Edito da LFA Publisher nel 2019 • Pagine: 220 • Compra su Amazon
Il romanzo narra la vicenda di Paolo, un ragazzo brillante che, oltre a lavorare, suona in un gruppo rock e svolge una vita apparentemente normale. C’è però in lui una parte buia, rappresentata dalla tragica morte dei suoi genitori in un incidente, che ha lasciato orfani lui e la sorella Laura e che tornerà alla luce nella seconda parte della storia. L’apparente normalità della sua vita viene meno a seguito dell’uccisione di tre ragazze, tutte abitanti nello stesso quartiere e che avevano avuto poco tempo prima una breve relazione con lui.
Questi avvenimenti chiaramente turbano il protagonista e le cose si complicano ancora di più quando conosce Fabiola. Paolo infatti se ne innamora e, visto quello che è accaduto alle altre ragazze, teme per la sua incolumità. Comincia così a comportarsi in modi strani, cosa che lo porterà prima ad allontanarsi da lei in maniera sofferta, poi ad intraprendere un duro percorso di analisi interiore per cercare di gestire la sofferenza e di capire da dove proviene il proprio tormento interiore.
Dopo aver sperimentato anche l’ipnosi (da qui il titolo del libro), Paolo arriverà finalmente a scoprire dove si cela la verità, anche se la sorte ha ancora in serbo per lui un colpo di scena finale.
1. Inizio
– Chi è?
– Tu chi hai invitato a pranzo?!
– Scemo! Sei sempre il solito! – Laura apre la porta e mi abbraccia.
Mi stringe forte. Sento il suo odore… mi ricorda quello di mia madre…
– Ce l’hai fatta ad arrivare, fratellino, stavamo per cominciare a mangiare!
– … È che lungo la strada ho trovato un incidente e…
– E… basta con le scuse! Vorresti dirmi che da Roma ad Orvieto tu riesci ad arrivare in ritardo per pranzo. Un incidente… neanche avessi percorso tutta l’Autostrada del Sole! – Mia sorella mi conosce troppo bene per bersi una delle mie solite scuse. Sa benissimo che ho dormito fino a tardi e che per questo motivo sono arrivato all’una e mezza passata.
– Tio, tio!- È Leo che mi corre incontro e mi si avvinghia alle gambe.
– Ma come è cresciuto il mio supereroe! – Lo prendo in braccio e lo faccio volare. Gli piace da impazzire, come a tutti i bambini di tre anni.
– Tio, lo sai che ho un nuovo Bakugan? – Mi piace da morire quando mi chiama “tio”. La zeta e la esse a volte le pronuncia con la punta della lingua in mezzo ai denti e vengono fuori parole storpiate, ma divertenti. Ha la “zeppola”, come si dice a Roma… Troppo forte. Leo è un bimbo adorabile ed io sono il suo unico zio, anzi “tio”, e quindi sono anche il suo essere umano preferito dopo la mamma. Laura infatti è separata ormai da due anni e il suo ex marito è praticamente sempre in viaggio per lavoro.
Passa a trovare il figlio di rado e Leo, che sicuramente gli vuole bene, per questo motivo un po’ ce l’ha con lui. Non capisce perché il padre non sia presente come vorrebbe e quindi spesso cerca di fargliela pagare con atteggiamenti scontrosi, chiusure affettive ed anche capricci studiati ad arte.
– Ma dai… un nuovo Bakugan… ma che potenza ha?
– Ha potenza 9 e può ammazzare tutti quelli con potenza 3,4,5
e…
– Leo, quante volte ti ho detto che non si dice “ammazzare”?
– Lo interrompe severa Laura.
– Ma mamma, Daniele lo dice sempre!…
– Ed io ti ho detto che non devi fare tutto quello che fa Daniele, perché è un bambino un po’ maleducato.
– Ma mamma…
– Dai Leo, fammi vedere gli altri Bakugan che facciamo subito una battaglia per provare quanto è forte questo nuovo!
– Niente battaglie voi due. È pronto da mangiare e quindi venite subito a tavola! Anzi, prima lavatevi le mani!
– Io ce l’ho pulite, mamma!
– Anch’io, mamma – gli faccio eco per prendere in giro quella despota di mia sorella.
– Fatela finita tutti e due, bambinoni che non siete altro e venite a sedervi a tavola, altrimenti niente pasta.
– Sììì, buona la patta – fa Leo fiondandosi al suo posto.
– Tu qui tio, vicino a me!
– Ok, piccolo, però mangia tutto, ok?
2. Racconto
– Insomma fratello, come va? – Mi chiede Laura dopo essere riuscita nell’impresa di mettere Leo a letto per il suo riposino pomeridiano – Al telefono mi sei sembrato piuttosto preoccupato.
– Beh… sì, in effetti non sto passando un bel periodo…
– Ma cos’è successo? Ti va di parlarne?
Ho sempre parlato molto con Laura. Abbiamo tre anni di differenza solamente, ma lei per me è stata non solo la sorella più grande, ma una consigliera, un’amica, una persona alla quale mi sono sempre appoggiato per prendere decisioni importanti, per avere consigli nelle situazioni complicate. Da quando papà e mamma sono venuti a mancare lei è diventata ancora più importante per me. Non voglio dire che mi ha fatto da genitore, perché comunque quando i miei ebbero quel terribile incidente io avevo ormai 25 anni e quindi non ero certamente più un bambino… però abbiamo continuato a vivere nella stessa casa ancora per alcuni anni, fino a quando lei si è sposata ed è venuta ad abitare qui ad Orvieto. Ci siamo fatti forza a vicenda e piano piano abbiamo assorbito più o meno il contraccolpo psicologico di perdere tutt’e due i genitori in un modo inaspettato e traumatico.
Non dimenticherò mai quel giorno che Laura mi telefonò…
Al solo sentire la sua voce che mi diceva: “Paolo… – non mi chiama mai così al telefono, usa sempre altri appellativi, tipo: “fratellino”, “ohi”, “dormiglione” ed altri, a seconda se vuol essere divertente o prendermi in giro. Insomma sentirle pronunciare il mio nome mi fece intuire subito che c’era qualcosa che non andava. Non pensai immediatamente ai miei, ma lei continuò e disse:
– Paolo, ascolta… sì, insomma, papà e mamma… – il sangue mi si era gelato.
– Papà e mamma cosa?
…
– Laura, cos’è successo? – La incalzavo, sembrava quasi che, avendo ormai intuito, me la stessi prendendo con lei per quello che immaginavo fosse accaduto.
– Un incidente… il tetto…
– Come stanno? – Mi aggrappavo a parole che speravo potessero allontanare quello che invece sapevo bene dentro di me che era successo.
…
– Lauraaa?
– Sono morti, Paolo, sono morti!… – e un pianto dirotto a seguire.
– Oddio Laura… ma dove sei? – Ora l’angoscia per mamma e papà si stava trasformando in preoccupazione per lei che singhiozzava.
– Sono qui in ospedale – ma la voce rotta ed il suo pianto erano terribili da ascoltare.
– … Sono morti Paolo, non ci sono più… – una stretta al cuore e le lacrime cominciarono a sgorgare.
– Vengo subito – e la mia voce ora era terribile quanto la sua.
Insomma i nostri genitori erano stati vittime di un incredibile incidente. Erano andati ad una mostra di pittura invitati da un loro conoscente. L’esposizione era su più piani di un vecchio
stabile. Loro si trovavano all’ultimo piano insieme ad altre 3 o 4 persone quando, all’improvviso, probabilmente a causa della pioggia torrenziale, il tetto dello stabile era crollato loro addosso.
Erano già morti quando l’ambulanza raggiunse l’ospedale.
Una morte terribile, assurda, idiota ed inaccettabile.
È chiaro che per noi la vita da quel momento cambiò e non certo in meglio.
Ma ci siamo aiutati, ci siamo uniti ancora di più. Il nostro rapporto era già molto forte, da allora diventò un legame indissolubile.
Poi Laura conobbe Luigi, dirigente di azienda, di Orvieto.
Si sposarono e lei si trasferì lì. Poi nacque Leo, ma le cose già non andavano bene. Una vicenda dagli sviluppi purtroppo al giorno d’oggi abbastanza comuni. Coppie che si lasciano pur avendo avuto da poco la gioia di veder nascere il proprio bimbo.
Problemi preesistenti che si cerca o ci si illude di risolvere concependo una nuova vita, come se questa suturasse ferite già aperte o desse l’idea che ormai, essendo una famiglia, tutto andrà bene… Fare un figlio spesso invece addirittura allontana e mette in crisi coppie collaudate, figuriamoci quindi nel loro caso…
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea del libro è nata pensando a scrivere, diversamente dalle esperienze passate, un qualcosa che non fosse autobiografico.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È stato molto difficile perchè l’ho preso, abbandonato e poi ripreso più volte, a distanza di tempo, ogni volta ho dovuto ricominciare a leggere da capo la storia.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Io ho letto molto di M.Mazzantini, A. De Carlo, S. Veronesi, Baricco, Carofiglio, Nick Hornby, Scerbanenco, Stephen King e altri…
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e vivo tuttora a Roma.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Spero di continuarea scrivere perchè mi emoziona. Ho in mente un nuovo romanzo e quasi pronta una raccolta di racconti.
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