare interi weekend immersa nella scrittura. Un bel giorno il mio romanzo si è concluso. Cosa mi rimaneva da fare? Pubblicarlo, naturalmente! Portarlo a termine ha richiesto tanto impegno e dedizione, per non parlare della certosina correzione della bozza, per limare ogni espressione, sfrondare certe frasi ed estrapolare il nocciolo, con l’obiettivo di far provare a chi legge, le stesse emozioni che ho provato io nello scrivere.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Come ho accennato sopra, amo i classici, da Pirandello a Kafka, passando per Fitzgerald per arrivare a D’Annunzio, ma leggo e apprezzo anche alcuni autori contemporanei: Chiara Gamberale, Lorenzo Marone, Cristina Caboni, Massim Bisotti, Diego De Silva, solo per citarne alcuni.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto in Salento e proprio per questo il mio romanzo è un inno alla “salentinità”. Posso dire che chi lo ha letto ha colto subito una peculiarità del libro: il fatto che trasudi amore per il Salento ed infatti, il mio intendimento era proprio quello di condurre il lettore a vivere la mia terra, attraverso le pagine del romanzo. In effetti direi che Gallipoli, e più in generale il Salento, fanno da palcoscenico alle vicende narrate, che si snodano attorno alle ns tradizioni artigianali, gastronomiche e musicali. Diciamo che il lettore, stando in poltrona, giunto all’ultima pagina, si sente come un turista che ha appena concluso un viaggio, degustando i dolci, i piatti e i vini caratteristici del posto, percorrendo le strade, godendo dei magnifici panorami affacciato dalla balaustra prospiciente la spiaggia della Purità, dove si può scorgere il faro dell’isola di S. Andrea, costeggiando il castello angioino, attraversando il ponte Città vecchia, con in mente una playlist del tutto originale, che va dai brani lirici di Tito Schipa fino ai pezzi jazz suonati da uno dei protagonisti, per arrivare ai ritmi frenetici della pizzica pizzica.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per il futuro, ho già in cantiere un nuovo romanzo, caratterizzato dall’amore e dal mistero, ma non voglio anticiparvi altro. Non vedo l’ora di potermi dedicare pienamente a questo mio nuovo progetto letterario, che ho temporaneamente messo in stand by per dedicarmi alla pubblicazione e promozione del mio primo libro.
Ho letto il libro e lo consiglio a tutti
Si è vero, il romanzo di Katja Raganato, non ha mezze misure, è pieno, coinvolgente e soprattutto talmente descrittivo dei luoghi, delle tradizioni e della gente salentina che sarebbe bastato quello per renderlo interessante alla lettura. La storia d’amore pone il sigillo sull’intera vicenda narrata.