Edito da Martina Vaggi nel 2020 • Pagine: 264 • Compra su Amazon
Cinquanta storie raccontano la vita e il processo di cambiamento di pazienti, infermieri, medici, imprenditori, insegnanti, aziende e persone comuni, durante il periodo di maggiore impatto del Coronavirus. Il ricovero dal punto di vista dei pazienti, la corsa di infermieri e medici nei reparti Covid, gli imprenditori che chiudono l'azienda e altri che cercano di sopravvivere: la didattica a distanza, lo smart working, i parenti che salutano i loro cari da dietro uno schermo. La spiritualità, la fede, il silenzio che avvolge le città. Attraverso i luoghi e le date i racconti intrecciano storie reali individuali con eventi storici accaduti durante i mesi della quarantena.
Il giro continuò, la macchina passò attorno al paese, circondandolo. Tommy guidò fino alle vie della campagna, per raggiungere anche le case più isolate. Percorse le strade asfaltate che affiancavano i campi, nei quali Tommy vedeva cascine e ville che sembravano vuote, quasi abbandonate. Non avrebbe mai potuto dimenticare quella sensazione di vuoto che gli attanagliava il petto.
Le persone chiuse in casa al loro passaggio aprivano le finestre: nel silenzio tombale udivano l’eco di quella voce al megafono raggiungerle, bussare alle loro porte, farsi strada nelle loro case. Come se si trattasse di un film dell’orrore, di uno di quei film apocalittici sulla fine del mondo, con quella voce metallica che continuava a ripetere: “Restate tutti a casa. Non uscite dalle vostre abitazioni…”
Come è nata l’idea di questo libro?
Durante i mesi del primo lockdown, ogni giorno pubblicavo un post sul mio blog “Pensieri surreali di gente comune” dove contavo i giorni di reclusione e annotavo pensieri su tutto ciò che stava accadendo in Italia in quel particolare momento. Era come un diario, per me, dove segnavo la data e numeravo i giorni di reclusione. Un giorno, la mia migliore amica, infermiera in un reparto Covid, mi disse: “Dovresti scrivere un libro su tutto questo”. Da qui nacque in me l’idea di scrivere un libro su tutto ciò che stava accadendo attorno a noi: la reclusione, le persone che si ammalavano e finivano in quarantena, le altre che entravano in terapia intensiva e non ne uscivano più. Il libro non sarebbe stato improntato sui miei pensieri, bensì sulla testimonianza di chi aveva vissuto il Covid-19 in prima linea (gli infermieri, i medici, gli operatori sanitari), di chi ne aveva subito le conseguenze economiche (gli imprenditori, le aziende, i dipendenti), di chi aveva rivoluzionato il proprio modo di lavorare (gli insegnanti, lo smart working, gli psicologi, le persone comuni): il libro doveva riguardare anche chi aveva cercato di dare conforto, anche attraverso la fede, la terapia o il volontariato. Doveva parlare dei pazienti, dei parenti che non hanno potuto tener loro la mano quando sono venuti a mancare. Doveva parlare del silenzio che ha avvolto le città per mesi. Il libro tocca varie regioni e città italiane: così facendo ho voluto dare un quadro generale di come il periodo del lockdown avesse influito sull’Italia intera. Per questo ho cercato persone che avessero vissuto esperienze, le ho ascoltate e ho creato dei racconti su misura per loro: ogni racconto inizia con una data, un nome di città /paese e della regione in cui si trova.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il libro è stato scritto in due mesi. Sono stati mesi intensi perché ho intervistato circa quarantacinque persone, le ho ascoltate, ho provato a mettermi nei loro panni, a vedere con i loro occhi quello che loro avevano visto: a provare sulla loro pelle tutto quello che avevano vissuto. Questa parte è stata molto impegnativa, perché mettersi nei panni degli altri significa sentire il loro dolore, le loro emozioni. Quando raccontavo il punto di vista di una persona che aveva sofferto molto, soffrivo anche io.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi piace molto Susanna Casciani. Leggevo spesso il suo blog.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto a Sale, in provincia di Alessandria. Vivo qui tutt’ora.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento, credo che, vista la situazione esterna, sia difficile scorgere un futuro. Questa è una delle cose che ho imparato dal primo lockdown: guardare al presente. Vivere giorno per giorno. Per il momento, quindi, cerco di divulgare il libro il più possibile. Tutto il resto si vedrà.
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