Edito da tremulalibri nel 2020 • Pagine: 228 • Compra su Amazon
E i cani mi girano intorno, increduli anche loro, sgomenti d’una contentezza assoluta, mi leccano le lacrime, riconoscono dietro le mie sembianze da vecchio il bambino, il giovane e l’uomo che sono stato. Mi travolgono di gioia incontenibile e io bacio allora le loro teste e i loro musi, strofino il mio naso in mezzo a quelle orecchie a punta e prendo di nuovo quelle zampe e mi lascio frustare dal battito festante delle code è niente è logico ma d’altra parte non mi viene in mente niente a questo mondo che sia più illogico della felicità.
Il giovane sferrò un calcio al barattolo di pomodori pelati che mancò per un pelo il cane, superò con una palombella il tetto di un camper è sparì inabissandosi nel nulla. Cercò allora qualcosa d’altro da scalciare ma si accorse che ormai nei paraggi non era rimasto più niente. Sentì suo cugino di secondo grado Omar gridare il suo nome:<<Johnny! Johnny!>>
<<Che palle.>> si disse infilandosi le mani nelle tasche. Tirò fuori una fionda, la caricò con una biglia di acciaio e mirò ad un nido di passerotti nascosto fra i rami. Non fece in tempo a liberare dalla forte tensione l’elastico ricavato dalla camera d’aria di una Graziella perché una pedata da dietro lo fece sobbalzare.
<<Johnny, disonore della famiglia! Il filosofo è da mezz’ora che chiede di te e che ti sta cercando!>>
Johnny sbuffò, ripose la fionda in una tasca e la biglia nell’altra e s’incamminò verso casa dove sotto un pergolato di acini morti lo aspettava seduto sopra una sedia di paglia il padre che era l’esponente più anziano della comunità, due settimane prima aveva compiuto infatti settantasette anni; oltre a Johnny ,il vecchio aveva altri undici figli la cui età variava dagli otto ai quarantasei anni.
<<Prendi quella sedia là e siediti qui vicino a me.>>
Johnny seppur di malavoglia obbedì.
Il vecchio aveva uno sbuca maniche di lana sebbene da qualche giorno avesse cominciato a fare caldo,una lunga barba grigia e teneva sempre accanto a sé un bastone da passeggio con l’impugnatura di ottone dove era forgiata la testa di un bassotto ; non se ne separava mai per via dell’artrite che gli faceva il nodo ai legamenti di un ginocchio.
Si accese una sigaretta senza filtro e la offrì al ragazzo che accettò.
Dalla sua bocca rugosa sortì un anello di fumo in cui si infilarono le seguenti parole:<<Domani bisogna fare visita a quelli di Rocca scoscesa di sopra.>>
<<Ma Vasile e Dimitru non sono stati là appena ieri?>> chiese senza essere realmente interessato Johnny, quindici anni appena compiuti il sette di Giugno. Il suo disinteresse però era un albero spoglio che faceva quello che poteva per fare ombra alla propria preoccupazione.
<< Figlio mio, quanto sei ingenuo e inesperto e quanto poco sai delle cose del Mondo. Appunto perché abbiamo fatto visita loro appena ieri dobbiamo tornare di nuovo su. Hai mai sentito parlare dell’effetto sorpresa?>>
<<Sì.>>
<<Bene, questa è una evoluzione dell’effetto sorpresa perché è stato potenziato dalla commistione con la psicologia inversa. Loro pensano che noi pensiamo che loro si aspettino un nuovo attacco e che quindi ce ne staremo buoni mentre noi invece picchieremo sul ferro finché è caldo. Il rubare per quanto sia una attività adombrata da critiche pregiudizievoli è a metà strada tra l’arte e la scienza.>>
Al vecchio piaceva parlare difficile:aveva una parete
intera di libri. Tutti rubati.
<< E io cosa c’entro?>>
<< Dimitru e Vasile hanno lavorato molto ieri, quasi due ore, ed è giusto che per una settimana si riposino. Credo che sia arrivato il momento per te di trovare il tuo spazio nel Mondo. Come prima missione ti affido un compito piuttosto semplice. Da miei informatori ho saputo che domani sera a Rocca scoscesa di sopra si terrà la riffa annuale. Credo che la faranno, salvo ripensamenti dell’ultima ora, nei locali dell’oratorio. Tutte le case saranno sguarnite. Sarà un gioco da ragazzi per te entrarci dentro.>>
<< Padre, i miei fratelli agli abitanti di Rocca scoscesa di sopra negli anni hanno già portato via di tutto, persino le etichette nei citofoni. Cosa potrei mai rubargli io di così prezioso?>>
<<Non è il cosa ma il come che dovrà muovere i tuoi passi. Rubagli le scarpe, rubagli gli spazzolini, l’essenziale è che gli rubi qualcosa che loro recepiscano come un atto mosso da una dichiarazione di sfida unito ad un senso di spregio, così vediamo se la smetteranno una buona volta di credersi superiori e fare smaltire a noi i loro rifiuti.>>
Johnny nascondeva nel cuore un terribile segreto, un segreto inconfessabile: non gli piaceva rubare, non gli era mai piaciuto, ma fece lo stesso buon viso a cattivo gioco e assecondò le pretese del genitore anziano. Anche il filosofo nascondeva in cuor suo un segreto: il vero motivo per cui aveva incaricato Johnny pur sapendolo non adatto. Aveva fatto un sogno premonitore: il figlio che veniva portato in spalla in trionfo dagli abitanti di Rocca scoscesa di sopra che giubilanti e festanti lo veneravano come un re. A tanti piacerebbe avere un figlio re, soprattutto a quelli come il Filosofo che nell’orgoglio paterno figliano mire espansionistiche.
Come è nata l’idea di questo libro?
Il libro nasce da un periodo buio: avevo da poco perso il mio amatissimo sodale a quattro zampe con cui vivevo in simbiosi da quattordici anni e questo mi ha fatto rendere conto che quel poco di equilibrio mentale che credevo di avere faticosamente raggiunto aveva delle fondamenta davvero fragili e che stava venendo giù tutto. Naturalmente non volevo ammorbare il lettore con le mie paturnie usando un procedimento descrittivo e didascalico di quello che mi stava succedendo e ho imbastito una trama in cui ho parlato della mia depressione per allegorie e cercando di essere divertente. Ho usato la fantascienza , la commedia dell’assurdo e degli equivoci e alcuni trucchetti che in questi anni credo di avere imparato per descrivere questa sensazione di caduta libera e alla fine anche se tutto questo non ha avuto l’effetto catartico che auspicavo mi è servito almeno per scrivere un altro bel libro.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La difficoltà vera è nata dopo averlo scritto. Il libro era stato inserito in una prima rosa di venti manoscritti inediti che poi si sarebbe ristretta a cinque e da cui sarebbe risultato il vincitore di un concorso letterario abbastanza importante. Mi comunicano questa cosa e a me comincia già a salire l’ansia dal momento che odio le competizioni dove non ho la certezza assoluta di vincere. Passano altre settimane e mi telefonano gli organizzatori dicendo che sarei finito fra la rosa dei cinque ma c’erano dei problemi riguardo ad un racconto. <<Quale?>> chiedo io. <<Elettra.>> risponde il tipo. <<Cosa c’è che non va? Non vi è piaciuto?>> <<No, anzi..è uno dei migliori. Il problema è un personaggio che dovrebbe cambiare con qualcun altro..è un nervo scoperto…>> <<Ma chi? Alain Delon? va bene, cambiatelo pure con Jean Paul Belmondo.>> <<No, no…è Hitler.>> <<Se cambio quello il racconto non sta in piedi. Mi serve per la storia.>> La faccio breve: dopo un tira e molla estenuante e uno scambio frenetico di mail(almeno tre) mi faccio convincere a mandare il manoscritto modificato. In pratica lascio tutto come prima ma faccio compiere le stesse gesta del libro al clone futurista non del pazzo dittatore ma dal clone di un Papa argentino. Non vengo più contattato e naturalmente non finisco nella cinquina ma è dai tempi di Kamasutra Kolossal kamikaze che ho a che fare con questo genere di cose ma ogni volta mi sento come un marziano.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Più che autori di riferimento mi piacciono alcuni libri. Ultimamente sto rileggendo La notte del drive in… fantastico.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Un libro tutto sulle ombre.
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