
Edito da Librì Progetti Educativi nel 2020 • Pagine: 96 • Compra su Amazon
L'ultimo anno della scuola media è appena cominciato e Matilde, anche se ancora non lo sa, sta per vivere il momento più incredibile della sua vita: gli amici, le risate, i litigi, le fragilità che ognuno nasconde nel cuore, e poi il coraggio di essere se stessi e la scoperta dell'amore.
Con la forza e l'intimità di un diario segreto, "Gentile come te" racconta le vicissitudini di un gruppo di preadolescenti alle prese con le difficoltà e gli ostacoli di tutti i giorni. Ma Naima, Matilde, Teo e gli altri sapranno affrontare tutto questo insieme, grazie alla misteriosa forza dell'amicizia e della gentilezza.

Quel giorno non lo dimenticherò mai.
Me ne stavo come al solito ad armeggiare con il lucchetto della bicicletta, nel vialetto alberato dietro la scuola, quando all’improvviso: «Alla fine la spezzerai, quella chiave», era la voce di Emanuele.
«Ah, ciao, è solo che io…», ma perché ogni volta che lo vedevo il cuore si metteva a battere così forte?
«È solo che tu hai sempre troppa fretta», mi ha preso la chiave dalle dita e mi ha aiutato.
Clic. «Grazie», ho sospirato mettendo lo zaino nel cestino davanti al manubrio.
«Figurati, ho visto che stavi venendo qui, alla bicicletta, così ti ho seguito per aiutarti».
«Davvero?», devo aver fatto una faccia buffa, perché Ema prima mi ha guardato stupito e poi si è messo a ridere.
«Era solo una battuta», ha detto.
Sono rimasta per quattro secondi in apnea cercando di capire cosa potessi fare per uscire da quella terribile situazione. Poi ho optato anch’io per la risata. «Ah certo, era una battuta, l’avevo capito… comunque, grazie».
«Ma dai, figurati!».
«Ci vediamo domattina».
«E ricordati il foglio protocollo, altrimenti la senti quella di scienze!».
«Giusto! Di solito ne rubo uno a Naima, ah ah».
«A domani», ha esclamato lui.
«Ehm, hai detto qualcosa?».
«Veramente no».
«Ah, mi sembrava».
Ho messo un piede sul pedale e continuavo a sorridere come niente fosse, ma dentro di me pensavo: perché non posso diventare naturale, simpatica e disinvolta come tante altre ragazze, invece di essere sempre impacciata e goffa?
Ma dopo un istante: «Matilde!».
Questa volta ne ero sicura, mi aveva chiamato.
«Anch’io vado verso la piazza. Se ti va, possiamo fare un pezzo di strada insieme».
Giuro, l’unica cosa che ho pensato in quell’istante è stata: ma sta succedendo davvero?
Sono scesa dalla bicicletta per portarla a mano. Ci siamo messi a camminare l’uno accanto all’altra, né troppo vicini né troppo distanti, ed era veramente bello vedere il riflesso delle nostre due sagome sulle vetrine dei negozi. Ero imbarazzatissima. Emanuele mi ha detto che oggi andava a pranzo a casa della nonna, era per questo che faceva questa strada. Poi abbiamo cominciato a parlare di tutto quello che ci passava per la testa, dei professori, dei compagni, di musica e di serie tv.
Sono stati solo pochi minuti, è vero, ma non avrei mai immaginato che potessero essere così belli. A questo stavo pensando quando ci siamo fermati all’angolo della strada, per salutarci.
«Io sono arrivato», ha detto Emanuele.
«Sono andata bene come guardia del corpo?», ho sorriso.
Lui ha annuito poco convinto.
Poi è accaduto tutto in un istante. Emanuele si è allungato verso di me e mi ha dato un bacio sulla guancia.
«Allora ciao», ha detto.
«Ciao», ho risposto io. Poi con la testa bassa e la faccia in fiamme mi sono girata, sono salita sulla bicicletta e sono partita come un razzo verso casa.
Sì, mi dicevo, tutto questo è straordinario e non vedevo l’ora di raccontarlo a Naima. Non sapevo però che in quel preciso istante, dall’altra parte della strada, qualcuno ci aveva visto e avrebbe rovinato tutto.

Come è nata l’idea di questo libro?
Ci sono delle storie che ti girano in testa per anni, ne percepisci le emozioni, ne intravedi i personaggi, perfino le ambientazioni, ma sono così sfuggenti, quasi oniriche, che non appena prendi carta a penna o accendi il pc tutto scompare all’improvviso. Però sai che quella storia è lì. E prima o poi dovrai raccontarla. L’idea di questo libro è nata parlando con il mio editore, M. Cristina Zannoner, con cui collaboro a stretto contatto da quasi vent’anni. Avevamo già realizzato, qualche tempo prima, una storia sulla gentilezza per i bambini della primaria, La gentilezza vola lontano, ma parlare di gentilezza alla scuola media era una bella sfida! Poi però, lentamente, ho capito che quelle emozioni, quei personaggi, quelle ambientazioni che mi frullavano in testa da anni erano quelli giusti. Insomma, era quello che stavamo cercando. Così è nato Gentile come te, una storia corale, un diario a più voci, capace di indagare le fragilità delle ragazze e dei ragazzi in uno dei periodi più incredibili della loro vita, la preadolescenza.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Le prime pagine sono letteralmente scivolate dalla mia penna. Perché quelle emozioni e quei personaggi attendevano da troppo tempo. Poi però, quando ho toccato certe tematiche, come il bullismo e l’anoressia, ma anche le difficoltà economiche in cui alcune famiglie si possono ritrovare – una tematica quanto mai attuale, a causa della pandemia – tutto è diventato più ostico, soprattutto da un punto di vista emotivo. Sono stati i personaggi della storia a salvarmi, la loro voglia di vivere e di stare insieme, la loro amicizia. E quella forza misteriosa che si chiama gentilezza, capace di trasformare il mondo che ci circonda. Di grande aiuto mi sono state anche le illustrazioni di Massimo Alfaioli, che ha dato un volto ai personaggi. Quando ho finito ero felice, era quello che volevo, una storia commovente e vera, che non fa sconti. E soprattutto, capace di parlare direttamente ai giovani lettori.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Confesso che sono un lettore compulsivo, una patologia da cui non voglio e non posso guarire, anche perché sono un redattore, è il mio lavoro. Sono tanti gli scrittori che amo e apprezzo, ma i miei autori di riferimento rimangono quelli con cui sono cresciuto: Calvino, Pirandello, Kafka, Pavese, Roth, Vittorini, Dick, Hilsenrath, e naturalmente i “miei” russi, primi tra tutti Dostoevskij e Tolstoj. Tra gli autori per ragazzi il mio preferito rimane Roald Dahl, per la sua irriverenza.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e vivo a Firenze. Qui ho fatto il liceo e mi sono laureato. Qui ho cominciato a lavorare in editoria, per la Nerbini, e qui sono stato redattore e copy per Giunti Editore, per quasi quindici anni. Qui adesso lavoro, a due passi da Ponte Vecchio, dove ha sede la casa editrice Librì Progetti Educativi, di cui sono responsabile di redazione.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Scrivere storie che possano appassionare i più giovani, raccontare loro che non devono mai vergognarsi dei sentimenti che provano, che tutti abbiamo delle difficoltà e delle fragilità, ma non per questo dobbiamo piangerci addosso e smettere di sognare. Perché tutti, da piccoli, abbiamo sognato. Di diventare un eroe, una principessa, un pirata, un astronauta o una scienziata. Tutti, nessuno escluso. Ecco, con le mie storie io vorrei tanto poter dire a quei piccoli lettori: non dimenticarti mai quello che stai provando adesso, anche se gli anni passeranno, anche se non sarà sempre facile. Sì, è vero, lo faccio anche per me stesso.
Lascia un commento