
Edito da Helios Edizioni nel 2021 • Pagine: 97 • Compra su Amazon
Vogliamo sempre un amore che duri una vita, vogliamo sempre che la nostra persona non se ne vada mai via. È vero, amare una persona vuol dire volere il suo bene, averlo nei pensieri costantemente, litigare per poi far pace, odiarsi e volersi così tanto da non dirsi mai addio. Ma se ti annulli per qualcuno, come ha fatto Laila per Paolo, se qualcuno ti fa sentire sbagliata, quello non è amore. Abbiate il coraggio di dire addio a quel sentimento ‘marcio’, quell’amore che ti fa versare lacrime non è amore. L’amore ti rispetta, ti rende felice, non ti dà sentire sbagliata. L’amore è voler condividere qualsiasi cosa insieme, è sbagliare e ammettere i propri sbagli, è darsi la mano a ogni difficoltà e superarla insieme, è quella persona che ti migliora le giornate, la vita, è quando senti il letto vuoto e freddo quando non c’è lei, è quella persona per cui faresti di tutto, anche solo per strappare un suo sorriso, ma che nello stesso tempo fa di tutto per te. L’amore fa fare pazzie, cose che normalmente non faresti mai. E tu, queste pazzie le faresti?

“Con i capelli fuori posto
Senza vestiti belli addosso
Anche al buio c’è una luce che ti illumina
Perché tu sei bella così”.
Chadia Rodriguez & Federica Carta, Bella così.
Laila faceva il quinto superiore, aveva appena compiuto diciotto anni, frequentava il liceo linguistico. Il suo sogno era viaggiare per il mondo con la sua migliore amica e un giorno, se avesse trovato la sua metà, le sarebbe piaciuto abitare a Roma ed essere mamma di due gemelli. Ma credeva che fosse troppo giovane per pensare a queste cose, per ora era soltanto un sogno.
Era sempre stata una ragazza sorridente, ma era così sensibile che bastava veramente poco per ferirla. Si pa-ragonava alla luna, aveva un lato oscuro che non mostrava a tutti, soltanto alle persone di cui si fidava, ed una di queste era la sua migliore amica Federica.
Malgrado quest’ultima avesse due anni in più, con lei si sentiva a casa, con lei poteva essere sé stessa senza aver paura di essere giudicata. Passavano veramente tantissimo tempo insieme, nonostante non abitassero molto vicine e quando non riuscivano a vedersi, passa-vano ore e ore a parlare al cellulare o si vedevano trami-te video chiamate. A entrambe piaceva leggere, infatti spesso studiavano insieme, leggevano libri e si diverti-vano come due bambine a vedere chi finisse prima di leggere tutta la pagina; guardavano le loro serie TV pre-ferite insieme, sapevano a memoria tutte le canzoni di Gemitaiz e, si promisero che in futuro, anche se avesse-ro preso strade diverse, ci sarebbero sempre state l’una per l’altra.
Parlavano molto, si raccontavano tutto, quando una delle due stava male l’altra faceva sempre di tutto per farle spuntare un sorriso. Si raccontavano dalle cose più intime a quelle più sciocche, come se fossero un’unica persona. Laila pensava che le persone non fossero fatte per chiunque, pensava che ognuno di noi avesse qualcosa da nascondere, che non tutti possano capirti, non tutti possono vedere quel che di bello abbiamo dentro, non tutte le persone meritano di entrare nella nostra vita. E lei non dava la possibilità a chiunque di en-trarci, forse perché sapeva che poi una volta che per-metteva a qualcuno di entrare dentro al suo cuore, difficilmente ne usciva. Perché lei era così, aveva poche ami-che, era quella che pensava “poche ma buone”, amava starsene per conto suo, credeva che chi la volesse, avrebbe buttato giù tutti i muri che creava con le persone; avrebbe combattuto contro lo scudo che metteva per vedere chi veramente ci tenesse a lei: era molto complicata lei, non tutti erano in grado di starle accanto perché era unica.
Preferiva starsene al riparo perché sapeva che le persone deludono, che le persone non sempre sono come le immaginiamo: non basta una vita per conoscere una persona…e questo l’aveva capito soprattutto quando un giorno sentì di aver perso tutto. Lei veniva definita sempre un’ottima amica, spesso era troppo buona, non diceva mai di no, c’era sempre per le amiche, per lei erano una seconda famiglia e non avrebbe mai immaginato che proprio una di loro avrebbe potuto voltarle le spalle e tradirla. Perché chi è buono, a volte si aspetta dalle al-tre persone che abbiano il suo stesso cuore.
Aveva sedici anni, gli anni più belli come direbbero molti, quando conobbe Paolo, probabilmente la sua prima storia d’amore. La prima cosa che la colpì di lui era il suo coraggio, quel suo modo “insistente” che aveva con lei, le faceva capire quanto la voleva, sapeva come prenderla nonostante la sua insicurezza. Non si poteva non stare bene con lui perché era molto socievole, era sempre allegro. Ma si sa, è bello l’inizio. I primi mesi, i primi messaggi, il primo bacio, i primi momenti insieme, i primi litigi… sì, litigi… proprio loro, con il tempo non erano più soltanto semplici discussioni, lui cercava sempre una scusa per accusarla, la faceva sentire sempre sbagliata, succedeva che quando uscivano la mette-va sempre a confronto con le altre, le altre erano meglio, non glielo diceva esplicitamente ma glielo faceva capire. Le faceva credere che non era solo un suo pensiero, ma una verità.
Laila, sin dall’infanzia, non aveva mai avuto un’alta autostima di sé. Spesso si odiava, raramente capitava che si guardasse allo specchio e si dicesse: “Oggi sono abbastanza carina, dai”. E forse per questo preferiva una serata tranquilla a leggere o a guardare dei film con le amiche o con la sua famiglia ad un’uscita.
Vedeva le ragazze della sua età che passavano più tempo fuori che a casa, ma lei si sentiva diversa e non si sentiva mai all’altezza delle altre. Sono sicura che qualcuno che sta leggendo si rispecchierà in queste parole; sono sicura che, almeno una volta, voi ragazze vi siate sentite così, mai abbastanza; sono sicura che, almeno una volta, vi siate fatte i complessi davanti quello specchio, come se ciò che siete non vada mai bene, come se aveste sempre qualcosa di sbagliato. Sono sicura che, almeno una volta, avete pensato: “Se fossi stata più magra, avrei potuto comprarmi quel vestito perché mi sarebbe stato meglio. Se fossi stata più bella quel ra-gazzo non mi avrebbe lasciata, avrei avuto più amici”.
Sono sicura che qualcuna di voi sa cosa si prova, co-me ci si sente. Provi a trattenere il più possibile le la-crime, ma non ce la fai, e iniziano a scendere ininterrottamente dai tuoi occhi. Ti senti senza la forza di reagire.
Pensi che non riuscirai mai a trovare qualcuno che ti trovi perfetta così come sei, con i tuoi difetti. A volte ti sembra di andare bene per qualcuno, ma dopo un po’, all’improvviso, ti accorgi di come quella stessa persona riesca facilmente a rinunciare a te, a lasciarti andare… E pensi: “Possibile che non ho niente di così speciale per far rimanere qualcuno?”.
Quando sei in gruppo ti isoli perché ti senti sempre inferiore rispetto alle altre. Ma non è colpa tua; la vita è così. Si incontrano persone che faranno parte della tua vita ma non per sempre e forse è giusto così. Impara a riconoscere chi ti vuole bene veramente, quelle persone che ci sono sempre nel bene e nel male, e non rincorre-re chi non ti vuole, perché non merita neanche il tuo pensiero. Accetta che non tutti rimarranno, ma tutto insegna, ti aiuteranno a capire chi davvero merita di avere un posto nella tua vita.

Come è nata l’idea di questo libro?
Inizialmente l’idea non c’era, è nato tutto da un mio sfogo. Avevo bisogno di liberarmi.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato molto difficile scriverlo, se non ripercorrere ciò che ho passato, toccare ferite ancora aperte che mi hanno segnato.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Uno dei miei autori che tuttora è di riferimento è Adessoscrivo, mi rispecchio molto in ciò che si descrive e i suoi libri mi hanno aiutata spesso a sentirmi meno sola e a sentirmi capita.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata e cresciuta in un paese dell’Abruzzo, dove vivo ancora oggi con la mia famiglia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non penso molto al futuro, per ora mi sto dedicando alla stesura del secondo libro.
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