
Edito da Gian Luca Rosso nel 2019 • Pagine: 111 • Compra su Amazon
Siamo abituati a pensare che lo stress sia un fastidio, un disturbo, in alcuni casi una vera e propria malattia; ma da un punto di vista fisiologico, ed evoluzionistico, lo stress non è che la necessaria risposta dell'organismo a una situazione di pericolo. I nostri antenati, grazie a generose scariche di adrenalina e cortisolo, sono scampati a insidie potenzialmente letali, hanno cacciato e lottato; e grazie all'ossitocina, altro ormone rilasciato dall'organismo sotto stress, hanno allacciato relazioni, intensificato rapporti, creato comunità. Ovviamente oggi non dobbiamo più andare a caccia per sfamarci né ci ritroviamo inseguiti da pericolosi predatori; sono altri i problemi che dobbiamo affrontare. Eppure il nostro corpo reagisce allo stesso modo in cui reagiva millenni fa e la frenesia, le difficoltà economiche, lavorative, personali e sociali sono diventate i nostri stressors, cioè gli attivatori della risposta allo stress. Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che è possibile "spiegare" all'organismo che non si trova più di fronte a una questione di vita o di morte, ma che sta semplicemente affrontando una sfida. Questa è una delle chiavi per trasformare lo stress in un alleato: un valido complice nelle sfide di un mondo in continuo cambiamento.

Lo stress è come il sale
Karibuni. “Karibuni” nella lingua Swahili significa “benvenuto”. Tuttavia, nella mia adolescenza quella parola ha unicamente significato stress. Karibuni era infatti il nome che il mio amico Federico aveva dato al suo cane, un American Pit Bull Terrier che, fin dal primo giorno in cui ci incrociammo, manifestò il chiaro desiderio di volermi “assaggiare”. Sarebbe stato un problema di facile soluzione, se non per il piccolo particolare che, per entrare in casa di Fede, io dovevo inevitabilmente attraversare il giardino e dunque il territorio del Pit Bull. Affrontate le prime obiezioni, quelle che tutti i padroni di cani sollevano: “tranquillo, non morde”, “non ha mai morso nessuno”, “è bravissimo e mansueto” eccetera, ero riuscito a convincere il mio amico a chiudere la belva in una recinzione tutte le volte che mi recavo a casa sua. Il che comunque non riusciva a rasserenarmi completamente. Ricordo di aver attraversato per anni quel giardino come una gazzella attraversa la savana, in modo circospetto e timorato. Vorrei potervi dire che le mie paure si rivelarono infondate, ma così non fu. Capitò infatti un giorno che il cancelletto della recinzione si aprì inaspettatamente e io e Karibuni ci trovammo a distanza di tre metri uno dall’altro. Karibuni era lì, pronto a darmi il benvenuto come il leone dà il benvenuto alla gazzella. Sono certo che quel giorno feci il mio record personale nella corsa dei dieci metri, distanza necessaria per uscire dal giardino e chiudermi il cane alle spalle. Ce la feci, ma solo grazie a un’importante scarica di adrenalina e cortisolo, liberati in modo generoso dal mio corpo in risposta allo stress acuto.
A distanza di anni, ricordo con maggiore disagio le centinaia di volte che attraversai quel maledetto giardino che non l’unica occasione di incontro ravvicinato con il Pit Bull. Perché a generare in noi uno scompenso non è tanto lo stress acuto, quanto la costante esposizione a continui fattori stressanti, i cosiddetti stressors. Sappiamo bene quanto il nostro mondo industrializzato sia pieno di stressors, dai ritmi di lavoro pressanti ai conflitti di varia natura che, se non correttamente gestiti, portano inevitabilmente a un disagio. Dunque, a una di quelle condizioni in cui comunemente ci definiamo “sotto stress”.
Chi non è stressato al giorno d’oggi? Provate a pensare a tre persone che conoscete e che secondo voi non sono stressate. Può non essere immediato individuarle ma, se al termine della vostra ricerca provaste a chiedere loro se si sentono sotto stress per qualsivoglia motivo, almeno una, se non tutte, vi risponderebbe… di sì.
Tutti, in misura variabile, siamo stati, siamo e saremo esposti a situazioni stressanti. Ci ritroviamo in contesti soggettivamente o oggettivamente difficili, nei quali percepiamo un esaurimento delle nostre risorse, e in alcuni casi potremmo addirittura crollare sotto il peso di un’apparente debolezza. Ma cosa sappiamo realmente dello stress? E cosa significa esattamente, per noi, essere stressati?
Nel 2010 la American Psychological Association ha pubblicato un report dedicato allo stress dal quale è emerso come circa il 70% degli intervistati vedesse come principale causa di stress una situazione economica o lavorativa sfavorevole, e ritenesse poco significativo o addirittura nullo l’impatto dello stress di un genitore sui suoi figli. E non è esattamente così.
Non solo. Lo stress viene generalmente definito come una situazione che si genera sotto la pressione del fattore tempo: tendiamo a definirci sotto stress quando non abbiamo tempo a sufficienza per svolgere un determinato compito. In realtà lo stress è fondamentalmente un’esperienza individuale, che non dipende soltanto da fattori quali i ritmi pressanti o le situazioni sfavorevoli, ma anche da soggettive condizioni psicologiche che ne predispongono lo scatenarsi. Infatti, tutti abbiamo vissuto una situazione in cui il pressing del tempo o una difficoltà di qualunque natura hanno generato una risposta positiva anziché negativa, portandoci a superare un possibile disagio.
Durante i miei corsi, solitamente paragono lo stress al sale: senza sale qualunque essere vivente muore ma, quando il sale viene introdotto in eccesso, ci si ammala fino ad arrivare anche in questo caso alla morte. In termini meno drammatici, senza sale il cibo è insipido mentre con troppo sale la pietanza risulta cattiva o addirittura immangiabile.
Insomma, lo stress non è di per sé una condizione che genera malessere (quando lo genera, gli esperti parlano di distress) in quanto, se presente nella giusta “dose”, risulta utile ad affrontare in modo efficace le sfide quotidiane (in queste situazioni si parla di eustress). Provate a immaginare un giocatore che scende in campo per un’importante partita: nel caso in cui si trovi eccessivamente pressato dalla tensione, aumenteranno le sue chances di commettere errori; se è privo di qualunque stress, anche le sue prestazioni risulteranno meno brillanti.
La chiave per superare una situazione all’apparenza difficile consiste nel trovare il punto di equilibrio tra ciò che genera tensione e ciò che la sopprime. È quindi importante andare alla ricerca delle cause che generano lo stress, in modo da individuare quelle che possono essere modificate, allo scopo di creare un corretto bilanciamento e trovare un benessere psicofisico.
Ognuno di noi vive contemporaneamente e parallelamente due mondi: quello esterno, fatto di eventi e persone che influenzano direttamente o indirettamente la nostra vita, e quello interno, costituito dalle nostre emozioni e stati d’animo. Per generare una situazione di stress, più precisamente di distress, è necessario che in entrambe le dimensioni sia presente una condizione di conflittualità. In altre parole, quando ci definiamo stressati in qualche modo ci troviamo in uno stato caratterizzato da una difficoltà esterna, come ad esempio un pressing temporale, concomitante a un conflitto interno, quale la stanchezza, il pessimismo eccetera.
Parlare di stress è importante sia per l’elevata incidenza che questo fenomeno ha sulle nostre vite, sia per i suoi effetti nel breve e soprattutto nel lungo termine. Effetti che non sono esclusivamente psichici, come le alterazioni del nostro stato emotivo quali la tensione, la preoccupazione, l’ansia… ma anche fisici, con un coinvolgimento del nostro sistema cardiovascolare, endocrino, immunitario e addirittura riproduttivo.
Tutti infatti sappiamo che, quando non riusciamo a gestire un conflitto, corriamo il rischio di sviluppare tensione e ansia, e che il nostro grado di felicità e soddisfazione si riduce fino ad arrivare a vere e proprie forme di depressione. Quello che molte persone ignorano è che uno stress, quando duraturo e non adeguatamente gestito, può risultare in un aumento dell’incidenza di malattie sia banali come il raffreddore – ebbene sì, se siamo esposti a troppo stress aumenta la nostra probabilità di andare incontro a rinite, come vedremo più avanti – sia gravi come quelle cardiovascolari, metaboliche, immunologiche e quelle legate a una riduzione della fertilità e a disfunzioni sessuali, ad esempio l’impotenza.
Se una situazione di stress scompensato può essere così pericolosa, allora dobbiamo riuscire a riconoscerla in tempo e individuare i meccanismi per contrastarla. Non sempre i fattori esterni, quelli che vengono chiamati stressors e che provengono dal mondo che ci circonda, sono modificabili. Sappiamo infatti che non si può risolvere con facilità un conflitto familiare, lavorativo o economico, ma si può pressoché costantemente modificare il nostro mondo interno, ovvero il nostro modo di percepire e affrontare l’evento stressante.
Il primo passo per gestire lo stress è riconoscere i fattori che lo hanno generato e, successivamente, affrontare la risposta che si è scatenata sia nella nostra mente, sia nel nostro corpo.
Cos’è lo stress?
Karibuni voleva solo leccarmi e farsi accarezzare. Fu questa l’affermazione di Federico, formulata in modo non troppo convinto mentre guardavo la belva ringhiarmi da dietro il cancello. Nel vedere l’amico riportare il cane nella sua recinzione, mi resi conto che il mio cuore galoppava e che ero teso come una corda di violino.
Tutti abbiamo vissuto situazioni analoghe a quella che ho appena riportato: un incidente stradale mancato, un pericolo di qualunque natura scampato, un compito in classe a sorpresa o il richiamo improvviso, inaspettato e dai toni violenti di un superiore, collega o famigliare. In queste occasioni abbiamo percepito uno stato di tensione generalizzata associato a palpitazioni, calore al volto e la sensazione di un “nodo” alla gola o allo stomaco.
Questi sono stress acuti, processi che attivano nel nostro corpo uno stato di “allerta generalizzato”, con l’obiettivo di renderci pronti ad affrontare un pericolo o una sfida. Ma che cos’è effettivamente lo stress, e come influisce sul nostro corpo e sulla nostra mente?
È opinione comune che lo stress sia limitato alla nostra psiche, ma in realtà il corpo intero è coinvolto nella risposta a uno o più fattori stressanti. Quando percepiamo una minaccia o ci apprestiamo ad affrontare una sfida, l’ipotalamo e l’ipofisi, due piccole ghiandole strettamente legate tra loro che si trovano alla base del nostro cervello, attivano un allarme nell’organismo. Attraverso una combinazione di impulsi nervosi e ormonali, le ghiandole surrenali, posizionate proprio al di sopra dei nostri reni, vengono stimolate a secernere una serie di ormoni tra i quali l’adrenalina e il cortisolo. I principali effetti dell’adrenalina sono l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa; il cortisolo aumenta i livelli di glucosio nel sangue, offrendo una preziosa fonte di energia per il cervello, il cuore e i muscoli.
Questa catena di eventi altro non è che la risposta al fattore stressante (stressor response) ed è necessaria per aiutarci nelle situazioni critiche. Pertanto lo stress è quel processo durante il quale valutiamo e affrontiamo una sfida o un pericolo. La cascata di eventi che si verifica nel nostro organismo scatena una risposta del tipo lotta o fuga (fight or flight response), in quanto ci prepara a due possibili opzioni: lottare contro un’avversità oppure scappare da un pericolo.
Oltre all’adrenalina e al cortisolo, viene secreto un altro ormone: l’ossitocina. Tale sostanza, generalmente nota per il suo importante ruolo nella donna durante il travaglio e il parto, è responsabile della seconda risposta che si verifica in molte situazioni di stress: la reazione protettiva e di ricerca di amicizia (tend and befriend response), ovvero il desiderio di cercare e/o offrire aiuto e conforto. Questo comportamento è comune a tutti, anche se più evidente nel sesso femminile che in quello maschile.
Dunque, nelle situazioni di stress acuto, quando ci troviamo a fronteggiare un “Karibuni”, grazie a questa serie di cambiamenti biochimici, fisiologici e comportamentali, il nostro corpo dà il meglio di sé. Purtroppo però, anche i debiti, il lavoro, gli esami e molti altri fattori possono scatenare la medesima reazione nel nostro corpo. È ovvio che l’essere sbranati da un animale non è comparabile all’avere un problema sul lavoro, ma risulta comunque difficile trovare l’interruttore che “spegne”, o meglio disattiva, la risposta del nostro organismo allo stressor.

Come è nata l’idea di questo libro?
Ho iniziato a condurre le ricerche e a scrivere le prime pagine del testo, guidato dal bisogno intimo di lasciare una serie di suggerimenti ai miei figli, per affrontare quello che il mondo moderno definisce un “problema”: lo stress. Quei consigli che ogni padre desidera trasmettere, ben sapendo quanto sia difficile soprattutto quando si tratta di consigli non richiesti. Alcuni bisogni superano le paure iniziali e portano a intraprendere avventure più grandi di quanto inizialmente ci si sarebbe aspettati. Per me è stato così. Ho scritto di ciò che ho imparato lungo anni di studi, e nell’offrire i tanto detestati consigli non richiesti ho tentato di essere il più razionale possibile e di supportare in modo scientifico ogni mia affermazione.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scrivere questo libro è stato come affrontare un lungo viaggio, ricco di molti momenti positivi ma anche di passaggi impegnativi. Ciò nonostante non posso dire di aver incontrato difficoltà nel portarlo a termine, al contrario il piacere di aggiungere di volta in volta nuovi suggerimenti e punti di vista ha reso particolarmente piacevole la mia esperienza.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Il libro è stato scritto prendendo come riferimento le migliori ricerche scientifiche condotte sull’argomento stress. Ho tentato di scrivere un testo del tutto originale e per farlo ho evitato di leggere i saggi divulgativi che affrontano il medesimo argomento. Certamente, però, se dovessi consigliare dei testi alternativi, il mio suggerimento cadrebbe su due autorevoli saggisti: Robert Maurice Sapolsky e Kelly McGonigal.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo con mia moglie e i miei tre figli a Cuneo. In passato ho vissuto circa dieci anni a Pavia, dove ho portato a termine i miei studi universitari.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Molti e nessuno. Mi piacerebbe scrivere ancora un saggio che affronti i corretti stili di vita e, ciò nonostante, nella mente continua a presentarsi la trama per un romanzo noir… La mia carriera come scrittore però dipenderà molto dal successo di questo libro e degli altri appartenenti alla medesima collana. “Gestire lo stress. Dalla ricerca scientifica tutti i segreti per vivere lo stress quotidiano nel migliore dei modi” è infatti solo il primo libro di una collana di 8 libri che affrontano il tema delle soft skills…. Ecco gli altri titoli: Le mie soft skills volume 2: Motivare ed essere motivati. Consigli e dimostrazioni scientifiche per riuscire a motivare chiunque. Le mie soft skills volume 3: Persuadere e resistere alle manipolazioni. Tutti i segreti della scienza della persuasione. Le mie soft skills volume 4: Saper decidere. Dalla ricerca scientifica tutte le strategie per scegliere in modo veramente consapevole. Le mie soft skills volume 5: Negoziare con successo. Tutto ciò che devi sapere per poter intavolare una trattativa vincente (nella vita e nel lavoro). Le mie soft skills volume 6: Comunicare in modo efficace. Come rendere ogni nostro messaggio capace di colpire nel segno. Le mie soft skills volume 7: Aiutare ed essere aiutati. Come lanciare e raccogliere una richiesta d’aiuto nel migliore dei modi. Le mie soft skills volume 8: Raggiungere la felicità e preservarla. Tutti i segreti, scientificamente dimostrati, per essere felici nella vita quotidiana. Vi ringrazio per lo spazio che mi avete dedicato.
Al momento ho letto un paio dei libri scritti dell’autore (ci sono più libri che trattano diversi argomenti di grande interesse) e sono rimasto piacevolmente colpito dalla fluidità e scorrevolezza degli stessi. Ogni pagina spinge a leggere la successiva e la professionalità e competenza dell’autore sono evidenti, come anche il grande numero di riferimenti bibliografici, che però non rendono prosaici i libri come succede a volte quando si trattano tali argomenti. Suggerisco e consiglio assolutamente la lettura di questo libro sulla gestione dello stress perché di grandissimo aiuto per affrontare positivamente lo stress quotidiano che affrontiamo in tutti gli ambiti… Leggi il resto »