
Edito da Salvatore Liggeri nel 2022 • Pagine: 360 • Compra su Amazon
"Non un viaggio, ma il viaggio"
Una giovane coppia va a vivere per trenta giorni a stretto contatto con i monaci tibetani all'interno di uno dei monasteri più grandi d'Europa.
I protagonisti affronteranno un cammino impervio e tortuoso all'interno di sé, confrontandosi con culture lontane e misteriose, facendo esperienza di momenti e confronti intensi che trascineranno e stimoleranno il lettore alla scoperta di varie teologie, leggende e filosofie.
Un'indagine romantica ricca di momenti di passione, volta alla ricerca di quella che diventerà a tutti gli effetti un'iniziazione spirituale ed esoterica.
A due passi dal Tibet è una storia da pelle d'oca, i cui temi affrontano i grandi dilemmi dei nostri tempi. Una storia non soltanto da leggere, ma da scoprire.

Il pellegrinare è metafora di vita, il pellegrinare è il viaggio attraverso i mondi, lo scoprire un filo d’erba più verde dell’altro negli scorci, nelle mulattiere e tra le strade delle città.
Scoprii che il pellegrinaggio è agire, costruire un percorso iniziatico verso una meta, che mai prima di allora pensai fosse la più bella e illuminante di tutte le mete terrene che si possano sperimentare: la verità. Ho scoperto che tutto ciò in cui credi con la mente si vaporizza, mentre tutto ciò in cui credi con il cuore si realizza. Ho scoperto camminando, che la magia vive in tutto ciò che decidiamo di osservare con stupore e che, puntino dopo puntino, realizziamo la grande opera. Non dobbiamo pensare al quadro nella sua totalità, ma al colore di cui abbiamo bisogno oggi, in questo momento. Così la vita diventa un mosaico, così il momento diventa un tassello. Realizzando ciò, ogni momento diventa vivo, colorato e diverso da ogni altro. Infine, dopo migliaia di chilometri, dopo aver viaggiato attraverso l’Europa e dopo aver raggiunto alcune cattedrali a piedi, un raggio di sole più abbagliante degli altri, probabilmente il primo che avessi mai veramente guardato, mi parlò. Capii le sue parole non attraverso una voce, ma dalle lacrime di gioia che mi scorsero dal viso, dal formicolio delle mie braccia, dalla leggerezza delle mie gambe. Scoprii che siamo tutti dei malati terminali. Noi, bambini capricciosi e viziati, piagnucoloni e depressi, ma al tempo stesso gioiosi e dispettosi, possiamo morire in qualunque momento. La fine della nostra vita è qualcosa di inevitabile, alla quale dobbiamo pensare e che dobbiamo impegnarci ad accettare.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di questo libro nasce dall’esperienza che ho vissuto con i monaci tibetani, all’interno di uno dei monasteri più grani d’Europa.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Devo ammettere che scrivere e terminare questo libro è stato complicato. Emotivamente quest’esperienza mi ha dato tanto e soprattutto, mi ha donato tanta pace, che era proprio quella sensazione che stavo cercando, in fondo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono sicuramente stati Terzani, Henry David Thoreau e anche Coelho.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a San Miniato in Toscana. In passato ho vissuto in molti Paesi d’Europa…sono tornato in Italia giusto 3 anni fa, dove ha avuto inizio il mio percorso di scrittore.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento sto lavorando ad un fantasy. Ci lavoro da più di un anno, perché sto letteralmente creando un mondo fatto di personaggi e creature fantastiche, ambientato in Irlanda…
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