Edito da Ignazio Frenda nel 2020 • Pagine: 311 • Compra su Amazon
Su un'altura alla periferia di una grande città vive un misterioso eremita. Egli abita abusivamente un'antica costruzione posta sulla vetta di un promontorio a strapiombo sul mare: da lassù attende il compimento letterale dell'ultimo libro della Bibbia, l'Apocalisse di Giovanni. Negli ultimi vent’anni l’uomo ha trasformato il suo eremo in un tempio religioso, adornando le pareti con mosaici, stucchi e pitture dal forte richiamo simbolico, esoterico ed apocalittico.
Tre ragazzi, molto giovani e molto diversi tra loro, mossi da impavida curiosità, decidono di incamminarsi verso la vetta di Monte Sferrello: Lorenzo è la parte scettica e razionale del trio, nonché ateo e dichiaratamente antiteista. Con piglio provocatorio si diverte spesso a punzecchiare Alberto, amico fin dall'infanzia, che, viceversa, è fieramente cattolico. Chiara, ragazza solare, spigliata e avventuriera, è l'elemento allegro del gruppo e la sua presenza, da anni, tiene unito il rapporto oramai logoro tra i due.
Quando i tre consumano l’incontro con il misterioso eremita, degli eventi terrorizzanti iniziano a scandire la loro avventura: il bosco e la borgata ai piedi della montagna offrono loro un’esperienza orrorifica e un viaggio inquietante e visionario, anche se sarà la realtà a superare ogni immaginazione.
Il lettore viene introdotto in una classica avventura per ragazzi, con delle venature horror, che via via prende forma in un disturbante oniroviaggio ai confini della realtà, sfogando la curiosità e la tensione accumulate in uno spartiacque fantascientifico-esistenziale.
Esiste un determinismo cosmico oppure è tutto governato dal caso? Dio esiste o è solo un’invenzione per sopperire alle paure umane? La fede è solo un’illusione per chi crede o racchiude diverse sensibilità e diversi approcci al senso del mistero? Non poche domande di rilievo filosofico verranno affrontante in questo racconto, il cui fulcro centrale rimane il grande tema sulla dicotomia Ragione e Fede.
Lorenzo, che di tutto ciò ne subisce il fascino, s’affaccia dalla finestra centrale e per qualche istante si gode la pace donata dal bellissimo paesaggio: la costa, i monti e il mare azzurro si distendono dinanzi ai suoi occhi in tutta la loro bellezza.
Per quanto ateo e, come lui stesso si definisce, un nichilista esistenziale, la sua visione delle cose, ma soprattutto il suo sentimento spirituale, vengono da sempre travisati o non capiti. Egli, in realtà, non è che ce l’ha con Dio, ma più semplicemente ne ha una concezione più alta, se vogliamo, rispetto alle forme più comunemente accettate. Tale concezione ha molto a che fare con quella del noumeno kantiano, inteso come limite della conoscenza umana, e per certi versi si rifà anche a quella del filosofo Baruch Spinoza, ma in una versione rivisitata. Se il Deus Sive Natura spinoziano si prefissa un Dio impersonificato nella natura, governandone l’armonia e disinteressandosi della specie umana, il Dio post-spinoziano di Lorenzo non è altro che qualcosa di totalmente identificabile nella natura, un Dio immanente e soprattutto impersonale: nessuna mente pensante, nessun motore cosciente, nessuna intelligenza creativa, nessuna autorità vigilante e nessun giudice dopo la morte. Un Dio nient’affatto confortevole, al quale si stenta ad affibbiargli quest’appellativo, ma un Dio incredibilmente elegante nella sua brutale indifferenza. Tutto questo riesce a stimolare costantemente la sua curiosità e il suo intelletto, in modo tale da abbeverarsi, senza sosta, del senso di meraviglia e riverenza che tutti dovrebbero avere verso l’ignoto.
Il ragazzo stacca i suoi occhi colmi di stupore dal paesaggio e si reca verso il tavolino in mezzo alla stanza. Fermandocisi davanti sfoglia una pagina della Bibbia e legge sottovoce un versetto sottolineato con dell’inchiostro rosso: «Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia…»
«E custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino!» irrompe con tono deciso una voce proveniente dalla tromba della scala.
Trasalendo, il giovane indirizza lo sguardo verso il vestibolo e sente dei passi: intuisce che l’uomo, di lì a poco, si sarebbe palesato sotto l’arcata d’ingresso.
Lorenzo fa un passo avanti e alzando la testa scorge del movimento nella penombra. L’uomo sale gli ultimi gradini e si ferma vicino alla soglia dell’entrata: nel chiaroscuro spicca un cappello western bianco con cinturino nero che sotto nasconde un volto barbuto e scheletrico. Una semplice camicia di lino e una giacca ne coprono l’esile corporatura, al collo tiene un foulard e indossa un pantalone scuro e un paio di sandali.
«Eccoci» esordisce il ragazzo.
L’uomo fa un passo in avanti e, non proferendo una parola, lo guarda da sotto la falda del cappello.
«Che c’è? Parli solo per ripetere a pappagallo ‘ste puttanate?!» lo provoca lui, gettando per terra la Bibbia poggiata sul tavolino.
L’eremita, piegandosi, raccoglie il libro proprio sotto ai suoi piedi: lo chiude e, come per spolverarlo, passa una mano sopra la copertina. A quel punto lancia un’occhiata verso il giovane e azionando una manovella alla sua destra sbarra l’ingresso con delle lance di ferro.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea primigenia, potente di per sé, su cui ho pensato di sviluppare un racconto mi è stata fornita dalla realtà :-). Nei monti che attorniano Palermo vive davvero un’eremita che, in attesa dell’Apocalisse, crea opere d’arte d’ispirazione biblica.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non essendo uno scrittore ed essendo alla prima esperienza è stato difficile pensare a come scrivere le cose piuttosto che a raccontarle. La forma, lo stile, tutto ciò mi hanno messo (e continuano a mettermi) in difficoltà. Proprio per questo il racconto è improntato su uno stile semplice e una narrazione “quasi giornalistica”. Il contenuto della storia, invece, mi è stato facile raccontarlo, probabilmente perché ho sempre creduto molto in questo potente soggetto e, non secondariamente, è stato un modo di mettere su carta la mia visione delle cose in merito ad argomenti importanti come la Religione organizzata o la Spiritualità in senso lato.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei riferimenti più che letterari sono stati cinematografici: opere come Lost, Twin Peaks e Solaris mi hanno certamente influenzato. Autori che mi hanno ispirato nella parte più filosofica della storia sono certamente Bertrand Russell, Carl Sagan, Richard Dawkins, Daniel Dennett, Neil DeGrasse Tyson, tutti scrittori del filone saggistico.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo e ho sempre vissuto a Palermo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
La mia storia riserva tanti spunti per possibili approfondimenti, sequel o spin-off. Non mi dispiacerebbe continuarla, ma non mi dispiacerebbe nemmeno cambiare totalmente registro, magari su un genere totalmente differente.
Lascia un commento