
Edito da Luca Corvino nel 2021 • Pagine: 177 • Compra su Amazon
Negli anni ’70 era in voga inviare numerose sonde automatiche nello Spazio al fine di esplorare i pianeti del Sistema Solare. La Voyager 1, dopo aver terminato la sua missione principale, si è diretta verso lo Spazio infinito, diventando così l’oggetto umano più distante dalla Terra. Una colonia aliena la intercetta con il messaggio in essa custodito. Decidono di farci visita. In questo racconto non vi sono eroi, non vi sono guerre stellari né mostri con tentacoli. La specie umana viene messa a nudo e mostra tutte le sue debolezze e fragilità quando si trova di fronte a qualcosa di superiore e ignoto. Anche in questo caso la meschinità dell’uomo affiorerà, e le nefandezze commesse in passato verranno ampiamente superate da quanto verrà messo in atto in questa occasione, in nome del bene comune.
Il dubbio è: siamo una specie che merita di vivere, evolversi ed espandersi oltre i confini del nostro pianeta?

Il 5 settembre 1977 da Cape Canaveral a bordo di un razzo Titan IIIE la sonda spaziale Voyager 1 iniziò il suo viaggio di esplorazione del Sistema Solare. Il lancio avvenne nell’ambito del Programma Voyager della NASA. Pochi giorni dopo, la sua sonda gemella Voyager 2, partì anch’essa alla volta dell’esplorazione del Sistema Solare.
Nessuno all’epoca avrebbe potuto presagire cosa sarebbe accaduto all’umanità a causa del lancio della Voyager 1.
Obiettivo principale della missione di Voyager 1 era il sorvolo dei due pianeti giganti Giove e Saturno, e del satellite Titano, per studiarne i campi magnetici, gli anelli e fotografarne i rispettivi satelliti. Dopo il sorvolo di Saturno nel 1980, la missione della sonda è stata estesa proseguendo così a raccogliere dati sulle regioni esterne del sistema solare.
Nell’agosto del 2012 la Voyager 1 ha oltrepassato l’eliopausa diventando il primo oggetto costruito dall’uomo ad uscire nello spazio interstellare.
Negli anni ‘70 era in voga l’idea di entrare in contatto con intelligenze extraterrestri, complice la fiorente letteratura di fantascienza e Hollywood.
Contemporaneamente al lancio delle missioni spaziali di Stati Uniti e Russia determinate alla conquista dello Spazio, aumentarono gli avvistamenti di UFO. Influenzati da romanzi come “La Guerra dei Mondi”, l’opinione pubblica era certa che un eventuale incontro con gli alieni non avrebbe portato a nulla di buono. Ma gli scienziati erano di un altro avviso.
L’evoluzione umana era stata determinata dall’incontro tra i diversi popoli, i quali nei secoli hanno condiviso, più o meno volontariamente, conoscenze ed esperienze. Purtroppo, la storia ha registrato che più che di incontri tra popoli si è sempre assistito a scontri veri e propri, dove i più forti sottomettevano i più deboli, depredando i territori occupati di ogni risorsa e spesso schiavizzando la popolazione sconfitta.
Certamente questi eventi cruenti della storia umana erano stati determinati quasi sempre dal fatto che i primi contatti tra popoli diversi avvenivano tra uomini rozzi e avidi il cui scopo principale era appropriarsi di beni e territori a discapito di altri.
Basti pensare alle ciurme al seguito di Colombo, tutti galeotti che non avevano nulla da perdere. Più o meno identica era la situazione sulle navi di Magellano.
Sia gli uomini di Colombo che di Magellano si macchiarono di crimini ignobili e indicibili, approfittando dell’ingenuità e arretratezza degli indigeni locali. Ne è un drammatico esempio quanto accadde a Montezuma e agli Atzechi quando entrarono in contatto con gli spagnoli di Cortès. Anche in Asia si assistette ad una grande azione di conquista e sottomissione ad opera del grande Gengis Khan il quale costituì il più esteso impero della storia umana, conquistando e saccheggiando tutti i territori che incontrava, senza risparmiare i nemici e sterminando intere tribù. La pratica quindi di conquistare territori senza badare alle relazioni tra i popoli è stata a lungo adottata dagli uomini di tutte le epoche, senza distinzione.
La diffidenza che ancora oggi risiede tra due popoli diversi nasce esattamente da queste esperienze passate che hanno segnato per sempre le relazioni tra gli uomini sulla Terra.
Gli scienziati al contrario, ritenevano che una eventuale intelligenza aliena particolarmente avanzata non avrebbe avuto l’atteggiamento dei conquistadores spagnoli o dei mongoli, ma invece, grazie ad una intelligenza evoluta e matura, avrebbero condiviso la conoscenza con noi, aiutandoci a fare balzi in avanti nel nostro percorso evolutivo.
Nel 1974 venne avviato il programma SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), attualmente ancora in essere sotto il nome di Breakthrough Iniziative.
Il programma ha come scopo quello di individuare segnali dal cosmo provenienti da intelligenze abbastanza evolute da poterli inviare anche a distanze considerevoli.
Ad oggi nessun segnale certo di provenienza aliena è stato individuato.
In linea quindi con questa volontà di comunicare, sulla Voyager 1 venne apposto il cosiddetto Golden Record.
Il Voyager Golden Record è un disco registrato placcato in oro contenente immagini e suoni della Terra oltre alla sua posizione nel Sistema Solare, che la sonda, così come la Voyager 2, porta con sé. I contenuti della registrazione furono selezionati da un comitato. Le istruzioni per accedere alle registrazioni sono incise sulla custodia del disco.
La sonda Voyager 1 pertanto era portatrice di un messaggio di pace. E non solo.
Alle 4.12 del mattino del 16 maggio del 2024, il telefono del Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica militare statunitense, il Generale con quattro stelle Charles Grey, squillò.
A chiamarlo era il suo fidato braccio destro, il Maggiore Mike Norman.
“Sono sicuro che tu abbia una buona motivazione per chiamarmi a quest’ora…”
“Generale…deve recarsi immediatamente qui al Pentagono. Il Segretario della Difesa, il Consiglio di Sicurezza Nazionale, il Presidente e il Vice Presidente sono già in arrivo. Una macchina la sta aspettando fuori, non posso dirle altro, mi scusi.”
Il Generale Grey, che era un uomo dall’esperienza profonda negli affari militari e governativi, aveva avuto una strana impressione dalla telefonata appena conclusasi. Non solo per il tono di voce del suo assistente, ma anche dalle poche informazioni ricevute nonostante la linea fosse sicura. Come mai tanta riservatezza? Gli scenari di guerra mondiali in cui gli Stati Uniti partecipavano più o meno attivamente erano di dominio pubblico e un eventuale attentato terroristico non avrebbe determinato una tale modalità di comunicazione.
Immerso nei suoi pensieri, si alzò e in breve tempo era già in perfetto ordine con la divisa impeccabilmente indossata. Il Suv governativo era effettivamente in attesa davanti la casa dal classico stile coloniale inglese del XVII secolo. Uscì facendo attenzione a non svegliare la famiglia, che in ogni caso non si sarebbe sorpresa della sua partenza furtiva dato il lavoro che svolgeva per il governo. Chiuse delicatamente la porta d’ingresso alle sue spalle, osservò il cielo ancora cupo ma sgombero di nubi. Nonostante fosse maggio, l’aria mattutina era decisamente gelida. Si alzò il bavero della giacca e si diresse verso il Suv col motore acceso.
Durante il tragitto il Suv correva non senza rombare attraverso la città ancora deserta. Grey continuava a rimuginare su cosa stesse accadendo. Ricordava benissimo quando, ancora sottufficiale dell’aeronautica, aveva vissuto l’attacco dell’11 settembre, o quando fu catturato Bin Laden, oppure quando si intervenne con decisione in Iraq. In nessuno di questi casi però ebbe questa scomoda sensazione come se qualcosa di irreparabile fosse accaduto.
Gli Stati Uniti erano un Paese sempre in guerra, non ricordava un periodo della sua carriera senza un conflitto da gestire o da iniziare. In ogni caso tutto seguiva un suo corso ben preciso, e le decisioni venivano ponderate, col tempo e con le informazioni giuste.
Convocazioni tempestive con tutte le massime cariche dello Stato erano rarissime, e implicavano un grosso problema di sicurezza nazionale imminente, o peggio, già in atto.
Era impaziente e il breve tragitto che lo separava dal Pentagono gli sembrò infinito. Sapeva che di lì a poco avrebbe ricevuto tutte le informazioni del caso, ma questo ovviamente non lo rilassava.
La sala bunker era gremita di personale governativo e militare presente in quell’occasione a vario titolo. Era la classica sala austera e confortevole allo stesso tempo, tante volte idealizzata nei film d’azione. Vi erano generali dell’esercito, della marina, il capo della CIA e alcuni suoi funzionari di fiducia. Si potevano vedere gli occhi arrossati e lucidi determinati dal risveglio prematuro di tutti.
Un paio di figure colsero l’attenzione del Generale. Si trattava di due funzionari della Nasa, uno dei quali lo aveva incontrato sporadicamente in alcune riunioni dedicate a missioni in cui erano coinvolti astronauti. Il suo incarico infatti comprendeva anche la supervisione delle missioni con personale a bordo.
Prese la parola il Segretario alla Difesa, come di consueto in queste rare occasioni seduto accanto al Presidente, nello specifico alla sua sinistra, mentre a destra del Presidente, vi era il suo vice. Cosa piuttosto rara in quanto i due per il protocollo di sicurezza dovrebbero evitare di stare insieme nello stesso luogo. Questo rendeva quella riunione ancora più singolare, più di quanto non lo facesse la presenza dei due tizi della Nasa.
“Signori, vi ringrazio della vostra presenza e tempestiva disponibilità, ci rendiamo conto dell’incomodo creato, ma come potrete vedere ben presto, la situazione richiede un’analisi urgente in quanto allo stato attuale non sappiamo quanto tempo abbiamo per poter pianificare una strategia, qualunque essa sia. Evito di perdere tempo con noiosi preamboli e lascio la parola a chi ci potrà spiegare nel dettaglio il motivo per cui siamo qui riuniti. La prego Dott. Stainer, ci illustri quanto accaduto”.
Così dicendo fece segno verso il funzionario della Nasa sconosciuto al Generale Grey, il quale con evidente imbarazzo e ansia, si accinse a prendere la parola.
Era seduto all’altro capo del lungo tavolo, esattamente agli antipodi del Presidente. Sulla parete alle sue spalle vi era il maxischermo impiegato per mostrare le azioni di guerra e le immagini dei luoghi di battaglia, o almeno in genere veniva usato per quello da quanto ricordasse il Generale Grey.
“Buongiorno a tutti” disse esitante con un filo di voce. Tossendo e schiarendosi la voce proseguì. “Sono il Dott. Stainer e sono il supervisore dei progetti esplorativi della Nasa ad opera di sonde automatiche. Tra le varie missioni di cui il mio dipartimento detiene il controllo, vi sono anche quelle ormai definite dormienti, ovvero quelle sonde ancora funzionanti ma che hanno completato la loro missione principale.”
Tutti restarono in silenzio, nessuno intuiva quello che sarebbe accaduto di lì a poco in quella stanza.

Come è nata l’idea di questo libro?
Da sempre mi affascinava l’idea di queste sonde che, dopo le loro missioni principali, sparivano nell’infinito, portando con loro un messaggio per eventuali civiltà aliene. L’ipotesi quindi che una di esse venisse intercettata la trovavo intrigante. Ancora oggi si investe molto nel cercare un contatto alieno, ma la questione è: siamo davvero sicuri che sia una cosa saggia? Ho voluto quindi immaginare cosa accadrebbe se una sonda venisse recuperata e degli alieni venissero a cercarci.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Essendo un neofita al mio primo libro, certamente non è stata cosa facile portarlo a termine. Fortunatamente grazie ad internet ho potuto documentarmi attraverso siti specializzati a seconda degli argomenti che intendevo trattare. Oltretutto ho attinto a due libri di alto livello citati nella bibliografia, i quali mi hanno permesso di sviscerare bene alcuni temi, come ad esempio l’Africa e il colonialismo o l’esistenza di civiltà intelligenti nella nostra galassia. La parte più difficile tuttavia è stata proprio la stesura della storia e il suo intreccio. Spero però che il messaggio complessivo del mio testo passi e venga recepito, ovvero, quanto la natura umana sia stata deplorevole sia in passato che come oggi, proprio verso l’umanità stessa, e come la nostra memoria sia corta relativamente agli eventi nefasti di cui siamo stati responsabili. Il rischio che emerge dal libro è che, nonostante la storia passata, l’uomo ricada negli stessi errori, dimostrando così la sua meschinità. La speranza quindi è che l’uomo si evolva, non solo tecnologicamente.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono certamente l’immenso Isaac Asimov, Haruki Murakami e Tiziano Terzani.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono abruzzese ma per lavoro vivo a Milano da diversi anni ormai.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non essendo uno scrittore professionista attualmente non ho progetti futuri, anche se ho già sviluppato nella mia mente un possibile sequel del mio primo libro.
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