
Edito da 0111 edizioni nel 2019 • Pagine: 149 • Compra su Amazon
Il 5 aprile del 1994, il giorno della morte di Kurt Cobain, cinque persone che con la letteratura hanno poco o niente a che fare, decidono di fondare una casa editrice. La loro strategia è semplice: chiedere agli autori di pagare per essere pubblicati. Il sistema funziona, gli scrittori accettano e sembrano pure essere dotati di talento, le vendite vanno a gonfie vele, ogni libro, che sia un saggio, un thriller, un romanzo epistolare, diventa un caso editoriale. Purtroppo, ogni volta che un autore riesce a trasformare il proprio sogno in realtà, ovvero il proprio manoscritto in libro, muore. Superando la struttura e la narrazione convenzionali, l'autore compone la trama come un mosaico, alternando la classica narrazione a frammenti di opere, articoli di giornale, lettere, recensioni, verbali di polizia ecc. "Come sciacalli senza cuore" non è soltanto uno spietato atto d'accusa contro il fenomeno dell'editoria a pagamento, ma una critica sociale di ampio respiro.

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Prima scesero le gambe, poi le stampelle; sulla faccia del prete, unsorriso allegro e spensierato. In contemporanea, dall’altra parte, scese il conducente, questi però con una faccia seria, professionale, più consona alla situazione; chiuse la portiera lasciando su le chiavi, girò davanti all’auto e offrì un braccio come appoggio al prete, di bianco vestito con una stola viola a tagliarlo in due fino alla cintola, che a fatica trovò il suo agio sui sostegni.
Quest’ultimo disse qualcosa di divertente, probabilmente in aggiunta o in chiusura al discorso che i due stavano facendo mentre raggiungevano la chiesa, e la sua ilarità contagiò subito il funzionario dell’impresa funebre.
Gene Limalluna e Giona Ricaglio arrivarono nel mezzo della cerimonia. Il treno l’avevano preso in orario, ma nessuno dei due aveva messo in preventivo la lentezza della camminata del direttore.
Si accomodarono a metà della piccola e lugubre chiesetta, i pochi presenti al funerale di Walter Vasco De Faldi erano sparpagliati a gruppetti di tre o quattro persone.
«È dal tuo matrimonio che non entro in una chiesa» prese a sussurrare Giona mentre Gene riprendeva fiato «e non è che morissi dalla voglia.»
«Sì, sì, lo so» borbottò Gene, troppo affaticato per dare una risposta più stimolante.
«Preti del cazzo, strapagati, ne dicono di stronzate, eh?» continuò
Giona, già rassegnato a lasciar cadere ogni possibile conversazione.
Gene invece lo stupì chiedendogli: «Perché strapagati?»
«Perché prendono lo stipendio fisso, non lo sapevi? Non tutti lo sanno. E poi arrotondano con le cerimonie, battesimi, funerali, matrimoni… per i matrimoni ti sparano cifre assurde, lo saprai anche tu» s’infervorò a voce bassa «pensa che i suicidi non dovrebbero accettarli, secondo le regole della chiesa, ma siccome anche lì portano a casa soldi…»
Ogni tanto, a intervalli irregolari, imprevedibili, e pure irrazionali, le persone si alzavano e dopo un po’ si sedevano. Perlopiù erano vecchi, e i due rappresentanti della Libri Franchi Editore ebbero presto la sensazione che la maggior parte dei presenti non avesse nessun legame, né di parentela né affettivo, con il defunto. Loro due, senza riguardi di far trasparire la loro indifferenza, ché tanto alle loro spalle nessuno aveva sotto osservazione la loro postura e la loro gestualità, rimasero seduti tutto il tempo, fino a che il prete non mise fine ai suoi discorsi.
«Con le interiora dell’ultimo prete impiccheremo l’ultimo re» mormorò Giona, come se quella formula sostituisse l’amen di rito.
Quando la gente cominciò ad abbandonare la chiesa, Gene si ridestò come di colpo dalla sua noia e dalla sua stanchezza: era andato a Venezia solo per quello, per individuare qualche giornalista e farsi intervistare per mettersi in mostra.
«Io telecamere non ne vedo, e neanche taccuini» Giona smorzò improbabili, quanto cinici, entusiasmi.
«Strano, qualche collega di ‘sto De Faldi ci sarà» disse Limalluna.
Passati in rassegna tutti gli astanti che uscivano, i due si scambiarono un’occhiata significativa e si alzarono in piedi.
La piazzetta si svuotò velocemente, e nessuno mostrò interesse nei loro confronti.
«Va beh, almeno non avremo il rimpianto o il dubbio di aver perso un’occasione» sdrammatizzò Gene «e in fin dei conti risonanza mediatica quest’autore ne ha avuta parecchia, con tutta la polemica su…»
«Sul suo libro di merda» concluse Giona.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di fondo era creare un parallelismo tra la piaga dell’editoria a pagamento e la morte della letteratura, se non della cultura in generale, quindi la mia intenzione era quella di sovrapporre una morte metaforica alla morte fisica. Non avevo idea che alla fine avrei scritto un thriller, anzi secondo me, al di là di qualche passo chiaramente ironico, umoristico anche, tutto il romanzo può essere letto in una chiave di sdrammatizzazione, anche se, vista la particolare struttura della trama, gli stili sono più di uno e quindi anche le atmosfere.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stata difficile la stesura o trovare un finale, e nemmeno le successive revisioni che fanno parte del mio metodo di lavoro, in quanto, come per i miei romanzi precedenti, quando inizio a scrivere ho già tutto in testa, è tutto ben pianificato, dagli snodi narrativi alla morale di fondo. La difficoltà maggiore è stata quella di decidere di pubblicare questo romanzo e come pubblicarlo, e il motivo non posso svelarlo perché è da ricercare nel libro.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Leggo ogni giorno, ho una biblioteca di 400 e passa libri, e una trentina già comprati e pronti da leggere; ogni autore mi lascia qualcosa. Comunque, con una pistola alla tempia e solo tre nomi da indicare, direi: David Foster Wallace, Isabella Santacroce e Italo Calvino.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato a Castelfranco Veneto, dove ho scelto di ambientare il romanzo, ma ho sempre vissuto a Cittadella, spostandomi da una zona della città a un’altra ma sempre dentro i confini comunali.
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Pubblicare un romanzo ogni due anni, per ora sono perfettamente in linea e spero di continuare così.