
Edito da Arpeggio Libero nel ì2015 • Pagine: 367 • Compra su Amazon
In un piccolo paese del Monferrato, alla fine del 1627, viene consegnato alla guarnigione spagnola un piccolo baule sigillato. Quali sono i segreti che nasconde, e perché un esuberante ufficiale cerca in ogni modo di aprirlo? La scoperta del segreto metterà l'uomo e le persone che lo circondano in grossa difficoltà, al punto da voler dimenticare ciò che contiene e nasconderlo per sempre. Nulla, però, scompare del tutto, e quasi quattrocento anni dopo, a Roma, un piccolo indizio getterà un raggio di luce sul passato. In breve, un gruppo di ricercatori universitari e personaggi senza scrupoli, si troveranno coinvolti in una lotta senza esclusione di colpi per impossessarsi del prezioso contenuto.

Pochi giorni dopo la partenza gli abitanti di Bonasco cominciarono ad ammalarsi di una strana febbre. Chi veniva contagiato vedeva il proprio corpo coprirsi di bubboni neri, e dopo pochi giorni di atroci sofferenze moriva. Anche questa volta il signore locale mandò i propri uomini a vedere cosa stesse accadendo ed essi si ammalarono e morirono rapidamente. In breve tempo morirono tutti gli abitanti del piccolo paese. Anche molte persone del capoluogo, tra i quali il loro signore, fecero la stessa fine. Per mesi nessuno mise piede tra quelle poche case, e solo dopo qualche anno venne eretta la piccola pieve che avete visto. Credo che i superstiti l’edificarono per ringraziare Dio misericordioso che li aveva risparmiati.
Da allora, per tutti, quegli stranieri sono considerati dei demoni dell’inferno, giunti sulla terra per tentarci e distrarci da Dio. Essi ci hanno lusingato con falsi doni, e quando si sono visti smascherati, sono fuggiti. Dio ci ha poi puniti facendo soffrire e morire i colpevoli. Sono passati moltissimi anni, ma nessuno si è più stabilito in quelle terre e la chiesa stessa è stata poi abbandonata e sconsacrata.”
Gonzalez aveva ascoltato molto attentamente e si era fatto un’idea dei fatti per nulla misteriosa, e facilmente spiegabile.
“Reverendo padre, capisco l’ignoranza e la superstizione che grava da sempre sui contadini, ma penso che voi non possiate cadere in simili interpretazioni. Da quanto mi avete raccontato, direi che si trattava solo di mori d’oriente in viaggio o in fuga da qualche battaglia. È assai probabile che qualcuno di loro fosse affetto da qualche malattia e che per contatto con i contadini l’abbia trasmessa loro. Perdonate, ma non ci vedo nulla di mistico in tutto questo. Episodi simili, nella mia terra ce ne sono stati molti, ai tempi delle invasioni dei mori.”
Il reverendo prese una brocca di vino e sorrise. “Capitano. L’interpretazione che avete dato a questo episodio è la stessa che ho sempre dato io, e credo che la vostra spiegazione dei fatti sia quella giusta. Come vi ho già detto, io non credo a interpretazioni visionarie. Il diavolo esiste, ma non è questo il modo con cui appare. Esso è dentro di noi, nel nostro animo più profondo, si manifesta con le nostre azioni, e non credo che ricorra a simili messinscene per portare a compimento i suoi piani scellerati.”
Gonzalez annuì, ma capiva che il parroco aveva altro da aggiungere.
“Rimane, però, che la gente, per quando indottrinata con scrupolo, dia sempre interpretazioni simili a questa. Al popolo, ma anche ai potenti, piace trovare spiegazioni demoniache a simili episodi, perché serve loro a darsi forza e a scaricare la propria coscienza dalle responsabilità quotidiane e dagli errori. Noi uomini di chiesa, molte volte, siamo costretti ad accettare queste interpretazioni, e spesso dobbiamo confermarle con la nostra approvazione anche se le riteniamo in errore. Il sostenerle, serve a mantenere il popolo nel timor di Dio, ché diversamente si sentirebbe libero di agire secondo una libertà che non approviamo, e non seguirebbe più la strada di Santa Madre Chiesa. Che Dio mi perdoni.”
Queste ultime parole fecero capire allo spagnolo che don Barbosio era davvero un uomo illuminato dalla conoscenza, ed era più che mai sicuro di avere a che fare con una mente di valore. Un uomo di grande rigore personale, inattaccabile dal punto di vista dei propri comportamenti, ma anche un fine opportunista politico che conosceva bene il limite della concessione della libertà di pensiero agli altri, e che sapeva cogliere a proprio vantaggio l’errore umano. Un personaggio così avrebbe meritato molto di più di un misero incarico un piccolo paese dimenticato. Sapeva di alti prelati che trascorrevano l’esistenza tramando nelle corti di tutta Europa, omaggiati e riveriti dai potenti, che non sarebbero stati alla sua altezza.

Come è nata l’idea di questo libro?
Come è nata l’idea di questo libro? L’idea è nata nel 2011 a Roma, mentre passeggiavo con alcuni amici. Si parlava di romanzi e ho detto loro, senza pensare all’impegno, che ne avrei scritto uno anch’io. Ovviamente nessuno mi ha creduto. Nei mesi successivi ho sviluppato la trama e dopo tre anni ho terminato il lavoro.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Meno difficile di quanto pensassi. Le idee nascevano durante la scrittura e non ho faticato più di tanto a metterle per iscritto. Al termine il lavoro era di oltre 400 pagine e nella fase di correzione ho provveduto a tagliare molto materiale.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Principalmente Umberto Eco, poi Piero Chiara, John Grisham e Moravia.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Attualmente vivo a Torino dove sono nato. dal 1991 al 2005 ho vissuto a Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per ora nessun progetto, ma non si può mai dire. Dopo questo romanzo ne ho già scritti e pubblicati altri due. Uno nel 2017 e l’altro nel 2019.
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