Edito da Davide Camoni nel 2019 • Pagine: 221 • Compra su Amazon
Magrignana, un tranquillo gruppo di case sull’Appennino Modenese, vede la morte misteriosa di un anziano del luogo che conduce una vita povera e in solitudine, avendo come unica fonte di compagnia il suo cane Pepe. Trapasso apparentemente senza senso, mascherato da un malore improvviso ma che nel tempo assume i contorni di un omicidio dalle tecniche raffinate. Una vendetta covata per decenni sotto la cenere? Chi può avere interesse a uccidere un vecchio infermo e cieco… e perché si vuole nascondere la verità? Corrado Simoni, ex commissario cacciato dalla polizia in circostanze ancora oscure, nativo di quei luoghi, si troverà invischiato in questa indagine che trasformerà un tranquillo fine settimana in uno spaventoso e angosciante epilogo.
«È lei che ha scoperto il cadavere?»
«Sì… maresciallo… questa mattina… ma l’hanno ammazzato!»
«Piano… piano… come fa a dirlo? Aveva dei nemici? Ha sentito litigare la vittima con qualcuno? Ha visto scappare delle persone? Fabio prenda appunti che dopo chiamiamo il medico legale… dai che oggi è sabato… porca puttana… proprio questo sabato doveva capitare… e lei chi è? Un amico della vittima? Perché è qua? Dove abita? Non l’ho mai vista da queste parti!»
Attendo che passi la piena di parole e lascio che sia Zeno a bisbigliare all’orecchio del maresciallo tutte le risposte sulla mia persona. Abbiamo peggiorato le cose, conosco questo stato d’animo, umano certamente, ma che avrei preferito non innescare.
«Così lei sarebbe l’esperto in omicidi!»
«Forse c’è un equivoco… io sono in vacanza, abito a Magrignana, la casa davanti alla chiesa, ha presente…»
«E allora cosa ci fa qua?»
«Mi ha chiamato Zeno ma vado via subito, vi lascio al vostro lavoro…»
«Ecco vada che è meglio, vada… ci lasci lavorare in pace!»
Chiudo il giaccone e mi infilo i guanti per affrontare la bufera che si sta sfogando là fuori; proprio un bel pomeriggio, almeno sarà contenta Caterina che torno presto; sento l’occhiata di Zeno che mi accarezza la nuca, mi volto per rasserenarlo e fargli capire che in fondo una passeggiata in mezzo ai boschi mi ha fatto solo bene quando, con la coda dell’occhio, vedo un’immagine che mi fa inorridire: mi preparo a scattare come una molla.
«Neanche un goccio di vino mi hanno fatto bere oggi, ho il panino che va su e giù… aspetta che rimedio, tanto questi anziani di montagna ne bevono troppo di quello buono e poi si accasciano per terra…»
Sento distintamente queste parole mentre lo slancio è quello dei tempi migliori e lascio di sasso i due ragazzotti in divisa; appoggio il piede destro sulla sedia mentre allungo il braccio sinistro per arrivare velocemente a destino e sbatacchiare con violenza dalle labbra del maresciallo il bicchiere di vino che incautamente aveva raccolto dal tavolo.
Il fragore è assordante, il bicchiere schizza lontano andando a infrangersi contro il vetro della finestra di fronte provocando una repentina entrata di aria fredda. Uno dei militari in divisa fa il gesto di estrarre la pistola ma il maresciallo lo ferma con un perentorio cenno della mano; io mi ritrovo, al termine della caduta sul pavimento, faccia a faccia con il morto.
Il liquido che era nel bicchiere è sparso per terra, Zeno mi aiuta a rialzarmi, nella sala nessuno fiata, il rumore del vento entra da padrone portandosi dietro grossi fiocchi di neve che danzano nell’aria prima di morire sulla pietra.
«Ma che cazzo le è saltato in mente? Se voleva berlo lei il mezzo bicchiere lo poteva dire, senza fare tutte quelle sceneggiate…»
Ancora non capisco se pronuncia queste frasi per stemperare l’atmosfera perché ha capito, oppure, ed è la cosa più probabile, la stanchezza ha preso il comando del suo cervello.
«È stato avvelenato… non è una morte naturale… non so dirle il tipo di veleno ma l’odore nel bicchiere è inconfondibile. E deve essere un veleno anche potente… lei stava per fare la sua stessa fine.»
Le mie parole hanno l’effetto di rendere l’anziano militare di marmo: non muove un muscolo, la parola si è bloccata. Anche il viso ha cambiato espressione, oltre che di colore, passando dal rosso paonazzo al bianco avorio.
«Lo dicevo io che l’hanno ammazzato! Figli di cani… prendersela con un vecchio cieco…»
«Lei è sicuro di quello che sta dicendo?»
«Come vedo lei in divisa, maresciallo. Non mi chieda il nome del veleno, ripeto, non arrivo a tanto…»
«Immagino che debba ringraziarla e chiederle scusa…»
«Come crede, per me non cambia niente… nella mia vita non mi ha mai ringraziato nessuno, le scuse poi… figuriamoci!»
Gli tremano ancora le mani mentre ne appoggia una sulla mia spalla.
«Chiamo il Comando a Modena, vedrò di chiedere un’autopsia. Intanto proviamo a chiudere il vetro altrimenti allaghiamo la casa. Che sabato… porca puttana… che sabato di merda!»
«Beh allora io vado, sono in vacanza e credo di aver fatto anche troppo.»
Devo essermi storto un piede durante la caduta, ora il male si fa sentire in tutta la sua prepotenza, proprio una bella situazione adesso che devo affrontare due chilometri in piena bufera di neve.
«Vuole un passaggio mentre scendiamo?»
«Mi farebbe una grossa cortesia…»
«Noi dobbiamo aspettare il medico legale prima di rimuovere il corpo, ci vorranno ore… la faccio accompagnare dal mio vice…»
«Non si senta obbligato maresciallo…»
«Penso sia il minimo che possa fare per lei.»
Gli ordini partono secchi e in meno di due minuti mi trovo seduto sulla campagnola con direzione Magrignana. Il piede mi fa un male cane, non vedo l’ora di arrivare da Caterina. La neve ha coperto la strada e questo passaggio è la manna caduta dal cielo.
Non appena passiamo la curva del cimitero, ammiro i lampioni del borgo che sono già accesi ma si intravedono a malapena, sotto una neve che sta scendendo copiosa e fitta; noto che le finestre della casa sono già chiuse… ha già imparato la ragazza come si vive in montagna.
La adoro per questo, sembra timorosa su tutto ma quando è da sola se la cava alla grande. Peccato non avere trent’anni di meno.
Come è nata l’idea di questo libro?
Conosco alla perfezione i luoghi che ho descritto nel racconto, che purtroppo si stanno lentamente spegnendo per mancanza di lavoro per i giovani. Ho voluto, nel mio piccolo, dare una scossa e pubblicizzare quelle montagne, belle e affascinanti ma poco conosciute. Spero che almeno una piccola parte di chi leggerà questo libro avrà la curiosità di andare a vedere quest luoghi e fare propaganda.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È stato molto semplice: da una storia normale il libro è la descrizione di come vivevano i nostri nonni in quelle terre di montagna, non ho fatto altro che ricordarmi quelle favole sentite da bambino.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ken Follet, Michael Crichton, John Grisham…
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ora abito a Londra da circa quattro anni ma la mia città natale è Ferrara.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Scrivo perché mi piace, senza sacrificio e senza obblighi verso nessuno. Dopo aver ricevuto proposte indecenti da alcune case editrici (scelte con cura tra quelle non a pagamento, ma non era così) mi sono convinto che la miglior strada resta il self-publishing. Pronto a ricredermi domani, ma ne dubito. Continuerò nel raccontare storie, ne ho un sacco nel cassetto…
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