
Edito da K. J. Aline nel 2020 • Pagine: 231 • Compra su Amazon
Due mondi uniti dal Destino di un amore.
Jenny vive a Downtecity, una normale e noiosa cittadina dove ogni giorno fatica per poter mantenere se stessa e la nonna. A causa di un incidente si ritroverà presto in un mondo diverso dal suo, in un'epoca che non l'appartiene e accanto a persone che non conosce. Mentre è alla ricerca del modo per ritornare a casa, la ragazza inizia a sentire qualcosa dentro di lei che sembra volerle raccontare una vita passata che la vede come protagonista, insieme ad un amore impossibile ed eterno che la lega ad un misterioso Principe.

« Okay, ora.. » riprese a parlare il Principe guardandosi attorno, come se stesse cercando di leggere la situazione in cui ci trovavamo.
« Ora? » Domandai vedendo tutte le persone con la testa china attorno a noi, mentre le guardie continuavano a guardami con fare sospetto non riuscendo a capire quale relazione potessi avere con lui.
« Sono felice che tu non abbia quel vestito pesante dell’ultima volta. »
« Perc- »
Non riuscii neanche a finire la mia domanda che il giovane afferrò forte la mia mano iniziando una rapida fuga oltre le guardie.
« Maestà! »
« Principe! »
Sentii urlare alle nostre spalle mentre il ragazzo sorrideva compiaciuto continuando a correre; sembrava conoscere quel villaggio meglio delle sue tasche. Dalla strada principale avevamo svoltato in una via a destra, tra alcune casette all’apparenza abbandonate, per poi girare ancora in varie direzioni senza rimanere mai incastrati in vicoli ciechi. Osservavo la sua agilità con un interesse insolito, domandandomi chi fosse per davvero quel ragazzo.
« Perché stiamo scappando? » Domandai con il fiato corto mentre le dita delle nostre mani continuavano a rimanere saldamente e romanticamente intrecciate in quella fuga improvvisa.
« Perché è divertente! ».
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo viso, che di tanto in tanto si voltava verso la mia direzione per controllare la distanza che avevamo con i nostri inseguitori. I miei polmoni iniziavano a bruciare ed il mio cuore a faticare, ed i suoi lineamenti che iniziavo ad amare si facevano sempre più nitidi nei miei ricordi. Era lui. Il ragazzo che aveva urtato quella sconosciuta dal mio stesso volto per poi fuggire mano nella mano, era uguale a lui. Improvvisamente quelle immagini a tratti sfocate viste nei giorni prima, diventarono talmente chiare da spaventarmi.
« Giù! » Disse all’improvviso fermandosi e accovacciandosi in fondo ad un vicolo, dietro ad alcune casse di legno ammassate l’una sull’altra, trascinandomi rapidamente accanto a lui.
« Ma- »
La mano del ragazzo si posò sulle mie labbra per impedirmi di fare alcun suono, ed in quel momento esatto due guardie senza fiato raggiunsero l’entrata della via.
« Dov’è andato? » Domandò una portandosi le mani al petto alla ricerca di ossigeno.
« Aveva promesso che non lo avrebbe più rifatto » rispose l’altra appoggiandosi al muro lì vicino.
« Ha ragione mia moglie, prima o poi finirò per essere licenziato per colpa sua. »
« Se non lo troviamo finiremo per essere altro, muoviti! » Lo rimproverò riprendendo la corsa lontano da quel posto, lasciandoci da soli.
Nonostante il silenzio che ci circondava, il ragazzo rimase ancora per qualche secondo a fissare quel punto vuoto lontano, mentre la sua mano accarezzava ancora il mio viso, ed il mio sguardo faceva la stessa cosa con il suo.
« Ce l’abbiamo fatta » sospirò soddisfatto per quel successo, per poi guardarmi e rendersi conto di non essersi ancora allontanato da me. « Oh scusa » rimediò rapidamente, forse fin troppo.
Imbarazzata per la poca distanza che continuavamo ad avere ogni volta che ci incontravamo, feci per alzarmi da terra, ma il ragazzo afferrò il mio braccio fermando i miei movimenti e riportandomi ancora più vicina a lui.
« È meglio se aspettiamo ancora un po’, sai.. per sicurezza. » Provò a giustificarsi in modo un po’ impacciato.
« Le puoi fare davvero queste cose? » Domandai presa dalla curiosità e dalla voglia di allontanare quell’imbarazzo che continuava a crescere senza alcun freno.
« Se potessi farle sarei qui a nascondermi con te? » .
Il palmo della sua mano colpì la mia fronte com’era già successo nel bosco.
« Ahi! » Esclamai massaggiando la zona colpita. « Si può sapere come ti chiami? E perché non mi hai detto subito di essere il Principe di questo Regno? »
Il ragazzo rimase a guardarmi a bocca aperta.
« Sei senza dubbio unica nel tuo genere! » Scoppiò a ridere.
Se solo Delia avesse sentito come mi ero appena rivolta ad un membro della famiglia Reale, le sarebbe venuto un infarto, e a giudicare dall’espressione del giovane, forse avevo esagerato un po’.
« Sua.. Maestà..?! » Aggiunsi inchinandomi appena con la testa cercando di rendere la mia domanda un po’ più formale e meno accusatoria, ricavando solo una risata ancora più rumorosa da parte del ragazzo.
« Mi chiamo Urian » rispose poco dopo, sedendosi più composto su quella terra arida dove ero certa che un Reale non si fosse mai accomodato. « E non ti ho detto di essere il Principe di questo Regno perché.. penso di essermi preoccupato inutilmente » concluse sorridendo un po’ più imbarazzato.
« Preoccupato? ».
« Ero convinto che se avessi saputo le mie origini, non mi avresti più guardato » spiegò abbandonando un po’ quella sicurezza che ero ormai solita vedergli addosso.
Ai suoi occhi doveva sembrare una paura stupida, eppure riuscii a comprenderla senza alcuna difficoltà. Era la prima regola che Delia mi aveva insegnato: non guardare mai il viso della famiglia Reale; abbassa sempre la testa, non importa se loro ti passano accanto di sfuggita, in carrozza o a piedi, non guardarli mai.
« Devi sentirti solo » sussurrai sovrappensiero continuando a guardare i suoi occhi scuri, sentendomi quasi in colpa per quella piccola felicità che provavo nel sapere che fossi tra le poche persone a riuscire a guardarli.
« Perché mi fissi così? » Urian si portò le mani sul viso, come se ci fosse qualcosa di strano su di esso. Con dolcezza gliele allontanai per rendere il volto nuovamente libero ai miei occhi, per poi posare le mie mani sotto al mento e mettermi comoda di fronte a lui, riprendendo ad osservarlo in ogni dettaglio.
« Non nasconderti. Voglio assicurarmi di guardarti il più a lungo possibile, anche per tutte quelle persone che non possono farlo. » Affermai spudoratamente.
« Penso proprio che tu non sia di questo mondo » sorrise.
« Come lo sai? ».
Urian scoppiò a ridere ancora più divertito, come se finalmente riuscisse a liberarsi di tutta quella solitudine con cui per anni aveva convissuto.
. . . . . . . . . . . .
« Quindi ti chiamavi veramente Jenny? ».
Domandò Urian mettendosi seduto su quel prato verde che avevamo raggiunto l’uno accanto all’altro, per passare ancora qualche momento insieme.
« Ti ho appena raccontato la storia di un mondo parallelo a cui sto cercando di fare ritorno, e l’unica cosa a turbarti è il mio vero nome? ».
Esclamai mettendomi seduta accanto a lui.
« Che provenissi da un altro mondo era abbastanza chiaro, voglio dire.. » con la mano mi indicò da cima a fondo.
« Che cosa vuol dire questo? » Imitai i suoi movimenti.
Urian si grattò nervosamente la nuca senza riuscire a trovare le parole giuste per rispondermi, o forse semplicemente quelle che mi avrebbero offeso di meno. Sapevo bene di non essere la classica ragazza del posto; mi comportavo in modo strano, mi vestito ancora più stranamente, eppure nessuno aveva pensato che potessi davvero provenire da un mondo diverso, preferendo credermi semplicemente pazza.
Trascorse qualche minuto di silenzio prima che uno dei due riprendesse nuovamente a parlare, mentre i nostri sguardi scrutavano il confine di quella distesa verde dove si innalzavano degli alti alberi che nascondevano l’orizzonte del cielo. Sapevo che Urian stesse pensando attentamente alle parole più giuste da usare, alle domande più giuste da fare, mentre io preparavo il mio lungo discorso per convincerlo su quella mia vera vita che sentivo sempre più lontana.
« Deve mancarti molto tua nonna » disse all’improvviso, facendo cadere tutte quelle parole che mi ero preparata e portando il mio sguardo incredulo sul suo viso.
« Mi credi per davvero? ».
Urian si distese nuovamente sul prato portando lo sguardo verso il cielo.
« Sai che cosa fa un Principe per tutto il giorno dentro al castello? ».
« Mmh. Si allena a cavalcare, viene dipinto dai più grandi artisti e da gli ordini ai suoi servitori? » Risposi distendendomi al suo fianco.
« Scappa dal Re. » Disse freddamente facendomi voltare la testa verso la sua direzione.
« Il Re non è tuo padre? ».
« Per lui non sono suo figlio ma il Principe ereditario, un modo più gentile per chiamare la persona che gli ruberà presto il trono. »
Rimasi in silenzio, senza capire che cosa avessi dovuto dire.
« Sono visto come una minaccia, e quindi mi è stato ordinato di rimanere lontano dai suoi occhi. Penserai che dentro ad un enorme castello sia qualcosa facile da fare, ma lui si aggira apposta ovunque di continuo senza alcun preavviso, perché io sia così costretto a rimanere chiuso nelle mie stanze. Ho passato così tanto tempo da solo che ho fantasticato su ogni tipo di mondo in cui sarei potuto fuggire. » Urian si mise di fianco raggiungendo il mio sguardo. « Sapere che provieni da uno di quei mondi non è difficile da credere per me, è anzi una bellissima notizia che mi fa sperare che possa esistere un futuro più felice anche per me. »
Il suo sorriso era così triste da sentire l’improvviso bisogno di baciarlo per consolarlo.
Più i nostri sguardi si scrutavano e più il mio cuore batteva in modo insolito, come se dentro di me si stessero liberando delle emozioni che avevo sempre avuto, che avevo custodito gelosamente per tanto tempo con la speranza di poterle rivivere presto. Lo guardavo con amore, con la voglia di abbracciarlo e stringerlo forte a me nonostante lo conoscessi appena. Volevo posare una mano sulla sua guancia, accarezzargli il viso e assicurargli che tutto sarebbe andato per il meglio, che qualsiasi cosa fosse accaduta l’avremmo affrontata insieme. Volevo rimanere al suo fianco per sempre, diventando la sua forza e quella certezza che gli avrebbe ricordato ogni giorno che anche lui poteva essere felice.
« Perché sento di volerti proteggere ad ogni costo? » Sussurrai guardandolo intensamente.
« Continui a dare voce ai miei pensieri » aggiunse lui, avvicinando la sua mano al mio viso sfiorandolo appena, riuscendo però a farmi sentire dei brividi come se avessi appena ricevuto un bacio inaspettato; ma tra quelle sensazioni di amore che mi volavano nel cuore, una mi colpì dolorosamente. Un sentimento di dolore mi provocò una fitta al petto, come se guardare nei suoi occhi scuri fosse sbagliato. Sembravamo due anime disperse nel vuoto che cercavano di ritornare a casa, ma ogni volta che si avvicinavano, venivano respinte con forza in parti opposte.
Vidi il suo viso avvicinarsi al mio mentre la sua mano si posava con più convinzione sulla mia guancia, portando il pollice con dolcezza sulle mie labbra per poterle accarezzare appena. E mentre tra di noi la distanza si azzerava lentamente, sentivo il mio cuore piangere e soffrire sempre più forte. Il mio corpo voleva rimanere lì, ad aspettare quel contatto che si stava per creare tra di noi; voleva sentire il suo sapore e respirare a pieni polmoni il suo profumo, ma il mio cuore sembrava voler scappare lontano.
Quando sentii le sue labbra sfiorare appena le mie, mi alzai rapidamente da terra ritornando seduta con lo sguardo dritto davanti a me.
« Quindi, puoi aiutarmi a ritornare a casa? » Domandai come se non stesse per succedere niente tra noi due, con la speranza che anche Urian cambiasse discorso senza fare domande, lasciando così che il mio cuore trovasse da solo le risposte a quelle emozioni che non capivo.

Come è nata l’idea di questo libro?
Negli ultimi mesi continuavo ad avere questo pensiero fisso: esiste davvero una seconda o terza vita? Ho seguito alcune serie televisive asiatiche in cui questa tema viene spesso accennato o raccontato, e mi ha incuriosita. Innamorata dell’amore come sono, mi sono chiesta quanto questo sentimento potesse influire su una reincarnazione di una vita futura. Pensieri complicati, vero? Eppure mi piace davvero rimanere del tempo a sognare, farmi delle domande e trovare le risposte che più mi convincono. Ecco da dov’è nata l’idea per questo libro. E se ci fossero altri mondi in cui possiamo rinascere, il vero amore della nostra vita passata riuscirebbe a superare anche queste difficoltà? Nella serie Destino c’è la risposta che ho trovato per questa domanda.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Mi sono talmente appassionata a questa storia e a tutti i colpi di scena che accadono, che sono arrivata alla fine senza neanche rendermene conto. Mi succede con alcune storie che arrivo a metà libro e mi blocco. Non sono convinta di quello che sto scrivendo o del modo più giusto per continuarlo, ma non questa volta.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Una delle domande più difficili, un po’ come quando mi chiedono i miei libri preferiti o la canzone che più amo. Non ho alcun nome da fare perché cerco di cogliere caratteristiche diverse da tutti gli autori che incontro. Amo tutti i generi, vorrei saper scrivere di amore e di casi misteriosi senza risposta. Mi piacerebbe riuscire a spaventare il lettore e farlo viaggiare in posti fantastici mai visti, ecco perché leggo generi diversi e prendo spunto da tutti gli autori.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata in un paesino in provincia di Venezia, Portogruaro, che mi piace sempre definire come una Venezia in miniatura. Sono nata, cresciuta e vivo tutt’ora qua. Un piccolo angolo tranquillo di Italia, che amo davvero sinceramente.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo momento sto scrivendo un romanzo adolescenziale che parla di amore, ed in particolare dell’importanza dell’amare la propria vita così com’è, senza cercare quella perfezione che non esiste. Ma il sequel di Destino è il prossimo romanzo che vorrei iniziare a scrivere.
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