Edito da Edizioni Eracle nel 2017 • Pagine: 388 • Compra su Amazon
La storia di Joe, un ragazzo che frequenta il college, che ama studiare e scrivere poesie. Ma la sua più grande passione è la musica, lui vive per la musica; ed è proprio a causa della musica che spesso si scontra con il padre, un generale dell'esercito, che vorrebbe che suo figlio seguisse le sue orme invece di perdere tempo con i suoi amici in garage a suonare e a sognare un futuro da rockstar. Ma Joe e i suoi amici Jim e Mark amano la musica e sperano in un futuro di riuscire a vivere di essa così si vedono e suonano di nascosto proprio nel garage di Joe mentre il padre è al lavoro. Ma un bel giorno tutto finisce poiché la guerra in Vietnam si avvicina sempre di più e diventa la realtà di tanti giovani americani. Anche Joe viene chiamato alle armi, prima in una caserma del Texas, dove affronta un addestramento molto duro, e poi viene mandato sul campo proprio in Vietnam che continua a mietere vittime tra i tanti giovani americani. Anche qui l'unica sua ancora di salvezza è la musica, lo salva perché non lo fa pensare a tutto il sangue, la morte che gli ruota attorno mentre anela a tornare a casa dai suoi genitori e dai suoi più cari amici.
Con i libri in una mano e fischiettando una vecchia canzone blues, assaporava il caldo sole estivo di Los Angeles. Uscì dall’UCLA all’ora di pranzo e per quel giorno aveva finito le lezioni.
Avrebbe consumato un veloce pasto fatto di hamburger, patatine e ketchup, poi sarebbe sceso nel garage e avrebbe iniziato a scaldare la sua Fender in attesa di Jim con il suo basso e Mark con le sue bacchette che si sarebbe seduto sulla batteria montata nel suo garage trasformato, contro il divieto di suo padre, generale dei marines, nella loro sala prove. Leggeva un libro mentre aspettava il pullman che lo avrebbe portato vicino casa. Dopo un breve tragitto scese pochi isolati da casa sua e proseguì a piedi, passando per la spiaggia. Si fermò un momento rapito dall’oceano e dalle sue onde. Da anni stava combattendo una tremenda guerra contro suo padre. Lui, che fin da piccolo aveva sognato la libertà di essere un artista, un chitarrista blues come suo nonno, ricordava ancora le lezioni che gli impartiva di nascosto dal padre quando veniva mandato da sua madre nella sua casa sul Mississippi per passarci l’estate dopo la scuola, ricordava i fantastici concerti che suo nonno faceva tutte le sere in un locale con i suoi amici. Lui lo esaltava presentandolo e dicendo che un giorno sarebbe diventato un grande chitarrista. Ogni tanto, quando divenne più grandicello e più bravo nel suonare, chiamato da suo nonno e dai suoi amici, scendeva dal suo sgabello, lasciava la sua coca cola a metà, saliva sul palco e prendendo in mano la sua chitarra acustica comprata dal nonno apposta per lui, accompagnava quei grandi musicisti con i suoi semplici accordi. Prima di morire, quando si ammalò, lo fece chiamare e gli regalò la sua Fender.
Aveva sedici anni e non aveva mai avuto una chitarra elettrica. Ora ne aveva ventidue e quella chitarra continuava a sputare accordi e a suonare la sua musica, la stessa che era stata di suo nonno. Arrivò a casa, trovò sua mamma indaffarata come sempre in cucina.
La mamma, una donna del Mississippi, aveva sempre coperto e alimentato l’attività clandestina di musicista del figlio, le ricordava suo padre che la faceva addormentare quando era bambina pizzicando le corde della sua chitarra, la stessa che ora pizzicava suo figlio.
Finì brevemente il suo panino, andò in camera sua a prendere il suo amato strumento e riscese le scale, annunciando alla madre che avrebbe aspettato i suoi amici per poi passare il resto del pomeriggio a divertirsi clandestinamente all’insaputa di suo padre.
Scese le scale e aprì la porta del suo garage. Attaccò la chitarra alla cassa e iniziò a scaldarsi le mani in attesa che arrivassero i suoi amici. Non dovette attendere molto, i ragazzi arrivarono una mezzoretta dopo. Si sistemarono subito ai loro posti e iniziarono a suonare, facendo alcune cover di canzoni blues tipiche del repertorio che era stato un tempo del nonno di Joe cercando di personalizzarle rendendole più loro, aggiungendogli le varie personalità che formavano i loro caratteri e i loro gusti musicali.
A stimolare la loro creatività c’era un nuovo suono che si faceva strada tra i giovani in quei turbolenti anni, lo chiamavano Rock and Roll. Tutti e tre erano molto legati al blues, soprattutto Joe a cui ricordavano l’infanzia passata sulle rive del fiume e le storie dei suoi parenti e antenati neri nei campi di cotone che cantavano per protesta, ma quel nuovo suono non gli dispiaceva affatto.
Accelerare il ritmo o aggiungere qualche distorsione sulla suo adorata Fender. Chiusero l’ultima canzone e si concessero una pausa. Mentre sorseggiavano un succo di frutta lui, restando in silenzio, li guardava con occhi emozionati e soddisfatti.
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di scrivere un romanzo ambientato tra l’America degli anni ’60 e la guerra in Vietnam è nata dalla voglia di lanciare un messaggio di pace. Ho scelto quel periodo storico per due motivi: la canzone di Jimmy Hendrix ( che dà il titolo al romanzo) mi ha sempre ispirato la storia di questo ragazzo americano che vorrebbe fare il musicista ma si ritrova in Vietnam a sparare a “Charlie” il secondo motivo e per un fatto anagrafico, essendo nato nell’86 sono cresciuto con i film che parlavano di quella guerra. Guerra scoppiata dopo la seconda guerra mondiale e dopo le promesse di non commettere più quegli errori.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La stesura del romanzo è stata abbastanza difficile per me che non avevo mai scritto un romanzo ma lo studio continuo e l’aiuto di alcuni amici universitari ha fatto si che portassi a termine il progetto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Il primo autore a cui devo l’amore per la lettura e la scrittura è Stephen King. Lui è praticamente il mio “maestro virtuale”. A seguire potrei fare una lunga lista di scrittori che ho letto è che alimentano la mia voglia di scrivere, né citerò un paio: Giorgio Faletti e Jack London.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e cresciuto a Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho iniziato quello che ritengo il mio progetto più bello ed importante, la scrittura di una saga Fantasy. Ho quasi terminato il primo di sei romanzi previsti. Nel frattempo mi dedico alla scrittura di piccoli racconti che publico sul mio sito Okiye.it. Ho in mente anche altri romanzi che spaziano tra vari generi soprattutto thriller.
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