
Edito da PAV Edizioni nel 2020 • Pagine: 164 • Compra su Amazon
Massimo Volpi è un quarantenne che dalla vita ha apparentemente tutto. È single, ha una famiglia che lo adora, un amico fidato, delle storie con diverse donne, una laurea e un lavoro come giornalista.
Eppure tutto questo gli va stretto, sente che la sua sia una vita preconfezionata che lui ha vissuto più come spettatore che come protagonista. Una sera trova un annuncio di lavoro come portiere di notte in un albergo in un piccolo paesino del Veneto: Castelmassa. Quello che lo attrae maggiormente è proprio il nome dell’albergo: Arsenico e i Vecchi Merletti, un nome un po’ sinistro, misterioso ma
ciò nonostante, senza pensarci troppo parte lasciando tutto. L’inizio non è tra i migliori, il paesino sembra quasi deserto e lui si sente osservato, studiato dalle prime poche persone che incontra e
infine la proprietaria dell’albergo (Signora Velia) sembra non sapere di quest’annuncio di lavoro, ma dopo un chiarimento bizzarro con il figlio della proprietaria (Enrico) Massimo può iniziare la sua “avventura”, la sua nuova vita con nuovi stimoli in cerca delle risposte che non ha mai avuto.
Durante le notti trascorse da solo nella hall dell’albergo, incontra persone di ogni genere: prostitute, ex brigatisti, clienti vari e infine, forse, anche l’amore.
Passano i mesi, ormai Massimo è perfettamente integrato con gli abitanti del paese, un suo ritorno a Milano non è neanche preso in considerazione, nonostante una breve parentesi durante le vacanze
dopo il Natale, un ritorno di pochi giorni all’insaputa di tutti, ma è proprio durante questo breve periodo che succede un avvenimento che cambierà tutta la sua storia.

Mi cadde l’occhio sull’annuncio di un albergo lì vicino e per la precisione a Castelmassa, ma non era tanto per l’annuncio in sé, la cosa che mi divertiva di più era il nome: Albergo Arsenico e i Vecchi Merletti. Castelmassa è un paesino in provincia di Rovigo ed è attraversata dal fiume Po. La sua piazza con la grande chiesa di Santo Stefano fu ritenuta perfetta da Giovanni Guareschi quando decise la copertina del primo romanzo su Don Camillo e Peppone.
La cosa più curiosa era sapere il motivo che aveva spinto i proprietari dell’albergo a scegliere il nome di un film che parla di assassini e omicidi però, si sa, la gente di paese ha sempre le sue motivazioni.
Una cosa era certa, era il paese ideale, dove scappare, dove combattere l’apatia che mi stava annientando. Avevo bisogno di nuovi stimoli, ve- dere cose nuove, fare esperienze nuove, conoscere gente diversa, pro- vare ad avere un diverso punto di vista sulla vita. Sarei scappato, sarei sparito per tutti. Non sarebbe stato capito, mi avrebbero cercato, denunciato la scomparsa, ma era quello che volevo, era quello che doveva essere fatto. Ero deciso e più mi ripetevo ora o mai più, più mi convincevo che era la cosa giusta da fare.
Si fecero le tre del mattino, alla fine decisi almeno di lasciare un biglietto nella casella della posta dei miei, in fondo non se lo meritavano. Mi alzai e continui a guardare per qualche minuto l’annuncio di lavoro messo dall’albergo Arsenico e i Vecchi Merletti: CERCASI PORTIERE DI NOTTE DA INSERIRE NEL NOSTRO ORGANICO, VITTO E ALLOGGIO COMPRESI PER INFO TELEFONARE ALLO 0425….

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata per caso una mattina di settembre. Avevo una gran voglia di scrivere e per mesi avevo anche messo già qualche idea e alla fine mi sono imbattuto in un personaggio, in una professione che mi aveva sempre affascinato: il portiere di notte. Avevo il protagonista, dovevo solo capire cosa può spingere un uomo di successo, che dalla vita ha apparentemente tutto, a scappare, abbandonare tutto e ripartire da zero lavorando come portiere di notte. Della storia non sapevo nulla, né l’inizio, né lo sviluppo, né la fine, ho iniziato a scrivere e mi sono imbattuto nel protagonista e nei vari personaggi quasi come se fossero loro a raccontarmi la loro storia.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato difficile, perché come ho detto prima la storia mi è stata suggerita dai personaggi stessi e ogni qualvolta accendevo il computer per mettermi a lavorare era un piacere ritrovarli ed ero ansioso di sapere cosa sarebbe accaduto fino alla fine.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non mi piace la definizione autori di riferimento. È ovvio che all’inizio tenti sempre di imitare gli scrittori che ami, ma poi col tempo devi trovare un tuo stile che ti rende riconoscibile da parte dei lettori. Ad ogni modo gli autori che amo sono molti, ti posso citare Italo Calvino, Cesare Pavese, Niccolò Ammaniti, Marco Missiroli e Nick Hornby che sicuramente è col mio autore preferito.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Milano da sempre e ancora oggi la ritengo la città più bella in Italia, sai c’è un detto che dice: “se non c’è a Milano, non esiste”.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il mio romanzo è uscito da poco, quindi sto lavorando alla promozione (con i limiti del caso data l’emergenza sanitaria). continuo la mia attività di scrivere per portali on line, ma c’è già qualche idea per il prossimo romanzo che ho cominciato ad abbozzare, ma adesso è davvero presto per parlarne.
Non ho ancora avuto modo di leggere il libro,, ma dal breve racconto esposto sopra, penso possa essere interessante e coinvolgente. Lo leggerò