
Edito da Portoseguro Firenze nel 2021 • Pagine: 408 • Compra su Amazon
Sinossi
La quiete di Viareggio è sconvolta da due oscuri delitti. Entrambi ruotano intorno al Veliero al secondo piano, un ristorante di tendenza, divenuto rapidamente polo d’attrazione per clientela locale e turisti in virtù di menu originali, posizione e arredamento suggestivi, un giovane chef emergente.
Il vicequestore Dionede Gabuzzi, capo della Squadra Scientifica Investigativa di Firenze, abile profiler, viene chiamato a guidare le indagini.
La ricerca del movente porta a concentrare i sospetti nella cerchia delle conoscenze delle vittime, ma le modalità dei delitti evidenziano perizia e freddezza che sembrano indicarne l’esecutore in un killer professionale.
Scavando nella vita e nei rapporti delle vittime il quadro si fa più intricato, coinvolgendo interessi economici e vicende passionali.
Ambigui messaggi entrano nell’inchiesta, arricchendola di risvolti, ma anche confondendola.
Gabuzzi dovrà destreggiarsi tra gli intrecci sentimentali che agitano la cerchia dei possibili sospetti. La sua vocazione di profiler sarà messa a dura prova.
Per risolvere il caso, il vicequestore dovrà individuare il movente e comprendere quali trame lo hanno incrociato.
L’ombra di più ampi complotti, orditi da potenti organizzazioni criminali, scende sulla Versilia.I temi
La narrazione si svolge sullo sfondo di Viareggio, che a poco a poco si svela, nella sua bellezza e in una certa indolenza nei comportamenti locali, al vicequestore Gabuzzi.
Sul filo conduttore dell’indagine, si dipanano altre vicende: l’amore che sboccia, gli affari, il destino dell’economia locale, la presenza di cosche malavitose che si contendono i lucrosi mercati della droga e della prostituzione.
I personaggi vivono l’esperienza attraverso le loro differenti sensibilità e per alcuni tra essi il coinvolgimento nella tragedia che sconvolge Viareggio porterà a maturare scelte che cambieranno la loro esistenza.I personaggi
Il Commissario Diomede Gabuzzi: la cui vera qualifica è vicequestore aggiunto (ma non ama essere chiamato con un titolo tanto barocco) e capo della Squadra Scientifica Investigativa della Questura di Firenze
Il Procuratore Giuliano Streccioli: Incaricato quale PM nell’indagine sui delitti
Verino Preddo: agente scelto, collaboratore fisso e fidato del commissario
Metello Zanellini: tenente a capo del comando dei Carabinieri di Viareggio
Adone Treccato: ispettore capo, provvisoriamente a capo del Commissariato di Polizia a Viareggio, in speranzosa attesa della nomina a commissario
Lido Lacellini: geniale informatico, consulente della SSI fiorentina
Lodovica Cogi, esperta di medicina sperimentale, inserita in organico nella SSI fiorentina e fidanzata di Lido Lacellini
Andreina Muffi: ispettore al commissariato di Viareggio.
Frangelsa Brametti: contitolare del Veliero al Secondo piano, prima vittima
Ludomino Brametti: fratello di Frangelsa e rimasto unico titolare del ristorante
Glauco Cippani: giovane chef emergente, inventore di ricette originali
Celeste Eleonora Bereghini: Brillante consulente della Regione Toscana, incaricata di un progetto di sviluppo dell’economia turistica in Versilia. Bella, elegante, brillante: conquisterà il commissario.
Sara Sirarella: estroversa e affascinante imprenditrice, giunta in Versilia per sfuggire al padre, noto boss camorrista napoletano.
Gudrun Heisbelleger: dirigente della Zukünftige Gebäude, società svizzera che costruì il Veliero al Secondo piano e vuole rilevarlo dopo la morte di Frangelsa.
Calpurnia Gufello: giovane addetta di cucina al Veliero al Secondo piano, con problemi di depressione
Elpidio Gufello: fratello di Calpurnia, fidanzato di Cornelio Steli
Cornelio Steli: cuoco al Veliero al Secondo piano
Lisianna Cecanelli: studentessa della Facoltà di matematica a Pisa, frequentatrice abituale del Veliero al Secondo piano, seconda vittima.
Venanzio Strazzer: eccellente studente di matematica, appoggio degli studi della compagnia di ricchi amici, fidanzato di Lisianna
Destino: killer professionista con esperienze di guerra e spionaggio. Agisce a contratto.
Aurelio Sagaluggi: imprenditore insofferente della ricca moglie
Cipriano Sagaluggi: figlio di Aurelio, studente di matematica e frequentatore del Veliero al Secondo piano
Ombretta Calgini Sparti: moglie di Aurelio

Il tempo era freddo e umido e la passeggiata dalla stazione ferroviaria lo aveva intirizzito. Il soprabito foderato non era abbastanza pesante per l’improvviso abbassamento delle temperature.
Aveva scelto di venire solo, con il treno, contando di farsi dare un passaggio a fine riunione. Inutile impegnare Preddo in compiti di mera attesa e non gli andava di guidare sotto la pioggerellina. Meglio servirsi della linea ferroviaria che collegava Viareggio a Lucca con una corsa di circa venti minuti.
Bussò sull’uscio di legno.
«Avanti!»
La voce tonante del procuratore superò la porta e tagliò il corridoio.
Gabuzzi entrò. Si salutarono in silenzio.
Il procuratore lo invitò a sedere con lui intorno a un pesante tavolo in massello coperto di fascicoli. Sul lato del procuratore, un plico di fogli stropicciati stava appoggiato su una cartellina che recava la scritta “Brametti”, intestazione con la quale era partita l’inchiesta in corso.
«Ho letto con attenzione tutti i rapporti.»
Streccioli carezzò con i polpastrelli il piego e si grattò il mento, tormentando il pizzetto sale e pepe che ne partiva.
«Il depistaggio a danno della Gufello è evidente. Altrettanto mi impressiona l’impiego di dispositivi e tecniche di sofisticata tecnologia. Mi fa temere che dietro i due delitti ci sia più di quel che abbiamo immaginato. Il ricorso alle tecniche che abbiamo scoperto rinvia alla malavita organizzata. Ciò nonostante, nella vita delle due vittime non c’è nulla che indichi attività o conoscenze tali da invischiarle in qualche rilevante complotto criminale.»
Gabuzzi lo guardò. Comprese il dilemma che lo assillava: trattare l’inchiesta come un normale caso di delitti per ragioni personali o collocarla in un più inquietante disegno?
«C’è l’ipotesi che formulò Sara Sirarella e che riferii» azzardò.
Il procuratore reagì con un moto di fastidio.
«Non intendo dar peso alle parole di quella donna. Se davvero sapesse qualcosa, avrebbe il dovere di rivelarlo alle autorità. Invece lancia messaggi ambigui e cerca di intrufolarsi nelle nostre indagini.»
Gabuzzi tentò di recuperare.
«Anche io non gradisco il suo modo di proporsi. Ma non possiamo negare che la sua segnalazione sul capanno degli attrezzi fosse esatta e preziosa. L’ipotesi che stia agendo un killer professionista non confligge con la natura personale dei delitti Brametti e Cecanelli.»
«Delitti con la mano sinistra?» Il PM si fece ironico. «Mentre porta avanti missioni di più alto profilo criminale arrotonda accettando incarichi minori?»
«Non lo escluderei» ribadì il commissario.
Attese. Il procuratore stava riflettendo e teneva la vista sui documenti che aveva allargato sul piano davanti a lui.
«Mi hai accennato di un nuovo più grave delitto» riprese. Gli mancava quell’elemento per affinare la strategia d’azione. «Vuoi mettermi al corrente?»
«Qui certamente siamo dinanzi a clan criminali!» Il magistrato esaltò l’esclamazione salendo di tono. «Ieri, in tarda mattinata, è stata rinvenuta una testa mozzata su una panchina alla periferia di Forte dei Marmi.»
Gabuzzi sgranò gli occhi. Andava oltre quel che aveva immaginato.
«Caspita! Capisco che venga alla mente la mafia!»
«Il capo smembrato apparteneva a Gerardo Caravuoti, di professione personal trainer, titolare di una palestra. Di lui si sospetta curasse riciclaggio di merce trafugata e si conosce un passato di autista e probabile guardia del corpo di Antonino Berriano, capo clan camorrista che opera nelle province di Pisa e Livorno, ora in carcere a scontare una condanna per vari reati.»
«Lotta tra bande rivali?» Il commissario arrivò subito a quella probabile conclusione.
«Può essere, ma con una complicazione. Il luogo in cui è stato lasciato il lugubre reperto si trova nei pressi della lussuosa villa di Evgheny Dorantikov. Questi è un russo che traffica in opere d’arte rubate. Inutile aggiungere che a suo carico non è mai stato provato nulla. Informazioni riservate di un’indagine dei carabinieri di Lucca sostengono che stia entrando nel business della prostituzione nella nostra provincia.»
«Sarebbe un avvertimento al russo…»
«Finora, da quanto sappiamo, il mercato della prostituzione in Versilia è controllato da albanesi e siciliani. Credo non vogliano altra concorrenza. Resta da sapere per conto di chi abbia operato il killer.»
Il commissario valutò il quadro che emergeva. C’erano gruppi criminali in guerra. Il procuratore non voleva che se ne occupasse un estraneo al territorio, un detective di passaggio. Comprese la logica della decisione di puntare sull’Arma provinciale.
Decise di rimanere nei confini del suo incarico.
«Perdonami se insisto. Il killer che ha ucciso Caravuoti potrebbe esser lo stesso che in precedenza assassinò prima Brametti e poi Cecanelli.»
«Non vedo legami tra le prime due vittime e i racket della prostituzione!»
«Neppure io. Osservo che le modalità di esecuzione dei delitti in tutti i tre casi implicano una elevata professionalità criminale.»
«Nonostante la tua abilità di profiler non hai ancora trovato nessun credibile movente.»
Streccioli manifestò tutta la sua irritazione e Gabuzzi avvertì che la pressione sul magistrato stava raggiungendo livelli di soglia. Cercava risultati da presentare ai colleghi e all’opinione pubblica.
«Hai ragione» riconobbe. «Sono convinto che individuare l’amante di Frangelsa Brametti consentirà la svolta delle indagini.»
«Abbiamo qualcosa che ce lo avvicini?»
«Sto aspettando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza del traffico poste nei pressi del ristorante dove Brametti aveva pagato la cena il 9 settembre.»
«Quindi siamo ancora al palo!»
«Come hai intenzione di impostare il briefing della squadra investigativa?»
Gabuzzi aveva sperato fino all’ultimo che il procuratore rinviasse l’appuntamento.
«Illustrerai le nuove prove che dimostrano la manipolazione del segnale radio del telefono della Gufello. Questo mi permetterà di prorogare la chiusura delle indagini e di introdurre le informazioni sul ritrovamento del capanno degli attrezzi di un ignoto killer.»
«Farai cadere le accuse contro Gufello?»
«E no! Restano le impronte e non posso davvero accogliere per buone le tue obiezioni che le attribuiscono a un’operazione di trasferimento da parte del reale assassino. Treccato non intende mollare la presa sulla ragazza e insiste sull’importanza del suo elevato quoziente intellettivo.»
«Streccioli, abbiamo verificato che la ragazza non ha mai usato la sua intelligenza per attività informatiche. Treccato è caparbiamente ottuso.»
«Dovresti esser più diplomatico e comprensivo verso un collega.» Negli occhi del PM balenò un lampo di insofferenza, subito mitigato da un cenno di solidarietà. «Sebbene sia vero, purtroppo. Treccato credo, e spero, non diverrà mai il capo della polizia viareggina. Personalmente lo spedirei a servizi sedentari. Ho perfino perorato la sua assegnazione alla sezione giudiziaria presso il nostro Tribunale, ma non ho avuto successo. Dovremo tenerci il buon uomo nella squadra. E finché non ci saranno prove in senso contrario a quel che lui ha raccolto a carico dell’attuale imputata, Gufello rimarrà in carcere.»
«Non concordo, ma, ovviamente, mi adeguo» brontolò il commissario. «Con Zanellini credo che potrei ragionare.»
«Fallo!» Streccioli lo incoraggiò. «Portalo dalla tua parte. È sveglio e dinamico. Può aiutarti nello sviluppo delle indagini. Io dovrò mantenermi aperto a ogni pista, ma tu e Zanellini potrete concentrarvi sull’ipotesi del killer professionista.»
«Bene. È quanto mi basta.»
(…)

Come è nata l’idea di questo libro?
Un insieme di ispirazioni. Venendo a vivere in Toscana ho conosciuto una nuova cucina: mi ha fatto pensare quanto sia importante l’accostamento tra sapori, territorio e fantasia. Inventare ricette doveva diventare uno spunto per una nuova storia. Così collocai i delitti dentro e intorno a un ristorante. Poi volevo proseguire l’illustrazione del percorso di profiler del vicequestore aggiunto Gabuzzi. Infine, l’ambiente doveva essere Viareggio, nel contesto della Versilia, dove mi sono stabilito dopo il pensionamento. Così l’assassinio che scatena l’immagine l’ho collocato a Viareggio e la sua rilevanza ha richiesto l’invio in missione d Firenze del capo della Squadra Scientifica Investigativa. Il resto è venuto da sé. Alla fine, il senso credo sia illustrare la profilazione come un’arte che aiuta a comprendere la complessità: dell’umano e delle relazioni sociali.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non ho avuto difficoltà. La storia è cresciuta progressivamente, anche con l’inserimento di divagazioni che mi sembravano arricchirla. Mi viene naturale inserire la vicenda oggetto d’indagine in un quadro più complesso, perché così è la vita: possiamo accontentarci di galleggiare sulla superficie, oppure accettare la sfida di addentrarci nelle sue contraddizioni e di cercare risposte non banali. Io scelgo sempre la seconda strada. Rileggendo il romanzo mi pare abbia l’andamento di un bolero. La storia nasce minuta, ma poi si gonfia e prende volume e consistenza. Spero intrigando chi la legge e invitandolo a farsi domande. Non soltanto e non tanto su chi sia il killer, ma sulle trame che avvolgono la vicenda.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi sono accostato abbastanza tardi alla letteratura gialla. La mia cultura è stata nutrita da saggi di storia, antropologia, sociologia economica. Poi ho amato i gialli scandinavi, pur non disdegnando thriller più tosti, come quelli di Jeffery Deaver o, in Italia, di Giorgio Faletti e Barbara Baraldi. Da ultimo – e credo sia una passione definitiva – ho scoperto e ammirato Gianrico Carofiglio, le cui profondità e capacità di unire sensibilità sociale e risvolti psicologici sono doti che tento di avvicinare. Il mio stile è davvero personale. Non ricalco modelli. Soprattutto non mi piace obbedire a schemi che privilegiano il ritmo e introducono colpi di scena a cadenze fisse. Descrivo situazioni con l’esplosione dei particolari, quasi fossero scene cinematografiche. Non in forma di videoclip, perché rifuggo la frenesia. Porto il lettore dentro il quadro, gli faccio vedere gli attori nell’aspetto, nei gesti, oltre che nel dialogo. E poi aggiungo l’approfondimento psicologico, i pensieri e i dilemmi dei protagonisti. I miei sono gialli di ricerca del senso delle vicende. Non sfido il lettore nell’indovianre il colpevole, ma lo conduco alla costruzione dell’indagine, all’analisi degli indizi, all’esame dei dubbi, allo scandaglio delle motivazioni dei comportamenti.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ora vivo a Viareggio, luogo d’incanto, che consente di godere la bellezza dei paesaggi, il profumo del mare, la magia dei tramonti sulle onde. Qui si possono godere i momenti, soffermarsi sulle occasioni, capire la bellezza, riflettere. Per oltre 60 anni vissi a Torino, dove nacqui, mi formai, lavorai. Non rimpiango nulla. Torino è una città bella, operosa, carica di storia e inventiva. Ma è oppressa dallo smog e, come tutte le grandi città, tormentata dalla rincorsa del presente. Con l’handicap di stare progressivamente perdendo colpi e declinando.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuerò a scrivere del mio attore principale. Delitti e ricette è il terzo romanzo sulle indagini di Diomede Gabuzzi. Ne ho già pronti altri due e nella mia immaginazione ci sono ispirazioni per narrarne i primi passi in Emilia-Romagna e per arrivare alla successiva evoluzione della sua carriera di profiler. Il mio sogno è che questo personaggio trovi un pubblico di lettori che ne voglia seguire le imprese. La mia fantasia, tuttavia, si estende ad altri versanti. Ho scritto un romanzo dall’interno della pandemia, ambientato a Torino e sto cercando un editore che lo pubblichi. Intanto, il mio sito web www.giorgioperuzionarra.it, contiene sezioni che parlano di luoghi, viaggi, temi sociali, musica e, naturalmente, letteratura. Al suo interno si possono trovare racconti inediti e poesie, tutti liberamente accessibili.
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