
Edito da Stamperia del Valentino nel 2020 • Pagine: 130 • Compra su Amazon
I DUE VOLTI DEL TEMPO – SU CASO E SINCRONICITA’
di Alessandro Orlandi
Gli esseri umani tendono a vedere nelle vicende che segnano le loro vite (nascita, morte, l’incontro con la persona amata, la vincita a una lotteria…) l’azione di una forza superiore: la forza del Fato e del Destino, una “coincidenza significativa”.
Ma cosa sono le cosiddette coincidenze? Jung e Pauli hanno cercato di rispondere a questa domanda introducendo il princìpio di Sincronicità accanto a quello di Causalità, formulando cioè l’idea che, accanto al tempo rassicurante che segna lo scorrere della vita quotidiana ne esista un altro, collegato agli Dei e allo Spirito, che fa irruzione nelle nostre vite in momenti straordinari. La correlazione di sincronicità tra due eventi si scorge alla luce di una loro “risonanza simbolica” e per la loro pregnanza dal punto di vista di chi li sperimenta. Si tratta di un’idea antica quanto l’uomo, che questo libro declina in tutte le sue possibili accezioni, terminando con il racconto di alcune coincidenze significative che hanno segnato la vita dell’Autore.
Da sempre appassionato di storia delle religioni, simbolismo e tradizione ermetica, in questo suo ultimo lavoro Orlandi prende in esame l’idea di sincronicità dal punto di vista della psicanalisi, della fisica, della magia, delle arti divinatorie (I Ching, Tarocchi, Astrologia Tradizionale) e della storia delle religioni, soffermandosi in particolare sull’idea che del tempo hanno la scienza e la spiritualità.
Alessandro Orlandi (Roma, 1953) Matematico, editore, museologo e musicista. Dopo la laurea in Matematica ha svolto ricerche per conto del CNR all’Università di Pisa. Dal 1986 al 2006 ha insegnato matematica e fisica presso il Liceo E.Q. Visconti di Roma, dove per vent’anni è stato curatore dell’ex-Museo Kircheriano. Nel 2007 ha fondato la casa editrice La Lepre Edizioni. Autore di numerosi articoli e conferenze sui temi del simbolismo e della cultura ermetica, nel 1998 con Alberto Camici per Appunti di Viaggio ha pubblicato La fonte e il cuore - Cristianesimo e iniziazione, con Irradiazioni nel 2003 Dioniso nei frammenti dello specchio, pubblicato anche in Francia, nel 2007 Le sette teste del drago, favola alchemica ispirata ai Misteri di Mitrhra. Nel 2010 per Mimesis L’oro di Saturno. Saggi sulla tradizione ermetica. Per Stamperia del Valentino ha pubblicato nel 2018 Le Costellazioni dello Zodiaco in Alchimia, nel 2019 Genius Familiaris, Genius Loci, Eggregori e forme pensiero”.

Lo psicanalista Carl G. Jung e il fisico Wolfgang Pauli, per spiegare alcune significative correlazioni tra fenomeni, ipotizzarono che accanto al Princìpio di Causalità si dovesse introdurre il Princìpio di Sincronicità: anche se tra due fenomeni che accadono simultaneamente non esiste alcuna relazione di causa-effetto, essi possono apparire significativamente correlati alla luce di una “pregnanza simbolica” che li collega agli occhi di chi li percepisce.
Nel libro La sincronicità questa idea venne formulata compiutamente. Per Jung l’idea di sincronicità rappresentò il tentativo di dare una forma rigorosa a molti suoi studi difficili da proporre alla comunità scientifica; per Pauli il tentativo di trasporre nella sfera psicologica alcuni risultati da lui ottenuti nella fisica quantistica.
In realtà questo princìpio, seppur espresso in forme diverse, è antico quanto l’uomo. Lo ritroviamo nel pensiero magico : In effetti nel mondo antico quella che oggi chiamiamo “coincidenza” veniva percepita come un’irruzione del divino, del soprannaturale, nella vita di ogni giorno.
Nel sistema di riferimento del pensiero magico esistono affinità tra tutti gli esseri e gli oggetti che appartengono ai tre regni della Natura: minerale, vegetale e animale. Questa “simpatia cosmica” collega tra loro tutte le cose, pietre, piante animali ed esseri umani, determinando reciproche influenze dovute a una sorta di “risonanza”, che può essere ridestata dall’intervento del mago o del teurgo.
Nella percezione degli eventi sincronici è fondamentale la funzione dei simboli: per estensione del significato del symbolon e dello stesso verbo symballo, riunire, il simbolo è anche ogni oggetto materiale – o segno grafico – persino un racconto o un mito – che abbiano un senso compiuto materiale e concreto e che ne abbiano anche uno sottile, che rimandi all’attività superiore della coscienza. Allora la funzione del simbolo sarà quella di “riunire ciò che è disperso” (nella consapevolezza, nella coscienza umana), riunendo il frammento materiale e quello spirituale, creando un ponte che unisca il piano materiale e visibile con quello sottile e invisibile.
Anche i diversi sistemi divinatori si servono dell’idea di sincronicità: nati dalla speranza di controllare il futuro e di svelare gli aspetti nascosti del passato, di penetrare nel regno sottile delle cose invisibili e ignote per renderle accessibili e note, i sistemi divinatori si fondano sull’idea che esista un legame costante tra Macrocosmo e Microcosmo. Interrogando con una delle tecniche divinatorie il mondo circostante si vuole ottenere un responso riguardante eventi anche molto lontani nello spazio e nel tempo.
Si può trattare della disposizione casuale di bastoncini o ramoscelli di legno, monete, pezzi di carta, conchiglie, graffi prodotti ritualmente sul guscio di una tartaruga, polvere sul fondo di una tazza di caffè turco, della posizione degli astri nel cielo, di segni sul corpo umano (la disposizione dei nei, nel caso degli assiro-babilonesi), delle viscere estratte da uccelli o mammiferi, di fulmini durante un temporale, del fuoco di un focolare, degli elementi di un sogno, della disposizione delle carte o delle rune o di eventi casuali.
Così ad esempio le immagini de I Ching, l’antichissimo Libro cinese dei Mutamenti, si basano su una concezione sincronica del rapporto Microcosmo – Macrocosmo. Chi consulta il Libro dei Mutamenti gettando tre monete o gli steli di millefoglie, compie un’azione “sincronica”, perché essa contiene in sé l’impronta del tempo che circonda il consultante, delle azioni che lo hanno preceduto e di quelle che seguiranno. Il consultante deve adeguare i propri comportamenti alla tendenza che domina il tempo presente, come l’acqua si adegua alla forma del recipiente che la contiene, per non andare contro le leggi che regolano il cosmo. Il paragone più vicino è quello di una danzatrice che debba muoversi a tempo con la musica e che quindi sappia come ascoltarla. Chi si adegua all’immagine che domina il Tempo viene chiamato dai Ching “Il Nobile”. Chi la ostacola è “L’Ignobile”, dove questo epiteto non ha carattere morale, ma è una constatazione di ignoranza delle leggi che regolano l’Universo. Una concezione analoga del rapporto tra Micro e Macrocosmo sta alla base dei Tarocchi e dell’Astrologia.
Dal punto di vista della scienza la difficoltà della visione junghiana o di quella dell’I Ching sta in queste domande: dove sussistono le Immagini archetipiche, i Simboli sovraindividuali e i Mutamenti contemplati da I Ching? In quale spazio? Sono di natura “spirituale”? Come verificarne l’esistenza? Possono essere solo esperiti in istanti carismatici e irripetibili? Non hanno quindi le caratteristiche di riproducibilità che ne farebbero qualcosa di cui la scienza possa occuparsi?
Per il pensiero scientifico, qualsiasi forma di divinazione, qualora sia coronata dal successo e dal verificarsi degli eventi predetti, non è che frutto di caso e coincidenza, l’unico strumento con cui valutarne il significato è il calcolo delle probabilità e ogni tentativo di avvalorare ulteriori significati non è che mera superstizione. Di più, il pensiero scientifico tenderà a credere che chi ritiene “memorabile” il verificarsi di un dato fenomeno che era stato oggetto di una predizione, lo fa solo perché dimentica le migliaia di fenomeni che erano stati oggetto di predizioni e che poi non si sono verificati.
Il capitolo terzo del libro si propone di confrontare il Tempo della Scienza e quello della Spiritualità. La scienza moderna (in particolare la fisica) ritiene alcuni fenomeni irreversibili, come conseguenza del II princìpio della Termodinamica e ritiene impossibile, per la teoria della relativitàdi Einstein, applicare la nozione di “presente in un dato istante” all’intero Universo. Per via del Princìpio di Indeterminazione di Heisenberg la “natura ultima” dell’Universo sarebbe statistica, inoltre l’Entanglement prevede una “azione a distanza” tra particelle elementari che siano state precedentemente in contatto tra loro,e non è esclusa la possibilità di teletrasportare materia da un punto all’altro dell’Universo. La fisica afferma anche, in accordo con il Princìpio di Complementarietà, che le particelle elementari manifestano, a seconda dell’esperimento ideato e dei sistemi di misura adottati, una natura corpuscolare, oppure una natura ondulatoria, si rivelano cioè alternativamente come corpuscoli oppure come onde. Quest’ultimo Princìpio venne invocato da Wolfgang Pauli come possibile chiave per spiegare il dualismo psiche/materia negli esseri umani.
Pauli scrisse infatti: “Il problema generale della relazione tra mente e corpo, tra mondo interno e mondo esterno, non è certo stato risolto con il concetto di parallelismo psicofisico postulato nel secolo scorso. La scienza moderna ci ha offerto la possibilità di capire meglio tale relazione, introducendo il concetto di complementarietà nella fisica stessa. Sarebbe la soluzione più soddisfacente se mente e corpo potessero essere considerati come aspetti complementari della stessa realtà”.
Il tempo del Mito, quello contemplato dalle grandi tradizioni spirituali dell’Umanità, è invece un tempo sacro, nel quale gli dei si manifestano agli uomini e si apre un varco tra mondo umano e mondo divino. Credo che Jung abbia scelto di chiamare il suo princìpio “Sincronicità” proprio ispirandosi al suncrόnos dei greci più che al significato che il termine “sincronico” ha assunto in seguito: il verificarsi di due eventi nello stesso istante.
La percezione della corrente sterminata del tempo ciclico conferisce alla vita umana storica un valore relativo e irreale. Come dice Eliade: “Il mondo storico, le
società e le civiltà costruite a fatica con lo sforzo di migliaia di generazioni, tutto questo è illusorio in quanto, sul piano dei ritmi cosmici, il mondo storico dura lo spazio di un istante. L’uomo del Vedânta, il buddhista, lo rsi, lo yogin, il sadhu eccetera., tirano le logiche conclusioni dalla lezione del tempo infinito e dell’Eterno Ritorno, rinunciano al mondo e ricercano la Realtà Assoluta, ché solo la conoscenza dell’assoluto li aiuta a liberarsi dall’illusione, a strappare il velo della Mâyâ”.
Quest’idea di un incontro tra tempo profano e tempo sacro fa parte anche del Cristianesimo: Scriveva padre Giovanni Vannucci (1913 – 1984) a proposito dell’esperienza religiosa: “Le religioni storiche, nate da un istante di rivelazione, nel corso del tempo vengono a strutturarsi in due tipi differenti di esperienza: quella dell’uomo legato al tempo, con le sue tendenze a storicizzare gli eventi e il messaggio; quella dell’uomo che vive in un istante il contatto con il tempo degli dei, l’aiόn, che ricollega eventi e messaggio al loro punto eterno, originario. Il primo tipo dà origine alla religione di formule, di riti, di interpretazioni statiche, la religione della ripetizione; il secondo riaccende continuamente la vita dentro la fissità delle strutture, la religione dello Spirito creatore. Nel primo la memoria è la monotona ripetizione del passato, nel secondo la memoria diventa anamnesis, riconduzione nel tempo di ciò che è nell’eternità, perché il tempo sia redento“.
Anche alcuni prodigi e miracoli ascrivibili alla sfera religiosa e persino i poltergeist, i fenomeni spiritici e quelli paranormali sono stati interpretati come fenomeni sincronici, ma quando si cerca di estendere troppo la sfera di azione di un princìpio, si rischia che esso non spieghi più nulla e finisca col diventare solo una comoda etichetta per catalogare in modo rassicurante l’inspiegabile.
La condizione che Jung prevede perché due fenomeni possano considerarsi tra loro sincronici è “che un’immagine inconscia si presenti direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento e che, allo stesso tempo, un dato di fatto obiettivo coincida con questo contenuto”.
La Sincronicità si applica quindi a fenomeni ai quali non si riesca ad applicare né una relazione di causa-effetto, né una spiegazione statistica.
Non c’è dubbio che l’idea junghiana di archetipo sia quasi un bersaglio ideale per le critiche che Popper rivolse alla psicanalisi e alle scienze sociali nella sua polemica con Adorno. Quella di Sincronicità è sostanzialmente un’idea euristica, volta a individuare una classe di fenomeni “concomitanti” e a gettare luce sui tratti comuni che li caratterizzano, per potersene poi occupare positivamente. Essa apre anche la possibilità di indagini psichiche sul percorso dei mistici, dei religiosi, o di chi segue un cammino spirituale, percorsi che non hanno mai avuto esattamente “diritto di cittadinanza” nella psicanalisi freudiana.
Questi sono, innegabilmente, alcuni enormi meriti del Princìpio di Sincronicità: esso restituisce dignità al travaglio e al percorso interiore di chi intraprende un cammino spirituale, perché consente uno sguardo sul mondo e sui suoi eventi che contempla il peso dell’anima e della sua continua ricerca di senso.
D’altro canto, le stesse ragioni che ci inducono a valutare positivamente l’introduzione di questo princìpio ci fanno concludere che esso non sarà mai adottato dalla scienza. Soprattutto perché la stessa percezione della Sincronicità tra due eventi si basa sulla visione soggettiva della loro importanza e del loro significato per la psiche di chi li sperimenta, sul suo coinvolgimento emotivo.
Nell’ultimo capitolo vengono raccontate alcune coincidenze capitate all’Autore, seguite da una riflessione sui motivi per i quali esse potrebbero essere considerate “fenomeni sincronici”.
Grazie per la bella recensione del mio libro!