Edito da Elizabeth Giulia Grey nel 2019 • Pagine: 229 • Compra su Amazon
Fare da babysitter a un bambino autistico? Il professor Donovan deve essere impazzito!
Ecco il primo pensiero di Kate.
Lei che già si vedeva immersa anima e corpo in una ricerca sperimentale all'avanguardia, o magari chiamata a rinfoltire le fila di una prestigiosa azienda della Silicon Valley, è costretta suo malgrado a piegarsi allo strambo volere del suo mentore.
Ma i guai della ragazza non sono finiti lì: il padre del bambino, infatti, è Philip Clark, uno dei professori più temuti e ammirati dell'intero ateneo, noto per essere un uomo schivo, ostile, poco incline al contatto umano e con origini aristocratiche a rendere ancora più austero il suo comportamento.
C'è di peggio? Ebbene sì, dato che Kate ha un trascorso scomodo e gravoso che ha sempre tenuto nascosto a tutti e che tale sarebbe dovuto restare per sempre. Mantenere un segreto con Philip Clark, tuttavia, è impossibile, e lei lo capirà presto, anzi, prestissimo.
Kate e Philip: due persone così diverse, ma in fondo così simili.
Il caso li mette l’una sulla strada dell’altro e un'esperienza iniziata in sordina, affrontata in punta di piedi e a fior di labbra, si trasformerà in fretta in qualcosa di terribilmente coinvolgente, li travolgerà tutti con la forza di un tornado, minerà le loro sicurezze e rimetterà tutto in discussione, compreso il loro futuro e la loro felicità.Una storia ambientata nella San Francisco dei giorni nostri che si pone a cavallo fra diversi generi: fiction, romanzo di formazione e romance, ma che saprà tenervi con il fiato sospeso fino alla fine e vi coinvolgerà senza che ve ne rendiate neppure conto.
Philip Clark non era freddo e distaccato come voleva far credere: nei suoi occhi si agitava quella marea di emozioni tipica di chi sapeva cosa fosse il vero dolore, di chi doveva farci i conti ogni giorno. Impossibile essere freddi, impossibile essere distaccati. Forse poteva anche riuscirci in facoltà, coi suoi studenti e con i colleghi, ma lì era nel suo mondo, nella sua devastante quotidianità ricca di incognite. Gli era bastato fare il nome di suo figlio: il modo in cui l’aveva pronunciato, con un misto di amore, protezione, aggressività e dolore, era stato sufficiente a far capire a Kate che uomo avesse di fronte. La fama di cui godeva non aveva nulla a che fare con lui, era fumo negli occhi, altra nebbia che si aggiungeva a quella che ogni mattina si innalzava dalla baia.
Perché Kate era così: amava ascoltare gli altri, studiarli e analizzarli, ma in compenso odiava parlare di sé. Ogni volta che qualcuno le poneva una domanda, lei trovava un modo per svicolare o si manteneva sul vago, tanto che nessuno poteva dire di conoscerla sul serio. Tuttavia, lo faceva in modo così abile e discreto che era raro che qualcuno si rendesse conto di non aver ottenuto risposta.
Philip Clark era un uomo strano, difficile da classificare, soprattutto nel modo di affrontare la sindrome del figlio, con una distaccata partecipazione che a tratti sconfinava in una colpevole amorevolezza. Era come se non sapesse davvero cosa fare, come se non avesse ancora capito chi fosse suo figlio e cosa si aspettasse da lui, ma si rifiutasse di ammetterlo per via di un’assurda presunzione innata, o forse inculcata da altri.
Ciò che, però, aveva colpito Kate più di tutto il resto era la resa che aleggiava in fondo a quegli occhi distanti solo all’apparenza.
Se si era già dato per vinto con un bimbo di cinque anni, cosa avrebbe fatto quando il piccolo fosse cresciuto?
Quando avesse richiesto più attenzioni, quando avesse voluto cimentarsi con un lavoro o avesse voluto tentare con uno sport?
Perché i bambini autistici avevano le loro esigenze esattamente come tutti gli altri e, se non le si sapeva interpretare, li si privava di uno strumento determinante per la loro interazione con la società. Ethan si sarebbe spento sempre più, isolandosi dal mondo esterno solo per non aver trovato qualcuno in grado di prestare ascolto alle sue mute preghiere.
No, Kate non poteva permetterlo.
L’aveva già visto accadere in passato, ma ora era diversa, distante anni luce da quella bambina ingenua che aveva assistito impotente alla più grave forma di ingiustizia: ora era un’adulta e aveva i mezzi e le conoscenze per cambiare le cose, o quanto meno per tentare. Quella famiglia aveva bisogno di lei – molto più di quanto lei avesse bisogno di loro, questo era certo. A dire il vero, avrebbe fatto volentieri a meno di quel lavoro e di quell’uomo che puzzava di guai lontano un miglio. Ma Kate sapeva tenersi ben lontana dai guai, era una sua caratteristica innata e quanto era accaduto con Oliver ne era solo l’ennesima dimostrazione.
Già, Oliver.
Se solo fosse stata una persona diversa, in quel momento avrebbe potuto ritrovarsi fra le braccia muscolose di quel ragazzo e spassarsela fino al mattino. Si sarebbe immersa in quegli occhi così intriganti e avrebbe dimenticato tutti i suoi guai per qualche ora.
Cosa aveva che non andava?
Possibile che la felicità o anche solo uno sprazzo di serenità ogni tanto le facessero così schifo?
Come è nata l’idea di questo libro?
Questo romanzo è nato per caso, frutto di un’idea estemporanea, ma è diventato subito una realtà, una passione, una necessità. Da sempre interessata alla psicologia, amante della letteratura, strabiliata e ammirata da ciò che la creazione di un personaggio comporta, ho deciso di tentare e di mettermi in gioco con qualcosa che avesse un contenuto forte, qualcosa che conosco molto bene anche se in modo indiretto. Inizialmente, però, volevo trattare l’autismo da lontano per una sorta di paura di affrontare la quotidianità di questa complessa sindrome. Man mano che mi addentravo nella storia, tuttavia, mi rendevo conto che non potevo mantenermi su un piano tanto distaccato. Così ho approfondito le mie conoscenze, ho studiato, mi sono informata, ho osservato meglio e ho chiesto consiglio e consulenza a chi conosce questo mondo direttamente, per lavoro o per motivi personali. Il risultato è un romanzo che ho finito per amare come un figlio, un romanzo in cui ho messo tutto il mio cuore.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il progetto Ethan – L’angelo del silenzio ha richiesto oltre due anni di lavoro. In realtà ci ho messo solo 3 mesi per scriverlo, ma quella prima stesura era ancora acerba e imprecisa. Così l’ho rimaneggiato più e più volte, l’ho riscritto e ripensato, ho rielaborato i personaggi dopo averli compresi meglio e riadattato alcuni punti della trama affinché fosse tutto coerente e plausibile. Durante questo periodo ho pensato spesso di mantenerlo inedito, di serbarlo per me e nessun altro, ben consapevole di cosa significhi pubblicare un libro e gettarlo in pasto al giudizio impietoso dei lettori. Volevo proteggere Ethan, Philip e Kate. Solo recentemente mi sono decisa a pubblicarlo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono molti e molto diversi tra loro per via delle mie molteplici passioni: sono eclettica sia come lettrice che come donna e, ovviamente, come scrittrice. Primo fra tutti J.R.R. Tolkien, in quanto il fantasy storico è il genere che preferisco in assoluto e lui è un genio indiscusso e un precursore, poi, sempre per il fantasy, Marion Zimmer Bradley e Terry Goodkind; per la narrativa e il thriller Michael Connelly; l’inossidabile e istrionico Stephen King, che non classificherei neppure per via del suo genio a tutto tondo; infine, per l’azione e l’avventura Clive Cussler, Wilbur Smith e Dan Brown. In una classifica a parte metto Oriana Fallaci, meravigliosa.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho vissuto in varie città italiane, Verona, Ferrara, Milano. Da diversi anni vivo nel Principato di Monaco.
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Progetti per il futuro? Moltissimi e tutti collegati ai libri. Ho già terminato un romantic suspense, sto scrivendo una serie romance piuttosto leggera e ho iniziato un fantasy storico. Inoltre ho avviato un progetto collegato al self publishing online che spero vedrà la luce entro la fine del prossimo anno. Le idee sono tante, la voglia e la determinazione anche, devo solo trovare il tempo!
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