
Edito da Anna Cro nel 2020 • Pagine: 163 • Compra su Amazon
Qual è l’attività migliore da svolgere all’alba di una fredda giornata piovosa, quando tutte le persone di buon senso restano rintanate in casa nel confortevole tepore dei loro letti? Partire alla volta dello Specchio di Smeraldo, naturalmente! Almeno, questa è l’opinione di Dagobert, che, completamente ignaro di dove si trovi esattamente la meta della propria gita (dettaglio di minima importanza!), parte alla ventura, a piedi e senza nemmeno un ombrello.
Arriverà, per puro caso, nella Città dei Draghi e la sua vita non sarà più la stessa.

Prologo
Splash!
L’acqua melmosa era fredda, viscida e puzzolente. Esserci rovinosamente cascato dentro non era esattamente quello che si suole definire un inizio ideale di giornata.
Concesse alla propria frustrazione l’esiguo sfogo di un leggero sbuffo. Eccolo lì, seduto in una pozza di limo verdastro appiccicoso, circondato da enormi massi che si tuffavano verticalmente in quello che, da lontano (da molto lontano a dire il vero), sembrava un meraviglioso specchio di smeraldo. Era invischiato fino alla vita e si era infradiciato tutto, ma non era quello il punto: il vero problema sarebbe stato risalire una delle pareti rocciose pressoché lisce come il vetro e, giusto per rendere le cose più semplici, costantemente battute da un vento teso e tagliente.
«Va bene».
Sospirò con un filo di voce che si riverberò prontamente nella conca, trasformandosi in un ruggito assordante. Si tappò le orecchie con le mani.
Fantastico, altro fango gelido nelle orecchie!
Pensò, non osando emettere ulteriore fiato sonoro. Guardò in alto, dove la candida cascata verticale di roccia incontrava il cielo terso.
Coraggio, Dagobert, non puoi stare qui tutto il giorno.

Come è nata l’idea di questo libro?
In un momento pesante, come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia, ho voluto condividere un sorriso. Ho sempre detto che, se mai avessi scritto un romanzo, lo avrei cominciato con il protagonista nella melma fino alla cintola e… ho mantenuto la parola! Dato che ho sempre odiato le lunghissime descrizioni super-precise di alcuni autori, ho scelto di limitarmi a quelle strettamente funzionali, lasciando spazio e libertà alla fantasia del lettore. Lo sfondo delle vicende si richiama vagamente al mondo della mitologia vichinga che, insieme con l’attenzione per i nomi (non dico di più per non svelare nulla del romanzo!), si rifà alla mia grande passione per la filologia.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scrivere Dagobert è stata una bellissima avventura, soprattutto grazie al supporto di quattro Amici che hanno avuto la gentilezza e la pazienza di leggerlo in fieri, seguendone lo sviluppo con una passione che non mi aspettavo e che mi ha reso più semplice mettere su carta le storie dei vari personaggi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono una lettrice appassionata ed eclettica, con una netta preferenza per gli scrittori umoristici. In rigoroso ordine sparso, i miei “mostri sacri” sono Sir Terry Pratchett, J.K. Jerome, Giovanni Guareschi, P.J. Woodhouse, James Herriot, Stefano Benni.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho girato molto: l’ultimo è stato il decimo trasloco! Anche per questo motivo, Dagobert ha due versioni, una italiana e una inglese. Ho scelto di vivere a Fano, nelle Marche, per il connubio tra storia, arte, cultura e natura che presenta. Qui mi sento veramente a casa.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Subito dopo “Dagobert… e luce fu” ho scritto o, meglio, i miei due bassotti hanno scritto un volumetto con le loro avventure che uscirà in Dicembre: “Dialoghi bassotti – Le avventure di Olaf e Mandy”. Ora che ho ripreso possesso della tastiera, sto cominciando a scrivere un secondo romanzo che ha ancora Dagobert come protagonista.
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