
Edito da Youcanprint nel 2020 • Pagine: 142 • Compra su Amazon
Possiamo scappare anche in capo al mondo ma se dentro non siamo in pace Stiamo solo cambiando indirizzo portando i nostri demoni con noi. Sofia e Nicola: una storia basata sulla forza di Sofia, il suo è un amore dipendente da toglierle quasi il respiro e dalla sua delicatezza di madre nel salvaguardare la sua piccola Nora dai turbamenti di un padre infelice. Gabriele artista nelle vene ma lavora come consulente finanziario , sogna una mostra e di vivere solo di arte , ma soprattutto crede nell’amore, vive un terremoto emozionale quando Amanda gli da una notizia scioccante, tutte le sue certezze crollano. Ci sono angoli del mondo che possono essere i più inaspettati a farti trovare dentro le risposte e tra un passo e l’altro alzi gli occhi e ne incroci altri capaci di farti sentire che il cuore batte ancora.

È strano come ad un certo punto ci si chieda se nella vita che ti sei scelto ci sia mai stato un attimo di pace, è quello che mi chiedo ogni giorno, e già il fatto che io mi ponga questa domanda cela la risposta.
Non so se sia questione di ingenuità, ma io nel “per sempre” ci credo davvero.
Il per sempre è proprio parte di me, infatti i miei rapporti di amicizia sono tutti di vecchia data, ho la stessa macchina da 10 anni, quando sono entrata in questa casa mi sono subito detta che in nessun altro posto nel mondo mi sarei più sentita a casa “mia”, vivo un pò con la testa fra le nuvole in un mondo romantico, sono una sognatrice, ad una parte di me piace ancora conservare quella magia che in Lapponia ci sia davvero un laboratorio con un signore buono, paffuto con la barba lunga e bianca che prepara i regali da portare a Natale, conservo ricordi li archivio e a volte mi stupisce tutto quello che riesco a ricordare, non dimentico niente, addirittura anche rumori, suoni, profumi che c’erano in un determinato momento della mia vita.
Proprio ieri parlavo con mio fratello della casa dei nonni sull’isola ed ho ricordato un aneddoto; avrò avuto circa tre anni e mia nonna sulle ginocchia mi cantava una canzone e mi mandava lentamente giù per poi tirarmi su, quando andavo giù, fuori dal balcone aperto guardavo fuori, a testa in giù, vedevo il cielo e l’albero di ciliegio, su di un ramo c’era qualcosa … il nido di un uccellino, mio fratello non se n’era accorto, ed io insistente al limite della sopportazione lo convinsi ad andare a vedere, allora lentamente ci avvicinammo, lui anche se più grande di me, non ci arrivava, così pregai mio nonno di portarmi su con la sua scala a vederlo; c’erano delle minuscole uova.
Ed io allora iniziai a stressarlo in ogni momento perché lui andasse a controllare se stessero bene e se fossero nati gli uccellini.
Mio fratello aveva rimosso questa storia, eppure aveva 8 anni, mi ha guardata stupito dicendomi: “ma come fai a ricordarti di queste cose?!”
Ho sempre avuto cura dei ricordi, è sempre stato come se la mia mente archiviasse ogni cosa e il mio cuore intanto sognava l’amore eterno, quello di cui non dimentichi nulla, ogni angolo di pelle, ogni respiro.
Non sono mai stata una di quelle che fanno la collezione di “amori”, ho avuto tre storie ma … D’AMORE, mai avventure.
Il primo un amore lungo e intenso, fatto di tenerezza e di prime volte è durato cinque anni, tra alti e bassi e anche qualche distacco. È finito perché entrambi non provavamo più nulla se non affetto reciproco, siamo rimasti infatti in ottimi rapporti.
Il secondo l’ho conosciuto in vacanza in Sicilia, bello, intelligente e sentimentale siamo stati insieme un anno, poi la distanza e il suo lavoro che lo portava ovunque (giocatore professionista di basket) la mia voglia di tranquillità fatta di routine, con la sua vita non andavano molto d’accordo e così ci siamo lasciati ma senza rancori. Ha capito subito che nonostante ci fosse poesia fra di noi non poteva bastare.
Mi ritrovavo spesso a pensare che forse quell’amore forte io non lo avevo mai provato, in fondo queste due storie sono state importanti, eppure non ho mai saputo cosa fosse un po’ di gelosia, neanche con Samuel, eppure eravamo distanti, girava il mondo e sapevo che le ragazze andavano a vedere le partite solo per lui, ero tranquilla, non ho mai perso il sonno, né sentito quel fastidioso groviglio tra lo stomaco e il petto, quella paura di perdere qualcuno, quello che provavano le mie amiche, io quasi non capivo di cosa parlassero. Quello l’ho scoperto con il terzo, l’ultimo: Nicola, il padre di nostra figlia Nora.
Ci siamo conosciuti sei anni fa, alla prima di un balletto dell’Accademia dove insegno danza classica da dieci anni.
Facevo un passo a due con un collega e la mia migliore amica, Ambra, era lì in prima fila con il suo ragazzo (ora marito), Marco e suo fratello Nicola. Notai subito le perline appese alla sua barba e quegli occhi ipnotizzanti …
Ambra a fine spettacolo corse ad abbracciarmi e loro si avvicinarono: “sembri una farfalla quando balli, elegante e leggiadra, sei uno spettacolo … piacere Nicola” – disse facendomi il baciamano. Suo fratello lo prese in giro: “attenzione attenzione, abbiamo un gentleman tra noi!”.
E siamo scoppiati a ridere tutti e quattro. Non so di preciso quando sia iniziata tra noi, so che da quell’istante ci siamo sentiti e visti tutti i giorni, siamo andati ovunque insieme; entrati subito in quell’intimità che ti lascia pensare un po’ all’infinito. Una sera improvvisamente sparì, io lo aspettavo al solito posto ma lui non accennava ad arrivare ed il telefono era spento. Ed ecco arrivare per la prima volta quel groviglio, quella paura, aspettai un’ora, poi tornai a casa e conobbi così anche l’insonnia, i film mentali (dove sarà? Starà facendo l’amore con un’altra, starà ridendo di me … ah no, ma io non mi faccio mica prendere in giro! Chi crede di essere”.
Poi alla prima telefonata: “scusami ho avuto un imprevisto, poi ti spiego”, il groviglio si scioglieva, il sonno ritornava e i film si trasformavano in dolci commedie romantiche.
Non è mai stato un tipo romantico, ma una volta mi portò a vedere le stelle in collina, in un posto affascinante e suggestivo, fece partire un po’ di musica: mi ricordo di quella canzone – era “questa lunga storia d’amore” di Gino Paoli e mi baciò lì al chiaro di luna e canticchiava quella canzone accarezzandomi i capelli, credo che sia stato il bacio più dolce che mi abbia mai dato. Quando le cose vanno male tra di noi io mi rifugio in quel bacio su quella collina.
Mi ha detto subito di non credere nel matrimonio e che quindi non ci saremmo mai sposati, non crede in Dio, non crede nel per sempre. Lui crede solo in ciò che può vedere e toccare, nel qui ed ora … domani non si sa.
Diversi anni luce l’uno dall’altra, eppure io senza di lui mi sento persa.
Io faccio l’amore e lui sesso, io vorrei essere abbracciata e rassicurata, lui non vuole essere sfiorato e non è capace di provare tenerezza, non si commuove mai, a volte fa impressione la sua freddezza. Sempre serio, silenzioso e solitario, io solare e accomodante.
“Non aspettarti da me romanticherie, sono geloso quanto basta, vivo e lascio vivere, e mi aspetto lo stesso da te”. Poi quando capitava di discutere per i nostri punti di vista differenti sul sesso, mi rispondeva: “e non fare troppo la perfettina che se non esistesse il pudore – fidati – si scoperebbe in strada come i cani”. Quando parla così lo odio, detesto la volgarità e il suo vedere una cosa così speciale, trasformata in banale e senza alcun valore.
Dopo la pioggia di stanotte il giardino si è ripreso un po’. Oggi le piante mi sembrano più rigogliose, ma non io. Io sto ancora pensando alla discussione con Nicola, mentre respiro l’aria fresca del mattino, sorseggio il mio caffè e penso a noi.
Conviviamo da cinque anni e … no, non credo ci sia mai stato un giorno trascorso in pace, nemmeno in quelli in cui c’era.
Definirei la nostra storia unilaterale, io sento che senza di lui mi manca il respiro. Lui vorrebbe essere ovunque ma non con me, o meglio non avere questo senso di responsabilità, sentirsi imprigionato. Io sento lui nella mia pelle, nelle mie ossa. Sì, sono dipendente da lui e questo inizia a preoccuparmi, perché non riesco con razionalità a vivere questa storia senza inquietudine quotidiana.
Abbiamo una bambina, Nora, ha cinque anni, ha i suoi occhi blu e la stessa fossetta sul mento. Ma Nora ancora sa ridere e spero tanto duri il più possibile questa sua contagiosa gioia.
Ho sempre sostenuto che l’amore vada trasmesso da bambini, altrimenti poi da adulti non si sa apprezzarlo né riconoscerlo e soprattutto donarlo.
E le madri in questo … sostengo, siano le migliori maestre. Certo poi da adulti ognuno avrà il suo carattere e deciderà come amare, ma l’amore, i gesti affettuosi di una madre, sono importanti tanto quanto nutrire la fame; nutrono l’anima e si diventa più forti …
Nicola e sua madre hanno sempre avuto un rapporto difficile. Lei, Ornella, una donna in carriera, libera, forte, non ho mai capito di cosa si occupi di preciso: di apparenze e viaggi sicuro, vantarsi della sua laurea alla Bocconi (110 e lode). Una cosa che sa fare molto bene è alimentare odio intorno a sé, una donna con un atteggiamento austero nei confronti di chiunque, lasciò suo marito quando i bambini erano molto piccoli perché era diventato un fratello e lei ama la passione. Ne ha sempre quasi fatto un vanto anche di questo, ha avuto infatti molte storie, una collezione di uomini … sostiene Nicola. Ora c’è un certo Giovanni con cui ha una relazione da quasi due anni – più giovane di lei.
Nicola e Marco sono cresciuti con Agatha la babysitter.
Ornella non si è mai sentita veramente madre, lei aveva questi bambini ma non sapeva nulla di loro.
Nicola mi ha raccontato qualcosa ogni tanto … tipo che al rientro dai suoi viaggi i bambini sentivano il bisogno di abbracciarla o di raccontarle qualcosa o semplicemente di dormirle accanto e invece no, lei non glielo permetteva, desiderava solo il successo, il potere, i soldi … “non si mangia di abbracci, devo lavorare, andate da Agatha!” – “Ognuno dorma nel suo letto, non voglio dei mammoni, dovete essere forti”.
Queste sue risposte lasciavano dentro ai bambini ferite che, anche se Nicola non lo ammetterà mai, si porta ancora dentro. Marco di meno, forse perché più grande, o semplicemente non dà a vederlo e comunque avendo un carattere più affabile, ha lasciato entrare Ambra veramente nella sua vita da trovare in lei fiducia.
Una donna fredda Ornella, che era presente solo come e quando voleva lei, tipo rimpatriate in famiglia. Allora lei si trasformava solo per dare agli altri un’immagine di sé diversa.
I figli per lei dovevano solo studiare nelle migliori scuole, realizzarsi e fare soldi. Mai una carezza, mai una parola dolce, mai una favola.
Questi racconti mi spezzavano il cuore e di conseguenza ho odiato questa donna da subito, poi il tempo mi ha confermato quell’odio. Quando mi ha conosciuta ha subito criticato il mio lavoro: “sei ancora in tempo, potresti laurearti e fare un vero lavoro”.
O quando Nora era neonata cercava di darmi lezioni su come tenerla in braccio, o meglio, come NON tenerla – “non vorrai mica una bambina viziata e capricciosa? Lasciala piangere ogni tanto”. Ha preso Nora in braccio solo per farsi le foto di famiglia per esporle nel suo salotto come un trofeo di una gara, al quale nemmeno ha mai partecipato.
Nicola proprio in segno di ribellione nei suoi confronti, dopo il diploma se ne andò in giro per il mondo facendo lavori di ogni tipo pur di non chiedere soldi ai suoi. Voleva farcela da solo e soprattutto non voleva dare a sua madre nessuna soddisfazione; le dava filo da torcere, faceva tutto il contrario di quello che lei voleva, per ferirla per farle sentire come lui in tenera età si era sentito.
Con suo padre ha un rapporto distaccato, in quanto dopo il divorzio si è risposato e lui forse lo avrebbe voluto accanto a sua madre, sempre e comunque.
Rientrò dopo un anno, per poi partire di nuovo dopo qualche mese, fece questi lunghi viaggi per quattro anni. Poi quando stava per pensare di trasferirsi definitivamente in Venezuela, rientrò in Italia per il funerale di Agatha che per lui è stata più che una babysitter, è stata una madre. Suo padre lo implorò di restare e prendere le sue quote nell’azienda orafa di famiglia da tre generazioni, suo fratello lavorava già lì dopo la laurea in economia aziendale; Arturo gli chiese di restare, aveva bisogno anche di lui ed avere la sicurezza che un giorno l’azienda avrebbe continuato ad esistere. Lui accettò a patto che gli venissero concessi i permessi di viaggiare quanto più possibile ogni volta che ne avesse avuto bisogno.
Ha sempre avuto uno spirito nomade, anticonformista sotto tutti i punti di vista, al lavoro tutti giacca e cravatta ma lui camicie di lino bianche, sandali, capelli lunghi legati con una coda, barba lunga e sempre abbronzato. Faceva il bagno al mare anche a febbraio se c’era il sole.
Ci siamo divertiti molto insieme, abbiamo viaggiato, non solo per il mondo anche dentro noi stessi, io ho scoperto che l’amore porta anche quel groviglio e che forse era un luogo in cui non ero mai stata così da vicino, ho scoperto la gelosia e che, come dice lui, nulla è per sempre.
E lui credo abbia a sua volta scoperto che non è così male essere amati, avere qualcuno da chiamare per dire: “farò tardi” o qualcuno a cui non hai bisogno di dire nulla perché tanto già lo sa.
Ma il suo animo nomade non lo ha mai abbandonato. Quando Nora aveva nove mesi lui mi disse di sentire dentro il bisogno di staccare un po’, di sentirsi dentro una gabbia … e così fece un viaggio che doveva durare un mese e invece durò quattro mesi, persino suo padre mi dava della pazza a permettergli certe libertà, i miei genitori non condividevano affatto l’idea di famiglia che lui aveva, ma per il mio bene e quello di Nora hanno sempre rispettato la nostra famiglia restandoci accanto.
Quando rientrò pianse prendendo in braccio nostra figlia, vedendole muovere i primi passi, lui disse di aver fatto una cosa del genere perché la bambina essendo così piccola non se ne sarebbe ricordata, lei no ma lui sì per sempre, credevo che la cosa un po’ lo avesse in qualche modo cambiato e invece no. Da allora non si allontanò più così a lungo, però è distaccato, vive come se non avesse nessuno da cui tornare, ha altre storie ed io lo so (una donna lo sente) ma faccio finta di non saperlo; lo so è terribile, a volte mi faccio quasi pena ma io non ce la faccio a chiudere, penso a Nora, penso a quello che provo per lui ed è un amore troppo forte, da togliermi il respiro, quando ritarda o quando lo vedo assorto tra i suoi pensieri mi prende dentro come una morsa e piango. Si, da quando sto con lui ho più pianto che riso. Spesso ha il potere di farmi sentire sbagliata, critica sempre tutto quello che faccio, ed io non ho ancora imparato a saper gestire questa cosa, non lasciandomi travolgere dalla sua insofferenza.
Stasera ci sarà una cena a casa di sua madre – malefica! l’ho soprannominata così perché ogni volta che ride mi ricorda la strega di Biancaneve quando prepara la mela avvelenata.
La solita cena che dà ogni volta che suo fratello Giorgio e sua moglie Margareth fanno tappa in città (vivono a Londra). Lei organizza, ci tiene a far vedere che tutto intorno a lei funziona.
Con questi pensieri organizzo la colazione – guardo che ore sono – Porca miseria! le 07:30 – devo svegliare Nora, salgo su per queste scale in legno che percorro forse innumerevoli volte al giorno, il quarto gradino scricchiola un po’ ma ormai sono affezionata anche a quel rumore.
Mi avvicino piano piano, mi piace svegliarla con i baci … e lei sorride, il mio angioletto sorride sempre.
Torno giù e preparo la colazione, lei arriva come un uragano in cucina: “ maaaammma, io voglio un cane, voglio chiamarlo Billo e voglio che stia sempre con me”.
Io sorrido e le dico: “Mmm, vedo che hai le idee molto chiare … bel nome Billo, ma non so se possiamo prendere un cane, sai è un bell’impegno ma ne parleremo con papà, le dico sorridendo e lei mi abbraccia e si mette a sedere di fronte a me, la guardo mentre mangia il suo latte con i cheerios. I suoi occhi sono così limpidi, sereni, non so se ringrazio Dio abbastanza per avermi dato questo dono; certo che esiste il per sempre, ha gli occhi blu come il mare e mi chiama mamma.
Nicola esce molto presto di mattina, non ci vediamo quasi mai, va a fare le sue attività all’aperto e poi va al lavoro.
E noi ci prepariamo per andare a scuola e poi io in Accademia. Adoro il mio lavoro, danzo da quando avevo cinque anni, dopo il diploma mi sono trasferita – prima Milano e poi a Parigi – ho partecipato anche a due musical.
Per Ornella il mio non è un lavoro e con me i discorsi sono limitanti: “di cosa possiamo parlare io e te? Cosa abbiamo in comune?” – Mi ha ripetuto decine di volte.
Ma nonostante il mio disprezzo per lei, ho sempre invogliato Nicola ad instaurare con sua madre un rapporto, andarla a trovare, partecipare a queste cene, perché credo che in qualche modo, anche se non se ne accorgono, questo fa bene ad entrambi.
Nel parcheggio in Accademia ci sono alberi di glicine, in questo periodo sono in fiore, sono bellissimi. Il glicine mi riporta indietro a quando da bambina andavamo in vacanza dai nonni sull’isola, in giardino ce n’era uno accanto al dondolo dove io e mio fratello passavamo delle ore, che belli i ricordi … ti riportano nei luoghi in cui sei stata bene, in un tempo che non tornerà mai più. Bisogna averne cura, soprattutto di quelli dei bambini, da adulti ne saranno felici.
Penso, che più tardi dovrò chiamare Nicola per ricordargli della cena di questa sera, se ne sarà già dimenticato.

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo è il mio secondo romanzo, scrivere è da sempre il mio modo di comunicare emozioni.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Per nulla difficile , prima di iniziare una storia e scriverla inizio a creare i personaggi a dar loro una forma, una voce , delle caratteristiche, ci entro prima in “ confidenza” e poi inizio a scrivere e tutto così scorre facilmente.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Italo Calvino, Isabelle Allende, Margaret Mazzantini, ma il mio libro preferito resterà per sempre… Il piccolo principe (Antoine de Saint-Exupéry).
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Scalea (Cosenza) sulla costa tirrenica ed ho sempre vissuto qui.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Raccontare altre storie. Pubblicare altri libri.
Lascia un commento