
Edito da Stefano Sestili nel 2022 • Pagine: 182 • Compra su Amazon
Un uomo e le donne.
Frammenti di storie, impressi come immagini fotografiche, catturati dal lampo di un flash. Gli occhi azzurri di una ragazza sono l’inizio della seconda vita dell’uomo che si racconta.
Un susseguirsi di eventi, a poco a poco compongono il puzzle, danno la risposta alla domanda "perché sono single". La freschezza travolgente di Lavinia, la sensualità nascosta di Donatella, il fascino erotico di Michela.
Le follie di un uomo. Un elicottero, per andare al mare con Claudia. Una corsa in autostrada, per regalare il gelato desiderato da Federica. Una fuga in Costa Azzurra, per mangiare le ostriche con Lorenza.
Un susseguirsi di luoghi, che ritornano, si intrecciano, fanno da sfondo a scene di vita. Milano, Roma, Manhattan. Hotel, spiagge, case abbandonate.
Scene che scorrono a volte veloci, a volte in una sequenza rallentata.
Immagini dove la donna è sempre al centro, con la sua femminilità, la sua capacità di sedurre. I tacchi vertiginosi di Marina, l’accappatoio immacolato di Alice, le mutandine “sparite” di Monica.
Strumenti di seduzione diversi tra loro, ma sempre in perfetta armonia con la donna che li utilizza, in grado di creare l’atmosfera che trasforma un momento in una emozione, scolpita in modo indelebile nella mente e nel cuore di un uomo che ama le donne.
“momenti, emozioni, incontri di un uomo”

«É bellissima, somiglia a Meg Ryan.»
Aggiunge
«È perfetta per te, una manager, sempre in giro. Sono sicura che ti piacerà.»
Sempre in giro lei, sempre in giro io, l’idea della collega non si concretizza mai. A me, poi, non piacciono gli incontri organizzati. Ma ieri…
«Sei a Roma?»
«Si, perché?»
«Domani aperitivo con Meg Ryan, non dire no. Cancella ogni impegno.»
Meg Ryan è in ritardo. Che palle! Già diverse escursioni al buffet, a riempire il piattino. Questi apericena sono diventati insopportabili, quantità, ma poca qualità.
«Andiamo via. Basta queste schifezze, mangiamo qualcosa di decente.»
«Aspetta, mi ha appena scritto. Sta arrivando.»
«Ancora dieci minuti, poi andiamo.»
Otto minuti. Bevo quello che resta del mio spritz annacquato e piomba su di noi Meg Ryan. Presentazioni di rito, poi un fiume di parole. Chiacchiere con la mia collega, chiacchiere con me. Potrebbe parlare con chiunque.
Davvero carina, a momenti sembra proprio Meg Ryan. Parte il terzo spritz. Un peperino inarrestabile, simpatica, brillante. Viene fuori il meglio di me.
A volte sono un “orso”. Quando non ho interesse per chi mi sta davanti, quando non c’è empatia, quando trovo noiose le persone e insignificanti gli argomenti, non ce la faccio a fingere. E si vede. Stasera no, lei è travolgente. Saltiamo da un argomento all’altro in maniera frenetica, non mi capita spesso. Non facciamo in tempo a concludere un discorso, che ogni parola è il pretesto per saltare su un altro tema.
Il terzo spritz diventa un quarto, i piattini del buffet si moltiplicano. Quando decidiamo di salutarci chiedo e ottengo il numero di cellulare di Meg, non avevo dubbi. Ne è valsa la pena di massacrare lo stomaco con quattro spritz e le schifezze del buffet.
WhatsApp può essere una vera tortura, ma anche uno strumento da benedire. Meg non si fa pregare. Se le scrivo, risponde subito. Un argomento, poi un altro, poi un altro ancora, in attesa di programmare una cena. E poi qualcosa che non mi aspetto, una mail.
«Ti scrivo dal computer dell’ufficio. Si è bloccato il mio telefono. Mi dispiaceva sparire e non rispondere ai tuoi messaggi senza spiegazioni.»
Non fa la stronza, non fa la preziosa, mi piace. Decidiamo per una cena, senza collega, questa volta. Scelgo un piccolo ristorante di pesce, che già conosco. Al primo appuntamento non sperimento mai, preferisco andare sul sicuro. Poca confusione, atmosfera rilassante, ambiente caldo. Anche questa volta Meg è in ritardo.
Quando arriva, il mood riprende da dove era terminato. Gli ottimi gamberi crudi passano in secondo piano mentre la guardo. Conversazione frenetica, ci raccontiamo di tutto, sempre in maniera caotica e travolgente. È Meg ad essere travolgente. Chiacchieriamo senza sosta, mangiamo, beviamo, e intanto la osservo. È proprio carina. Sarà la simpatia che esprime, sarà il fresco Gewürztraminer che accompagna i gamberi crudi, saranno gli occhi vivaci e maliziosi, ma ho una gran voglia di baciarla. «Fai il bravo» mi dico, e continuo a osservarla. È la prima volta che usciamo, bisogna sempre capire prima la psicologia della donna. Potrebbe essere di quelle che al primo appuntamento non concedono nulla, anche se hanno voglia di farlo.
L’accompagno alla sua auto. Baci d’ordinanza sulle guance, sale in macchina. Lo sportello è ancora aperto, sembro un teenager impacciato.
«Ci sentiamo presto.»
«Si, certo», sorride.
«Notte.»
Chiudo lo sportello. In un attimo una serie di pensieri contrapposti passa per la mia mente. Uno prende il sopravvento, non ho voglia che la serata finisca così. È la prima volta che usciamo, non importa. Prima che Meg avvii il motore, riapro lo sportello, lei si volta, mi sporgo all’interno, mi avvicino e le stampo un bacio sulle labbra.
«Avevo voglia, notte.»
«Notte.»
Se ne va con un sorriso. E quel sorriso significa una sola cosa.
«Baciami ancora!»

Come è nata l’idea di questo libro?
Avevo voglia di rivisitare la mia vita, dopo il divorzio. E poi tanta gente che mi chiedeva perché non mi ero ricreato una vita di coppia stabile. Qualche amica che scherzava continuamente su come fossi un uomo ideale, impossibile che nessuna cercasse di “incastrarmi”. Alla fine la scrittura del libro è stata anche la ricerca di una risposta, attraverso un percorso che mi ha portato a raccontare quindici anni di storie, raccontate attraverso singoli momenti, a volte belli, a volte meno piacevoli.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La scrittura non è stata affatto complicata dal punto di vista della narrazione e della rappresentazione degli stati d’animo che ho vissuto nelle storie che racconto. Anzi, mi sono ritrovato a recuperare con piacere momenti che, nella maggior parte dei casi, sono stati entusiasmanti. L’unica difficoltà è stata quella di evitare che le mie partner fossero facilmente riconoscibili. In alcuni casi non l’ho ritenuto corretto e sicuramente non tutte avrebbero piacere a essere individuate come protagoniste di momenti privati.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non è facile specificare i miei autori di riferimento in assoluto. Nella scrittura del libro mi sono spesso venuti alla mente tre libri, che hanno in comune un contenuto autobiografico, più o meno evidente. Mi riferisco a “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati, “Fight Club” di Chuck Palahniuk, “Il museo dell’innocenza” di Orhan Pamuk. Tre libri importanti, che mi hanno molto coinvolto quando li ho letti.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Risiedo a Milano, ma per lavoro trascorro buona parte della settimana a Roma, dove sono cresciuto e ho studiato. Poi mi sono innamorato e ho sposato una milanese. Così mi sono trasferito. Mi piace Milano, non ho alcuna voglia di tornare a Roma e non solo perchè a Milano vivono le mie tre figlie, la componente più importante della mia vita. In passato ho vissuto un anno a Padova, dove sono stato benissimo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In passato avevo scritto un libro di management. Ho fatto per tanti anni il consulente, tenevo seminari, parlavo a convegni. Ora sono dirigente in un’azienda. Progetti specifici non ne ho, ma mi piace scrivere. Questa è la mia prima esperienza nella narrativa. Mi è piaciuta questa esperienza e ho voglia di pubblicare ancora. Sono anche appassionato di fotografia: reportage, street photography, ritratti. Non escludo un libro fotografico corredato di testi che aiutino a trasmettere le emozioni delle immagini.
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