
Edito da Edizioni Efesto nel 2019 • Pagine: 154 • Compra su Amazon
Fin da giovane, Lorenzo è stato un tossicodipendente - non di una qualsiasi sostanza illegale convenzionale, ma dell'unica cosa che sapeva di poter ottenere se si fosse spinto abbastanza a lungo e abbastanza forte. La sua "droga preferita" è stata il successo. La vittoria riempiva i vuoti della sua coscienza. Nei momenti in cui la stanchezza lo stava per sconfiggere, le parole di suo padre lo avrebbero spinto in avanti: "Vinco, dunque esisto".
Solo nella sua stanza, Lorenzo spegne le 50 candeline sulla sua torta di compleanno e inizia a riflettere sul suo passato. Nonostante il successo come campione di nuoto, è insoddisfatto della superficialità della sua vita. Ha perso il contatto con tutti i suoi amici con cui non è mai stato davvero in grado di connettersi a livello intimo.
Ricorda come è iniziato tutto, come la sua vita si sia modellata grazie alla vicinanza della sua casa ad una piscina olimpionica. Fu lì che incontrò il suo allenatore, Sandro Romagnoli, alias Il Mister, che riconobbe il suo talento e la sua passione per il nuoto. Allena e coltiva Lorenzo per raggiungere il successo ai campionati italiani, ma Lorenzo vuole di più: l'apice del successo nel nuoto - una medaglia d'oro alle Olimpiadi estive.
La sua vita sentimentale si era complicata quando la ragazza di cui era perdutamente innamorato, Livia Frati, aveva trovato qualcun altro in grado di connettersi emotivamente con lei, qualcosa che lui non era mai stato in grado di fare. Il rifiuto di Livia lo porta a stringere una relazione con Chiara Di Stefano, la cugina giornalista del suo compagno di squadra, Gianluca. Chiara lo intervista e scrive un articolo intrigante per il suo giornale. Era chiaro: si era innamorata profondamente di lui.
Sebbene Lorenzo sia felice con Chiara, si rende conto di essersi spinto troppo in avanti e termina la relazione, lasciando Chiara da sola a passare settimane di angoscia e disperazione. Lorenzo non intendeva ferirla ma crede di poter raggiungere le sue ambizioni di nuoto solo se rimane single. L'infelice relazione dei suoi genitori aveva dimostrato che la monotonia del matrimonio non era per lui.
Emergendo dalla sua depressione, la giornalista Chiara si imbatte in un complotto sotto copertura in cui alcuni atleti fanno uso di farmaci per migliorare le prestazioni. Sembra che il medico che li sta fornendo, che si fa chiamare il dottor Nietzsche, sia il padre di uno dei membri del team di Lorenzo. Sembra anche che Livia stia lavorando per Nietzsche e che uno dei loro clienti possa essere Lorenzo, che in una delle ultime gare si era spinto così forte, da fermare quasi il suo cuore.
Chiara è sulla buona strada per distruggere tutto ciò che aveva ammirato di lui, ma prima di essere in grado di esporre le sue scoperte e pubblicarle sul giornale, viene investita da una macchina mentre torna a casa dal lavoro con la sua bicicletta. Dopo 11 giorni di agonia, muore a causa delle ferite.
La storia finisce il giorno del cinquantesimo compleanno di Lorenzo, con lui che visita il cimitero dove sono sepolti i suoi genitori. La tomba di Chiara si trova nelle vicinanze e, mentre si siede su una panchina, viene raggiunto dal suo vecchio amico, Michele. Discutono di come sono andate le cose per tutti, dalla morte di Chiara. Lorenzo dice a Michele che suo padre gli aveva detto in sogno di essere responsabile di tutto ciò che era accaduto. Michele abbraccia il suo vecchio amico e dice: "Non possiamo cambiare il mondo".

– Sapete una cosa, – sussurrò Chiara con il capo chino sopra il quadernino degli appunti – ho un sospetto.
– Un sospetto? – chiese Gianluca distrattamente mentre cercava di completare un cruciverba.
I tavolini erano tutti occupati e il baretto pullulava di vita, un’ansia densa, orchestrata da tutti i giovani atleti della struttura. Sedevano all’angolino in fondo, lo spazio più buio: illuminato appena dalla luce incerta di due faretti piegati sopra un finestrone. Aspettavano Lorenzo che, come al solito, si stava attardando sotto la doccia.
– Il padre di Donatello. Credo sia dedito al commercio di sostanze… proibite – farfugliando quest’ultima parola.
Michele raggelò:
– Che stai dicendo?!
– Ho notato cose molto strane…
– Spiegati meglio, Chiara. Voglio dire… stranezze di che tipo? Ragazzi che aumentano la massa muscolare di cinque chili in sei mesi? Meteore forti per una stagione e che poi spariscono nel nulla? Di casi così ce ne sono tanti – reagì Gianuca.
– D’accordo. Ma il padre di Donatello cosa c’entra? Per la villa forse? La voglia di sbandierare la sua ricchezza?
– E se avessi le prove?
– Prima hai parlato di sospetti, – rispose Michele, – adesso parli di prove. Che cosa hai in mano?
– Giornalismo investigativo. Mi piace! – provò a scherzare Gianluca. – Mia cugina punta in alto! – ma vedendole irrigidire in volto capì che Chiara, questa volta, faceva sul serio. – Va bene. Va bene. Di cosa stai parlando, steroidi?
– Certo che no. È roba vecchia quella! Gli steroidi sono proibiti da decenni. Basta una dose minima e ti incastrano come niente. Se vuoi finire nei guai… allora vai con gli steroidi!
– Antidolorifici allora?
– Ho studiato le tabelle con i dati del doping. Questi sono in cima. Ti beccano al primo controllo.
– Ma allora cosa?
– Roba nuova. Non ancora regolamentata. Roba che sta in una zona grigia. Che si trova nel corpo e che nessuno può dire se l’hai prodotta o se l’hai assunta. Sostanze facilmente confondibili. Li prendi e la tua resistenza cresce in modo esponenziale. Se il tuo sangue normalmente trasporta, fai conto, cinque di ossigeno, li prendi… e ne trasporta otto, addirittura nove.
– Vuoi dire broncodilatatori. Vasodilatatori. O roba del genere? – insistette Michele.
– Sarebbero ancora troppo banali. No. Riflettete un attimo. – disse tirandosi i capelli dietro alle orecchie con una mano. – Qual è quella cosa di cui tutti hanno paura?
Michele e Gianluca si guardarono l’un l’altro cercando di indovinare: “La fame” disse l’uno, “La guerra” provò l’altro. “Quando ero bambino mi faceva paura andare a scuola” scherzò Gianluca. E Michele: “Io conosco tanta gente che ha paura di Venerdì diciassette”.
– Siete proprio cretini a volte. Questa è una cosa seria! Avete mai sentito parlare di prodotti anti-invecchiamento?!
– Ma che dici?
– Proprio così. Cliniche anti-invecchiamento. Coperture per la vendita di medicinali illegali.
– Il padre di Donatello vende miracoli per rimanere giovani per sempre! – sobbalzò Gianluca.
– Dicci quello che sai! – la incalzò Michele.
Chiara spalancò la cartelletta sul tavolo e trasse un plico di fogli spillati. Indicò un paragrafo evidenziato in giallo. Disse:
– Ho fatto un’intervista. Ho un’ipotesi sicura al novantanove virgola nove per cento.
Quel particolare momento si fece d’un tratto solenne. Gianluca era eccitato da tanta segretezza. Per un attimo si sentì un novello Sherlock Holmes. Michele, d’altro canto, sembrò avesse scoperto soltanto in quell’istante che il nuoto non fosse un’isola felice, un posto per sole anime belle. Dovette fare pace con più di un pensiero, capire di poter separare il lecito dall’illecito.
Chiara si guardò attorno per identificare le persone presenti, furtiva. Poi riprese a parlare. Già da tempo aveva condotto delle ricerche online sul fenomeno del doping nello sport.
– Non pensavo di potermi interessare al nuoto. Ma poi ho conosciuto voi. E ho fatto l’intervista a Lorenzo. Mi è parso tutto così affascinante. Mi sono divertita! Non ho mai riflettuto su tanti aspetti… prima che mi capitasse questa cosa. Così, per caso. Un po’ di tempo fa ho letto un articolo sul giornale e mi sono incuriosita: parlava di certi farmaci per curare le anemie. Aiutano i globuli rossi, non c’è niente di illegale in questo. Però l’articolo sottolineava: si vendono più dosi di quelle necessarie. È come se per ogni anemico reale… ci fossero altre sette persone che ne abusano! Capite? Più globuli rossi significa più forza. Ho parlato con alcuni medici, ho scoperto che certe sostanze possono trasformare un ragazzo normale… in un campione.
– Ma dove vuoi arrivare?
– Questa scoperta mi ha fatto una paura tremenda, ve lo garantisco. Ci sono scorciatoie a tutto. Ebbene sì: tutto è possibile! Mi sono sentita arrabbiata, ma dovevo andare avanti. Per capire. – Chiara non voleva accennare a Lorenzo davanti a suoi amici, anche se quello che aveva scoperto la scorsa sera le faceva ancora molto male. “No, non sto dicendo una bugia”, si convinse, “Semplicemente non dico tutta la verità”: – Ho incontrato un ragazzo. Come noi. Un atleta. Un corridore. Ho promesso di non rivelarne il nome. Ci siamo incontrati dietro alla palestra della scuola, nello spiazzo erboso in cui si arriva percorrendo il viottolo del campo. Il posto delle riunioni clandestine. Abbiamo camminato fino al casottino abbandonato, l’ex deposito. Presente? Avevo un nodo alla gola… – si arrestò un attimo e con la mente rivide la fotografia di quel tipo. Uno sgherro: portava un paio di occhiali scuri e un cappellino da baseball a coprire il volto. Con la camicetta aperta sul petto, i jeans strappati e il tatuaggio di uno squalo sulle braccia. Riprese a raccontare: – Era così sicuro di sé. Fumava. La sua gioia più grande era la sensazione di essere al centro dell’attenzione. Ha cominciato a raccontarmi tutto quello che sapeva e io a prendere appunti. Ecco qua! – mostrò una specie di schema con frecce e riquadri: – Attraverso una rete di conoscenze era arrivato a un medico, uno che sapeva cosa facesse, lo ha definito “un genio”. Non gli aveva telefonato subito però, aveva esitato; ma alla fine si era convinto: “È la mia grande occasione”, si era detto, “Non si può perdere per sempre”. Gli aveva risposto una specie di voce metallica: “Chiamami Nietzsche. Sono un medico serio. Se cerchi roba illegale, sei nel posto sbagliato”. – l’immagine di Lorenzo s’intromise, adesso come nell’occasione, nelle riflessioni violente di Chiara. Abbassò lo sguardo triste sul plico: in un foglio aveva annotato il nome Nietzsche (proprio così) in caratteri cubitali, cerchiandolo tre volte con il pennarello. – La comunicazione tra i due è avvenuta solo per mezzo del telefono. Per questo non sappiamo nulla. I prodotti venivano consegnati a una casella postale: “Serve un po’ di tempo per saturare il sangue”, gli aveva detto. Mi sono sentita mancare il fiato quando me lo ha raccontato. Ho provato a interromperlo. Per porgli delle domande. Niente. Alla fine mi ha detto soltanto di essere contento: ché aveva iniziato a vincere! – Chiara aggrottò le ciglia e si versò un bicchiere. Buttò giù in un sorso tutta l’acqua. Rimase immobile.
– Puzza tutto quanto di marcio – scandì Gianluca.
– Tra di noi ci sono atleti con il motore truccato – rispose Michele con fare incredulo.
– Gli ho chiesto se avrebbe continuato a doparsi. Mi sarei aspettata una reazione di imbarazzo. Un tremore. Un’esitazione. E invece niente. “Certo che sì”, con banale coerenza, senza alterare il tono della voce. So che cominciava a percepire la mia intervista come un vero e proprio interrogatorio: sono rimasta lì per un tempo molto lungo a osservarlo, provando a cogliere qualunque movimento involontario del suo viso, una qualunque piega della pelle sotto i suoi occhi o a lati della sua bocca. Lui non sentiva alcuna minaccia sulla pelle e manteneva inalterata la sua espressione scostante. Le sue parole avevano la forza e la freddezza dei proiettili sparati da un sicario. Cercavo dentro di me tutte le ragioni possibili per provare a immaginare o sentire quello che aveva nel cuore. Ma niente. Sembrava un alieno. Mentre io gli avrei voluto porre quasi una domanda “esistenziale”.
Michele scosse il capo:
– Ma non hai provato a fargli cambiare idea?
– Non sarebbe stato possibile, credimi. Avreste dovuto vederlo! E poi, per quale motivo? – difendendosi. – Ero lì per raccogliere informazioni, non per fargli la morale. Dovevo parlargli. E farlo parlare. Mica dargli del disonesto!
– Dovremmo farlo arrestare invece! – sbottò Gianluca.
– Però mi pare di aver capito che non abbia mai incontrato questo fantomatico Nietzsche, o sbaglio? – domandò Michele: – Ma quindi, cosa c’entra il padre di Donatello?
– Eccolo qua il mio sospetto. Ci sono cose che mi hanno fatto ragionare. Ripensa alla villa di Donatello: all’entrata, al grande salone con la libreria. Ricordi quanti libri c’erano? Tutti in bellavista. Sembrava la Biblioteca d’Alessandria! Ma in un lato, nell’angolo basso, avevo notato una sezione isolata dal resto. C’erano libri di filosofia e una targhetta: “Pensieri e Leggi della Vita”. Conosco bene la filosofia, ma c’erano testi davvero strani là. Ho riconosciuto un libro. Sgualcito. Davanti agli altri. Al lato. Come per essere recuperato agilmente. Sembrava il libro più importante. Così parlò Zarathustra. Nietzsche.
– Mi sembra tutto un po’ forzato però.
– Dici?
Calò il silenzio. Alle spalle di Chiara era infatti spuntato Lorenzo.
– C’è solo una cosa da fare, – le sussurrò Michele, – scoprire chi si nasconde dietro Nietzsche.
– Ragazzi! – gridò l’altro mentre già prendeva posto a fianco a loro e sistemando la tazzina di caffè sul tavolo. – Oggi in vasca sono stato un vero portento.
Le pareti del baretto sembrarono stringersi attorno ai ragazzi divenendo piccolo piccolo. Chiara ammutolì. Ogni parola le faceva male.
La notte aiuta ad accedere agli angoli più profondi della coscienza. Accostare Lorenzo al ragazzo con i jeans strappati le aveva provocato un grande turbamento. Chiara non riusciva in nessun modo a prendere sonno. Così si alzò di scatto, prese una biro, si mise a scrivere pensieri spontanei nel suo diario per allontanare l’agitazione. I ricordi dei momenti passati con lui si accavallavano nella sua mente. Provò a coordinarli attraverso gli schemi del suo pensiero ma le parve un tentativo sciocco e confuso. Lorenzo era d’improvviso diventato un essere irreale nella sua mente! Lo immaginò a telefono con Nietzsche e provò una angoscia dolorosa. Quante similitudini tra lui e quel ragazzo con i jeans strappati. Tali immagini contenevano verità inconfessabili. Una diffidenza odiosa iniziò a perturbarla e questa si esaurì solo quando gli occhi di Lorenzo brillarono di gioia incrociando i suoi pensieri. Allora iniziò a desiderare di essere sola con lui. Come se nulla fosse realmente accaduto.

Come è nata l’idea di questo libro?
Sono un nuotatore Master e un lettore insaziabile. Quando ho realizzato che pochissimi scrittori avevano scritto libri sul nuoto, ho deciso di farlo io. Conosco molto bene il livello di sacrifici necessario per poter diventare un campione e come il bisogno di vincere possa spingere qualcuno a raggiungere il successo in modo scioccante e distruttivo. Per questo ho deciso di spiegare come il gioco della vita talvolta ci spinge a scegliere tra la lealtà a qualcuno e l’alienazione ad un altro e il risultato porterà insieme soddisfazione ed estraniazione totale.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Immaginare una storia che possa reggere come storia è un compito difficile. Ancora più difficile è costruirla in modo che tenga il lettore attaccato alle pagine del libro. Credo che non sarei mai riuscito in questa impresa senza seguire gli schemi e i suggerimenti di Vogler e del suo magnifico libro Il viaggio dell’Eroe e quelli di Syd Field contenuti nel libro La sceneggiatura.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Robert Musil, Thomas Man, Dino Buzzati.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Riccione con la mia famiglia. Il lavoro mi ha portato in Cina tanti anni fa e ci ho vissuto per 13 anni fino al 2012 quando sono rientrato in Italia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho scritto un nuovo romanzo dal titolo Il cacciatore di miele e la tigre del Bengala che verrà pubblicato da Haiku nella prima metà del 2021. Vorrei continuare a scrivere parlando di uomini e della loro difficoltà di vivere in questo mondo.
Lascia un commento