Edito da Kimerik nel 2018 • Pagine: 64 •
Gioca con le parole Fulvio Uccella, e lo fa con la consapevolezza propria di chi le possiede, di chi ne conosce il senso profondo e può quindi muoverle come si è soliti fare con le pedine su una scacchiera. Quest’opera ha le sembianze di un testamento, come se l’Autore avesse lasciato qui, con i suoi versi, il succo denso di una profonda esperienza di vita. “Vivere è semplicemente / abbandonarsi alla speranza. / La speranza è verità / che concreta il futuro. […] L’amore è un vero rebus. / Se lo risolvi sarai tu il Risorto. / La risurrezione è un enigma. / Se l’accetti con innocenza / sigilla per sempre sereno esistere. / Esistere è chiedersi il perché del dolore. / Rispondere al dolore è semplice: / raccogli la tua vita in frantumi / e incamminati sul suo sentiero seducente”.

Sei Tu
Donna venuta da lontano
tardi ti amai.
Te,
zaffiro dell’eterno,
tardi ti colsi.
Cieco brancolavo.
Un sogno catturare volevo,
il sogno dell’immenso,
perché vivere
immenso sogno è.
Trasmigrasti ogni cecità.
Policromia del tempo,
le tue pupille
contemplo.
Bellezza che rigenera
attimo sepolto
tu sei.
Sinfonia,
che screzia il tempo,
effondi.
Tue ancelle sono
occhi, dita, sorriso.
Gelose custodi del tuo fascino
il mondo consacrano
al Totalmente Altro.
Donna senza tempo
Le coppe del tuo seno
la fantasia degli umili
inebriano.
Il volto delle vergini,
vigilanti nella notte dello sposo,
la tua purezza deterge.
Giubilo nuziale
il tuo corpo biondo rame
annuncia.
Donna senza tempo,
il tempo della donna
sei.
Altare del sublime
ogni altare sublimi.
Tu inneggi la vita.
Il cosmo,
ornamento al tuo esistere,
cantico sublime
a te
eleva.
La perla del sogno
Non perdere
nell’ombra dei sensi
la perla del sogno.
Racchiudi nelle dita
l’intima tua ricchezza,
la sacralità
del primo abbandono.
Della vita,
delicata corolla del mondo,
succhia
il nettare dell’avventura.
Tra i marosi del caos
fendi
la nebbia del cuore.
Vascello di divina passione
naviga sicura.
Conquista
l’abbraccio del mare,
profumato di verginità,
allodola della speranza.
Canta con le onde
la purezza della luce.
Inghirlanda
a palpebre stanche
la rugiada dell’alba,
le tue vene.
Inazzurra il sangue
con la tua sensualità.
Ci ritroveremo
entrambi
icone di un mattino,
traspirante divini raggi.